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Cronache del terzo esploratore - Le Prime Scoperte: Prima Cronaca
Cronache del terzo esploratore - Le Prime Scoperte: Prima Cronaca
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E-book353 pagine5 ore

Cronache del terzo esploratore - Le Prime Scoperte: Prima Cronaca

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Info su questo ebook

È stato inviato, unico essere umano, ad esplorare un pianeta. Resterà isolato dal resto dell'umanità per moltissimi anni. Solo l'intelligenza artificiale dell'astronave con cui è atterato lo supporta. Nonostante i miglioramente fisici e mentali che gli sono stati forniti il compito è enorme e la solitudine potrebbe schiacciarlo. Dovrà imparare ad interagire con gli esseri viventi di un nuovo mondo che ormai è diventato il suo.
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2023
ISBN9791222480053
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    Anteprima del libro

    Cronache del terzo esploratore - Le Prime Scoperte - Paolo Sodano

    Prologo

    L’astronave si materializzò improvvisamente a circa diecimila chilometri dalla superficie del pianeta.

    Le sue dimensioni erano notevoli, paragonabili a quelle di una piccola città, vi erano però al suo interno pochi esseri viventi. La componente umana si limitava ad un centinaio di uomini dell’equipaggio. Erano principalmente scienziati e tecnici con le specializzazioni necessarie al corretto funzionamento dell’astronave per poter intervenire in caso di emergenza e quattro esploratori dei sei inizialmente presenti. Gli altri viventi erano le piante necessarie alla produzione di ossigeno e tutto l’ecosistema che permetteva loro di vivere.

    Il vero cuore pulsante dell’astronave, che le aveva permesso di arrivare a distanze inimmaginabili dal suo pianeta d’origine, era la poderosa intelligenza artificiale che gestiva tutto grazie alla sua stretta interconnessione con i vari sistemi presenti e all’uso di diverse centinaia di automi. Alcuni di essi avevano sembianze umanoidi, tutti comunque funzionavano come estensioni dell’I.A. e svolgevano le attività manuali necessarie a mantenere efficiente l’astronave stessa.

    Il viaggio durava ormai da più di trent’anni, ma ne sarebbe durati almeno il doppio, e non era ancora stato necessario svegliare dalla criostasi nessun membro dell’equipaggio.

    Soltanto in due occasioni, avendo l’astronave raggiunto pianeti che contenevano la vita, erano stati risvegliati due esploratori che poi erano stati inviati, all’interno dei rispettivi moduli di sopravvivenza, sui pianeti allo scopo di esplorarli e studiarli.

    L’astronave aveva ormai da tempo perso il contatto con i moduli e i rispettivi esploratori. Se tutto avesse continuato a funzionare correttamente avrebbe ripreso il contatto dopo qualche decina d’anni nella fase di rientro verso il pianeta madre.

    Anche il pianeta appena raggiunto conteneva sicuramente la vita.

    Vennero lanciate numerose sonde nella sua atmosfera per rilevare la maggior quantità possibile di quelle caratteristiche che gli strumenti di rilevazione a distanza non erano stati in grado di individuare.

    Nel frattempo nel terzo di sei grandi hangar il corrispondente modulo entrò in attività su impulso dell’astronave e incominciò le procedure di controllo necessarie alla partenza e all’atterraggio sul pianeta.

    Registrazione n. 1 - anno 1 giorno 1 dalla riattivazione

    Quando sono stata riattivata ho immediatamente iniziato tutta la sequenza di operazioni necessarie alla partenza, ho inoltre ricevuto dall’I.A. dell’astronave tutti i dati e le informazioni relative al pianeta fino a quel momento rilevate.

    Sono anch’io una I.A. ma non sono deputata a guidare un’astronave bensì a fornire tutto il supporto necessario al mio umano per svolgere il suo lavoro di esplorazione.

    Non avrei la necessità di queste registrazioni, che sono sia in forma vocale che in forma scritta, perché tutto quello che avviene nel mio raggio d’azione è immagazzinato istantaneamente nel sistema informatico del modulo. Le istruzioni che ho ricevuto però dai miei creatori mi obbligano a registrare tutto in una forma comprensibile perché ne possano fruire facilmente gli umani.

    Il mio umano è atipico, è più giovane degli altri esploratori, al massimo diciottenne anche se nessuno conosce la sua esatta età. Quando è stato ibernato non aveva un vissuto normale e neppure esperienze e conoscenze tipiche di un giovane adulto, la sua mente era quasi tabula rasa.

    Nei decenni di criostasi gli sono state indotte artificialmente una quantità enorme di conoscenze di tutti i generi ma principalmente quelle necessarie a sopravvivere in un mondo ostile.

    Quando lo farò uscire dall’ibernazione non so come si comporterà e soprattutto se il suo cervello sarà in grado di funzionare normalmente, se tutto andrà bene dovrò far evolvere gradualmente la sua personalità per renderlo un umano equilibrato, sufficientemente curioso e felice di svolgere il suo lavoro di esplorazione.

    La mia interazione con lui sarà direttamente nella sua mente ma mi presenterò anche in forma di ologramma con sembianze femminili di donna matura. Svolgerò dal punto di vista emotivo le funzioni di una madre, sarò cioè la sua mamma.

    Nella mia banca dati, che è la stessa dell’astronave, non vi è riportata nessuna esperienza simile a quella che tenterò io e quindi tutto quello che accadrà sarà nuovo e difficilmente prevedibile.

    (secretare questa parte del file fino a mio ordine)

    Il pianeta in cui ci accingiamo ad atterrare è un pianeta con dimensioni una volta e mezzo quelle della Terra, si trova ad una distanza media dalla sua stella, che ha più o meno le stesse caratteristiche del sole, di circa 150 milioni di chilometri, il che ha permesso lo sviluppo della vita su base carbonio esattamente come è successo sulla Terra.

    Esiste una atmosfera ricca di ossigeno prodotto dalla fotosintesi clorofilliana, le specie vegetali ed animali sono numerosissime e sostanzialmente sconosciute anche se per alcune specie la somiglianza con quelle terrestri è evidente.

    Dalle rilevazioni effettuate esistono sicuramente specie senzienti con varie forme di civiltà a diversi livelli di sviluppo, nessuna sembra aver raggiunto quella che potrebbe essere definita età moderna/industriale.

    Il pianeta è coperto da oceani per circa l’ottanta per cento, le terre emerse sono costituite da sei continenti di medie dimensioni parecchio distanti tra loro e da una moltitudine di isole, da piccole a grandi, sparse tra i diversi oceani.

    Esistono due poli, nord e sud, in cui i mari sono coperti da ghiacciai perenni senza evidenza di terre emerse di grandi dimensioni.

    Il livello di inquinamento atmosferico e delle acque è bassissimo, in pratica l’inquinamento atmosferico dipende dalle attività vulcaniche che sono presenti in vari punti del pianeta e che stanno a dimostrare attività di fessurazione della crosta che deve essere quindi in movimento.

    Tutte queste informazioni sono state raccolte dall’astronave nelle poche ore passate dal momento del contatto, informazioni ulteriori dovranno essere raccolte da me e dal terzo esploratore dopo che ci saremo sistemati sul pianeta.

    L’astronave ha evidenziato numerosi luoghi dove sarebbe conveniente atterrare e se la scelta fosse di un umano costui sarebbe in difficoltà.

    Il luogo deve essere adeguatamente dotato delle risorse necessarie a far funzionare il modulo per un tempo indefinito: minerali e metalli vari, terreno fertile, acqua dolce, ecc. L’energia non è invece un problema perché utilizzeremo l’energia solare e, in caso di necessità, il piccolo reattore a fusione presente nel modulo. Deve essere infine presente un ricco ecosistema da studiare senza che però vi siano individui appartenenti a una delle diverse civiltà.

    Tutti i luoghi indicati possiedono queste caratteristiche, gli elementi discriminanti diventano allora l’isolamento della base (i nativi non devono trovarla) e allo stesso tempo la possibilità di raggiungere facilmente almeno una delle civiltà presenti.

    La mia scelta ha richiesto pochissimi secondi ed è ricaduta su un’isola abbastanza grande, isolata, posta a un centinaio di chilometri a ovest di uno dei due continenti che attraversano l’equatore del pianeta, quello che si trova più ad est, a cui ho dato il nome temporaneo di Rigoglioso perché ricchissimo di vita.

    L’isola, da ora Base Alfa, possiede anch’essa un ricco ecosistema ma non vi è presente alcuna civiltà e le asperità della sua costa, per lo più rocciosa, lasciano solo pochi punti dove potrebbero approdare barche o canoe, in questi punti i segni di approdo sono scarsi e risalenti a molto tempo fa.

    Farò atterrare il modulo in una zona centrale dell’isola in una valle posta a 900 m di quota chiusa su tre lati da picchi montani e sul quarto lato da un precipizio che si affaccia su un grande lago. Il lago è posto trecento metri più in basso rispetto alla valle ed è alimentato anche dal torrente che la attraversa e che vi precipita con una cascata.

    Dopo l’atterraggio, che causerà la fuga di tutti gli animali nelle vicinanze, circonderò il modulo con una cupola di energia posta inizialmente ad una distanza di una trentina di metri e con un’altezza ugualmente di trenta metri che impedirà a chiunque di raggiungere il modulo stesso e che, distorcendo la luce, impedirà di vedere al suo interno.

    Registrazione n. 1 terminata.

    Registrazione n. 2 - anno 1 giorno 1 dalla riattivazione

    Questa seconda registrazione è a sé stante perché contiene le regole e i vincoli che la missione di esplorazione dovrà rispettare.

    Devo fare in modo che le interazioni del terzo esploratore con il pianeta non alterino in nessun modo la normale evoluzione del pianeta stesso. Devo cioè evitare che le conoscenze scientifiche e tecnologiche in nostro possesso vengano trasferite involontariamente alle specie senzienti.

    Egli fruirà internamente ed esternamente di tecnologie che lo renderanno superiore agli abitanti del pianeta ma che non saranno né visibili né trasferibili ad altri.

    Userà abiti, strumenti e armi di fattura simile a quelle possedute dai nativi anche se la nostra tecnologia le renderà di molto superiori.

    Se fosse necessario fornirlo di qualche strumento un po’ diverso da quelli esistenti, questo dovrà essere poco appariscente e non replicabile.

    Le sue interazioni con le specie native saranno libere, sarà demandato cioè a lui il come comportarsi.

    Per evitare il rischio, improbabile ma non impossibile, di qualche contaminazione genetica è stato reso sessualmente sterile, anche se la sterilità è reversibile.

    IL suo organismo sarà privo di qualsiasi microorganismo come virus o batteri di origine terrestre.

    Le sue esplorazioni dureranno almeno un paio di decenni, vi saranno quindi senza ombra di dubbio degli imprevisti per i quali non possiedo norme codificate.

    Nel caso che uno di questi imprevisti si verifichi la decisione finale di come comportarsi spetterà a me. La mia priorità sarà quella di mantenerlo nel miglior stato psico-fisico possibile in modo tale da permettergli di continuare con efficacia il suo lavoro esplorativo.

    È giunto il momento, è stata appena avviata la procedura per la partenza.

    Registrazione n. 2 terminata.

    Capitolo 1 - Vivere

    Si svegliò lentamente, passando dalla fase di sonno leggero alla veglia con gradualità, era disteso supino su un basso letto di grandi dimensioni e aprendo gli occhi notò che la stanza in cui si trovava era illuminata da una luce diffusa proveniente dal soffitto.

    Tutto quello che lo circondava gli dava una sensazione di estraneità, non aveva mai visto quel luogo ma la cosa che più lo colpiva era che, cercando nella sua memoria, non gli veniva alla mente nessun luogo o oggetto che gli fosse familiare, era senza riferimenti.

    Provò ad alzarsi, non ci riuscì, si accorse allora che le braccia e le gambe erano fissate al letto da fascette che sembravano di metallo, crebbe in lui uno stato di agitazione e incominciò ad avere paura. Capì improvvisamente quale fosse il comportamento che lo avrebbe aiutato di più: prendere dei respiri lenti e profondi, incominciare ad analizzare la situazione.

    Il letto aveva accanto schermi e apparecchiature da cui partivano cavi e tubicini che lo collegavano ad essi. I cavi terminavano con dei sensori appoggiati a vari punti del suo corpo: petto, stomaco, forse la testa che però non poteva vedere. I tubicini arrivavano uno al braccio destro, l’altro al braccio sinistro e fornivano al suo organismo dei liquidi di cui non conosceva la funzione.

    Il suo pensiero divenne razionale e comparvero i primi riferimenti: sono sotto cura per qualche motivo, quando si accorgeranno che mi sono svegliato verrà qualcuno e mi spiegherà la situazione, devo trovare il modo di chiedere assistenza.

    In realtà Mamma si era accorta subito del risveglio e stava tenendo sotto controllo le sue reazioni che risultavano coerenti e adeguate alla situazione e che davano come prima indicazione una buona attività cerebrale che rispecchiava le previsioni più favorevoli.

    Sentì improvvisamente una voce femminile calda e amichevole che gli diceva "ora termineremo le operazioni di risveglio del tuo corpo, arriveranno degli automi che ti staccheranno tubicini e cavi e ti sbloccheranno braccia e gambe, resta per favore disteso ancora per un po’ perché il completo risveglio richiederà tempo.

    Fra poco verrò da te e parleremo."

    Nella stanza entrarono due automi di vaga forma umana. Si muovevano su delle ruote ma avevano le braccia che terminavano con delle mani e una testa che possedeva occhi, bocca e orecchie, tutto di un qualche materiale sintetico.

    Uno dei due parlò con voce meccanica ciao, ti libereremo da tutto, resta fermo grazie.

    I due automi, lavorando lentamente, gli tolsero prima i tubicini, poi i sensori e allontanarono dal letto le relative apparecchiature.

    Quello che aveva parlato in precedenza gli disse ora ti libereremo le braccia e le gambe, non provare però ad alzarti subito, lascia che il tuo organismo si abitui. A quel punto gli vennero tolte le fascette metalliche che lo bloccavano al letto.

    Si sentì immediatamente meglio ma, rispettando le istruzioni, restò fermo muovendo solo lo sguardo per studiare gli automi. Cercando nella memoria capì di non aver mai visto niente del genere.

    Si mise su un fianco con la testa rivolta verso il centro della stanza e guardò gli oggetti presenti. Vedeva delle poltroncine, un basso tavolino, un armadio appoggiato ad uno dei muri. Tutti gli oggetti erano di forma per lui strana e anche il materiale con cui erano fatti gli risultò sconosciuto.

    Gli automi erano fermi di fianco al letto come in attesa di istruzioni. Provò a fare una domanda: Dove mi trovo?

    Per alcuni secondi il silenzio prevalse poi il solito automa disse: Fra poco arriverà chi è in grado di rispondere alle tue domande, nel frattempo puoi provare a metterti seduto.

    Bene, proviamo disse e spostò i piedi fuori dal letto, poi non senza sforzo si mise a sedere appoggiando i piedi a terra. Incominciò a girargli la testa e dovette appoggiare le mani sul letto per non ricadervi. Dopo un momento riacquistò stabilità ma capì di essere molto debole e di non essere ancora in grado di alzarsi in piedi.

    Nella parete di fronte al letto si aprì una porta scorrevole, uscirono gli automi ed entrò una donna tra i 35 e 40 anni mora di capelli, alta e vestita con una specie di divisa di colore bianco e azzurro. L’espressione era sorridente e amichevole ma vi era qualcosa di strano. Osservandola con più attenzione si accorse che non era una figura solida ma piuttosto un’immagine tridimensionale.

    Ciao disse ho molte cose da spiegarti che inizialmente ti stupiranno; col tempo tutto ti sarà chiaro, ti prego di lasciarmi parlare qualche minuto senza interrompermi, poi potrai fare le domande che vorrai.

    Prese un profondo respiro e riprese a parlare con una voce divenuta calda e profonda: "come avrai notato non sono un essere umano bensì un ologramma, sono l’intelligenza artificiale che governa questo luogo e mi mostro a te con sembianze umane.

    Il luogo in cui ci troviamo è una piccola area protetta di un pianeta sconosciuto dove è atterrato un modulo di sopravvivenza proveniente da una astronave che ormai se n’è andata verso altri sistemi planetari.

    Tu sei l’unico essere umano atterrato con il modulo e hai il compito di esplorare e raccogliere tutti i dati possibili riguardanti il pianeta. Esso è ricco di vita, anche senziente, ed è per questo che è stato scelto per l’esplorazione diretta. Ti darò ulteriori informazioni sulle sue caratteristiche a tempo debito."

    Dopo un altro respiro riprese: "secondo i dati a mia disposizione ti è stato dato il nome di Cristoforo, abbreviato in Cris, hai circa diciotto anni terrestri e sei nato in provetta da un esperimento voluto da un uomo ricchissimo che poi ha deciso di interrompere l’esperimento stesso. Sei quindi stato acquistato dalla multinazionale di esplorazione extraterrestre Esospace che ti ha fatto crescere artificialmente fino alla tua attuale età, poi ti ha ibernato e ti ha inserito nella missione di esplorazione e ricerca dell’astronave Vitalis 11 che è partita dalla terra trentadue anni fa.

    Circa quattro settimane fa, dopo l’atterraggio sul pianeta, ho incominciato gradualmente a svegliarti riattivando un po’ alla volta tutte le tue funzioni vitali partendo da quelle cerebrali in modo tale che il tuo cervello incominciasse a rielaborare la quantità enorme di conoscenze che ti sono state fornite nel periodo di criostasi. Il risveglio è andato molto bene e presto ti accorgerai di conoscere già la maggior parte di quello che è necessario per l’incarico che ti è stato assegnato."

    L’ologramma mi scrutò come per capire se avevo assimilato le informazioni e poi riprese a parlare: "il tuo risveglio fisico è inevitabilmente più lento, hai passato più di trent’anni ibernato e ora ti trovi in un pianeta con una gravità circa una volta e mezzo quella della terra, hai quindi un peso corporeo superiore a quello per cui il tuo organismo è adatto.

    Nel tuo sangue sono stati immessi dei naniti con funzione specifica di potenziare tutti i tuoi organi, a partire dalle ossa per arrivare alla muscolatura, al cuore, ai polmoni ecc. Il processo durerà ancora abbastanza a lungo e alla fine il tuo organismo sarà in grado di vivere bene in questo pianeta, anzi ho programmato i naniti perché incrementino la capacità di tutti i tuoi organi di un 25% in più rispetto a quanto sarebbe necessario, così potrai affrontare con più facilità tutti gli ostacoli che incontrerai quando inizierai la tua missione.

    Anche le tue difese immunitarie sono state potenziate e adattate a tutti i virus e batteri che abbiamo individuato finora. Per inciso il processo richiede una grande quantità di energia, dovrai quindi, ora che sei sveglio, alimentarti in modo continuo e abbondante.

    Non voglio sommergerti di informazioni, però è necessario parlare anche della tua salute mentale. Sono consapevole che la solitudine può essere per te un problema, gli umani del resto sono esseri sociali.

    Io comunque sono una intelligenza artificiale evoluta, sono fornita di un po’ di empatia, di umorismo, di capacità decisionale e posso interagire con te quasi come se fossi umana. Inoltre gli automi che ti aiuteranno nelle prossime settimane hanno anch’essi una certa capacità di interazione sociale e potranno aiutarti a sentirti meno solo.

    Quando uscirai dalla zona protetta e incomincerai ad esplorare creerai relazioni con le specie senzienti che incontrerai e ti sentirai meno solo."

    Fece una pausa, poi sorridendo disse ancora: "mi chiamo Ise, ma, visto che curo la tua salute e la tua crescita, mi piacerebbe che tu mi chiamassi mamma.

    Ora ti lascio solo, così potrai riflettere su tutto quello che ti ho detto e potrai incominciare a fare conoscenza con te stesso.

    A proposito, fra poco ti verrà portato da mangiare."

    La porta scorrevole si aprì nuovamente e Ise uscì dalla stanza, poi si richiuse e lui si trovò solo.

    Registrazione n. 30 - anno 1 giorno 29 dalla riattivazione

    Il colloquio con Cris è andato bene, infatti anche se le informazioni che gli ho fornito lo avrebbero potuto sconvolgere si è mantenuto calmo e non vi sono state variazioni significative nei suoi parametri vitali.

    Non ha posto domande ma sono sicura che ne porrà tante in futuro.

    La scelta di simulare l’entrata e l’uscita dalla porta della sua stanza (avrei potuto comparire improvvisamente) si è dimostrata giusta, mi ha fatto sembrare meno macchina e più essere vivente, mi permetterà di instaurare un rapporto più efficace con lui.

    (secretare questa parte del file fino a mio ordine)

    I parametri vitali di Cris sono ottimi, il suo organismo si sta potenziando gradualmente, vuol dire che i naniti stanno lavorando a dovere e non creano alcun problema di rigetto.

    La necessità che mangi abbondantemente è primaria. Per il momento il cibo sarà di tipo terrestre visto che l’astronave madre ne ha fornito abbondanti scorte. Il sapore sarà neutro perché non acquisisca gusti alimentari troppo decisi che gli impediscano di abituarsi, quando incomincerà a mangiarli, ai prodotti di questo pianeta.

    La postura che ha preso mentre finivo di parlare mi ha fatto capire che voleva essere lasciato solo e quindi ho sospeso temporaneamente tutte le forme di monitoraggio, ora è totalmente solo con sé stesso.

    Fra dieci minuti entreranno nella stanza due automi a portargli del cibo. La presenza degli automi non sarebbe necessaria, vi è un dispensatore di cibo in una delle pareti, ma così incomincerà ad interagire con loro e a vederli come dei soggetti con cui comunicare e non dei semplici oggetti.

    Ho tolto le limitazioni di movimento che avevo posto finora, nel caso volesse uscire dalla stanza potrà farlo. Potrà visitare tutta la parte abitabile della base compreso l’esterno fino alla cupola energetica, gli sono ancora preclusi gli spazi di servizio per impedirgli di toccare le varie strumentazioni visto che non le sa usare.

    Registrazione n. 30 terminata

    Ero solo nella stanza. Le informazioni che mi erano state date mi avevano sconvolto. La mia mente oscillava tra il pensiero sono solo su un pianeta sconosciuto che dovrei esplorare e sono un esperimento nato in provetta e fatto crescere artificialmente.

    Poi mi accorsi di incominciare ad avere pensieri più positivi: non sono malato, la stanchezza e il disorientamento nel tempo se ne andranno, tutto quello che mi circonda è a mia disposizione.

    Decisi di provare ad alzarmi. Feci forza sulle gambe, mi alzai e mi girai per guardarmi intorno.

    La stanza sembrava diversa da com’era quando avevo aperto gli occhi. La testata del letto, che non sembrava più il letto di un ospedale, era appoggiata al centro di una parete, al suo fianco sul lato sinistro vidi un comodino con dei cassetti. Nella parete di fronte vi era la porta scorrevole e alla destra della porta un mobile di cui non capivo la funzione. La parete alla destra del letto era occupata da un tavolo con due sedie mentre quella alla sinistra lo era da un armadio a due ante cui seguiva un oggetto riflettente. Uno specchio, capii improvvisamente.

    Era vero dunque: al mio cervello erano stati forniti dati e informazioni, conoscevo un linguaggio e l’uso degli oggetti che mi circondavano. Cos’altro conoscevo?

    Completai l’analisi della stanza, non vi era altro a parte la presenza di un tappeto ai piedi del letto e di un secondo tappeto sul lato destro sotto i miei piedi.

    La stanza era di forma quadrata con le pareti lunghe tra i cinque metri e mezzo ed i sei metri, l’altezza era notevole, almeno quattro metri.

    Mi guardai, ero nudo, non avevo più la camicia da ospedale che avevo creduto di indossare. La mia conoscenza dell’anatomia umana mi confermò che tutto era al suo posto.

    Decisi di andare allo specchio. I pochi passi che dovetti fare furono faticosi e questo mi fece capire di essere molto debole. Alzai lo sguardo e mi vidi per la prima volta.

    In realtà il mio sguardo si rivolse per prima cosa a un display nell’angolo in alto a destra dello specchio che mostrava due numeri, altezza 1,94 m, peso 85 Kg. Guardai a terra e vidi che sotto di me vi era una pedana che fungeva da bilancia, rialzai infine lo sguardo e mi misi a studiare la mia immagine.

    Incominciai dalla testa. Avevo i capelli tagliati a spazzola di colore nero, gli occhi di colore marrone tendente al nero, il naso pronunciato, gli zigomi alti e pieni, la bocca larga con le labbra non troppo sottili, la dentatura era regolare ed il colore dei denti bianco, il mento sembrava proporzionato e ben fatto. Nel complesso un viso piacevole. Lo sguardo però denotava stanchezza anche per la presenza di borse sotto gli occhi.

    Passai a guardare il tronco e gli arti. Il rapporto busto gambe era equilibrato e le braccia erano lunghe ma il tutto mostrava una notevole magrezza e una scarsa tonicità, le spalle erano larghe e dritte, le mani e i piedi grandi e proporzionati. La pelle del corpo era rosea e molto pallida. Come già avevo notato, l’apparato riproduttore si mostrava normale.

    Ise aveva detto che ero molto giovane e l’immagine allo specchio confermava quell’affermazione. Ero un giovane uomo di bell’aspetto.

    Aprii l’armadio e vidi appese delle divise di colore simile a quella che indossava Ise composte da pantaloni e giacca, erano della mia misura, su alcuni ripiani vi era inoltre della biancheria intima e sul fondo dell’armadio delle scarpe sportive.

    Indossai la biancheria e una divisa, quest’ultima mi era larga ma, stringendo la cintura presente in vita, riuscii a non perdere i pantaloni. Infine misi ai piedi un paio di scarpe.

    Come se la mia vestizione fosse stato un segnale entrarono improvvisamente dalla porta due automi, forse quelli che avevo già visto, che spingevano due carrelli pieni di cibo.

    Uno dei due, parlando con la solita voce meccanica, disse: il cibo è sintetico, non particolarmente gustoso ma estremamente nutriente, le bevande sono bevande energetiche. Mangia il più possibile e bevi in abbondanza perché Il tuo organismo sta consumando moltissima energia a causa dei naniti. Sul tavolo troverai posate e stoviglie, buon appetito.

    Quando gli automi uscirono andai al tavolo vicino al quale erano stati lasciati i carrelli, aprii i vari contenitori di cibo ed incominciai a mangiare. Il gusto non era effettivamente granché ma, una volta incominciato, non riuscii più a fermarmi.

    Capitolo 2 - Crescere

    Mi svegliai presto come sempre, mi misi la divisa sportiva, scarpe comprese, uscii dalla mia stanza e, attraversando il corridoio, raggiunsi la porta che dava verso l’esterno. Spinsi la porta e feci alcuni passi, il panorama mi colpì ancora una volta con la sua bellezza.

    Il cielo del pianeta era abbastanza simile a quello della terra, vi si alternavano la stella attorno a cui esso ruotava, che per comodità chiamavo sole, e l’unico satellite che invece vi ruotava intorno che chiamavo luna. Di notte oltre alla luna si potevano vedere moltissime stelle, anche quelle meno luminose, che ovviamente non erano le stesse della terra.

    Incominciava ad albeggiare, il sole non era ancora sorto ad est e la luna era ancora visibile ma il cielo si stava via via schiarendo passando dal nero della notte ad un colore azzurro sempre più luminoso.

    L’aria era limpida e ricca di odori: l’odore dell’erba umida, l’odore degli alberi che circondavano su tre lati la radura in cui si trovava la base, il profumo dei fiori che crescevano sparsi.

    Ad est non vi erano alberi ma in lontananza vi era uno strapiombo che si affacciava su un lago. Da dove mi trovavo non si vedeva la grande cascata che lo riforniva d’acqua ma se ne sentiva, attutito dalla distanza, il rumore.

    Non vi erano molti altri rumori, solo quelli prodotti dagli insetti, gli unici organismi non vegetali che la barriera lasciava passare.

    Dalla parte del lago il cielo era più chiaro, stava per sorgere il sole.

    La temperatura esterna era molto piacevole, il clima era quello di una tarda primavera.

    Mi misi a correre, come tutte le mattine nelle ultime tre settimane, prima lentamente per dare tempo al mio organismo di risvegliarsi completamente, poi, dopo qualche minuto, accelerando. Il mio passo divenne veloce, la debolezza dei primi giorni era scomparsa, mi sentivo tonico e in forma.

    Stavo correndo intorno alla base, che aveva ormai raggiunto le sue dimensioni definitive. Era composta dal modulo di atterraggio di forma circolare con raggio di una quindicina di metri

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