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Stefano Tuccio S. J.: Ispirò Caravaggio e Shakespeare
Stefano Tuccio S. J.: Ispirò Caravaggio e Shakespeare
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E-book174 pagine2 ore

Stefano Tuccio S. J.: Ispirò Caravaggio e Shakespeare

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Quale importanza riveste Stefano Tuccio (Monforte, 1540 - Roma, 1597) nella cultura della seconda metà del XVI secolo? Perché è stato considerato santo dai suoi contemporanei?Quale influenza ha avuto il suo teatro sui dipinti religiosi di Caravaggio? Perché Tuccio è da considerarsi il maggiore ispiratore di Shakespeare?Perché la Ratio studiorum (Piano di studi dei Gesuiti), alla cui stesura Tuccio ha contribuito in maniera determinante, si può considerare fondamento dell’attuale scuola moderna?Il presente studio cerca di rispondere, in modo semplice ma esaustivo, a questi e altri interrogativi attorno alla figura di un illustre uomo di fede e di cultura.Guglielmo Scoglio, ingegnere, già docente di Telecomunicazioni negli istituti tecnico-professionali, è stato presidente del Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) e membro della Commissione Cultura della Diocesi di Udine con gli arcivescovi Alfredo Battisti e Pietro Brollo.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2017
ISBN9788863584394
Stefano Tuccio S. J.: Ispirò Caravaggio e Shakespeare

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    Anteprima del libro

    Stefano Tuccio S. J. - Guglielmo Scoglio

    Capitolo I

    Tuccio, la vita e le opere

    La Chiesa del secolo XVI. Nascita e ruolo della Compagnia di Gesù

    Convenzionalmente l’Evo Moderno si fa iniziare nel 1492 con la scoperta delle Americhe, avvenimento che rivoluziona la storia del nostro pianeta. Da allora si susseguono altri eventi che hanno grande rilevanza e ripercussioni sul nostro tempo. Nel 1498 Vasco De Gama sbarcò in India dando vita ad un fiorire di commerci con quelle terre e aprendo la strada alle conquiste portoghesi in Oriente. Drammatici eventi sconvolsero il mondo cattolico con conseguenze non solo in campo religioso, ma anche in quello politico. Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero affisse le sue famose 95 tesi sulla porta principale della chiesa del castello di Wittenberg dando inizio alla Riforma protestante. In seguito anche Zuinglio e Calvino daranno vita a movimenti religiosi cristiani che si differenziano dal luteranesimo. Il successo di questi movimenti fu determinato, più che da motivi teologici, dalla corruzione che regnava nella Chiesa di Roma. Il frate domenicano Girolamo Savonarola così esprimeva il suo disagio: [Chiesa], hai profanato i sacramenti con la simonia. La tua lussuria ti ha reso una prostituta […]. E così, o Chiesa prostituta, la vergogna di cui ti sei macchiata appare agli occhi dell’intero universo, e il tuo fiato avvelenato è salito fino al cielo. Anche i religiosi si rendevano conto di questo. Una commissione di cardinali e alti prelati così descrive con preoccupazione la situazione a Paolo III, papa dal 1534 al 1549: Come da cavallo di Troia, si sono riversati nella Chiesa di Dio una coorte di abusi e di mali, che l’hanno condotta a un tale stato da far disperare della sua salute. Ne è corsa la fama sino agli infedeli, i quali per questa ragione deridono la nostra religione, così che per noi, proprio per noi è tra i pagani vituperato il nome di Cristo¹⁴.

    Convocato da Paolo III, nel 1545 ebbe inizio il Concilio di Trento che durerà ben 18 anni, fino al 1563, sotto il pontificato di tre papi. I documenti approvati condannarono la dottrina di Lutero riconfermando l’insostituibile funzione della Chiesa, il valore dei sacramenti, l’efficacia delle opere come conseguenza della grazia e diedero anche vita a una riforma.

    Come reazione al degrado della Chiesa, fin dalla prima metà del XVI secolo nacquero nuovi movimenti religiosi che anche oggi sono pienamente attivi. Nel 1524 il sacerdote vicentino Gaetano da Thiene e il vescovo napoletano Gian Pietro Carafa creano l’ordine dei Teatini che unisce all’apostolato lo spirito di povertà più assoluto: l’ideale per loro è vivere da poveri per i poveri. Nel 1528 nella famiglia francescana sorgono i Cappuccini, che si caratterizzano per spirito di povertà e penitenza e si incaricano della predicazione popolare. Nel 1540 il papa approva la Compagnia dei Servi dei Poveri o Congregazione dei padri Somaschi, un’iniziativa di Girolamo Emiliani che si occupa principalmente di orfani e derelitti. A Brescia nel 1535 Sant’Angela Merici fonda la congregazione delle Orsoline col compito di educare le fanciulle. Nel 1545 la famiglia religiosa dei Chierici Regolari di San Paolo detta dei Barnabiti, perché il loro punto di riunione è nella chiesa di San Barnaba a Milano, inizia la sua attività di predicazione, confessione ed educazione della gioventù. Il portoghese Giovanni di Dio si dedica all’assistenza ai malati dando vita al noto ordine ospedaliero Fatebenefratelli sorto nel 1544.

    Nel 1575 Gregorio XIII crea la Congregazione dell’Oratorio di Filippo Neri che si propone l’assistenza religiosa del popolo e l’educazione della gioventù. Nel 1591 viene riconosciuto l’ordine dei Camilliani, sorto per iniziativa di San Camillo de Lellis, che ha come scopo la cura degli infermi. Nel 1597 Giuseppe Calasanzio, fondatore degli Scolopi, apre a Roma la prima scuola popolare gratuita in Europa.

    Nel 1540 papa Paolo III approva un’iniziativa dello spagnolo Ignazio de Loyola che viene denominata Compagnia di Gesù o ordine dei Gesuiti. I compiti assegnati dal papa al nuovo movimento sono: evangelizzare le terre di recente conquistate in India e nel Nuovo Mondo (Indie orientali e occidentali), contrastare le nuove idee che i protestanti stanno diffondendo, far crescere la religiosità dei cattolici ed in particolare educare i giovani. Un altro compito che i Gesuiti si assunsero fu quello di istruire i preti, tra cui regnava l’ignoranza al punto che alcuni non sapevano né leggere né scrivere.

    Compito dei Gesuiti era predicare, confessare, educare la gioventù.

    La Compagnia di Gesù era guidata da un Preposito Generale o, semplicemente, Generale, di cui il primo fu il fondatore, Sant’Ignazio. Una delle maggiori caratteristiche del nuovo ordine era l’assoluta sottomissione dei membri alla volontà dei superiori enunciata nell’espressione ubbidienza nello stesso modo di un cadavere (perinde ac cadaver); si chiedeva loro anche di essere tra le mani del superiore come cera plasmabile che assume la forma voluta: fare tutto quello che egli vuole. I Gesuiti oltre ai voti classici (castità, povertà e obbedienza) pronunciavano un quarto voto che li obbligava a mettersi a disposizione del papa per qualsiasi missione questi ritenesse necessaria o utile per il bene della Chiesa.

    Ignazio prescriveva ai suoi di non far polemiche, di non criticare l’atteggiamento del papa o dei governanti. I Gesuiti ottennero così libertà di azione nei luoghi in cui si insediarono e poterono dedicarsi liberamente alla salvezza delle anime con l’educazione, le confessioni e la predicazione.

    Era il tempo in cui dilagavano le idee della Riforma protestante, tanto che nel 1542 con papa Paolo III fu creata l’Inquisizione romana o Sant’Uffizio allo scopo di mantenere e difendere la dottrina della Chiesa individuando e contrastando gli errori. Nel 1558 Paolo IV creò l’Indice dei libri proibiti, cioè l’elenco delle pubblicazioni che, contenendo affermazioni pericolose per la fede o per la morale, erano proibite dalla Chiesa cattolica.

    I Gesuiti furono molto attivi nella lotta alle eresie. Su suggerimento di Ignazio di Loyola nel 1552 Giulio III, papa dal 1550 al 1555, fondò il Collegio Germanico col compito di istruire sacerdoti tedeschi per inviarli poi nel loro paese a combattere le idee dei protestanti.

    Nel 1576 il cardinale William Allen fondò il Venerabile Collegio Inglese di Roma, un seminario per i chierici di nazionalità inglese e gallese che fu approvato nel 1579 da papa Gregorio XIII e posto sotto il controllo della Compagnia di Gesù. Questo si era reso necessario poiché dal 1533 la Chiesa d’Inghilterra, per iniziativa di re Enrico VIII, si era staccata da Roma ed era stata sottoposta all’autorità del sovrano. Dopo che Elisabetta I, figlia di Enrico, regina dal 1558, aderendo alla Riforma protestante iniziò a perseguitare i cattolici, numerosi gesuiti furono inviati missionari in Inghilterra allo scopo di confortare e incoraggiare coloro che erano rimasti fedeli al cattolicesimo.

    Roma, Facciata della Chiesa del Gesù: Sant’Ignazio schiaccia la testa dell’Eresia.

    Quello di missionario in Inghilterra era un compito quanto mai rischioso tanto che, tra il 1581 e il 1679, furono 44 gli allievi del Collegio Inglese di Roma uccisi e di questi 41 furono poi canonizzati o beatificati. La prima missione si ebbe nel 1580 ed era composta dai padri gesuiti Robert Parson e Edmund Campion. La scelta dei Gesuiti non era stata casuale: essi si erano dimostrati, grazie alla loro preparazione culturale, molto capaci a contrastare il protestantesimo. Anche al Concilio di Trento molto efficace era stata la voce dei padri gesuiti Diego Lainez e Alfonso Salmeròn. In particolare molto ascoltato era stato l’intervento di Lainez quando aveva spiegato ai padri conciliari la diversa visione di luterani e cattolici sullo spinoso problema della salvezza. Lainez si era espresso con una parabola¹⁵: Un giorno c’era un torneo a corte. Il figlio del re disse a uno dei concorrenti: ‘Io combatterò per te, tu devi solo credere in me con tutta l’anima, e io vincerò il torneo’. Lo stesso figlio del re disse a un altro concorrente: ‘Desideri vincere? Ti darò delle armi eccellenti e un magnifico cavallo, ma tu dovrai combattere con tutta la tua anima’. Tutta l’assemblea era in attento ascolto e Lainez spiegò: Il primo caso è quanto afferma la dottrina protestante: tutto è frutto dei meriti di Cristo; il secondo è quanto dice la dottrina cattolica: Cristo ti dà armi spirituali magnifiche, ma sei tu che dovrai operare con tutte le tue forze. La parabola ebbe un grande successo, poiché esaltava la volontà e la scelta dell’uomo (libero arbitrio) e spingeva all’impegno e al dinamismo, secondo le indicazioni della Chiesa di allora e soprattutto dei Gesuiti.

    L’impegno della Compagnia di Gesù fu particolarmente importante nel campo dell’educazione dei giovani. Nel 1548, su richiesta del viceré di Sicilia Giovanni de Vega e dei Giurati della nobile città di Messina, Sant’Ignazio inviò quattro professori e sei studenti guidati da padre Pietro Canisio per aprire un collegio nella città dello Stretto, il Collegio Mamertino, che fu detto Primum ac Prototypum Collegium; ad esso fecero seguito i collegi di Palermo, Napoli, Venezia e Colonia e nel 1551 il Collegio Romano che nel 1584 sarà poi trasferito in un grandioso edificio voluto da papa Gregorio XIII¹⁶ che sorgeva nell’attuale piazza del Collegio Romano e che oggi ospita il liceo classico statale Ennio Quirino Visconti.

    Biografia di Stefano Tuccio

    Stefano Tuccio nacque nel 1540 a Monforte, un piccolo centro della Sicilia ubicato sui monti Peloritani. Fu accolto tra i Gesuiti grazie a padre Ludovico Ungrìa che nel 1557 medici e superiori avevano inviato a Monforte a recuperare la salute. Padre Ungrìa, un dotto gesuita, era stato inviato in Sicilia dallo stesso sant’Ignazio di Loyola e, dopo aver retto i collegi di Catania e Bivona, fu incaricato della guida del Noviziato di Messina. Monforte era stato scelto per la vicinanza a Messina, l’amenità e la salubrità del luogo e l’ospitalità offerta a padre Ludovico da un sacerdote molto per bene e affezionatissimo alla Compagnia, di nome Antonino. Questo sacerdote avrebbe voluto chiedere di entrare nei Gesuiti ma si era trattenuto dal farlo poiché credeva non sarebbe stato accettato a causa dell’età.

    Il soggiorno a Monforte fu molto efficace per la salute di padre Ungrìa che tornò a Messina perfettamente guarito per grazia di Dio e per la bontà dell’aria di Monforte¹⁷. Anche la sua missione apostolica fu particolarmente fruttuosa benché realizzata quasi esclusivamente con l’esempio e le conversazioni private, in quanto le sue condizioni di salute non gli permettevano né di predicare né di confessare. Aveva avuto il permesso dai superiori di tenere ogni giorno solo delle conversazioni di alcuni quarti de hora, ma anche il poco tempo dedicato al clero locale portò molto frutto: più di trenta sacerdoti partecipavano ogni giorno alla sua lezione e ne rimasero tanto soddisfatti che fu più difficile farlo tornare a Messina di quanto fosse stato mandarlo a Monforte, così scrive padre Francesco Stefano in una lettera quadrimestrale inviata a nome del rettore Pantaleone Rodinò al vicario generale Iacobo Lainez¹⁸.

    Ma padre Ungrìa, durante il soggiorno monfortese, oltre a spiegare teologia e morale ai preti locali, era riuscito con colloqui personali a verificare che quattro giovani del luogo erano idonei a far parte della Compagnia di Gesù. Riuscì così a farli entrare nel Noviziato e a far loro frequentare il Collegio Mamertino. Si trattava di un ottimo acquisto per i

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