Io e Te perchè
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Anteprima del libro
Io e Te perchè - Silvia Mastroddi
CAPITOLO 1
LO SPAZIO DELLE RELAZIONI E LA TEORIA DELL'ATTACCAMENTO
La totalità dell'esistenza è imperniata attorno alle relazioni familiari, lavorative, di amicizia, sentimentali, in alcune nelle quali ci ritroviamo nostro malgrado ed altre che scegliamo, più o meno volontariamente e nelle quali spesso restiamo anche se ci fanno soffrire. Perchè?
Ci sono relazioni sane che fanno crescere, migliorano, che si fondano sul dialogo, sulla comunicazione (nel senso più puro del termine, condividere), caratterizzate da reciprocità, calore, rispetto dell'altro, stima, gratitudine, comprensione, sostegno. E relazioni disfunzionali, squilibrate, fondate su una continua lotta di potere, che si alimentano solo del desiderio di dominio e controllo, così terribili al punto da annullare chi le vive.
La scelta di un partner è fortemente influenzata dai legami vissuti nella famiglia di origine, il bisogno di amore comprende la ricerca di vicinanza, protezione, appartenenza e la paura dell'abbandono, del rifiuto. Se la relazione infantile è stata caratterizzata da incomprensione, incostanza, insensibilità, abbandono e abuso (subito o percepito), è come se fosse rimasto qualcosa di irrisolto e si cercherà nel partner la fonte da cui attingere per soddisfare i bisogni sospesi.
Gli studi sull' attaccamento hanno permesso di chiarire le dinamiche che sottendono determinate scelte. Negli anni '50 il panorama di conoscenze faceva riferimento al concetto di amore interessato
di Freud, secondo il quale i bambini si legano alla figura che li nutre. Fino agli anni '70 le osservazioni relative alla relazione madre-bambino venivano ricondotte a teorie psicoanalitiche che spiegavano le relazioni con dinamiche di trasfert e controtransfert. Poi gli studi sull'etologia e le nuove tecnologie hanno permesso di attribuire un valore diverso all'osservazione dei neonati, dimostrando quanto sia importante la relazione primaria e come questa relazione possa essere influenzata dal contesto ambientale, dal genotipo e dalla dotazione genetica, secondo il modello transazionale di Sameroff e Chandler del 1975 (Ammaniti, 2014).
1.1 L'intersoggettività.
L'intersoggettività descrive le continue interazioni che iniziano appena il bambino nasce e che permettono poi di conoscere la mente degli altri. Gli studi di Patterson (1992) dimostrano che non ci sono differenze fra bambini cresciuti dalla madre o dal padre (questo per liberare il campo da pregiudizi), anche se il periodo della gravidanza predispone la madre a quella sensibilità e contingenza che Winnicot descriverebbe come requisito per essere una madre sufficientemente buona
, pur rimanendo fondamentale il ruolo del padre a rafforzare il legame di cogenitorialità e gettare le basi delle dinamiche familiari che avranno luogo. Specifiche trasformazioni neurobiologiche avvengono a facilitare l'amore materno, la produzione di ossitocina durante il parto e l'allattamento che rendono piacevole prendersi cura del neonato. Il bambino ha una predisposizione ad essere attratto dai volti e dal contatto visivo così come le caratteristiche infantili attivano la corteccia orbito frontale dell'adulto; requisiti che predispongono mamma e figlio a sentirsi attratti l'una dall'altro e a ricevere un contatto reciproco
(Parson et al.,2010).
Studi neurofisiologici del sistema motorio corticale hanno evidenziato una zona specifica dell'area F5, sede dei neuroni specchio che sono coinvolti nella capacità di condividere emozioni (Gallese, 2001). L'emozione dell'altro è prima di tutto costituita e direttamente compresa attraverso il riutilizzo degli stessi circuiti neuronali su cui si fonda la nostra esperienza in prima persona di quella data emozione
(M. Ammaniti, V. Gallese, p. 30). Considerando il meccanismo specchio come strumento per usare diversi stati mentali, la simulazione incarnata fa riferimento all’attivazione del, nostro stato d'animo, quando osserviamo gli altri. In linea con gli studi di Gallese, sembra che sin dalla nascita sia presente un meccanismo basilare innato che porta neonati di poche settimane ad imitare la protrusione della lingua di una persona, che li rende in grado di connettersi con il caregiver, proprio attraverso l'imitazione. La precoce maturazione della corteccia somatosensoriale primaria e motoria (Chiron et al., 1992) spiegano la capacità prematura di coordinazione occhio-mano.
1.2 La nascita del sé e la relazione con la figura di attaccamento
Le competenze acquisite prematuramente permettono di sviluppare il sé interpersonale (Neisser, 1988). Winnicott (1967) suggerisce che il bambino si specchia negli occhi della madre, che lo sta guardando, e qui emerge in tutta la sua potenza l'importanza di quello che il bambino riceve da questo scambio e di come la relazione influenzi la costruzione del sé. Per Winnicott la formazione dell'io comporta, all'inizio, una dipendenza quasi assoluta dall'Io di riferimento della madre, con la conseguente frustrazione che ne deriva, che permette lo sviluppo del bambino ed influenza i suoi meccanismi mentali. Kohut sostiene che attraverso il contatto visivo si formano le interazioni più importanti, concepisce il sé che trae nutrimento dall'ambiente, (particolari caratteristiche dei genitori possono facilitare o interromperne lo sviluppo), il conflitto è fra sé e ambiente e non intrapsichico (Es-Io- Super Io) (Migone, 2015). Tomasello e collaboratori sottolineano come le caratteristiche particolarmente attraenti degli occhi suscitano l'attenzione e come il bambino da subito mostri una naturale preferenza per il volto della mamma, che riconosce tra molti altri.
Il legame madre-figlio si influenza reciprocamente in un'esperienza di mutua regolazione che vede il bambino esprimere il proprio senso di agency (Rustin, 1997) e di efficacia per aver soddisfatto un bisogno personale (ad esempio ricevere il latte). La costruzione del senso del sé e molto influenzata del senso di efficacia percepita.
Il momento dell'allattamento, come sottolineato da Kenneth Kaye (1982) è esempio di mutua regolazione. Con il passare del tempo cambieranno i ritmi e tempi, e sarà l'occasione per il bambino di imparare i ritmi sociali.
Stern (1985) ha formulato la teoria delle rappresentazioni delle interazioni generalizzate (RIG): sulla base degli affetti che si vengono a creare il bambino costruisce un modello che sarà la linea guida circa le aspettative delle relazioni che si costruirà nel tempo, in riferimento alle esperienze vissute, come un barometro interno che orienterà comportamenti futuri. Queste rappresentazioni sono inconsce e sono il risultato di comunicazioni implicite o implicite genitoriali, non derivano quindi, come sosteneva Freud, da pulsioni interne ma da scambi relazionali.
Beatrice Beebe e collaboratori, (1999) hanno esaminato i modelli di relazione che si stabiliscono fra madre e bambino, che sono molto precoci e si influenzano reciprocamente. In particolare, l'attenzione è sulle abilità del bambino di creare rappresentazioni pre-simboliche. In accordo con le fasi evolutive di Piaget (1984), il bambino sviluppa il pensiero simbolico intorno alla fine del primo anno, e questo gli consente di rievocare un oggetto non presente. La ricerca si è focalizzata sugli scambi faccia a faccia, tralasciando altre modalità. Fino al 1970 si prendeva in considerazione come il genitore influenzi il bambino, poi l'attenzione si è spostata sull'interazione reciproca che si crea, e sono stati approfonditi i sistemi diadici che mutuano nel tempo sotto la spinta di elementi interni ed esterni. È emerso che il bambino, anche a poche settimane di vita, è in grado di crearsi delle rappresentazioni, in risposta ad un bisogno innato di curiosità, di esplorazione, essendo biologicamente preparato ad impegnarsi in attività visive al fine di stimolare il proprio cervello, ed è auto motivato a ricercare regolarità, creare aspettative e a agire in accordo con queste aspettative
(Beebe,1991, p.4). Il bambino realizza che quello che fa è in relazione con l'ambiente, ha sorprendenti capacità mnemoniche influenzate dalle emozioni che accompagnano l'esperienza, ed è in grado di percepire sequenze di tempo e spazio. Riesce sin da piccolo ad interpretare le espressioni facciali; gli esperimenti di Tronick (1980), noti come Still Face Paradigm, hanno esaminato la reazione del bambino di fronte alla faccia immobile della mamma. Studi longitudinali hanno mostrato come la mancanza di reazione ad espressioni negative a sei mesi era indicativo di un sistema di attaccamento evitante (Jeffrey F.Cohn e altri).
La disponibilità e le caratteristiche del caregiver, alla luce di quanto detto, sono un requisito fondamentale per instaurare un legame di attaccamento sicuro.
Winnicott sosteneva che è generalmente riconosciuto che la definizione di rapporti interpersonali non è abbastanza soddisfacente (...), per descrivere le persone c'è un altro modo (...) la terza parte della vita di un essere umano, una parte che non possiamo ignorare, è un'area intermedia di esperienza a cui contribuisce la realtà interna e la vita esterna
(Winnicott,2013, p 14). Il punto di incontro tra le due realtà è l'oggetto transazionale che sostituisce il seno o l'oggetto della prima relazione, non è mai sotto controllo magico come l'oggetto interno né è del tutto fuor controllo come la mamma reale
(Winnicott,2013, p.26).
1.3 La costruzione della base sicura
La sintonizzazione madre-bambino assume un ruolo fondamentale per fornire una base sicura
che favorirà l'esplorazione, alla cui costituzione contribuisce in realtà anche il padre, con il quale possono crearsi altri sistemi di attaccamento: lo stile genitoriale dipende anche dal supporto che la madre riceverà nel contesto familiare e dal bagaglio di esperienze dei singoli genitori, perchè i vari sistemi di attaccamento si ripropongono in modo transgenerazionale. Gli studi di Bowlby partono da un elaborato personale dal titolo: Maternal Care e Mental Health
, nel quale fa luce sulle conseguenze di un inadeguato accudimento, che esula dal solo bisogno di nutrimento ma si espande anche alla cura emotiva.
Gli esperimenti sulle scimmie di Harlow rafforzarono quanto sostenuto da Bowlby. Vennero create due sagome, una metallica dispensatrice di cibo, un'altra costituita di sola pelliccia. Harlow notò che i cuccioli si