Dal restauro alla gestione dei giardini: Qualità della formazione e dinamiche di valorizzazione - Atti di convegno
Di aa. vv.
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Le potenzialità di un sistema diffuso di paesaggi di villa in Veneto di Mariapia Cunico; Giardini storici come parchi urbani: una convivenza difficile. Il caso del giardino Perego di Milano di Filippo Pizzoni; Dai restauri alle politiche di gestione dei giardini medicei. La valorizzazione compatibile con il senso del giardino di Giorgio Galletti; Il restauro di villa Revedin Bolasco. La gestione di un grande parco di metà Ottocento e la formazione di Paolo Semenzato; La qualità del progetto e la qualità della gestione di Giuseppe Rallo; Intervenire in un giardino storico. Cautele e professionalità degli operatori di Alfrino Pasetto; I giardini trentini e la formazione di nuove figure professionali di Fabrizio Fronza; Il corso di formazione per “giardinieri specializzati in parchi e giardini storici” di Firenze di Tiziana Grifoni; Le collezioni botaniche in vaso nei giardini medicei. Gestione e cura di Paolo Galeotti; La storia e le buone pratiche di Alberto Passi; Il giardino Jacquard a Schio (VI) di Giorgio Cocco; Villa dei Vescovi a Luvigliano di Torreglia (PD) di Umberto Giolli; Villa Barbarigo a Valsanzibio (PD) di Armando Pizzoni Ardemani.
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Dal restauro alla gestione dei giardini - aa. vv.
LE POTENZIALITÀ DI UN SISTEMA DIFFUSO DI PAESAGGI DI VILLA IN VENETO
MARIAPIA CUNICO
La villa veneta ha costruito nella storia relazioni del tutto speciali e straordinarie con il territorio nella molteplicità delle sue forme, determinando un numero ed una geografia di paesaggi di assoluta unicità. Nell’esigenza di segnalare processi virtuosi di tutela e di valorizzazione del grande patrimonio ancor oggi esistente, si sottolinea la necessità di considerare il Paesaggio di villa nella sua complessità, costruzione costituita da architetture, l’edificio padronale, gli annessi rustici, le serre, la chiesa, il recinto dei muri, i cancelli e portali di accesso, e da spazi aperti, le corti, i giardini, i viali, la campagna, i vigneti. In questo modo, in una rilettura del sommarsi nel tempo di assi, trame e tessiture, si possono del tutto comprendere valori e potenzialità connaturati al paesaggio di villa.
Paesaggio disegnato, intessuto dal tracciato dell’acqua dalla cui presenza non si può prescindere considerando che all’utilizzo di fiumi e canali come vie di accesso alla proprietà è poi corrisposta la progressiva e diffusa collocazione di ville nel territorio. Questo processo insediativo straordinario, consolidatosi nel tempo, è ancor oggi in gran parte riconoscibile ed intatto nei suoi elementi compositivi originari, ma resta spesso in attesa di atti progettuali concreti per una completa valorizzazione.
Il caso emblematico del fiume Bacchiglione e del sistema paesaggistico delle ville
La rete idraulica che caratterizza il territorio compreso tra i Colli Euganei e i Colli Berici, fa riferimento ad un insieme di elementi d’acqua, in particolare il fiume Bacchiglione e le sue deviazioni, che sono stati determinanti nel differenziarsi del processo costruttivo del paesaggio. Le strade d’acqua infatti hanno costituito il sistema connettivo maggiormente utilizzato dai veneziani per raggiungere le loro proprietà, perché affidabile e sicuro rispetto alle vie di terra, legato sia ai traffici locali tra mare, laguna e pianura, sia ai traffici commerciali tra i paesi al di là delle Alpi e le sponde del Mediterraneo.
La costruzione nel tempo di un complesso tracciato di rii e canali legati al traffico fluviale, sovrapposto alla trama sottile di scoli, legati ai retratti delle bonifiche, e di deviazioni, legate alle suppliche per irrigare i campi, è stata la base per l’affermazione di una diversità di paesaggi d’acqua, ognuno con caratteristiche figurative peculiari, un microcosmo di segni collegati alla memoria di una comunità, di una famiglia, di precise sapienze colturali (Fig. 1).
Diversi ed articolati sono stati poi i modi con cui i complessi insediativi si sono collocati rispetto al corso d’acqua. Alcune ville infatti furono realizzate arretrate nella campagna e alle prime pendici del colle e il caso più suggestivo è senz’altro quello del complesso della Rotonda, aperta sul paesaggio coltivato circostante ma in realtà direttamente collegata ad un antico approdo dal fiume Bacchiglione. Il paesaggio intorno alla villa, coltivato a seminativo, a broli e vigneti interrotti da filari di gelsi, costituisce un diaframma di natura che amplia la percezione del manufatto e fa leggere in modo chiaro la composizione ed il ruolo che svolgono nello spazio le architetture e il giardino tutto intorno (Fig. 2).
Altri complessi hanno privilegiato invece una collocazione ravvicinata in cui l’accesso diretto dalla via d’acqua è stato determinante nella costruzione di un particolare assetto del fronte della villa, dei suoi giardini, dei suoi accessi. In prossimità di Ponte di Barbarano, si incontra il complesso di Villa Maltraverso, Sangiantoffetti che ha innescato una relazione del tutto singolare con il canale Bisatto, deviazione duecentesca del grande fiume. L’edificio padronale è infatti orientato in modo ortogonale rispetto al corso d’acqua, e l’accesso dall’argine avveniva un tempo tramite il giardino, connotato da una grande peschiera in muratura, parte di un sistema decorativo più complesso con statue e piante in vaso che fiancheggiavano il dritto viale di accesso. Dal vecchio porto di Albettone il canale continua il suo corso verso i Colli Euganei fino ad incontrare l’abitato di Este e proseguire poi verso Monselice: qui il paesaggio lambito dai Colli Euganei, sembra dilatarsi, vanno infatti rarefacendosi gli insediamenti abitati e prevale una campagna disegnata dai pendii coltivati a vigneto e dalla rete dei canali di scolo. Sul lato destro della via d’acqua pochi insediamenti stanno a testimoniare l’antico ruolo di presidio e di controllo del traffico fluviale: fra tutti emerge Cà Molin Barbaro, costruita alta sulla campagna, arretrata rispetto al canale a cui è collegata da un viale concluso da un ponte costruito nel 1745 su progetto di Luigi Temanza.
Dopo aver attraversato il vecchio centro storico di Monselice, il canale conclude la sua corsa congiungendosi nel centro di Battaglia con il canale Battaglia proveniente da Padova. È da questo punto che il paesaggio coltivato assume caratteri e forme nuovamente diversi, arricchendosi di importanti nuclei di villa in ragione del ruolo svolto dall’asse del Battaglia, costruito tra il 1189 e il 1201 come deviazione del Bacchiglione a Padova, per aprire una nuova via verso la laguna.
Questa antica via d’acqua era utilizzata come una sorta di riviera
, per raggiungere via barca la propria residenza di villeggiatura. Alcune ville si collocarono di conseguenza lungo l’argine o a pochi metri da esso, altre sorsero alte sui rilievi o alle sommità delle propaggini dei Colli, là dove il territorio era maggiormente paludoso. Tra villa e via d’acqua si apre il giardino che, insieme ai viali di accesso, segna il passaggio e l’arrivo dal portale d’accesso. Risultano particolarmente interessanti e suggestivi i modi diversi che queste ville hanno costruito nella relazione con il canale d’acqua, in un impalcato sempre più complesso di cortili, giardini, scaloni di accesso, cancelli e portali, muri di cinta.
Alcune ville, come Villa Pernumia Emo Capodilista a Rivella, mantengono una certa distanza dal corso d’acqua, distanza in cui trova senso e forma il disegno del giardino, diaframma verde che preannuncia l’affaccio della villa, connotando una spazialità diffusa in una composta, scenografica alternanza di vuoti e di pieni. Un giardino fu senza dubbio realizzato a corredo della bellezza della villa progettata da Vincenzo Scamozzi e ultimata nel 1588, così come recita la targa in pietra collocata all’interno della loggia colonnata. Davanti al fronte principale della Villa si apre un parterre di bosso in forma ovale il cui disegno riprende le iniziali intrecciate dei nomi dei due proprietari che hanno restaurato il complesso negli anni sessanta del secolo scorso. Il giardino sul retro si svolge tra la geometria delle siepi, le distese di rose e le bordure di fiori racchiuse da una galleria di carpini potata regolarmente per permettere di mantenerne la particolare forma ricurva. A lato della carpinata sta un’area coltivata a meleto che entra a corredo della bellezza del giardino, con filari di piante tradizionalmente sorrette a spalliera (Fig. 3). Il giardino costituisce un esempio, fra i pochi in Veneto, di come si possa operare nell’innovazione mantenendo una forte continuità nel racconto, con scelte coraggiose e lungimiranti.
Fig. 1 – Tracciato delle bonifiche (foto di Stefano Maruzzo)
Fig. 2 – La Rotonda e il paesaggio disegnato dalle anse del Bacchiglione (foto di Stefano Maruzzo)
Poco lontano, sempre lungo il canale, sorge la scamozziana Villa Molin che affaccia direttamente il suo accesso dall’acqua: in questo caso l’argine costituisce il limite della proprietà e delimita in senso trasversale lo svolgersi da un lato del piccolo giardino formale, chiuso da un boschetto ad alto fusto, dall’altro della corte e delle barchesse (Fig. 4).
Il diffondersi anche nel Veneto della fortuna dello stile paesaggistico, andò mutando la maggior parte dei tracciati originari dei giardini realizzati intorno alle ville determinando nella maggior parte dei casi una cancellazione irreparabile delle geometrie che erano state alla base della relazione tra villa, giardini, campagne e corsi d’acqua. Queste relazioni andrebbero oggi più che mai riscoperte e valorizzate per comprendere appieno la storia di una villa, il motivo del suo orientamento, le ragioni del tracciato di viali e sentieri, di certe aperture e di certi accessi, di certi cancelli.
Necessità di ripartire dal rapporto con l’acqua
Il percorso di fiumi e canali ha costituito nei secoli riferimento preciso alla costruzione del paesaggio della villa veneta, al consolidarsi di segni e presenze ancor oggi fortemente radicate in tutto il territorio (Fig. 5).
Rispetto a queste premesse e all’esigenza di rinnovare e recuperare nel suo complesso la straordinaria bellezza del paesaggio, è risultato senz’altro importante il fenomeno legato al diffondersi di un turismo legato alla mobilità dolce
, con la riscoperta del camminare e dell’andare in bicicletta lungo gli argini o con il recupero di modi tradizionali di percorrere i fiumi in barca a remi. Tutto questo ha significato anche riutilizzare gli antichi sentieri sugli argini e riscoprire, tramite strade di terra ed approdi dalle strade d’acqua, la relazione originaria che aveva determinato il senso, l’orientamento e le regole della collocazione della villa, il valore dei suoi spazi aperti, il significato dei suoi muri, delle sue aperture, dei suoi accessi. Il successo di iniziative locali di gruppi di appassionati del turismo pedonale o in bicicletta, ha dato forza e spessore al valore del paesaggio culturale diffuso in cui la villa sta al centro di un territorio più vasto che troppe volte era stato dimenticato.
Il valore degli spazi di bordo
Accanto a queste nuove forme di abitare il territorio, riscrivendone la bellezza e l’unicità, si stanno