Le tre mogli di Harald del Lago
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Fantascienza - romanzo breve (55 pagine) - 11 settembre 1877, dal rapporto del tenente O’Hara, Cavalleria degli Stati Uniti, in perlustrazione nel territorio sioux: “ci siamo imbattuti in un agglomerato di capanne di legno, fisse, di tipologia inusuale; nel villaggio individui di razza bianca, in condizioni miserevoli, suddivisi in non più di una decina di famiglie…”
Nell’XI secolo, nella regione dei Grandi Laghi si era stanziata una piccola comunità vichinga che, dopo aver prosperato per secoli, sta ora per essere travolta dagli skrælingjar, gli indigeni del Nuovo Mondo. Mentre il villaggio perisce tra le fiamme, Harald, l’ultimo maschio in grado di procreare, dovrà scegliere tre giovani donne da portare in salvo, e attraverso di queste dare una nuova possibilità alla razza degli uomini del Nord…
Nato a Vicenza nel 1953, Alberto Costantini da sempre vive a Montagnana (Padova). Dopo la maturità classica, ha conseguito la laurea in lettere antiche presso l'Università di Padova, con tesi in storia greca. È stato per anni docente di ruolo nei Licei.
La sua produzione si suddivide equamente fra la fantascienza, il romanzo storico e la ricerca. Tra le opere edite, i saggi storici Il Risorgimento a Montagnana (1848-49); Soldati dell’Imperatore I militari lombardo–veneti dell’Esercito Austriaco; I reggimenti austro-veneti 1814-1866; Lo Stato Veneto: agonia e morte di una Repubblica.
Con Arte Stampa ha pubblicato i romanzi storici e d’avventura A ovest di Thule, Gli eredi del tempo, Lo stradiotto, Sotto l’aquila bicipite, Il Principe delle Locuste, I Figli del Leone e l’antologia Aliunde. Nella collana Urania della Mondadori sono usciti i romanzi Terre accanto e Stella cadente, entrambi vincitori del Premio Urania. Per le edizioni Gilgamesh ha pubblicato i romanzi di fantascienza Le astronavi di Cesare, L’undicesima persecuzione e La guerra dei multimondi. L’Infiltrato, nonché i romanzi storici A ovest di Thule e La donna del tribuno. Con la CS_libri, sono usciti i romanzi L’eresia del Multiverso, e L'inquisizione di Padre Bertolt, gesuita, e il racconto La palude del tempo. Il racconto Carta Kodak è apparso su Robot, n. 63, e Giornataccia in ufficio nell’antologia, DiverGender, Delos Digital.
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Anteprima del libro
Le tre mogli di Harald del Lago - Alberto Costantini
Prologo
Documento n. 1
Nel giugno del 1742 i Reverendi Padri Jacques Legrand e Bernard d’Aurillac, della Compagnia di Gesù, di ritorno da Fort Saint Pierre subirono il martirio assieme ad alcuni catecumeni indigeni, si disse ad opera di selvaggi pellerossa. Le circostanze della loro morte, tuttavia, non sono mai state chiarite, anche perché le testimonianze di altri missionari parlavano di un clima non ostile verso i missionari.
Da: J. Borrel, L’attività missionaria dei gesuiti nel Canada Francese, negli anni 1700 – 1742, Roma, 1752.
Documento n. 2
Sono state raccolte testimonianze attendibili in merito a una singolare tribù indiana che vivrebbe in stato di semi-nomadismo lungo l’alto corso del Missouri. Si tratterebbe, secondo i Dakota, di una popolazione dalla pelle molto chiara, dedita a culti misteriosi ed estremamente bellicosa, quantunque ridottasi di numero negli ultimi anni a causa delle malattie.
Lettera del Capitano Willam Clark al Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson
Documento n. 3
Il tenente O’Hara ha riferito che, durante una perlustrazione del territorio sioux, si è imbattuto in un agglomerato di capanne di legno, fisse, di tipologia inusuale; nel villaggio ha rilevato la presenza di individui di razza bianca, in condizioni miserevoli, suddivisi in non più di una decina di famiglie. Interrogati, non hanno saputo dare conto delle ragioni della loro presenza nel territorio, dal che il tenente ha dedotto trattarsi di individui rapiti fanciulli dai pellerossa e sfuggiti alla prigionia.
Una volta ricevuto il rapporto e consultatomi con il tenente O’Hara, ho dato ordine di condurli a Fort Laramie, dove sono stati visitati dal capitano medico Andrew Miller, che li ha trovati in condizioni pessime: la maggior parte dei bambini presenta gravi tare fisiche e mentali, quali potrebbero risultare soltanto da una lunga serie di incroci tra consanguinei. Un passo in avanti è stato fatto quando, casualmente, il soldato scelto Poul Hansen ha scoperto che parlavano tra di loro un dialetto di tipo scandinavo. Grazie all’interprete, è stato possibile farsi un quadro più preciso della situazione. Le condizioni morali in cui vivevano quegli individui sono risultate assolutamente deplorevoli, di gran lunga peggiori di qualsiasi altra popolazione di nativi con cui l’esercito degli Stati Uniti sia mai venuto in contatto: nel villaggio sembravano regnare l’incesto e il paganesimo, al punto che nessuno di loro era in grado di recitare nemmeno le preghiere cristiane più semplici, e addirittura appariva loro ignota l’esistenza del cristianesimo stesso.
È mia opinione che possano proficuamente essere affidati alla vicina Missione luterana del Pastore Gregor Bergmann.
Lettera del Colonnello John Meredith, 7. Reggimento Fanteria degli Stati Uniti, al Senatore Peter Farmer
Documento n. 4
Uccide la figlia perché sorpresa a parlare con un negro
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Olaf Gunnarsson, un contadino di Norweytown, nel Wyoming, ha ucciso la figlia Helga, di sedici anni, dopo una violenta discussione dovuta, secondo quanto riferito dai vicini, all’amicizia stretta dalla giovane con un ragazzo di colore, figlio del locale pastore metodista.
La piccola comunità, abitata prevalentemente da immigrati di lontana origine scandinava, è ritenuta molto conservatrice.
The New York Times, 28 ottobre 1951
1.
Un ultimo raggio di sole si fece largo tra il fogliame rosso degli aceri, illuminando per qualche pigro istante le armi appese alla parete.
Harald, lentamente, aprì gli occhi e fissò lo sguardo sulla spada, infilata nel fodero di legno dorato. Era il solo ricordo di allora che gli fosse sopravvissuto, e chiunque entrasse nella sua camera non poteva evitare di gettarci una cupida occhiata: in altri tempi, un vero intenditore l’avrebbe considerata niente più che un’arma buona, ma del tutto ordinaria. Giusto: in altri tempi, perché tante cose erano cambiate in quei… trenta? o quaranta solstizi? Sì, più quaranta che trenta; da qualche anno aveva iniziato a perdere, assieme alle forze e alla memoria, il computo esatto delle lune e delle stagioni.
La spada dunque: per quanto amasse teneramente i suoi numerosi figli, nessuno di loro se ne sarebbe impossessato, neppure dopo la sua morte, a meno che, aveva dichiarato solennemente una volta che aveva alzato un po’ il gomito, l’ululato di Fenrir il Lupo non avesse scosso il Mondo di Mezzo annunziando l’avvento del tremendo Ragnarok, il Giorno della Fine. Harald dubitava fortemente che Hati il Feroce potesse azzannare la luna, ma dentro di sé sapeva che la fine sarebbe arrivata anche per il suo piccolo popolo. Minuscoli segni, impercettibili ai più, ma non a chi li sapeva leggere nelle pagine del cielo come sulle tavolette delle rune, gli annunciavano l’avvento di tempi nuovi e inquietanti: impronte di animali mai visti in quella terra, uccelli che migravano fuori stagione, ombre umane simili a fantasmi che apparivano e sparivano. No, non gli piaceva per niente quello che i suoi figli gli riferivano, ed era per questo che li aveva radunati attorno al suo letto: nella saga della sua lunghissima vita, alcuni versi erano stati cancellati e alcune metafore attendevano ancora un’interpretazione univoca; non poteva scendere nel regno dei morti con il rimorso di una colpevole reticenza.
– Egil, Heriolf, Alrik: avvicinatevi a vostro padre! – ordinò con la sua consueta tranquilla autorità. Era sempre stata una delle sue qualità migliori, quella di farsi ascoltare e obbedire senza mai dover agitare la verga e neppure alzare la voce; gli veniva comodo, adesso che la voce l’aveva perduta quasi del tutto e il braccio si era indebolito.
I figli si alzarono dai loro sgabelli e gli si fecero attorno.
– Ditemi: le pecore?
–