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Non Chiamarli
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E-book116 pagine1 ora

Non Chiamarli

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Info su questo ebook

L’obiettivo di questi testi è ricordare al lettore le sue più recondite paure. Ciò che molti anziani tramandano oralmente, ciò che si diffonde di bocca in bocca tra i vari quartieri. A quasi tutti si sono drizzati i peli dalla paura con una di queste storie e di nuovo il dubbio: Sarà possibile? Per alcuni si tratta solo di storie per divertirsi, per spaventare i bambini o per fornire un insegnamento a livello morale, per altri, per alcuni si tratta solo di idolatria, stregoneria e superstizioni.

Sarà Lei, cara lettrice e gentile lettore a decidere come avvicinarsi a questi testi. Che, per inciso provengono dal villaggio e così vengono tramandate, mischiandosi con ciò che si racconta al di fuori dei nostri confini e i nostri miti e leggende. Questi racconti si pongono nel mezzo tra la ragione e la fantasia, spetterà a Lei decidere. L'autore l'assicura che non si sbilancia verso nessuna delle due opzioni, si limita a raccontare solo ciò che gli hanno riferito.
LinguaItaliano
EditoreTektime
Data di uscita7 feb 2021
ISBN9788835425946

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    Anteprima del libro

    Non Chiamarli - Carlos Ramos

    Presentazione

    Non Chiamarli è una raccolta di dieci racconti di paura. Scaturire il sentimento di paura è molto difficile, perché questo è un genere molto vasto, siamo influenzati da esseri mostruosi e fantastici di qualsiasi tipologia, ma coloro che tratteremo qui sono quelli di cui ci raccontavano da piccoli, solo per divertirsi a spaventarci o perché sono reali. Chi non ricorda le notti tra amici o in famiglia raccontando queste storie? Allo stesso modo, chi non ricorda lo spavento prima di riuscire ad addormentarsi da soli dopo aver ascoltato questi racconti? Perché si tratta di qualcosa di estremamente concreto, a un certo punto restiamo soli con queste parole che risuonano dentro la nostra testa.

    L’obiettivo di questi testi è ricordare al lettore le sue più recondite paure e far sì che dopo averli letti si domandi: Sarà vero? Voglio farvi dubitare, farvi parlare di queste storie e che utilizziate la vostra immaginazione per trovare un finale alternativo o almeno uno in linea con le vostre  convinzioni. Che giungiate alle vostre conclusioni personali, che scegliate tra la ragione e la logica comune; o al contrario, restiate in compagnia di questi essere fantastici al di fuori di qualsiasi spiegazione.

    L’obiettivo di questo libro è ricordare ciò che molti anziani tramandano oralmente, ciò che si diffonde di bocca in bocca tra i vari quartieri. A tutti noi hanno raccontato dello stregone (noto come Nahual), il diavolo e altri esseri che sono lì in agguato, aspettando che giunga la notte. A quasi tutti si sono drizzati i peli dalla paura con una di queste storie e di nuovo il dubbio: Sarà possibile? Per alcuni si tratta solo di storie per divertirsi, per spaventare i bambini o per fornire un insegnamento a livello morale, per altri, per alcuni si tratta solo di idolatria, stregoneria e superstizioni e per qualcun altro, è qualcosa di inspiegabile. Sarà Lei, caro lettore a decidere come avvicinarsi a questi testi. Che, per inciso provengono dal villaggio e così vengono tramandate, mischiandosi con ciò che si racconta al di fuori dei nostri confini e i nostri miti e leggende. Che sia vero o meno, ciò che si racconta qui lo facciamo nostro. Vi invito a leggere questi dieci racconti, a godere di loro e giudicare la loro veridicità o semplicemente ad intrattenervi con queste storie. Non Chiamarli si aggiunge agli altri libri del genere suspense, che alla fine, se con qualcuno di questi racconti vi si drizzeranno i peli delle braccia, allora avremo raggiunto il nostro obiettivo. Approfittate di questi testi scritti con un linguaggio estremamente semplice e che parlano del Messico.

    In questi racconti che si inseriscono nel mezzo tra la realtà e la fantasia, noterete, che non mi sbilancio verso nessuna delle due opzioni, racconto solo ciò che mi hanno detto.

    Carlos Ramos

    Non Chiamarli

    Per Adán, Hugo y Ramón,

    per quel viaggio al Xicuco

    Cosa avrò avuto in mente quella volta? Non comprendevo quale fosse stata la ragione che mi avesse spinto ad andare con loro quella mattina. Avevo visto quella collina un’infinità di volte, mi avevano raccontato del diavolo e della sua tana, ma in fin dei conti ciascuna collina ha una tana con un diavolo.

    Camminammo molto, non eravamo stanchi e mancava poco per raggiungere la cima da dove avremmo potuto vedere tutta la città. Proprio in quel momento cominciammo a cercare la tana, perché nessuno di noi sapeva dove fosse di preciso, addirittura pensavamo fosse solo una diceria della gente del luogo. Non conoscevamo nemmeno il suo aspetto, non so se sia stato per istinto, curiosità o perché fosse nostro interesse, tuttavia trovammo la strada giusta.

    La cosa che a prima vista mi fece restare sbalordito fu la forma del suo ingresso, è come se si trattasse dell’intimità della collina, in seguito, vedemmo una grande quantità di oggetti di stregoneria sparsi ovunque. Non chiamarli per favore, sentì in quel momento, ma nessun altro lo aveva sentito.

    Continuammo cercando di non calpestare o spostare nulla, senza leggere i messaggi scritti sulle pareti. Sentì un odore tremendo, non riuscivo a decifrare cosa fosse esattamente. Sentì anche la pressione di qualcuno che respirava in modo più profondo e agitato, mi girai ad ascoltare, non chiamarli.

    All’interno, forse per pura suggestione, qualcuno disse che si sentiva frastornato, qualcun altro che aveva mal di testa, il terzo disse che sentiva un dolore salirgli lungo la gamba nel preciso istante in cui si rese conte che stava calpestando i resti di un fuoco e quelle che all'apparenza erano caramelle sciolte. Io non mi sentivo male, ero solo un po’ stanco. A volte durante la notte, cercavo di non ripensare a quello che era nascosto nella tana, mio nonno diceva che non si deve restare attaccati alle cose brutte che incontriamo lungo il nostro cammino, dobbiamo allontanarle, non pensarle, né nominarle. A dire il vero entrammo soltanto nella prima insenatura della tana, non andammo oltre perché era necessario arrampicarsi ed era troppo buio. Il nostro viaggio aveva avuto talmente tanti imprevisti che avevamo a malapena acqua e cibo a sufficienza. Nessuno ha pensato di portare con sé qualcosa per illuminare. Con il flash del telefonino cercavamo di far luce nella stanza successiva come meglio potevamo, ma non riuscivamo a vedere molto.

    Inoltre, le persone che abbiamo incontrato lungo la strada ci hanno consigliato di fare molta attenzione, perché in molti si erano persi, invece altri erano riusciti a trovare anche del denaro, preferimmo scendere per via dei vari dolori che accusavamo.

    Ci dovemmo fermare per raccogliere delle bacche e passarcele lungo il corpo, come si era soliti fare per scacciare gli spiriti maligni. Gli altri iniziarono a pulirsi ma io non lo feci perché sentì che molto vicino stava passando un camion, quindi preferì correre dietro al rumore. Era un furgoncino che trasportava una famiglia intera, gli spiegai da dove venivamo e gli chiesi di portarci dove erano diretti loro, altrimenti avremmo dovuto camminare molto.

    Quando tornammo a casa era già tardi, ero esausto, così mi feci il bagno e a breve il sonno prese il sopravvento. Prima di mettermi a dormire sentì una voce cavernosa che mi parlava in un’altra lingua, però compresi ciò che stesse dicendo: unisciti a me. Mi si drizzarono i peli perché contemporaneamente sentì un rumore provenire dalla camera.

    Il mattino seguente il mio cane non mi riconosceva, fu estremamente difficile riuscire a portarlo fuori, perché scappava da me. Provavo una sensazione strana nei confronti del mondo. Sentivo tristezza e nostalgia per la collina. A volte desideravo soltanto dormire, come quando si soffre di depressione, tuttavia, non non mi sono mai trovato a doverla combattere. La seconda notte dopo essere entrato nella grotta, mi svegliai gridando. I miei genitori trascorsero molto tempo a farmi compagnia perché ero estremamente provato, non riuscivo nemmeno a muovermi e un’altra volta la voce, sei già qui. Stavo malissimo. I cani mi abbaiavano contro impauriti, il gatto del vicino gonfiava il pelo tutte le volte che lo incontravo ed io vedevo delle ombre intorno a me.

    Le voci e i rumori provenienti dal fondo della stanza continuarono, ero disperato a tal punto che scoppiai in lacrime perché mi faceva male la testa e continuavo a provare la strana sensazione di non appartenere più a questo mondo, di essere stato trasportato lentamente in un posto che non conoscevo. Non mangiavo, dicevano che ero pallido, smisi di vedere gli amici con cui mi ero recato alla grotta, non ero io o almeno non lo ero più.

    Non sono mai stato un tipo superstizioso, ma nella condizione in cui mi trovavo cominciai a credere che qualcosa mi avesse colpito, ma cosa esattamente? Era contraddittorio perché per rispondermi avrei dovuto supporre che esistono esseri, spiriti o qualsiasi altra cosa che va in giro a fare del male alla gente, che c’è vita dopo la morte, che c’è un intero mondo nascosto che può recare danni alle persone. Ciò mi causava grande confusione, tuttavia continuavo a star male, ogni volta sentivo delle voci che mi sussurravano intere frasi. In luoghi illuminati avevo paura, ero letteralmente terrorizzato di guardare sotto al letto perché c’era del rumore e la cosa decisamente più inquietante: sentivo che laggiù, in quella grotta, a diversi chilometri da me, qualcuno decideva della mia vita.

    Passavano i giorni e gli incubi si facevano sempre più persistenti. Vedevo delle ombre, non sono mai riuscito a scorgere i loro volti, mi dicevano di andare con loro. In seguito, ho iniziato a vederle anche mentre ero sveglio. Il mio cane mi morse una mano perché lo spaventavo. Non riuscivo a dormire bene, ero sempre agitato, mi sudavano le mani e tremavo.

    Alla fine mi portarono in ospedale perché peggioravo ogni giorno, tuttavia nemmeno le medicine riuscirono a donarmi un po’ di sollievo. Era insopportabile continuare in questo modo, più volte tentai di togliermi la

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