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Pandemie della civilizzazione: II edizione
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Pandemie della civilizzazione: II edizione
E-book366 pagine2 ore

Pandemie della civilizzazione: II edizione

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Info su questo ebook

Una narrazione documentata di uno dei più clamorosi errori della scienza moderna.
Una critica delle linee guida nutrizionali divulgate dalle organizzazioni, a partire dall’OMS, che si occupano di salute.
Una chiara spiegazione di come il cibo stia contribuendo all’inarrestabile crescita di obesità, diabete e di altri flagelli sanitari, le “pandemie della civilizzazione”.
Un esame puntuale dei paradigmi scientifici e delle prassi mediche che stanno portando al collasso i sistemi sanitari.
Crollano indiscussi miti contemporanei, a partire dall’importanza della prima colazione per arrivare al culto della dieta mediterranea.

Luigi Rigolio, laureato in Storia della Filosofia antica, con interesse per l’Epistemologia, la Storia della Scienza e della Medicina, vanta una lunga esperienza lavorativa nel farmaceutico e nella ricerca clinica. Cultore dei testi tradizionali, ha pubblicato Omero Psicologo, Ritter Editore (2020). Docente di Marketing sanitario presso l’Università degli Studi dell’Insubria, vive e lavora in provincia di Varese.
LinguaItaliano
Data di uscita30 ott 2023
ISBN9788830682375
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    Anteprima del libro

    Pandemie della civilizzazione - Luigi Rigolio

    cover01.jpg

    Luigi Rigolio

    Pandemie della civilizzazione

    un disastro causato dalla scienza

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-8505-5

    I edizione settembre 2023

    Finito di stampare nel mese di settembre 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Pandemie della civilizzazione

    Un disastro causato dalla scienza

    Ai miei insegnanti

    Parte I

    Pandemie

    CARDIOLOGIA

    I grassi nella nutrizione

    "Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: ‘Ho acquistato un uomo dal Signore’. Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.

    Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta."

    Genesi, la Sacra Bibbia

    L’essere umano, da sempre, ha compreso il valore dei grassi alimentari. Cristo significa unto, e tutta la liturgia cattolica parla di oli sacri, di unzioni, traslando nella spiritualità un retaggio di un antico sapere medico.

    Fino agli anni ’70 gli obesi erano una rarità in Italia, eppure la cucina tradizionale nostrana aggiungeva condimenti e sughi ovunque. Olio, burro, lardo e strutto venivano aggiunti per conservare, per insaporire, per aumentare il potere nutrizionale.

    Il lavoro dei campi e la caccia sono possibili grazie a pasti che procurano calorie e proteine.

    Gli oli di semi sono stati commercializzati nel secolo scorso. Fino ad allora i grassi di origine animale sono stati una fonte preziosa di calorie, probabilmente la più rilevante.

    I nostri antenati, prima della coltivazione e della spremitura delle olive, prima dell’olio di arachidi e di semi di girasole, per milioni di anni, si sono procurati l’energia prevalentemente da lardo, strutto e burro.

    ’900: crescita di infarti e ictus

    Nei primi anni del ’900 la Cardiologia era una disciplina minore. La curva di incidenza degli infarti si fece rilevante nei decenni successivi. Intorno agli anni ’40 le malattie cardiovascolari, in crescita lineare, divennero la prima causa di morte, strappando il triste primato alle malattie infettive.

    Già nel 1910 le autopsie su infartuati avevano rilevato un anomalo accumulo di grassi nelle arterie. Depositi di colesterolo generavano irrigidimento delle arterie e riduzione del lumen, la sezione interna dei vasi, dove scorre il sangue.

    Dimostrata la correlazione tra aterosclerosi ed eventi cardiovascolari, rimaneva da comprendere la causa degli accumuli di colesterolo nelle arterie.

    L’ipotesi di Ancel Keys

    La Scienza medica, fino alla II Guerra mondiale, non considerava problematici i grassi alimentari di origine animale.

    Negli anni ’20 venne sperimentata con successo la dieta chetogenica, ad alto contenuto di grassi saturi, nell’epilessia.

    In quegli anni i diabetici venivano curati eliminando cereali e frutta, sebbene fino alla scoperta dell’insulina i risultati furono sempre molto modesti.

    Ma un Nutrizionista americano, essendosi convinto che i grassi animali fossero all’origine delle problematiche cardiovascolari, cambiò la storia, non solo della Medicina.

    Ancel Keys, un Fisiologo nato nel 1904, era già famoso al tempo della II Guerra mondiale, quando aveva dettato gli ingredienti dei pasti dei soldati USA. Per questo le razioni dei soldati americani vennero denominate K, come ricordano gli Italiani che hanno vissuto quei tempi.

    Lo Scienziato aveva osservato, frequentando lo scenario delle operazioni belliche, che molte popolazioni del Mediterraneo godessero di straordinaria longevità. Nell’Italia meridionale ed in Grecia c’erano moltissimi ultracentenari, un fenomeno praticamente ignoto negli USA.

    Ancel Keys si convinse che la longevità derivasse dal ridotto consumo di grassi saturi, ovvero di origine animale. La nutrizione dei Mediterranei e dei Giapponesi comprendeva vegetali, cereali, pesce, e solo in misura ridotta carni grasse. Keys concluse, pur senza il supporto di sperimentazioni, che la crescita di eventi cardiovascolari derivasse dal consumo di grassi di origine animale.

    Vi erano alcuni elementi che rendevano plausibile la tesi di Keys.

    Innanzitutto era chiaro che il colesterolo, un grasso, fosse la causa dell’aterosclerosi, dell’irrigidimento delle arterie.

    Una sperimentazione fatta su conigli nutriti a grassi animali aveva portato alla morte dei poveri animali in poche settimane.

    Quella che era una plausibile ipotesi diventò, senza ulteriori evidenze, un dogma. Non vennero considerati argomenti contrari che avrebbero dovuto suggerire maggior cautela e dati più solidi.

    Lo studio Seven Countries dimostra una correlazione errata

    Coloro che hanno eccessiva fiducia nelle proprie teorie o idee non solo non sono ben orientati per fare scoperte, ma tendono a fare osservazioni molto scarse. Forzatamente, essi sono portati a giudicare alla luce di preconcetti, così vedono in ogni loro esperimento una conferma della loro teoria.

    Claude Bernard¹

    Per dimostrare la tesi della pericolosità dei grassi saturi, Keys organizzò e condusse il Seven Countries Study. I paesi coinvolti furono: Italia, Grecia, Giappone, USA, Olanda, Finlandia e Yugoslavia.

    Tramite migliaia di interviste retrospettive, ovvero con domande tipo Cosa hai mangiato negli ultimi giorni?, venivano indagate le abitudini alimentari delle diverse popolazioni.

    La metodologia fu ritenuta già ai tempi approssimativa, visto che non veniva somministrato un diario alimentare. Mancavano i dati sulla quantità e sulla tipologia dei cibi consumati.

    Gravi erano anche i fattori confondenti, variabili che differenziavano la vita dei popoli ritenuti più longevi:

    1) Finlandia e Olanda sono paesi pianeggianti, mentre Grecia, Italia e Giappone non lo sono. In quegli anni, dove una persona camminava mediamente 15 km al giorno, la differenza tra camminare in piano o in salita era estremamente rilevante per la salute del sistema cardiovascolare.

    2) L’esposizione ai raggi solari è completamente diversa per le popolazioni nordiche rispetto a quelle del Sud-Europa. Oggi sappiamo che la vitamina D, importante per il funzionamento del sistema immunitario, è prodotta dalla pelle esposta alla luce solare.

    In sintesi, enormi imprecisioni nel disegno e nella raccolta dei dati rendevano Seven Countries non affidabile, anche per gli standard dell’epoca. Eppure tale ricerca fornì ad Ancel Keys una grande reputazione, che lo scienziato seppe sfruttare politicamente.

    Lotta tra Scienziati

    Nonostante la debolezza metodologica, Ancel Keys considerò Seven Countries sufficiente per dimostrare la tesi della pericolosità dei grassi saturi.

    Lo studio ebbe una risonanza enorme in quanto era la prima spiegazione plausibile sulla causa dei depositi di colesterolo nelle arterie degli infartuati, l’aterosclerosi.

    Ancel Keys, grazie al prestigio ottenuto, acquisì grande peso politico e mediatico. Fu intervistato a seguito dell’ictus del Presidente Ike Eisenhower, e ovviamente sfruttò l’opportunità per sottolineare che bacon e grassi saturi fossero pericolosi per la salute.

    Forte dei dati raccolti, Ancel Keys condizionò in modo dittatoriale l’agenda dei congressi scientifici.

    Con l’appoggio dei fedelissimi collaboratori ostacolava gli oppositori, cestinando gli studi che portavano dati contrari. Lo stesso Seven Countries era nato come studio molto più ampio, ma i dati di 15 paesi che non coincidevano con l’ipotesi vennero esclusi.

    Tra gli oppositori c’era il Ricercatore inglese John Yudkin, che non ritenne plausibile la correlazione di Keys; visto che un fenomeno nuovo richiede una nuova causa, non poteva essere che i grassi, da sempre fondamentali nella nutrizione umana, fossero la causa dell’incremento degli infarti.

    Per Yudkin la vera novità nella nutrizione umana era l’incremento del consumo di zucchero, che avrebbe dovuto essere indagato come causa delle malattie cardiovascolari. L’ipotesi di Yudkin fu ritenuta non credibile e lo Scienziato inglese fu progressivamente emarginato.

    Ci sono molti punti deboli nell’ipotesi di Keys.

    Come mai, se il colesterolo si deposita sulle pareti dei vasi, si otturano prima le arterie, poi i capillari? Come mai animali vegetariani producono il colesterolo?

    La vittoria di Keys su Yudkin fu sancita dalle organizzazioni scientifiche, come l’Associazione dei Cardiologi Americani, che gradualmente adottarono l’idea della pericolosità dei grassi saturi.

    Il peso delle organizzazioni scientifiche fu decisivo per accreditare la correlazione tra grassi saturi e l’accumulo di colesterolo nelle arterie.

    L’ipotesi divenne un dogma prima che una sufficiente quantità di dati ne dimostrasse l’affidabilità.

    Una ad una, le organizzazioni medico-scientifiche adottarono un paradigma non fondato su sperimentazioni. L’autorità era sostenuta dall’autorità.

    Nella terza parte cercheremo di capire qual è la causa di una vicenda che risulta oggi incomprensibile.

    Il colesterolo è il cattivo

    Una serie di coincidenze portarono acqua al mulino di Ancel Keys, il quale morì centenario mentre John Yudkin scomparve a 85 anni.

    Il nuovo dogma, che si consolidò definitivamente negli anni ’70, suonava più o meno così:

    una dieta ricca di grassi animali porta ad un eccesso di colesterolo nel sangue, che depositandosi sulla parete dei vasi sanguigni genera aterosclerosi e ostruzioni. Arterie irrigidite e ostruite provocano malattie cardiovascolari, infarti e ictus.

    A partire dagli anni ’70 vennero emesse raccomandazioni nutrizionali e terapeutiche coerenti con il nuovo dogma.

    Il colesterolo cattivo salva lo zucchero

    "Quando valutiamo un argomento, ci interessano due cose:

    (i) Le premesse sono vere

    (ii) Supponendo che le premesse siano vere, quale sostegno danno alla conclusione"

    Bryan Skyrms²

    Il successo di Ancel Keys fu soprattutto un successo politico, derivante dalla capacità di influire sulla comunità scientifica. Non solo fu stabilito che i grassi saturi fossero il problema, ma si decise che il consumo di zucchero, in crescita lineare,³ non fosse pericoloso per la salute umana.

    A partire dagli anni ’80 l’ipotesi di John Yudkin, che correlava l’aumento del consumo di zuccheri con l’impennata delle malattie cardiovascolari, fu cancellata e dimenticata. Lo zucchero gode di un’indistruttibile reputazione.

    La potentissima Food and Drug Administration, nel 1986, quando l’ipotesi di Ancel Keys era ormai dogma, stabilì, senza alcun dato di supporto, che il consumo medio degli Statunitensi di zucchero fosse sicuro.

    Come consumo medio si stimò l’equivalente di una Coca Cola al giorno pro-capite, ovvero 18 kg di zucchero l’anno, mentre le stime dell’USDA erano circa del doppio. Nel 2016 si è stimato che il consumo medio di zucchero in USA sia in realtà di 40 kg l’anno pro-capite, ovvero di 100 volte superiore rispetto all’inizio del secolo XX.

    Il dogma della correlazione tra consumo di grassi saturi e infarti portò ad una cascata di conseguenze che costituiscono un enorme disastro sanitario, economico e ambientale.

    Le linee guida nutrizionali mediterranee

    Il paradigma scientifico che correlava grassi saturi ed eventi cardiovascolari si tradusse in linee guida. A parziale discolpa della Scienza, mancavano allora molti dati decisivi. Non era noto il metabolismo del fruttosio, che determina in modo diretto e rapido insulino-resistenza, né il metabolismo cardiaco, che brucia solo grassi.

    A partire dal dogma Mangi grassi animali, ti procuri un infarto, le nascenti organizzazioni medico-scientifiche proposero la piramide alimentare, che è ancora oggi un riferimento indiscusso, un’immagine che tutti conosciamo.

    La Piramide esplicita, in un semplice triangolo, le porzioni delle linee guida per una sana nutrizione: 7 porzioni di cereali al giorno, 5 di frutta e verdura, 3 di carne e pesce, 1 di dolci.

    Tale schema ereditava l’idea che Ancel Keys si era fatto sulla dieta dei Mediterranei.

    Si trattò di una spinta formidabile per l’industria alimentare italiana, visto che pane, pasta e pizza sono il modo più semplice e gustoso per assumere cereali.

    La Piramide alimentare promuove le pandemie

    Nina Teicholz, giornalista scientifica statunitense, ha dedicato anni ad analizzare lo studio Seven Countries e le altre prove scientifiche che hanno portato alla piramide alimentare.

    La Teicholz ha dimostrato che lo studio promosso da Ancel Keys non può essere considerato prova scientifica di alcuna correlazione, sia per il disegno, sia per i metodi di raccolta dei dati.

    La Piramide, che sintetizza le linee guida nutrizionali, contiene incredibili incongruenze, come la coabitazione sullo stesso piano di frutta e verdura. In pratica le linee guida sostengono che, dal punto di vista nutrizionale, un kg di albicocche equivale ad un kg di cavolfiori.

    Una sperimentazione su topi, nutriti con uno schema ricavato dalla piramide alimentare, fatte le debite proporzioni, ha generato animali obesi in poche settimane!

    Le curve epidemiologiche delle malattie del benessere e dell’obesità subirono, a seguito della pubblicazione della piramide alimentare, una drammatica impennata. Le linee guida ebbero l’effetto della benzina sul fuoco. La riduzione del consumo di grassi si risolse in un incremento abnorme del consumo di zuccheri.

    Grazie all’alleanza tra cattiva Scienza e industria alimentare, obesità e diabete hanno una tale prevalenza da poter essere definiti pandemici, per numero di casi, non per veicolo di trasmissione, ovviamente.

    Nonostante la crescita lineare, le linee guida nutrizionali rimangono invariate. I carboidrati sono diventati, grazie all’alleanza tra Scienza e Industria, la base dell’alimentazione umana.

    L’industria alimentare va a nozze

    Alla luce delle indicazioni degli organismi scientifici l’industria lanciava prodotti magri e dietetici, ovvero a basso contenuto di grassi.

    Banditi i salumi, i formaggi grassi, il burro, lo strutto, esplodevano i cibi lavorati o super-lavorati, prodotti con ingredienti di origine vegetale.

    I consumi si orientavano verso le carni bianche, verso il latte scremato, lo yogurt magro, i cereali integrali, i derivati dalla soia.

    Ebbero anche grande successo i surrogati vegetali del burro. I nipoti del Crisco, come la margarina e gli oli di semi, sono adottati da molti consumatori, nonostante siano stati dimostrati danni rilevanti per la salute umana.

    I cibi zuccherati, invece di saziare, generano dipendenza e assuefazione. Aggiungere zucchero, con la benedizione della Scienza, fidelizza i clienti e fa esplodere i consumi.

    Moltiplicazione di dogmi

    I carboidrati non sono di per sé pericolosi per la salute umana, visto che abbiamo la possibilità di metabolizzarli. Perché lo diventino bisogna moltiplicare i pasti.

    Il dogma secondo il quale la colazione sarebbe il pasto più importante ha guidato i genitori a proporre ai bambini, anche se inappetenti, cereali zuccherati, marmellata, biscotti.

    Si è progressivamente diffusa la colazione a base di cereali lavorati e zuccherati. Gli zuccheri a colazione si sommano all’apporto glicemico fornito naturalmente all’organismo al risveglio.

    Il picco di insulina che deriva da tale trattamento genera un attacco di fame bestiale già dopo due ore, che rende necessario l’immancabile spuntino, suggerito anche da nutrizionisti e dietologi.

    Per mangiare continuamente bisogna mangiare poco, per cui inevitabile l’assunzione continuativa di carboidrati, il cibo alla base della Piramide. Risultato: fame cronica e infiammazione.

    In Italia, protetti dalla dieta mediterranea

    Un moderato accumulo di grassi ha permesso ai nostri antenati di sopravvivere ad un digiuno forzato.

    Le riserve di grasso in una persona normopeso sono sufficienti a sopravvivere per giorni senza cibo, mentre l’obesità non è compatibile con la vita dei cacciatori-raccoglitori.

    Per pattugliare il territorio, gli animali spazzini non si possono permettere un sovrappeso rilevante, indispensabile invece per lunghi periodi di digiuno, come il letargo.

    La popolazione dei paesi avanzati è stata accompagnata verso obesità e diabete di tipo II tramite campagne di educazione alimentare derivate dalla cattiva Scienza.

    Nell’amato Stivale ci siamo convinti che, grazie ai prodotti mediterranei, siamo immuni dai problemi che affliggono gli Stati Uniti oppure il Messico, paese numero uno nella prevalenza di diabete.

    L’obesità nel nostro paese ha una prevalenza minore rispetto agli stati nordamericani, ma il trend è chiaramente in crescita.

    L’aura mitica della dieta mediterranea si traduce nella convinzione che

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