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Nel piccolo l’immenso: La ricerca spirituale nella vita quotidiana
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E-book186 pagine2 ore

Nel piccolo l’immenso: La ricerca spirituale nella vita quotidiana

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Info su questo ebook

Questi versi immortali di William Blake hanno ispirato il titolo di questo libro, in cui Claudia Casanovas ci offre le sue riflessioni sul tema della crescita personale e spirituale, frutto della lunga ricerca a cui ha dedicato la sua vita. Il viaggio spirituale in cui tutti noi, più o meno consapevolmente, siamo coinvolti ci porta a riavvicinarci lentamente e gradualmente alla perduta unità originaria, a ritrovare la nostra essenza. Claudia ci prende per mano e ci accompagna lungo questo percorso, spiegandocene le tappe. 

La coscienza comincia il suo viaggio in una condizione di oblio. Dimentica della sua vera natura, si identifica quasi completamente con il mondo materiale in cui è immersa. Ad un certo punto, però, qualcosa si risveglia in lei e essa comincia ad udire un richiamo che proviene da una parte profonda e sconosciuta di se stessa. Il richiamo diventa irresistibile, non possiamo fare a meno di metterci in marcia, sappiamo che il viaggio sarà lungo e faticoso, ma il desiderio di tornare a casa è più forte di qualunque timore. 

Avremo bisogno di guida e, per fortuna, questa non manca. Molti sono coloro che hanno compiuto questo viaggio prima di noi e che possono guidarci trasmettendoci le conoscenze laboriosamente acquisite lungo la via. Questo libro è un concentrato di queste conoscenze, amorevolmente messe a disposizione di chiunque sia ad esse interessato.
LinguaItaliano
Data di uscita29 mar 2019
ISBN9788871835549
Nel piccolo l’immenso: La ricerca spirituale nella vita quotidiana

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    Anteprima del libro

    Nel piccolo l’immenso - Claudia Casanovas

    PRIMA PARTE

    Il viaggio dell’Essere

    Come esseri umani, ci siamo più volte chiesti se veramente esista un viaggio interiore, un cammino verso la pienezza, che ci porti a scoprire che nel piccolo si nasconde l’immenso. Tante sono le domande che continuiamo a porci:

    Se esiste un cammino, come possiamo riconoscerlo?

    In questo viaggio ci sono tappe comuni a tutti gli esseri umani?

    C’è un punto di arrivo uguale per tutti?

    Scoprire il nostro cammino ci fa vivere più pienamente? Ci rende più felici?

    Cominciamo il nostro percorso rispondendo che sì, un cammino esiste, e ha lo scopo di renderci consapevoli del nostro Essere, permettendoci di esprimere la nostra vera identità nel mondo concreto delle forme. Strada facendo, attraversiamo simbolicamente, e per più volte, inverno e primavera, incontriamo albe e tramonti, fino a scoprire, un giorno, il miracolo di essere allo stesso tempo autori e testimoni del cammino che si dispiega dinanzi a noi, come accade quando il paesaggio cambia, ma il viandante resta lo stesso. Questa è la ricchezza del viaggio della coscienza.

    Da un’altra prospettiva, invece, il cammino per incontrare l’Essere non esiste, in quanto già siamo, siamo stati e sempre saremo in esso. Infatti, il nostro pellegrinaggio si realizza al suo interno, e noi non ce ne allontaniamo mai perché siamo l’Essere. C’e un momento, quindi, nel quale comincia a sorgere in noi la sensazione che siamo sempre a casa e la meta non è in un lontano futuro, ma qui e ora. È il momento in cui intravediamo che il gesto per raggiungere l’obiettivo è immediato, come un salto, un tuffo nell’istante. Quando la coscienza si fissa nell’attimo che stiamo vivendo, la nostra presenza interiore diventa estremamente viva, sveglia e, nello stesso tempo, quieta e immutabile.

    Avvicinandoci al mistero di questa simultaneità del movimento e della quiete, del viaggio e dell’istante, del nato e del non nato, come dice il Buddha, possiamo percepire il senso integrale del nostro Essere. Indagheremo insieme l’ipotesi che il viaggio esiste e non esiste al tempo stesso, che il sì è intrecciato con il no senza che l’uno neghi l’altro perché, ricordando le parole di Suzuki:

    Non c’è una divisione netta tra il sì e il no. È la natura stessa della vita che è così.¹

    1.Fromm, Suzuki, De Martino, Piscoanalisi e Buddismo Zen, Astrolabio-Ubaldini, Roma.

    1

    C’È UN CAMMINO

    Per illustrare le nostre riflessioni sul viaggio della vita, ci aiuteremo con una figura archetipica che troviamo in diverse epoche e culture del mondo: il mandala. La parola, di origine tibetana, è costituita dai vocaboli manda (Essenza)e la (accettare). Già, dunque, dalla sua etimologia il mandala ci suggerisce il concetto di accettare l’Essenza.

    Di che cosa stiamo parlando? Della nostra Essenza e dell’Essenza dell’Universo. Entrambe nel mandala sono rappresentate dallo spazio vuoto che costituisce il suo centro. A partire da quel nucleo irradiante, il mandala sviluppa il proprio corpo con linee, disegni e forme geometriche di grande dinamismo, fino ad arrivare alla periferia o circonferenza. Anche la nostra vita individuale comincia partendo dalla nostra Essenza che, nel corso di queste pagine, chiamerò, di volta in volta, Centro, Io profondo, Anima. Questo Centro, che è anche la nostra origine, è un punto incommensurabile, sempre presente poiché è il nucleo di noi stessi, apparente nulla dal quale tutto nasce. Là ha inizio la nostra manifestazione come esseri individuali.

    LA NOSTRA ESSENZA: UN POTENZIALE DA MANIFESTARE

    La nostra Essenza assomiglia a uno spazio vuoto, a un silenzio che non contiene né forme, né colori, né suoni, né alcun tipo di oggetto. Nello stesso tempo è la fonte di tutto ciò che manifestiamo nella nostra vita. È un vuoto pieno, traboccante di energia creatrice, un vuoto generatore che, come dice Nisargadatta, è colmo fino all’orlo. In effetti, è la sorgente di tutto quanto esprimiamo durante la nostra esistenza.

    Questa essenza è costituita di una sostanza sottile che in India è chiamata sat-cit-ananda: essere-coscienza-beatitudine. Meister Eckhart afferma che l’essere umano è azione, conoscenza e amore.¹ Antonio Blay², che qui prendo come punto di riferimento per descrivere quella sostanza, la chiama il potenziale di energia, intelligenza e amore. Queste tre qualità, che costituiscono il nostro Centro, sono il patrimonio originario di ogni essere umano. Tutto in noi, in maggiore o minor misura, è manifestazione di questa sostanza. Il triplice potenziale che sorge dal nostro Centro si incarna e si manifesta come la nostra mente personale, la nostra affettività e il nostro corpo fisico-energetico. Ciò avviene attraverso un processo estremamente dinamico, determinando il modo particolare di essere e di stare nel mondo di ciascuno di noi

    Così come la combinazione dei tre colori fondamentali - rosso, giallo e blu - genera tutti gli altri colori, le tre qualità fondamentali generano tutte le altre che noi, come esseri umani, possiamo esprimere. Nonostante questa fonte comune, però, ognuno di noi è una creazione unica, un mandala irripetibile, una combinazione viva di energia, intelligenza e amore in movimento.

    Dal potenziale di energia sorgono tutto il nostro potere d’azione, la forza, la vitalità, la volontà profonda, che ci accompagnano, in diverso modo, per tutta la vita. Un suo abbassamento provoca in noi debolezza, mancanza di volontà, insicurezza. Tuttavia, l’energia che si manifesta in modo limitato non è qualitativamente negativa, ma sempre in sé positiva. Anche le altre due qualità di base, l’intelligenza e l’amore, si esprimono con diversi gradi d’intensità.

    Dal potenziale d’intelligenza nascono tutta la nostra capacità di visione, l’intuizione, il potere creativo della mente, la possibilità di comprendere, immaginare, ricordare, analizzare, sintetizzare, riflettere. Dall’espressione limitata dell’intelligenza nascono la confusione, la scarsa lucidità, la difficoltà di pensare con profondità, e di vedere le cose con chiarezza.

    Dal nostro potenziale di amore si producono tutta l’area affettiva del sentire, l’empatia, la capacità di vivere la felicità e godere della bellezza, di poter amare e generare relazioni armoniche. Il pieno sviluppo dell’amore genera, quindi, un sentimento di comunione con tutto ciò che esiste. Un suo sviluppo parziale si manifesta, invece, come tristezza, come una distanza dagli altri esseri umani, dalla natura, da noi stessi: un sentimento di alienazione e di dolorosa solitudine.

    Possiamo chiederci, ora, se è possibile superare le nostre carenze e crescere nella capacità di amare, comprendere e agire, di esprimere, cioè, il potenziale umano. Fino a che punto può trasformarsi la nostra manifestazione individuale? Quanto possiamo cambiare, maturare, svilupparci? Se ci atteniamo alla nostra esperienza vedremo che le difficoltà e le opportunità donateci dalla vita ci hanno permesso di crescere anche interiormente, di mutare alcuni aspetti, sviluppare ed esprimere nel mondo certe qualità. Possiamo intuire, pertanto, che è possibile continuare a crescere lungo il nostro cammino.

    Se vogliamo conoscere la nostra reale capacità di manifestare amore, intelligenza ed energia dobbiamo aprirci profondamente alla loro espressione nella nostra vita, esercitandoci ad amare, a comprendere e a utilizzare la nostra forza. In fondo, si tratta di tradurre in azione ciò che siamo. Quando questo potenziale resta dentro, e non si manifesta concretamente nella nostra esistenza, ci sentiamo insoddisfatti, incompiuti, arrabbiati, tristi. Quando, invece, le qualità della nostra Essenza si esprimono, viviamo la pienezza e non sentiamo il bisogno di paragonare la nostra vita a quella degli altri. Se fossimo uno strumento musicale, potremmo dire che uno Stradivari sarà felice se suonerà come uno Stradivari; ma lo sarà anche un flauto per principianti. Allo stesso modo, un tamburo, costruito da un tronco d’albero, si realizza quando manifesta tutta la sua potenza suonando con allegria, senza bisogno di paragonarsi al timpano di una grande orchestra. Ogni strumento ha la propria ragion d’essere e il proprio posto nell’orchestra della vita. Così accade per noi, anche se fino a un certo punto, perché a differenza degli strumenti musicali siamo esseri in trasformazione, pur se con certe caratteristiche che in noi tendono a persistere.

    LA NASCITA DELL’ANIMA

    Esiste un solo Centro dell’universo e tutti partiamo da questo Centro.

    (Blay)³

    Per avvicinarci al mistero della nascita dell’Anima o Essenza, faremo riferimento alle grandi tradizioni spirituali che sono riuscite a esprimere ciò che è quasi impossibile tradurre in parole. Per cominciare, leggiamo il Munkada Upanishad:

    Così come dal fuoco scoppiettante si alzano e ricadono miriadi di faville, altrettanto dal profondo oceano di questo Essere supremo ha origine un numero illimitato di crea­ture, ed esse hanno le stesse proprietà di questo Essere, sebbene condizionate e limitate.

    O come dice Sri Aurobindo:

    Dentro di noi abita una scintilla immortale della luce e beatitudine eterne.

    Pertanto la nostra Essenza è una scintilla sgorgante dall’Essere Supremo, il quale, proprio per il suo aspetto generatore, viene anche chiamato Padre. Il viaggio di questa scintilla è, dunque, il viaggio della nostra anima, pronta, secondo le Upanishad, a ritornare alla propria origine dopo l’esperienza nel mondo concreto delle forme:

    Così come le scintille ricadono nel fuoco che le ha generate, allo stesso modo tutte le creature dovranno immergersi di nuovo nell’Essere.

    Probabilmente, quando la scintilla torna ad immergersi nel fuoco centrale, porta con sé una nuova luce, generata nel suo viaggio attraverso la vita. Si propone qui questa visione, che include l’aspetto trascendente del nostro Essere, con la convinzione che sia un mezzo utile per integrare la vita della nostra Essenza con la coscienza della vita quotidiana. Quando si realizza, questa integrazione soddisfa il bisogno di infinito ed eterno che qualcuno di noi sente interiormente e si manifesta anche nelle nostre aspirazioni più elevate.

    Ampliando la nostra visione mettiamo la nostra vita personale in relazione con quella di tutti gli altri esseri umani e di tutto ciò che esiste, comprendiamo che non siamo soli, mai lo siamo stati, mai lo saremo. Siamo parte integrante della Totalità.

    LA MANIFESTAZIONE DELL’ANIMA

    La potenza della vita si manifesta già al momento del concepimento: questa scintilla che è la nostra essenza comincia a creare il corpo con il quale dovrà esprimersi. Spiritualmente si parla dei veicoli dell’anima, riferendosi alle vesti che il Centro nudo deve indossare per potersi manifestare nel mondo concreto. Il Centro creatore, la nostra Essenza, prende dall’energia universale, dall’amore universale e dall’intelligenza universale i materiali con i quali forma gli strumenti per la nostra manifestazione concreta come individui, cioè il corpo, l’affettività e la mente personali. In un bambino percepiamo chiaramente l’espressione di questi elementi essenziali: vediamo in lui una notevole disponibilità a vivere, a conoscere e ad amare, a manifestare, cioè, quel potenziale universale. Benché sia piccolo e non possa esprimersi come un adulto, possiamo vedere in lui tutta la ricchezza del potenziale ancora in nuce. Lo notiamo nella curiosità della sua intelligenza, nell’apertura del suo sentire, nella vitalità della sua energia. Osservando un bambino nascere e crescere, probabilmente a commuoverci è proprio la percezione di qualcosa d’infinito che si manifesta attraverso il suo piccolo corpo.

    IL CORPO FISICO

    L’uomo non ha un corpo separato dall’anima; perché ciò che chiamiamo corpo è una porzione dell’Anima percepita dai cinque sensi.

    (Blake)

    Il corpo è il mezzo idoneo per esprimere tutto lo spettro del nostro Essere nel mondo delle forme. È lo strumento fisico che rende visibile anche l’aspetto più sottile e

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