Buio a Nord Est: Tracce del mio cognome nei luoghi e nei secoli
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Anteprima del libro
Buio a Nord Est - Giuseppe Bergognini
PuBBLICATO DA STREETLIB
Copyright ©2023 Giuseppe Bergognini
Prima edizione pubblicata
in versione cartacea
nel mese di aprile 2023
info: bep71@libero.it
Tutti i diritti sono riservati.
Un ringraziamento a mia moglie Emanuela, a mia figlia Dora e ai colleghi Mirka e Nicola per la collaborazione.
INDICE
Prefazione
Nord Ovest
L’ARTISTA COMBATTENTE
Centro Nord
UNA SCELTA
Nord Est
BUIO
Prefazione
Stando ai vari servizi disponibili in internet che si occupano di calcolarne approssimativamente il numero, sono davvero poche le famiglie Bergognini presenti in Italia. Di queste la maggior parte risiede in provincia di Brescia, per lo più nell'area gardesana, suppongo separate da pochi gradi di parentela.
Probabilmente non avrei deciso di realizzare una pubblicazione che prende spunto dal mio cognome se mi fossi chiamato Giuseppe Rossi o se, meno banalmente, ne portassi uno diffuso in tutta la penisola. Cognomi sicuramente più importanti e ricchi di storia rispetto al mio, ma che difficilmente lasciano in coloro che li portano la consapevolezza di avere una radice comune come in chi lo condivide con poche persone.
Chiarisco fin da subito che le pagine che vi apprestate a leggere non rappresentano una ricerca statistica, tantomeno un’indagine sul significato del mio cognome. Per farla mi sarei dovuto cimentare in questioni che non mi competono e che, per quanto suggestive, lasciano il tempo che trovano se ad affrontarle non sono esperti in materia. Non vi trovate nemmeno di fronte ad una ricerca anagrafica che indaga i rapporti di parentela tra i vari rami dei Bergognini. Oggigiorno, chiunque intenda ricostruire l'albero genealogico della propria famiglia, lo può fare abbastanza agevolmente. Esistono infatti innumerevoli servizi sia a pagamento che gratuiti per questo e, laddove le informazioni risultano scarse, previa richiesta esiste la possibilità di consultare anche gli archivi parrocchiali.
Volendo che questo libro raccontasse qualcosa di originale ho deciso di affrontare la questione in modo altrettanto inusuale, focalizzandomi esclusivamente su quei personaggi che, con la loro condotta esemplare o deprecabile, hanno lasciato in passato una piccola ma significativa traccia del mio cognome.
Internet mette a disposizione una quantità enorme di informazioni, per questo la prima fase del mio lavoro è consistita nel raccogliere e dividere in ordine cronologico i testi più interessanti in cui veniva citato un Bergognini. In certi casi si è reso necessario approfondirli consultando libri cartacei o elettronici, soprattutto quando si trattava di citazioni di poche righe, così da comprendere l’intero contesto in cui si sono svolte le loro vicende.
Le prime tracce del mio cognome, stando alla ricerca svolta, comparvero in Piemonte intorno al XIII secolo, precisamente nelle città di Asti e di Chieri. Di fazione ghibellina, prima di esaurire la propria linea di successione quel ceppo dei Bergognini annoverò tra le proprie fila templari, giuristi, notai, banchieri, artisti e feudatari. Persino un frate domenicano inquisitore, un certo Ughetto, sul quale però sono pochissime le informazioni disponibili.
Nel corso degli anni la modifica più comune cui poteva essere soggetto un cognome era il passaggio dalla sua forma singolare a quella plurale. Ciò accadeva quando veniva stabilito che non sarebbe più stato il singolo antenato originante il ceppo familiare a fungere da riferimento, bensì l'insieme di individui che lo portavano. Per questo buona parte di coloro che sono citati nel presente volume sono identificati come Bergognino e solo in tempi più moderni la i
ha preso il posto della o
finale. Borgognone, Bergagnini, Vergagnini... durante le mie ricerche, naturalmente, mi sono imbattuto anche nelle sue innumerevoli varianti. Ma non essendo chiaro se mi trovavo di fronte a una trascrizione sbagliata o a una casata diversa da quella cui è dedicato il libro ho preferito non approfondirle.
Confesso che per quanto abbia cercato a lungo un punto di contatto tra i Bergognini piemontesi vissuti a cavallo tra 1200 e 1500 e il ceppo lombardo del quale faccio parte non sono riuscito a scovarlo. Anche uno dei principali studiosi di storia locale, interpellato attraverso l’Ufficio Storico della città di Chieri, ritiene improbabile un loro legame. È tuttavia curioso che oggi non sia rimasto un solo Bergognini in tutto il Piemonte e che facendo varie ricerche in rete le informazioni e le notizie disponibili su quelli residenti in terra bresciana inizino a comparire proprio dal 1500 in avanti.
In ragione di questo e per l’evidente distanza geografica e temporale che li separa dai Bergognini lombardi dei giorni nostri, il primo capitolo del volume potrebbe risultare il meno interessante per il lettore.Vale tuttavia la pena di leggerlo con attenzione perché mette in luce la figura del più importante personaggio appartenuto alla stirpe piemontese, il precettore templare Rolando, che con il proprio carisma contribuì a rendere i Bergognini di nord ovest una casata molto influente.
Nei capitoli successivi la ricerca si lega invece al territorio bresciano. Il periodo è quello della dominazione veneziana, all’interno del quale sono soprattutto due le vicende che meritano di essere conosciute. Una si svolge tra Brescia e la città lagunare ed ha come protagonista un interessante personaggio chiamato a mediare tra le esigenze della propria città e le volontà del Doge. L’altra si dipana invece sul lago di Garda, dove un temutissimo brigante di nome Geronimo tenne in scacco le autorità locali che governarono per conto della Serenissima, terrorizzando con le proprie azioni l’intero circondario.
Un salto di circa tre secoli e lo sguardo si sposta sul ´900 e sui due conflitti mondiali, mettendo in luce le storie di tre uomini che hanno vissuto i dolori delle guerre in prima persona. Nonostante la relativa vicinanza con la nostra epoca, è stata senz'altro l'ultima delle tre vicende narrate quella più complessa da indagare e sintetizzare. Leggendola ne comprenderete il motivo.
Attraversare secoli e regioni del nord Italia per raccontare eventi riconducibili a persone che portavano il mio cognome: così si potrebbe definire, in sostanza, lo scopo di questo libro. Mi auguro quindi che venga recepito come tale. Non uno studio pretenzioso con tutti i crismi e il rigore con cui l'avrebbe redatto uno storico dunque,