Davanti allo specchio: Otto passi per conoscersi meglio
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Info su questo ebook
Il percorso indicato apre ad un’esperienza spirituale, intesa nel senso generale del termine, a cui tutti possono aderire. Inizia, infatti, dal chiarimento e dalla purificazione delle motivazioni del proprio agire, affronta poi la gestione creativa dei sentimenti e delle emozioni, dà ampio spazio all’integrazione del negativo, invita ad una riconciliazione, serena e creativa, con le ferite accumulate durante la vita, favorisce l’integrazione della dimensione controsessuale (maschile per la donna e femminile per l’uomo), e termina con il riconoscimento del volto dell’altro attraverso lo stabilirsi di relazioni autentiche, in vista della realizzazione di un progetto comune.
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Anteprima del libro
Davanti allo specchio - Angelo Brusco
Introduzione
Quando, alcune settimane fa, è entrata nel mio studio, Lucia si è soffermata a contemplare un poster sul quale risaltava questa iscrizione: The journey inward. Non ha fatto commenti, ma prima di ripartire, guardando il poster, mi ha detto: Come mi piacerebbe fare un viaggio dentro di me
. E dopo un attimo di esitazione: Mi puoi accompagnare in questo viaggio?
. La sua richiesta mi ha sorpreso. Per uscire dall’imbarazzo, mi sono limitato a risponderle prima con un sorriso e, poi, con queste parole: Riproponimi la domanda tra un mese…
. La risposta mi era stata suggerita da questo gustoso aneddoto che avevo da poco letto, scorrendo una rivista:
In un villaggio indiano c’era un uomo saggio che aveva aiutato più di una volta una certa famiglia. Un giorno il padre e la madre andarono da lui con il loro bambino di nove anni e il padre disse: Maestro, nostro figlio è un ragazzo fantastico e lo amiamo moltissimo, ma ha un problema tremendo, una debolezza per i dolciumi che gli sta rovinando i denti e la salute. Abbiamo ragionato con lui, discusso con lui, lo abbiamo supplicato e castigato, ma niente sembra funzionare. Continua a consumare incredibili quantità di dolciumi. Ci puoi aiutare?
. Con grande stupore del padre il guru rispose: Andate e tornate tra due settimane
. Non si discute con un guru, così la famigliola obbedì. Due settimane dopo tornò dal guru e questi disse: Bene adesso possiamo procedere
. Per favore – domandò il padre – potresti dirci perché ci hai fatto aspettare due settimane? Non lo hai mai fatto prima
. E il guru: Ho avuto bisogno di questo tempo perché anche io ho da sempre una debolezza per i dolciumi e, per essere in grado di aiutare vostro figlio, dovevo prima affrontare e risolvere il problema con me stesso
.
Quando avevo ormai dimenticato questo incontro, mi giunse la telefonata di Lucia, nella quale reiterava la richiesta di essere accompagnata in un viaggio dentro se stessa. Dandole la risposta affermativa, non ho dimenticato di comunicarle che il motivo per cui l’avevo invitata ad attendere un mese era duplice: volevo, innanzitutto, verificare se il suo desiderio era ben fondato e, poi, esaminare se la mia autoconoscenza era tale da permettermi di accompagnare un’altra persona nel proprio mondo interiore. L’ho fatta sorridere raccontandole l’aneddoto riportato sopra.
Prima di terminare la telefonata, ho fatto alcune precisazioni sul mio sì alla sua domanda. In primo luogo le ho comunicato che il mio accompagnamento si sarebbe limitato a offrile alcune lezioni su argomenti riguardanti la conoscenza di sé e orientati alla crescita personale dal punto di vista umano e spirituale. Le ho, poi, comunicato che avrei chiesto ad un’amica di riflettere liberamente sui vari argomenti proposti, in modo da arricchirli con gli apporti derivanti da un altro punto di vista. Infine, le ho promesso che se fosse stata soddisfatta di questo primo viaggio, avremmo potuto intraprenderne un altro per raggiungere, insieme, altre mete. Infatti, come ha scritto il filosofo Plotino, per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la vita, tu potresti mai trovare i confini dell’anima
.
I. Davanti allo specchio
La conoscenza di sé
La vera vocazione di ognuno è una sola,
quella di conoscere se stessi.
H. Hesse
La tua richiesta di fare un viaggio dentro di te, Lucia, risponde ad un appello avvertito da ogni essere umano quando sente il bisogno di tirarsi fuori dal quotidiano che lo annoia con la sua ripetitività o rischia di travolgerlo nei suoi ritmi esasperati, per dare ascolto ad una serie di domande che emergono nel suo spirito: Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Che senso ha ciò che faccio? Chi sono gli altri per me?
.
Fin dagli albori della sua storia, la donna e l’uomo hanno aspirato a conoscere sé stessi. A Delfi, nell’antica Grecia, c’era un tempio dedicato al dio Apollo e sulla facciata dell’ingresso principale i visitatori, prima di entrare, potevano leggere una scritta scolpita sulla pietra: Conosci te stesso!
. Non fanno riflettere le parole del filosofo Platone: Non conduce vita umana chi non si interroga su se stesso
?
Limiti e risultati
Nell’intraprendere questo viaggio, Lucia, è importante considerare che l’essere umano non potrà mai conoscere se stesso fino in fondo. Ciascuno resta un mistero anche a se stesso e a volte può apparire addirittura un enigma con ombre e lati oscuri che non vorrebbe vedere.
Basti pensare alla scoperta dell’inconscio da parte di Freud. Come la parte di un iceberg che emerge dal mare è molto più piccola rispetto alla grande massa di ghiaccio immersa nel mare, allo stesso modo la conoscenza di noi stessi è solo una piccola parte rispetto a ciò che è sepolto nel nostro inconscio. Molti secoli prima di Freud, il profeta Geremia aveva scritto che il cuore dell’uomo è ingannevole più di ogni altra cosa
. A questa affermazione faceva seguito la domanda: chi potrà conoscerlo?
(Ger 17,9-10). La risposta a tale interrogativo la troviamo in uno dei più bei salmi della Bibbia dove l’autore, dopo aver constatato che nulla sfuggiva allo sguardo di Dio, esclama: Tu mi conosci fino in fondo
(Sal 129).
Per alimentare il tuo impegno in questo cammino, Lucia, ti può essere di aiuto considerare alcuni risultati che si possono ottenere attraverso la conoscenza di sé.
Un primo frutto è indicato da un autore, di cui mi sfugge il nome, il quale afferma che qualunque cosa noi possiamo dire o fare, ha un senso se siamo passati e se passiamo, ogni giorno, attraverso la cruna dell’ago della conoscenza di noi stessi
. Infatti, se ciò che affermiamo o compiamo non è relazionato a ciò che siamo c’è il rischio di fare scelte o prendere decisioni che non vanno nella linea della nostra crescita umana e spirituale.
Un secondo risultato è ben espresso nelle parole di Gesù, riportate dal Vangelo: La verità vi farà liberi
(Gv 8,32). Solo esplorando il nostro mondo interiore possiamo diventare consapevoli degli ostacoli che ci impediscono di essere autentici, cioè di essere noi stessi in ciò che diciamo e facciamo.
Il conoscersi, poi, ci consente di assumere la responsabilità del nostro agire. Infatti, come potremmo essere responsabili di ciò di cui non siamo consapevoli?
È solo conoscendoci adeguatamente, cioè valutando le nostre forze e limiti, che possiamo utilizzare tutto il nostro essere nelle relazioni con le persone che incontriamo e con Dio.
Conoscenza di sé e crescita umana e spirituale
Se rifletti sui risultati derivanti dall’autoconoscenza puoi facilmente renderti conto, Lucia, che l’entrare nel proprio mondo interiore è finalizzato alla crescita della persona.
La tensione verso la crescita è iscritta nel nostro DNA. Ricordi i versi di Eugenio Montale sui quali ci eravamo soffermati durante un incontro:
Sotto l’azzurro fitto del cielo
qualche uccello di mare se ne va né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto
più in là.¹
La contemplazione del mondo naturale e di quello degli uomini ci espone al meraviglioso spettacolo del cammino verso la maturità. Quando tale cammino viene ostacolato, interrotto o infranto nascono sentimenti di frustrazione o di tristezza. La realizzazione della persona consiste nel raggiungere continuamente quel di più che, integrato a quanto già si possiede, consente di fare un passo in avanti nel proprio cammino esistenziale.
Non è vero che si avverte questo fenomeno ogni volta che si giunge a scoprire qualcosa di nuovo a livello delle varie dimensioni del proprio essere? Questo accade, per esempio, quando riflettiamo sullo sviluppo del nostro corpo, sull’ampliarsi degli orizzonti in seguito all’aprirsi della nostra mente a nuove conoscenze, quando particolari intuizioni ci consentono di appropriarci di nuovi significati. In alcune occasioni, ciò che la natura ci offre strappa la nostra ammirazione, suscita stupore, ci fa parlare di miracolo. Se sappiamo andare oltre il puro godimento estetico immediato, pur legittimo, e cogliere il valore simbolico di quanto ammiriamo, accade che un paesaggio, uno spettacolo naturale, come un’aurora, un tramonto, una cascata d’acqua, un tappeto di fiori o una catena di montagne, cessano di essere semplici fatti naturali e diventano mezzo per comprendere ed esprimere meglio noi stessi, il mistero della vita e della realtà, l’operare di una Presenza misteriosa.
Infatti, tutto il mondo, con il vento, i mari, gli alberi, i monti, gli animali, le case, i deserti, le piogge, è una metafora, ci indica un altro senso, superiore a quello immediato. Il Cantico delle creature di san Francesco, santo che ti è particolarmente caro, non è forse un mirabile esempio di un linguaggio interiore espresso attraverso immagini della natura?
Lo stesso avviene quando ci rendiamo conto che, nel nostro rapporto con una persona o con il Signore, si è introdotto qualcosa di nuovo, di più ricco.
Crescita e comunione
La crescita, di cui abbiamo parlato, non avviene nell’isolamento, Lucia, cioè in un individualismo centrato su noi stessi. Come scrive Enzo Bianchi:
ogni uomo, ogni donna è un soggetto singolare, unico, ma sempre un soggetto di relazione in mezzo agli altri e con gli altri. Ognuno di noi è persona, cioè un soggetto che risuona – secondo la suggestiva etimologia che fa derivare questo termine dal verbo per-sonare – per l’altro, e ognuno di noi può raggiungere il proprio sviluppo e realizzare la propria crescita nella relazione con gli altri: genitori, fratelli e sorelle, amici, educatori, compagni, figli. (…) Ognuno ha bisogno dell’altro e l’altro è sempre ciò che mi manca: mai senza l’altro, perché dell’altro ho bisogno per essere me stesso.²
Un duplice movimento
Due, quindi, sono i movimenti che siamo chiamati a compiere per favorire la nostra crescita umana e spirituale. Il primo è diretto verso il nostro mondo interiore, l’altro ci apre al rapporto con le persone che incontriamo nel nostro cammino. È quanto avviene nell’albero che, attraverso un solo movimento, affonda le radici ed estende i rami. Noi siamo chiamati a crescere nella direzione sia dell’intimità che dell’estensione. Si tratta di una crescita decisiva che assicura la realizzazione della nostra vita personale e collettiva. Questi due esodi si impongono. Non è questione di scegliere uno o l’altro. Sviluppare una