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Storia segreta dei Narcos
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E-book297 pagine3 ore

Storia segreta dei Narcos

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Info su questo ebook

Chi si arricchisce davvero con la droga?

Da Pablo Escobar a El Chapo
Tutta la verità sul narcotraffico

Cosa sono le droghe? Da quando, perché e dove vengono prodotte e consumate? Chi ne gestisce il mercato? Come sono diventati una leggenda i grandi capi narcos? Cos’è la cosiddetta narcocultura? Chi stabilisce il prezzo della merce? Che impatto ha il business degli stupefacenti sull’economia mondiale? Quando e come politica e traffico di droga hanno iniziato a essere strettamente connessi? Qual è la situazione attuale e che futuro ci aspetta? Chi sono le vittime? Il narcotraffico è un fenomeno globale, diffuso ovunque nel mondo. Gli Stati Uniti sono il più grande Paese consumatore di droghe e il principale fornitore di armi dei cartelli messicani, ma si rifiutano di cambiare le proprie politiche, nonostante l’evidente fallimento di una guerra che non ha distrutto né la domanda né la produzione di sostanze. In questo libro Cecilia González con professionalità e tatto offre un’ampia panoramica sul complesso mondo del mercato della droga, analizzando la situazione attuale senza censure o sensazionalismo, con una particolare attenzione alle nuove proposte, che si stanno sempre di più diffondendo nel mondo, contro questo traffico illegale.

Una lente d'ingrandimento su una delle grandi piaghe del mondo contemporaneo

«Un libro che affronta un tema difficile da un punto di vista inedito.»
Hilo Directo

«Una guida pratica per capire ciò che immaginiamo ma non sappiamo a chi chiedere, e per scegliere cosa consultare.»
Día a Día
Cecilia González
Giornalista messicana, dal 2002 è corrispondente in Argentina per l’agenzia di informazioni messicana Notimex. Scrive sul quotidiano «Tiempo Argentino» e collabora con diversi media dell’America Latina. Si è laureata in Messico in Scienze della Comunicazione e ha seguito un master in Spagna in Informazione Internazionale, oltre a corsi di specializzazione in Francia, Cuba e Colombia. È autrice di Escenas del periodismo mexicano, Narcosur e Narcofugas, che è stato premiato dal Foro del Giornalismo Argentino come il miglior libro d’inchiesta del 2016. Ha collaborato ai libri 72 migrantes, Tú y yo coincidimos en la noche terrible e Periodistas con Ayotzinapa, progetti collettivi che riguardano storie di vittime della violenza in Messico. Ha prodotto documentari su Roque Dalton, John Reed, Rodolfo Walsh ed Ernesto “Che” Guevara andati in onda sull’emittente Telesur e su Netflix. Nel 2014 ha vinto il concorso dedicato alle cronache indetto dallo Spazio Memoria e Diritti Umani argentino.
LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2017
ISBN9788822715982
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    Anteprima del libro

    Storia segreta dei Narcos - Cecilia González

    parte prima

    IL GIRO D’AFFARI NARCO

    1

    Profitti

    I profitti del narcotraffico sono imprecisi, data la loro natura illegale, pertanto i dati riportati in questo capitolo sono da considerarsi mere approssimazioni. Le Nazioni Unite hanno azzardato una cifra piuttosto alta, 35 miliardi di dollari all’anno, ma alcuni esperti sostengono che il giro d’affari sia all’incirca la metà. A ogni modo si tratta di cifre stratosferiche, che spiegano il motivo per cui le organizzazioni criminali non siano disposte a perdere un mercato appetitoso e stabile di quasi 40 milioni di consumatori.

    L’aumento del prezzo della droga a ogni nuovo passaggio è connesso al fatto che chi è coinvolto nel traffico di stupefacenti affronta rischi elevatissimi, come la morte; inoltre, tra la produzione e la vendita finale, si frappongono numerosi intermediari. L’eroina, per esempio, al consumatore costa 170 volte di più del prezzo della raccolta del papavero. Il valore del chicco di caffè, che invece è legale, si quintuplica solamente dalla raccolta alla vendita al pubblico.

    A livello mondiale, il traffico di droga rappresenta lo 0,9% del prodotto interno lordo (pil) ed è il giro illegale a generare maggiori profitti economici. Nel 2005, l’Ufficio dell’onu sulle droghe e il crimine (unodc) ha rivelato che tale guadagno è dieci volte superiore a quello della seconda attività criminale più redditizia, vale a dire la tratta di esseri umani, il cui reddito dello scorso anno è stato stimato di 31,6 miliardi di dollari.

    I numeri sono freddi. Per la maggior parte delle persone sono quantità inimmaginabili di denaro, ma va ricordato che per raggiungere una tale fortuna bisogna formare una lunghissima catena umana che va dai produttori ai consumatori, esattamente come avviene in qualsiasi altra impresa del mondo capitalista: Roberto Saviano parla infatti di narcocapitalismo.

    LO SAPEVI CHE… il 65% dei profitti dei cartelli messicani e colombiani proviene dalla droga rivenduta in altri Paesi?

    L’iniquità dei redditi è un tratto distintivo del sistema economico prevalente nel nostro mondo, e il mercato della droga non fa eccezione. Difatti, i contadini che coltivano le piante di coca in Bolivia, Perù e Colombia, o quelli che coltivano la marijuana o i papaveri in Messico, ottengono soltanto l’1% dei guadagni totali. Sono la parte più vulnerabile della catena, quelli che ne traggono il minor profitto. Un buon 15% finisce nelle mani di intermediari che offrono beni e servizi, come i fornitori di sostanze chimiche necessarie a convertire la foglia di coca in cocaina o le forze di sicurezza che offrono protezione in cambio di cifre esorbitanti. I gruppi criminali che operano nelle zone produttrici guadagnano invece il 15% del totale, che diventa il 19% quando si tratta di organizzazioni narco presenti in zone dove c’è domanda di consumo.

    Fin qui si è soltanto parlato delle percentuali di guadagno per chi produce, traffica e consegna a destinazione la droga.

    Adesso arriva il bello: la distribuzione e il recapito nelle mani del consumatore finale. I rivenditori, che subentrano in questa fase, si aggiudicano il 50% dei profitti che genera il mercato globale della droga. L’Organizzazione degli Stati americani (osa) sostiene che, in realtà, la cifra sia circa il 66%.

    Il lucro è ascendente. Perché la cocaina venga considerata tale, deve passare attraverso almeno quattro processi chimici, che trasformano un mucchio di foglie di coca in droga. Lo stesso vale per l’eroina, che viene processata almeno sei volte da quando la resina viene estratta dal papavero. I margini di profitto crescono di pari passo agli ostacoli che affrontano i preziosi carichi. I narcotrafficanti che vendono nello stesso Paese in cui producono non guadagnano tanto quanto chi deve contrabbandare la merce attraverso porti, aeroporti e frontiere. Maggiore è il rischio, maggiore il guadagno. Per esempio, basta superare il confine tra Messico e Stati Uniti perché il prezzo della cocaina triplichi.

    Secondo l’osa, su ogni piazza in cui sono presenti, le organizzazioni criminali messicane hanno tra i 61 e i 600 impiegati, ai quali pagano salari doppi rispetto a quelli dei lavoratori di un’azienda legale, e che sono sei volte più alti rispetto allo stipendio minimo.

    I profitti variano a seconda del tipo di droga. In base alle Nazioni Unite, la marijuana genera un introito pari a 140 miliardi di dollari all’anno; la cocaina 70 miliardi; gli oppiacei 64 miliardi; le droghe sintetiche 44 miliardi. Malgrado i profitti della marijuana siano di gran lunga maggiori, non finiscono direttamente nelle tasche delle grandi organizzazioni di narcotrafficanti per via della grande dispersione di questo stupefacente, che può essere coltivato anche in modo casereccio. Pertanto, il mercato della marijuana in Messico rappresenta soltanto tra il 15% e il 26% degli introiti totali dei cartelli, che hanno un margine maggiore nel traffico di eroina, cocaina e droghe sintetiche.

    Un’analisi per regioni dimostra che i profitti del narcotraffico, così come quelli di ogni mercato di beni e servizi legali, provengono per la maggior parte dai Paesi ricchi: il 44% dagli Stati Uniti e il 33% dall’Europa.

    Fare delle stime non è facile, ma gli organismi internazionali hanno stabilito dei meccanismi per calcolare i dividendi della produzione della droga.

    Uno di questi è l’approccio alla fornitura, che utilizza dati satellitari per individuare le zone di produzione delle foglie di coca e di papavero, che si presume vengano poi processate in cocaina ed eroina. Viene analizzata la frequenza dei raccolti, stabilito quanto stimolante contengano mediamente le singole piante, e studiata l’efficacia delle eradicazioni. Si considerano la dose di prodotti chimici, la capacità di conversione delle sostanze processanti, la quantità di droga sequestrata e il modo in cui viene distribuita nei diversi mercati. Il calcolo sulla marijuana e le droghe sintetiche è più complesso e non può essere fatto sfruttando questo schema, perché la produzione è molto diversa rispetto a quella della cocaina e dell’eroina. La marijuana può essere prodotta praticamente ovunque, è una droga che ha molta dispersione. Per calcolare l’offerta delle amfetamine, invece, si contano le quantità di precursori chimici che circolano nel mondo, anche se molte di queste sostanze servono all’industria legale, il che rende le stime più difficili.

    Roberto Saviano ha paragonato la produzione di cocaina e il mercato della tecnologia per dimostrare che la prima è l’investimento più redditizio al mondo. Nel 2012, anno in cui sono usciti l’iPhone 5 e l’iPad Mini, le azioni in borsa della Apple, la società che li ha lanciati, sono salite del 67%. Se qualcuno avesse investito 1000 euro in azioni della Apple all’inizio del 2012, dodici mesi dopo avrebbe guadagnato 1670 euro, il che è di per sé notevole. Però, se questa stessa persona avesse investito la stessa cifra in cocaina, alla fine dello stesso anno avrebbe intascato 182.000 euro, cioè cento volte l’investimento in azioni della Apple, che hanno avuto una performance da record in quell’anno.

    Il secondo meccanismo per stabilire gli introiti del mercato narco è l’approccio alla domanda, che esamina i dati sull’uso delle droghe, ottenuti mediante statistiche tra la popolazione, negli ospedali o nelle carceri. I dati vanno presi con cautela e sono delle mere interpretazioni, poiché i grandi consumatori di droghe generalmente non finiscono in questi sondaggi.

    La cocaina è la droga che riscuote il maggior consenso: diversi studi stabiliscono che il suo giro d’affari generi tra i 70 e i 100 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti sono il maggiore mercato al dettaglio con il 47% del guadagno totale, seguiti dall’Europa con il 39%. L’America Latina, che è di gran lunga il principale produttore, si aggiudica soltanto il 4% degli introiti miliardari. Per quanto riguarda l’eroina lo scenario è diverso: il 50% dei guadagni viene generato in Europa e Russia, mentre soltanto il 13% negli Stati Uniti e nel Canada. L’America è anche leader nel mercato della marijuana, con poco meno del 50%, e degli stimolanti come l’amfetamina, con il 60%.

    RIASSUMENDO: la garanzia di guadagni miliardari è il principale motivo che spinge molte persone a entrare nel giro illegale del traffico di droga.

    2

    Prezzi

    La droga è cara perché è una merce illegale. Il proibizionismo è il principale fattore che determina l’enorme disparità tra il prezzo iniziale e quello finale: il costo di un grammo di cocaina è pari a 1,8 dollari in Colombia, uno dei principali Paesi produttori, e a 169 dollari negli Stati Uniti, il principale Paese consumatore, e a più di 300 dollari in Australia. Più sono gli ostacoli che devono essere superati per raggiungere il consumatore finale, più cara è la merce.

    All’inizio degli anni Settanta, l’America ha dichiarato guerra al traffico di droga nella speranza, a detta del presidente Richard Nixon, che i prezzi sarebbero aumentati. In teoria, un costo maggiore avrebbe fatto diminuire i consumatori, in pratica, si è verificato l’esatto contrario. Di fatto, i prezzi della droga sono crollati, rendendola più accessibile.

    Negli anni Trenta, in America, una canna costava tra i 20 e i 40 centesimi di dollaro, se era stata prodotta sul territorio nazionale, ma raggiungeva quota un dollaro se proveniva dal Messico, dove l’erba era di qualità migliore.

    Secondo i rapporti dell’Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti, tra il 1990 e il 2010, il grammo di cocaina in America è passato a costare da 178 a 169 dollari. Negli stessi anni quello dell’eroina da 1031 si è ridotto a 450 dollari, cioè meno della metà. La stessa cosa si è verificata in Europa, il secondo mercato più importante in termini di consumatori, dove il costo della cocaina al grammo è mediamente passato da 117 a 82 dollari, e quello dell’eroina da 173 a 68 dollari, in corrispondenza di un aumento in termini di purezza e di potenza della droga. In America, in vent’anni, il prezzo di un grammo di marijuana da 25 si è abbassato a 12 dollari, ma la qualità delle sue sostanze psicoattive è aumentata dal 4% al 12%.

    Nella ripartizione dei prezzi al chilo le cifre diventano astronomiche. Negli anni Settanta, un chilo di cocaina in Colombia costava 7000 dollari, oggi invece si è assestato a 1500 dollari. Quando varca la frontiera degli usa, dopo aver attraversato l’America centrale e il Messico, o dopo aver percorso la rotta marittima delle isole dei Caraibi, quel chilo vale sino a 35.000 dollari. Se viene contrabbandato in Europa attraverso la Spagna, il prezzo supera i 50.000 dollari e può sfiorare i 70.000 se i narcotrafficanti riescono a introdurre la merce nel Regno Unito. Tuttavia, i prezzi al consumatore si sono abbassati a tal punto che una dose di cocaina in Europa costa quanto un bicchiere di vino in un qualsiasi ristorante italiano.

    I prezzi variano in base alle sostanze con cui la droga viene tagliata. Un chilo di cocaina pura di solito aumenta del quadruplo se mescolata con altri prodotti, come farina o talco. In questo modo si ottiene un maggior numero di dosi. Pertanto il chilo entrato in America al prezzo di 35.000 dollari genera un profitto di minimo 120.000 dollari, a seconda del taglio.

    Anche i fattori climatici e politici incidono sui prezzi della droga. Ad esempio la siccità o l’eradicazione forzata delle coltivazioni di papavero e marijuana provocano una scarsità di materia prima, mentre l’arresto di narcotrafficanti rende più difficile il contrabbando dei carichi.

    Il Perù, per esempio, nel 2013 ha ridotto del 17% gli ettari coltivati a foglia di coca, fatto che ha provocato un aumento record dei prezzi. In quell’anno, la foglia di coca peruviana al chilo costava tra i 4,3 e gli 8,2 dollari a seconda della sua qualità, cifre mai viste prima di allora. Quest’anno il prezzo al grammo del cloridrato di cocaina, la cui produzione è in mano ai peruviani, è passato da 993 a 1310 dollari per via di un raccolto scarso. A una minore produzione corrisponde un aumento del costo.

    Il rapporto dell’osa pubblicato nel 2012 ha dimostrato che i prezzi della droga si abbasserebbero se fosse legalizzata, dato che i produttori non dovrebbero più investire, per esempio, somme astronomiche nel trasporto. Tralasciando le tasse e gli oneri amministrativi che dovrebbero essere pagati al governo, il prezzo della cocaina cadrebbe del 96%, quello dell’eroina del 98% e quello della marijuana di più dell’80%.

    Il prezzo della droga in Perù aveva già subito un cambiamento all’inizio degli anni Novanta, quando un fungo aveva contaminato circa 12.000 ettari di terra, facendo crollare il valore della foglia di coca e obbligando molti contadini ad abbandonare le coltivazioni in cerca di un altro mezzo di sussistenza. Il crollo dei prezzi, in quel caso, era dovuto anche al fatto che la Colombia aveva aumentato le proprie piantagioni di coca per non dipendere più dalla Bolivia e dal Perù. I narcotrafficanti peruviani, poi, sono riusciti a riconquistare terreno, evitando l’intermediazione dei cartelli colombiani per rivolgersi direttamente a quelli messicani. Sempre in quegli anni, approfittando dell’estinzione dei cartelli di Medellín e Cali, i guerriglieri e i gruppi paramilitari colombiani hanno deciso di entrare nel traffico, impossessandosi della produzione della foglia di coca e del papavero. Questi nuovi attori, avendo in mano il controllo del mercato, si sono messi a sfruttare i contadini pagando i loro prodotti di meno e rivendendoli a un prezzo più alto.

    LO SAPEVI CHE… il prezzo di un chilo di cocaina può aumentare di cinquecento volte da quando esce dalla giungla colombiana a quando entra negli Stati Uniti?

    Il commercio illegale di droga segue le stesse regole della fissazione dei prezzi stabilite dal capitalismo, cioè oscilla in base all’offerta e alla domanda. A metà del secolo passato, i soldati che combattevano nella Seconda guerra mondiale avevano bisogno di morfina, fatto che ha portato a un aumento delle piantagioni di papavero, il fiore dal quale si ricava questo potente analgesico. La domanda era così alta che il prezzo aumentò. Prima della guerra, a Parigi una libra di eroina costava 300 franchi, cifra che dopo crebbe fino dieci volte tanto.

    Nel 2014 anche i consumatori americani di marijuana hanno subito l’impatto della variazione tra offerta e domanda. Alla legalizzazione in alcuni Stati della cannabis è corrisposta una carenza di merce. In alcuni negozi legali il prezzo è passato da 2.500 a 6.000 dollari per circa 453 grammi. Questa droga, tuttavia, può essere molto economica per chi decide di seminarla a casa propria per un consumo casalingo, limitandosi a rifornire i propri amici, ed evitare così di rivolgersi alla rete di narcotrafficanti. In Uruguay, a partire dal 2015, il governo ha stabilito che un grammo di marijuana legale costa 87 centesimi di dollaro.

    Per quanto riguarda l’eroina, Tanzania, Kenya, Pakistan e Kyrgyzstan sono i Paesi che hanno i prezzi più bassi, dato che un grammo oscilla tra 1,3 e 2,2 dollari. Al contrario, in Nuova Zelanda, Brunei e nelle isole della Repubblica di Mauritius il prezzo si assesta tra 358 e 1.283 dollari.

    La cocaina raggiunge prezzi più alti, tra 375 e 426 dollari, in Nuova Zelanda, Austria e Armenia, però costa soltanto un dollaro o meno in Perù, Venezuela, Panama e Trinidad e Tobago.

    I prezzi più alti della marijuana fluttuano tra 38 e 124 dollari al grammo nelle Bermuda, Giappone e Islanda, cifre che contrastano con la maggior parte dei Paesi africani, dove la droga si può acquistare con meno di un dollaro.

    Le amfetamine o altre pastiglie costano al grammo da 366 a 616 dollari in Corea, Bahrein e Svizzera, ma il prezzo crolla tra 1,6 e 2,1 dollari in Cambogia, Laos e Giordania.

    L’oscillazione dei prezzi dipende anche dalla qualità del prodotto finale. Un grammo di cocaina pura, che in usa arriva a costare 169 dollari, non equivale a un grammo di (cocaina modificata con sostanze che la cristallizzano), il cui prezzo si assesta intorno ai 10 dollari a dose. In Sudamerica il paco, uno scarto della lavorazione della cocaina che viene mescolato con varie sostanze chimiche estremamente nocive, può essere acquistato a meno di un dollaro.

    La variazione dei prezzi è dovuta anche ai rischi a cui vanno incontro i narcos in caso di cattura da parte delle forze dell’ordine. Un caso estremo è rappresentato dal Brunei, il Paese asiatico in cui un grammo di eroina costa 1.330 dollari, quando in Kenya la stessa identica droga si può trovare a meno di due dollari. Tanta disparità è dovuta al fatto che il Brunei è uno dei sedici Paesi al mondo che punisce con la morte i crimini connessi alla droga.

    RIASSUMENDO: i prezzi della droga sono gonfiati in modo artificioso perché è una merce illegale.

    3

    Impatto del narcotraffico sull’economia

    Il profitto del narcotraffico ha un impatto sull’economia mondiale, perché va ad alimentare il circuito di riciclaggio di denaro, i protagonisti del quale raramente vengono arrestati e sanzionati. Le fortune del crimine organizzato finiscono col riscattare le banche in crisi di Paesi ricchi e col condizionare la politica in luoghi come l’Afghanistan, dove gli introiti derivati dalla produzione del traffico di eroina rappresentano oltre il 50% del pil. Il denaro narco influisce sulla produzione di beni legali, aumenta la disoccupazione, la violenza e la mancata frequentazione della scuola da parte dei giovani e, in casi estremi, provoca la chiusura di aziende e la trasmigrazione di gruppi di persone.

    Il narcotraffico è molto lucrativo. Secondo le Nazioni Unite, genera un profitto annuale pari a 350 miliardi di dollari, cifra che supera il debito estero di diversi Paesi dell’America Latina e il bilancio globale di molte nazioni africane.

    In Paesi produttori come Colombia, Perù, Bolivia e Messico, i miliardi del narcotraffico alterano le statistiche degli introiti delle importazioni, indeboliscono le aziende legali che pagano le tasse e influenzano la produttività della povera gente che, spaventata dalla violenza, osserva migliaia di giovani abbandonare le scuole per andare ad alimentare le fila del crimine organizzato.

    Nei Paesi come l’America, in cui la droga viene consumata, le organizzazioni criminali hanno trovato terreno fertile per riciclare le loro fortune grazie a complesse

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