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Come vincere il vizio del fumo
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E-book140 pagine1 ora

Come vincere il vizio del fumo

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Un vizio ormai così diffuso e così profondamente radicato nelle abitudini dell'umanità può essere soltanto contenuto e gradualmente vinto con una capillare e tenace opera di propaganda, di persuasione, di educazione sanitaria. E questa deve far leva, in ogni caso, sulla volontà del fumatore di liberarsi dal suo vizio. Dove la volontà è debole, si può venire in soccorso, come vedremo, con l'adozione di rimedi e di provvedimenti individuali, di varia natura, che valgono ad aiutare l'uomo a vincere il vizio del fumo o almeno ad attenuarne notevolmente i danni; ma anch'essi non agiscono da soli e non riescono a raggiungere durevolmente lo scopo, se non esiste la volontà di smettere di fumare.E per rafforzare la volontà, bisogna infondere la persuasione del pericolo che il fumo rappresenta per la salute dell'umanità. Perciò, prima di parlarvi dei rimedi che possono aiutarvi a liberarvi da questo vizio, vi illustreremo i danni che il fumo provoca sul nostro organismo.Comunque, l’opera proposta, sortirà sicuramente i suoi effetti positivi, aiutando a smettere di fumare, a non cominciare affatto, ed a limitare i danni per chi non ha alcuna intenzione di smettere.
LinguaItaliano
EditoreAle.Mar.
Data di uscita2 feb 2021
ISBN9788892862999
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    Anteprima del libro

    Come vincere il vizio del fumo - Dr. Rinaldo

    PREMESSA

    Grandissima eco ha suscitato sulla stampa mondiale l'indagine recentemente condotta dalle autorità sanitarie degli Stati Uniti, nota sotto il nome di Rapporto Terry, sulle disastrose conseguenze che derivano all'organismo umano dall'uso del tabacco. Si tratta di conclusioni drammatiche, che hanno gettato l'allarme in milioni e milioni di persone. Anche in Italia, la stampa e la Rai-TV hanno dedicato ampio spazio e interessanti dibattiti al problema del tabagismo e dei suoi pericoli.

    Tuttavia queste conclusioni, a cui è giunto un comitato di studiosi sotto la guida del dottor Luther Terry che il governo degli Stati Uniti aveva incaricato di esaminare a fondo il problema, non hanno detto nulla di stupefacente e di nuovo.

    Che il fumo faccia male, che le sigarette danneggino l'organismo, che il tabacco uccida, lo sappiamo da almeno qualche decennio, cioè da quando sono apparsi su riviste qualificate i primi rapporti sul tabagismo e da quando le statistiche scientifiche ci hanno rivelato la frequenza del cancro polmonare e delle malattie cardiovascolari nei fumatori inveterati.

    Ma il Rapporto Terry ha suscitato immenso clamore perché, per la prima volta, queste pesanti accuse vengono rivolte, da fonte scientifica, in forma pubblica e ufficiale, e con l'avallo dello stesso governo degli Stati Uniti. L'opinione pubblica, finalmente, ha reagito. Da varie parti del mondo giungono notizie di drastiche misure preventive adottate dai vari governi nei riguardi dei fumatori; e una piccola città si è guadagnata una popolarità mondiale vietando con una legge varata in quattro e quattr'otto il commercio e l'uso delle sigarette. Molte società radiofoniche e televisive americane hanno deciso di sospendere la pubblicità con cui le fabbriche di sigarette avevano fino ad ora sostenuto o diffuso il loro giro d'affari.

    In Inghilterra sta andando a ruba un disco che costa due sterline, nel quale un popolare ipnotizzatore ha registrato una cura disintossicante. In Danimarca un altro ipnotizzatore è apparso addirittura alla televisione, assicurando i telespettatori che sarebbe bastato fissarlo negli occhi e prestarsi di buona grazia alle sue suggestioni per guarire dal vizio della nicotina. E in alcuni Paesi sono allo studio drastici provvedimenti per scoraggiare i fumatori di sigarette, e si parla persino di infliggere ai contravventori tre anni di carcere.

    E non è tutto. La questione viene oggi discussa anche sotto il profilo morale e religioso. Un sacerdote cattolico americano, padre Welsh, è giunto alla conclusione di attribuire al vizio del fumo, quando ci si abbandona ad esso per trarne piacere senza compiere nessun apprezzabile sforzo per astenersene, la consistenza di un peccato veniale; se invece un fumatore già messo in guardia da un medico sui pericoli costituiti dal fumo, si ostina nel suo vizio, commette addirittura peccato mortale.

    Ma in definitiva, al di là di questi fatti che la cronaca registra e di molti altri fatterelli minori, che cosa si farà e che cosa si può fare per risolvere quest'inquietante problema? Ben sappiamo che risultati ha, in questi casi, un grido d'allarme. Per alcuni giorni, o settimane, gli uomini restano sconvolti dall'annuncio drammatico che il tabacco uccide, e questo diventa il soggetto favorito delle conversazioni. Per alcuni giorni, o settimane, i posacenere rimangono vuoti e puliti, i rivenditori di tabacco restano senza clienti, le azioni delle fabbriche di sigarette (dove la fabbricazione è libera) diminuiscono clamorosamente di valore. Poi, spentosi il clamore dell'annuncio e dimenticati i pericoli, si ricomincia a fumare, come e più di prima.

    Il vizio del secolo, come il fumo è stato giustamente chiamato, non si risolve con l'annuncio o con l'attuazione di drastici provvedimenti, che, per la loro stessa gravità, hanno effetti psicologicamente dannosi e, per contraccolpo, spesso praticamente negativi.

    Un vizio ormai così diffuso e così profondamente radicato nelle abitudini dell'umanità può essere soltanto contenuto e gradualmente vinto con una capillare e tenace opera di propaganda, di persuasione, di educazione sanitaria. E questa deve far leva, in ogni caso, sulla volontà del fumatore di liberarsi dal suo vizio. Dove la volontà è debole, si può venire in soccorso, come vedremo, con l'adozione di rimedi e di provvedimenti individuali, di varia natura, che valgono ad aiutare l'uomo a vincere il vizio del fumo o almeno ad attenuarne notevolmente i danni; ma anch'essi non agiscono da soli e non riescono a raggiungere durevolmente lo scopo, se non esiste la volontà di smettere di fumare.

    E per rafforzare la volontà, bisogna infondere la persuasione del pericolo che il fumo rappresenta per la salute dell'umanità. Perciò, prima di parlarvi dei rimedi che possono aiutarvi a liberarvi da questo vizio, vi illustreremo i danni che il fumo provoca sul nostro organismo. Essi si possono compendiare in una frase pronunziata, un po' enfaticamente, dal biochimico Linus Pauling, due volte Premio Nobel: Le sigarette costituiscono una minaccia per l'umanità più grande di tutte le bombe atomiche esplose sinora sulla terra.

    PARTE PRIMA - UN PO' DI STORIA E QUALCHE CIFRA SUL VIZIO DEL SECOLO

    COM'È NATO E COME SI È DIFFUSO L'USO DEL TABACCO

    La storia vera e propria dell'uso del tabacco comincia con la scoperta dell'America: i primi documenti europei relativi a questa pianta sono infatti contenuti nel giornale di bordo di Cristoforo Colombo, il quale, in data 13 ottobre 1492, annotò di avere ricevuto in dono dagli indigeni alcune foglie secche della pianta.

    La patria del tabacco è quindi l'America. All'epoca della scoperta e dell'esplorazione del continente, l'erba maliarda veniva correntemente usata dagli indigeni per molteplici scopi: come voluttuario, come importante materia di culto e come farmaco vero e proprio.

    Costumi dei popoli primitivi

    Come voluttuario, era radicata soprattutto la consuetudine di fumare, di annusare e di masticare la foglia di tabacco polverizzata, mentre forme meno diffuse del vizio erano costituite dal leccare il succo e dal bere l'acqua di tabacco.

    L'uso rituale del tabacco era triplice: come veicolo di pratiche magiche, come materia d'offerta agli dei, e come bevanda inebriante. D'altronde il tabacco non veniva fumato esclusivamente durante le vere e proprie cerimonie religiose, ma anche in altre occasioni solenni, per esempio nelle sedute consiliari e nelle assemblee dei capi.

    Era infatti consuetudine fumare la pipa in comune per stipulare un contratto, per concludere la pace o per suggellare un'amicizia. Il calumet della pace, che è tuttora in uso presso le superstiti tribù indiane, costituisce un'eloquente testimonianza dell'altissimo valore attribuito da quei popoli al tabacco.

    L'uso rituale del tabacco aveva inoltre lo scopo di provocare uno stato di ebbrezza, che era un ottimo mezzo per eccitare i partecipanti alle danze sacre e per vincere la fatica fisica e il dolore. E dall'uso a scopo inebriante all'impiego a scopo terapeutico, il passo è breve.

    È certo infatti che gli indigeni dell'America attribuivano al tabacco qualità di farmaco vero e proprio, e lo consideravano un rimedio efficace soprattutto contro il dolore, la fame, la sete e la stanchezza.

    La diffusione dell'uso del tabacco nel mondo

    Andremmo troppo per le lunghe se volessimo seguire le strade percorse dal tabacco nel suo viaggio attorno al mondo. Sembra che il primo ad aver introdotto in Europa i semi del tabacco sia stato Fernando Cortez (1485-1547), il conquistatore dell'impero degli Aztechi; e che il primo a seminare e a coltivare il tabacco in Europa sia stato Francisco Hernandez (1514-1587), archiatra di Filippo di Spagna.

    In Francia il tabacco fu importato e fatto conoscere da Jean Nicot (1530-1600), ambasciatore del Re in Portogallo, il cui nome rimase legato alla pianta e all'alcaloide in essa contenuto (nicotina). In Inghilterra il vizio del fumo fu introdotto da Sir Walter Raleigh (1552-1618), grande esploratore e fondatore della colonia inglese della Virginia.

    Circa l'introduzione del tabacco in Italia, pare che esso sia stato importato a Roma dal Portogallo intorno al 1560 per opera di cardinali e di nunzi papali.

    La rapida diffusione del tabacco fu essenzialmente determinata da due fattori: il potere terapeutico per lungo tempo attribuitogli e, secondariamente, l'uso voluttuario.

    Per quasi un secolo, infatti, il tabacco ebbe fama di farmaco universale, e i medici erano i più convinti fautori del suo impiego terapeutico. Si pensava che esso possedesse virtù curative miracolose: ne sono la prova migliore le varie denominazioni che gli sono state attribuite, di herba sancta, herba medicea, herba panacea.

    Ricette di pomate o di pozioni a base di foglie di tabacco venivano prescritte per la cura delle ferite, delle piaghe torpide, delle ulcere cancerose e di molte altre lesioni cutanee. Lo sciroppo di tabacco veniva usato contro le malattie di petto, il mal di stomaco, i calcoli renali. I clisteri di foglie di tabacco erano raccomandati contro la stitichezza, la flatulenza, i dolori della gravidanza e del parto.

    A un'acqua preparata con foglie di tabacco veniva attribuito il potere di sanare tutte le affezioni degli occhi e persino di ripristinare completamente la capacità visiva dei vecchi. E si pensava che il fumo del tabacco, penetrando e diffondendosi nelle cavità anfrattuose del cervello, facesse sentire il suo influsso benefico in tutte le parti del corpo, dalla testa ai piedi, stroncando la febbre, infondendo energia, allontanando la stanchezza e l'ubriachezza, vincendo l'insonnia e acuendo lo spirito.

    Divieti e proibizioni

    Soltanto lo spirito razionalistico del '700 fece giustizia di queste fantasiose esagerazioni, e agli inizi del secolo cominciarono a comparire i primi scritti sui danni provocati dal tabacco.

    Per quanto riguarda l'uso voluttuario, la moda del tabacco

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