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Impresa Evolution: Il metodo scientifico per imparare a gestire con successo la tua impresa ottenendo più clienti, più utili, più liquidità in 365 giorni
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E-book307 pagine3 ore

Impresa Evolution: Il metodo scientifico per imparare a gestire con successo la tua impresa ottenendo più clienti, più utili, più liquidità in 365 giorni

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Info su questo ebook

Imparare a gestire un’impresa con successo è possibile.

Impresa Evolution è il metodo scientifico sviluppato per insegnare a piccoli imprenditori come te a gestire la propria impresa ottenendo più fatturato, più utili, più liquidità in soli 30 giorni.

Applicato con successo su oltre 1000 imprese in 10 anni, il metodo Impresa Evolution ha permesso a piccole e medie imprese di fare un salto di qualità e raddrizzare la propria rotta.

Alessandro Rinaldi svela i segreti per essere un vero imprenditore e costruire un successo duraturo, sostenibile, capace di resistere agli scossoni esterni (crisi, banche, fisco, pandemie…)

Se sei un imprenditore o vuoi diventarlo, mettiti comodo perché in questo libro troverai strumenti pratici e subito applicabili che ti permetteranno di affrontare il mondo imprenditoriale con sicurezza ed efficacia, soprattutto da quando questo mestiere è cambiato, ma in molti non se ne sono ancora accorti.

Questo libro racchiude l’identikit dell’imprenditore di successo: i requisiti da possedere e potenziare per gestire un’impresa in modo vincente. Un libro, quindi, che si rivolge agli imprenditori che intendono cambiare il proprio destino ed evolversi, lasciando indietro tutti gli altri.
LinguaItaliano
EditoreBookness
Data di uscita8 mag 2023
ISBN9791254892077
Impresa Evolution: Il metodo scientifico per imparare a gestire con successo la tua impresa ottenendo più clienti, più utili, più liquidità in 365 giorni

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    Anteprima del libro

    Impresa Evolution - Alessandro Rinaldi

    Prefazione

    di Simone Brancozzi

    Parlare di questo libro in maniera obiettiva è per me francamente impossibile. Sarebbe come per un padre descrivere i propri figli. Addirittura qui di rapporti filiali ce ne sono più di uno. Il primo è Alessandro Rinaldi, il secondo è l'economia aziendale, il terzo è il controllo di gestione, il quarto è la Balanced Scorecard e l'ultimo, e forse più importante, è il Cruscotto di controllo®¹.

    Con Alessandro ci siamo conosciuti nel marzo del 2015 al Tag Hotel di Fano in occasione del mio primo Boot Camp sulla Balanced Scorecard e sul Cruscotto di Controllo®. E fin da quel giorno la reciproca stima ci ha sempre legati e ci ha permesso di collaborare fino ad oggi. Siamo entrambi partner del Network Consulenti Aziendali d'Italia, il più grande ed autorevole network di consulenza aziendale oggi presente in Italia. Le scienze aziendali hanno ormai da tempo affermato con chiarezza che c'è un unico motivo che porta le aziende a fallire: l'incapacità di evolversi. Gli ambienti esterni, socio-politico, mercato, concorrenza e tecnologia evolvono, ed evolveranno in maniera sempre più repentina ed imprevedibile, e solo le imprese che riusciranno ad adattarsi rapidamente ai nuovi scenari potranno prosperare e sopravvivere.

    O ti evolvi o ti dissolvi è il motto che accomuna tutti i professionisti d'impresa che hanno aderito al network consulenti aziendali d'Italia (www.consulentiaziendaliditalia.it) come ha fatto Alessandro Rinaldi. Ecco, questo libro che ti stai accingendo a leggere è una straordinaria guida su come far evolvere la tua impresa; non solo enunciando i principi fondamentali dell'economia aziendale, ma anche indicandoti degli strumenti precisi e moderni, sconosciuti alla grande maggioranza di professionisti d'impresa italiani, come ad esempio la Balanced Scorecard. In poche parole si tratta di un manuale di cultura aziendale. E la cultura aziendale, ormai dal 15 luglio 2022, allorquando la riforma sulla crisi è entrata in vigore nella sua totalità, è obbligatoria per legge in azienda: gestire bene un'azienda è un obbligo gestorio di legge ben preciso anche se dovrebbe essere una cosa ovvia.

    Adam Smith padre dell'economia politica e del liberismo ha detto non è certo dalla benevolenza del birraio, del macellaio o del fornaio  che ci aspettiamo il nostro pranzo, MA DAL FATTO CHE ESSI HANNO CURA DEL PROPRIO INTERESSE  esattamente quello a cui tende il nuovo art. 2086 comma 2, le aziende devono essere gestite bene principalmente nell'interesse dell'imprenditore.

    La cultura aziendale trova le sue origini storiche nei padri dell'Economia Aziendale Italiana, Zappa, Besta, Onida, Amaduzzi e tanti altri ma ormai essa è completamente sparita dalle nostre aziende, soprattutto per colpa di tanti commercialisti solo fiscalisti. È giunto il momento di rimettere la chiesa al centro del paese.

    Alessandro Rinaldi con questo libro ci dimostra che esistono dei professionisti che invece di essere Contro gli imprenditori sono al loro fianco e li aiutano ad evolvere diffondendo cultura aziendale. Lui è uno di questi, è un Commercialista strategico. Dopo averlo letto scoprirai che per te è stata una vera fortuna aver incontrato in qualche modo Alessandro Rinaldi.

    Buona lettura.

    Capitolo 1 -  Perché ho scritto questo libro

    Sii il cambiamento che vuoi vedere in questo mondo

    Mahatma Gandhi

    Caro imprenditore, ti do il benvenuto.

    So che sei una persona estremamente impegnata, probabilmente hai già fissato parecchi appuntamenti per la settimana prossima. Lunedì sarai dal tuo commercialista perché non hai i soldi per pagare le tasse. Martedì sarai in banca per chiedere un nuovo finanziamento. Mercoledì visiterai un tuo cliente per sollecitare a pagarti. Venerdì dovrai fare una riunione con i tuoi dipendenti che reclamano gli stipendi arretrati.

    Posso immaginare come ti senti, e sono certo che non riuscirai a goderti serenamente questo fine settimana.

    Soltanto pensando agli appuntamenti presi, provi una sensazione di nervosismo, hai il cuore che ti batte a mille, ti senti a disagio, sei rimasto senza saliva in bocca.

    Come mai ti sta succedendo tutto questo? È colpa della crisi?

    Eppure, in passato, hai affrontato altre situazioni difficili e le hai superate brillantemente, senza tutte queste ansie e queste paure.

    Ma allora, come mai adesso ti trovi in questo stato? I pensieri negativi che ti assillano sono ingiustificabili oppure ti trovi di fronte a un mondo che è cambiato realmente?

    Se stai leggendo questo manuale, è probabile che tu sia un imprenditore, oppure stai pensando di intraprendere questo tipo di carriera. Se è così, vorrei darti un consiglio: prenditi un po’ di tempo, siediti comodo sulla tua poltrona e leggi con molta attenzione quello che sto per scrivere.

    Da diversi anni, fare il mestiere del piccolo imprenditore, in Italia, non è più così facile. È ormai diventato un percorso a ostacoli, la maggior parte dei quali sono creati da istituzioni che sulla carta dovrebbero aiutarti: governo e fisco.

    Se a questo aggiungi un cultura che tende a inculcare nel cervello dei giovani una grande diffidenza verso l’iniziativa privata, ti renderai conto delle notevoli resistenze che devi affrontare ogni giorno come imprenditore.

    C’era chi sosteneva che la crisi, cominciata nel 2008, sarebbe terminata nel 2009; successivamente, nel 2010. In seguito, nel 2011.

    Ad oggi, nel 2022, la crisi c’è ancora. Sono trascorsi ben quattordici  anni, ma nulla è cambiato. Anzi, addirittura la situazione economica e finanziaria è peggiorata. Ti basti pensare che nel corso dei primi tre anni di attività l’80% delle aziende tira giù la saracinesca.

    D’altra parte, ti chiedo: se questa fosse una crisi, come mai sta durando così a lungo?

    Bene. Ti devo dare questa importante notizia: la realtà che ti aspetta negli anni futuri sarà sempre più negativa. La crisi non finirà, poiché ti trovi di fronte a una nuova normalità.

    Se vuoi far parte della squadra di quelli che chiuderanno i battenti, continua a fare esattamente le stesse cose che funzionavano dieci o vent’anni fa. Mi raccomando, non cambiare nulla poiché, lo sanno tutti, la colpa dei tuoi mancati successi è esclusivamente della crisi.

    Mi spiego meglio: se continuerai a fare quello che hai sempre fatto, fallirai.

    Esiste un tipo di fallimento che ti riguarda, io lo chiamo: "dolce fallimento progressivo". Come imprenditore, ti sei già inconsciamente arreso di fronte alla crisi. Sopravvivi sul mercato senza crescere, continuando a fare le stesse cose che hai sempre fatto.

    Alla fine della tua carriera, ti  troverai di fronte a un bivio: la prima strada ti porterà alla chiusura dell’azienda, aggredito dai tuoi numerosi creditori; la seconda, a venderla, accontentandosi di quello che ti danno.

    Non solo fallirai, ma diventerai una persona sempre più negativa, piena di stress, di pensieri. Sarai arrabbiato con il mondo intero, a partire dalla tua famiglia. I tuoi figli conosceranno un padre sempre più litigioso, frustrato  e depresso.

    Perdona la crudezza, ma come dice mia nonna: È meglio arrossire prima che dopo.

    È inutile lamentarsi e far finta di nulla, bisogna invece affrontare questa nuova normalità economica cambiando le vecchie abitudini.

    Le imprese che hanno avuto il coraggio di comprendere questa verità sono anche le imprese che hanno battuto la crisi e oggi sono tornate a crescere e a fare utili.

    Vuoi appartenere a quest’ultima categoria o a quella degli imprenditori falliti?

    Se hai acquistato questo libro, immagino che tu voglia far parte della prima categoria.

    Il mio obiettivo è aiutarti a uscire da un periodo di impasse, se ci sei finito dentro, oppure a prevenire una eventuale crisi, se sei rimasto legato a vecchie abitudini che non sono più in grado di far crescere la tua azienda.

    Il mio percorso professionale è iniziato vent’anni fa. Mi definisco oggi un consulente aziendale di direzione e sviluppo, non sono più un commercialista ormai da molti anni. Questo perché, per mia fortuna, ho scoperto che la mia mission era un’altra rispetto all’adempimento degli oneri fiscali. Volevo supportare gli imprenditori a realizzare un percorso di crescita, interno ed esterno all’azienda.

    Sono passato, quindi, dallo svolgere mansioni da classico commercialista ad affiancare imprenditori come te nella conduzione della loro azienda, per trovare una via di fuga da sistemi obsoleti di gestione, che non producono ormai più frutti, se non casualmente.

    Ascoltami. Nei successivi capitoli, ti illustrerò esattamente le abitudini vincenti da adottare sin da subito per risolvere i tuoi problemi.

    Quello che troverai nelle pagine successive non sono i classici  contenuti teorici. Troverai, invece, nuove abitudini già testate sul campo con risultati straordinari, su di me e su altre piccole imprese. Le metto con grande piacere a tua completa disposizione.

    Credici e tornerai a essere la bella persona che eri prima della crisi, piena di entusiasmo, energia, positività.

    Se anche tu, con volontà e costanza, applicherai  le  nuove abitudini vincenti, la tua vita e quella della tua azienda non saranno più le stesse! Otterrai risultati incredibili, concreti, immediati!

    Sei pronto per fare insieme a me questo percorso?

    Con sincera stima e considerazione, ti porgo la mia mano per farti entrare  nella categoria delle imprese che battono la crisi e fanno più utili.

    Buon viaggio!

    Capitolo 2 - La mia storia: da commercialista fallito a commercialista evoluto

    Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono dei ripari ed altri costruiscono dei mulini a vento

    Proverbio Cinese

    I genitori di oggi, probabilmente, non hanno nulla in contrario se i propri figli desiderano diventare influencer o youtuber, perché sembrano essere le professioni del futuro, hanno un certo rilievo e ti spianano la strada, se sei bravo.

    Nel periodo in cui mi sono trovato a dover scegliere che lavoro fare, invece, erano altre le professioni di grido, come ad esempio l’avvocato o, appunto, il commercialista.

    Cosa pensi della categoria dei commercialisti? Sono sicuro che ne conosci almeno uno o, forse, anche più di uno.

    E sono anche certo che saprai che oggi non è più come un tempo, anzi, la figura del commercialista è ormai denigrata, ma quando ero giovane era una professione autorevole, un traguardo molto ambito. Forse per gli altri, però, non di certo per me.

    Ci sono lavori che ti senti addosso e lavori che, invece, proprio non faresti mai.

    Ma allora perché hai scelto di fare il commercialista? mi chiederai.

    A quei tempi, non sapevo ancora cosa mi avrebbe riservato il futuro, di preciso, come accade sempre quando non si hanno le idee chiare, e in parte mi sono lasciato trasportare dagli eventi.

    Avevo, e ho tuttora, una mentalità molto umanista, mi sono sempre piaciute la storia e la filosofia, leggo libri su libri che parlano di questi argomenti, tre o quattro al mese.

    Ma con la storia e la filosofia non si vive, dicevano i miei, e un po’ avevano ragione, ma non è mica detto; questo lo posso dire adesso, con il senno di poi, e tra poco capirai il perché.

    Non c’è stata una vera e propria costrizione da parte dei miei genitori, loro volevano il meglio per me, diciamo che mi hanno dato una piccola spinta.

    Ti sto parlando degli anni Ottanta, gli anni della ripresa economica italiana, della nascita di Internet (non come lo conosciamo oggi), della caduta del muro di Berlino, della sorprendente vincita dei Mondiali di calcio in Spagna con grandi benefici per la nostra economia.

    Stavo finendo di frequentare il liceo scientifico, anche se, come avrai intuito, avrei preferito di gran lunga il liceo classico, semplicemente perché ero più portato.

    Era arrivato il momento di iscriversi all’università, ma invece di puntare dritto verso Storia e Filosofia, oppure Lingue, ho sterzato in direzione di Economia e Commercio.

    Da un lato, me lo sono fatto andare bene — i miei genitori mi sognavano già dietro una scrivania, in un bello studio elegante con una targhetta lucida sulla porta: Dottore Commercialista Alessandro Rinaldi — dall’altro, le materie che studiavo erano completamente nuove per me e, incredibilmente, mi piacevano. Così ho completato il corso di laurea, e avanti tutta fino all’Esame di Stato per diventare commercialista.

    Quindi, come vedi, quella targhetta sulla mia porta è finita davvero, in seguito. Ma procediamo con ordine.

    Forse penserai che sia figlio di commercialisti, ma sono costretto a smentire questa tua convinzione (come farò anche con altre, in seguito): mia madre era un’operaia nel settore ortofrutticolo, mio padre un agente di commercio. Ho dovuto costruire la mia carriera da solo.

    Ho cominciato con il praticantato gratuito — allora, non era obbligatorio — presso un grosso studio della provincia di Verona.

    Avevo l’incarico di seguire in autonomia delle aziende, ma sin da subito ho percepito che fare bilanci e dichiarazioni non era il lavoro che faceva per me, non era quello che desideravo fare.

    Eppure, ho sempre fatto la mia parte. Sono sempre stato una persona che si dedica completamente a tutto ciò di cui si occupa; non c’erano orari, ho sempre svolto il mio lavoro con estrema precisione e chiuso bilanci nel miglior modo possibile.

    Si dice che non bisogna avere aspettative, ma io le avevo e mi dicevo che sarei stato gratificato per il mio lavoro scrupoloso.

    Mi sbagliavo.

    Mi sono trovato di fronte a clienti che, al contrario, si lamentavano con il titolare per la mia assoluta precisione, di conseguenza sostenevano che gli facevo pagare troppe tasse.

    Oltre al danno, la beffa.

    Sono sicuro che ti sia trovato anche tu in una situazione simile: da imprenditore ti senti responsabile, e di fatto lo sei, dei servizi e dei prodotti che offri, e forse una gratificazione ti può aiutare a premere sull’acceleratore e proseguire per quella strada che si è rivelata efficace, giusto?

    Purtroppo per me le gratificazioni sembravano non arrivare mai e, dopo l’accaduto, sono andato in crisi, prima di tutto con me stesso. Mi dicevo: se tutti gli studi e gli sforzi che ho fatto per arrivare fino a qui mi portano a essere considerato in questo modo, a cosa sono serviti?

    All’inizio, ho provato a essere ottimista, pensavo che fosse una situazione temporanea. Ancora non sapevo che l’eccesso di ottimismo non sempre paga, come vedrai nei capitoli successivi.

    Ho continuato a credere in me e ho aperto uno studio tutto mio, con cinque dipendenti, sempre in provincia di Verona.

    Eppure, le cose non sono cambiate, io ero sempre quello che faceva pagare le tasse, ne è la dimostrazione la storia che sto per raccontarti.

    Era l’estate del 2008, un luglio caldo e afoso. Ero nel mio studio, quando un imprenditore, tale Giuseppe, mi ha telefonato per la seconda volta nell’arco di quella giornata, perché voleva che ci incontrassimo presso la sua azienda.

    Quando sono arrivato all’indirizzo che mi aveva indicato, sceso dalla macchina, mi sono trovato davanti a un vecchio capannone, in un posto sperduto del basso veronese. Lì, il caldo era ancora più insopportabile.

    L’azienda di Giuseppe produceva mobili e l’imprenditore mi aveva convocato per mostrarmi dei vecchi macchinari.

    Da un lato l’afa, dall’altro un enorme punto interrogativo: perché mi stava facendo vedere quelle cose?

    Come se avesse sentito la mia domanda silente, Giuseppe ha cominciato a descrivermi il suo sogno: voleva acquistare un nuovo macchinario, chiedendo un importante finanziamento bancario, ecco perché mi aveva chiamato. Aveva avuto il mio contatto da un amico, affinché io lo potessi seguire per tutti gli obblighi contabili e fiscali della sua azienda.

    Le sue parole sono state, testuali: Lei, come commercialista, è per me un male dovuto, poiché è solo l’uomo che fa pagare le tasse per conto dello Stato.

    Sono rimasto sbalordito e amareggiato dall’etichetta che mi stava affibbiando, e l’aspetto sconcertante era che lo stava facendo con estrema naturalezza, senza filtri.

    Per lui ero l’uomo che fa pagare le tasse per conto dello Stato.

    Dopo alcuni secondi di silenzio, mi sono sentito di specificare, con pazienza, che non ero semplicemente un esattore delle tasse per lo Stato italiano; gli ho spiegato che prima di chiedere un finanziamento era importante che si chiedesse se gli convenisse o meno investire in un nuovo macchinario.

    Per concludere, gli ho fatto anche presente che se avesse voluto realizzare davvero il suo sogno, la banca gli avrebbe chiesto un business plan ben fatto per finanziarlo.

    "Che cos’è il business plan? mi ha chiesto Giuseppe. È un qualcosa per le grandi aziende? Perché mi chiede se mi conviene investire o meno? Sono cose che non mi interessano. La mia banca mi darà il finanziamento richiesto senza problemi, poiché la mia azienda va bene ed è da tanti anni che siamo loro clienti. Sono sicuro che investire in quel nuovo macchinario sarà comunque conveniente. La prego di non portarmi sfortuna. Se lei è depresso, io per mia fortuna non lo sono."

    Quindi, non ero solo l’uomo che fa pagare le tasse, ma anche l’uomo depresso che fa pagare le tasse.

    Da questa storia, più o meno divertente (a seconda del punto di vista), ho colto due elementi molto importanti.

    In primis, agli occhi dell’imprenditore, il commercialista era solo l’uomo che doveva tenere i conti e far pagare le tasse per conto dello Stato.

    In secundis, l’imprenditore riteneva che la consulenza e assistenza proposta come commercialista, al di fuori della tenuta della contabilità e del pagamento delle tasse, fossero questioni riservate, a torto, soltanto alle grandi imprese, alle multinazionali, non certamente alla sua piccola azienda.

    Mi sono accorto, in seguito, che anche tanti altri imprenditori ragionavano in questo modo, e non volevano ascoltare opinioni o consigli che si discostassero dal loro modus operandi.

    Trovare una mia dimensione in questo stato di cose, me ne rendevo conto ogni giorno di più, era solo un’illusione, perché continuavo a trascinarmi dietro un’insoddisfazione latente, non riuscivo ad appassionarmi al mio mestiere. Immagino che sia comprensibile il motivo, arrivati a questo punto.

    Inizialmente è stata dura, perché accettavo ogni genere di cliente, anche i più piccoli, che si rivelavano essere i più difficili e pretendevano che fossi disponibile in ogni momento, giorno e notte.

    Ho iniziato, comunque, a seguirli in maniera totalitaria, ma quando mi sono accorto che non pagavano alle scadenze, o che non pagavano affatto e si lamentavano, mi sono davvero sentito un mero impiegato dello Stato. Stavo sprofondando nella crisi più totale,

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