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Lo scrittore - Le avventure di Azakis e Petri
Lo scrittore - Le avventure di Azakis e Petri
Lo scrittore - Le avventure di Azakis e Petri
E-book298 pagine3 ore

Lo scrittore - Le avventure di Azakis e Petri

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Info su questo ebook

*** BEST SELLER ***

E se, anche noi, non fossimo altro che semplici personaggi di un grandioso romanzo intitolato "L'Uomo"?

In questo terzo episodio della serie "Le avventure di Azakis e Petri" i nostri due simpatici abitanti di Nibiru dovranno fronteggiare una terribile minaccia proveniente dallo spazio profondo. Questa volta però, le loro forze e la loro incredibile tecnologia potrebbero non essere sufficienti. E se l'aiuto arrivasse da una fonte assolutamente inaspettata?

Colpi di scena, rivelazioni e riletture di avvenimenti e vicende storiche terranno il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima riga del romanzo.
LinguaItaliano
Data di uscita1 apr 2016
ISBN9788892587083
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    Anteprima del libro

    Lo scrittore - Le avventure di Azakis e Petri - Danilo Clementoni

    Danilo Clementoni

    Lo scrittore

    Le avventure di Azakis e Petri

    Questo libro è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e organizza­zioni citati sono frutto dell'immaginazione dell'autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti o persone reali, vive o defunte è assolutamente casuale.

    LO SCRITTORE

    Copyright © 2016 Danilo Clementoni

    I edizione: aprile 2016

    Edito e stampato in proprio

    facebook: www.facebook.com/libroloscrittore

    blog: dclementoni.blogspot.it

    e-mail: d.clementoni@gmail.com

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo, incluso qualsiasi tipo di sistema meccanico ed elettronico, senza autorizzazione scritta preventiva dell'Editore, fatta eccezione per brevi passaggi a scopo di recensione.

    Questo è il terzo volume della serie

    Le avventure di Azakis e Petri

    Allo scopo di godere appieno di questa avvincente avventura, prima di iniziare la lettura di questo romanzo, suggerirei di prendere visione del primo volume intitolato

    Il ritorno

    e del secondo dal titolo

    Incrocio con Nibiru

    (N.d.A.)

    A mia moglie e a mio figlio per la pazienza che hanno avuto nei miei confronti e per tutti i preziosi suggerimenti che mi hanno dato, contribuendo a rendere migliore sia me che questo romanzo.

    Un abbraccio speciale a mia madre e un gradissimo bacio a mio padre che, pur soffrendo per la sua malattia, con la sua presenza e con il suo sguardo, mi ha spinto a mettere tutto il mio cuore in questo meraviglioso racconto.

    Un ringraziamento particolare a tutti i miei amici che mi hanno continuamente confortato e spronato ad andare avanti nel completamento di questo lavoro che forse, senza di loro, non avrebbe mai visto la luce.

    Introduzione

    Il dodicesimo pianeta, Nibiru (il pianeta del passaggio) così come fu chiamato dai Sumeri o Marduk (il re dei cieli) come fu ribattezzato dai Babilonesi, è in realtà un corpo celeste che orbita intorno al nostro sole con un periodo di 3.600 anni. La sua orbita è notevolmente ellittica, retrograda (ruota intorno al sole in senso opposto a tutti gli altri pianeti) ed è molto inclinata rispetto al piano del nostro sistema solare.

    Ogni suo ciclico avvicinamento ha quasi sempre provocato immani sconvolgimenti interplanetari nel nostro sistema solare sia nelle orbite, che nella conformazione stessa dei pianeti che ne facevano parte. In particolare, fu proprio in uno dei suoi più tumultuosi passaggi che il maestoso pianeta Tiamat, collocato fra Marte e Giove, con una massa di circa nove volte quella dell'attuale Terra, ricco di acque e dotato di ben undici satelliti, fu devastato da un epico scontro. Una delle sette lune orbitanti attorno a Nibiru colpì il gigantesco Tiamat spaccandolo praticamente a metà e costringendo i due tronconi a spostarsi su orbite diverse. Nel passaggio successivo (il secondo giorno della Genesi), i rimanenti satelliti di Nibiru completarono l'opera, distruggendo completamente una delle due parti formatesi nel primo scontro. I detriti generati dai molteplici impatti in parte crearono quella che oggi conosciamo come la fascia degli asteroidi o Braccialetto Martellato così come veniva chiamato dai Sumeri ed in parte furono inglobati dai pianeti vicini. In special modo, fu Giove a catturare la maggior parte dei detriti, accrescendo così in modo notevole la propria massa.

    I satelliti artefici del disastro, inclusi quelli superstiti dell'ex-Tiamat, furono per la maggior parte sparati via su orbite esterne, formando quelle che oggi conosciamo come comete. La parte scampata al secondo passaggio si posizionò invece in un'orbita stabile tra Marte e Venere, portandosi dietro l'ultimo satellite rimasto ed andando così a formare quella che oggi conosciamo come Terra, insieme alla sua inseparabile compagna la Luna.

    La cicatrice provocata da quell'impatto cosmico, verificatosi circa 4 miliardi di anni fa, è ancora oggi parzialmente visibile. La parte scalfita del pianeta è attualmente completamente ricoperta dalle acque di quello che oggi viene chiamato Oceano Pacifico. Esso occupa circa un terzo della superficie terrestre con un'estensione di oltre 179 milioni di chilometri quadrati. In tutta questa immensa superficie non sono praticamente presenti terre emerse, ma solo una grande depressione che si estende fino a profondità che superano i dieci chilometri.

    Attualmente Nibiru, come conformazione, è molto simile alla Terra. E' per due terzi ricoperto dalle acque, mentre il resto è occupato da un unico continente che si estende da nord a sud, con una superficie complessiva di oltre 100 milioni di chilometri quadrati. Alcuni suoi abitanti, da centinaia di migliaia di anni, approfittando dell'avvicinamento ciclico del loro pianeta al nostro, ci hanno fatto sistematicamente visita, influenzando ogni volta cultura, conoscenze, tecnologia e persino l'evoluzione stessa della razza umana. I nostri predecessori li hanno chiamati in molti modi, ma forse il nome che più li rappresenta da sempre è "Dei".

    Antefatto

    Azakis e Petri, i due simpatici ed inseparabili alieni protagonisti di questa avventura, sono tornati sul pianeta Terra dopo uno dei loro anni (3.600 anni terrestri). La loro missione era quella di recuperare un preziosissimo carico che, a causa di un malfunzionamento al loro sistema di trasporto, erano stati costretti ad abbandonare frettolosamente nella loro visita precedente. Questa volta però, hanno trovato una popolazione terrestre molto diversa rispetto a quella che avevano lasciato. Usi, costumi, cultura, tecnologia, sistemi di comunicazione, armamenti, tutto era decisamente differente rispetto a quello che avevano trovato nell'ultima visita.

    Al loro arrivo si sono imbattuti in una coppia di terrestri: la dottoressa Elisa Hunter ed il colonnello Jack Hudson, che li hanno accolti con entusiasmo e, dopo innumerevoli peripezie, li hanno aiutati nel portare a termine la loro delicata missione.

    Quello però che i due alieni non avrebbero mai voluto comunicare ai loro nuovi amici era che, il loro pianeta natale Nibiru si stava avvicinando velocemente e che, entro sette giorni terrestri, avrebbe incrociato l'orbita della Terra. Secondo i calcoli effettuati dagli Anziani, uno dei suoi sette satelliti avrebbe sfiorato il pianeta provocando una serie di sovvertimenti climatici paragonabili a quelli che, nel passaggio precedente, erano stati riassunti in un'unica definizione: Diluvio Universale.

    Nei due episodi precedenti ("Il ritorno e Incrocio con Nibiru"), i protagonisti di questa avventura, nonostante le innumerevoli difficoltà, sono riusciti a salvare la Terra dalla catastrofe ma ora una nuova avventura li stava attendendo. Il ritorno a casa di Azakis e Petri è stato sabotato e una minaccia ancor più terrificante stava per piombare sull'intero sistema solare.

    Nell'ultimo episodio avevamo lasciato gli occupanti della maestosa Theos alle prese con l'improvvisa attivazione della procedura di autodistruzione dell'astronave ed è proprio da lì che riprenderemo la narrazione di questa nuova, fantastica avventura.

    Astronave Theos – L'evacuazione

    «Abbandonare la nave» esclamò Azakis disperato.

    L'ordine perentorio del comandante si diffuse contemporaneamente su tutti i livelli della Theos. I pochi membri dell'equipaggio, dopo una breve esitazione iniziale, eseguirono automaticamente la procedura di evacuazione che avevano già tante volte simulato durante le esercitazioni per le emergenze.

    «Ottanta secondi all'autodistruzione» annunciò nuovamente la calda e tranquilla voce femminile del sistema centrale.

    «Forza Zak» gridò Petri. «Non ci resta molto tempo, dobbiamo filarcela.»

    «Ma non possiamo proprio fare nulla per interrompere la sequenza?» replicò Azakis incredulo.

    «Purtroppo no, amico mio. Altrimenti lo avrei già fatto, tu che dici?»

    «Ma non è possibile» disse il comandante mentre veniva trascinato per un braccio dal suo compagno di avventure, in direzione del modulo di comunicazione interno numero tre.

    «In realtà si potrebbe anche provare ad interrompere manualmente la procedura ma ci vorrebbero almeno trenta minuti e noi, di minuti, ne abbiamo sì e no uno.»

    «Aspetta, fermati» esclamò allora Azakis liberandosi con uno strattone dalla forte presa dell'amico. «Non possiamo lasciarla esplodere qui. L'onda di energia che genererà la deflagrazione arriverebbe sulla terra in pochi minuti e la faccia esposta del pianeta sarebbe investita da un'onda d'urto gigantesca che distruggerebbe tutto quanto al suo passaggio.»

    «Ho già predisposto il controllo remoto della Theos dalla navetta. La sposteremo quando ci saremo saliti, sempre se ti dai una mossa» lo rimbrottò Petri mentre afferrava nuovamente il braccio dell'amico e lo trascinava di peso in direzione del modulo.

    «Sessanta secondi all'autodistruzione.»

    «Ma dove la vuoi spostare?» continuò Azakis mentre il portello modulo di comunicazione interno si apriva sulla plancia della navetta al livello sei. «Non basterà un minuto per farle raggiungere una distanza tale da...»

    «Ma la vuoi smettere di blaterare?» lo interruppe Petri. «Chiudi il becco e siediti lì. Ora ci penso io.»

    Azakis, senza commentare ulteriormente, ubbidì all'ordine e prese posto sulla poltroncina grigia a fianco della consolle centrale. Così come aveva già fatto decine di altre volte in situazioni altrettanto pericolose, decise di affidarsi completamente alle capacità e all'esperienza del suo compagno. Mentre Petri armeggiava febbrilmente con una serie di ologrammi tridimensionali di manovra, pensò di controllare l'esito dell'evacuazione del resto dell'equipaggio, contattandone simultaneamente i singoli piloti. In pochi secondi tutti confermarono l'avvenuto distacco delle navette dall'astronave madre. Si stavano rapidamente allontanando. Il comandante tirò un grosso sospiro di sollievo e tornò a rivolgere la sua attenzione alle abili manovre del suo amico.

    «Trenta secondi all'autodistruzione.»

    «Siamo fuori» esclamò Petri. «Ora sposto la Theos

    «Cosa posso fare per aiutarti?»

    «Nulla, non ti preoccupare. Sei in buone mani» e gli strizzò l'occhio destro, così come gli avevano insegnato a fare i suoi amici terrestri. «Posizionerò la nave dietro la luna. Da lì non potrà fare nessun danno.»

    «Accidenti» esclamò Azakis. «Non ci avevo pensato.»

    «E' per questo che sono qui, no?»

    «L'onda dell'esplosione si infrangerà sul satellite che ne assorbirà tutta l'energia. Sei un fenomeno amico mio.»

    «E non farà certo danni sulla luna» proseguì Petri. «Lì non ci sono altro che rocce e crateri.»

    «Dieci secondi all'autodistruzione.»

    «Ci sono quasi...» disse Petri con un filo di voce.

    «Tre... Due... Uno...»

    «Fatto. La Theos è in posizione.»

    Proprio in quell'istante, sulla faccia nascosta della luna, alle coordinate in gradi decimali latitudine 24,446471 e longitudine 152,171308, in corrispondenza di quello che i terrestri avevano chiamato cratere Komarov, vi fu uno strano movimento tellurico. Sulla superficie brulla e accidentata del cratere, come se una enorme lama invisibile vi si fosse improvvisamente conficcata, si aprì una grossa e profonda fenditura dai contorni incredibilmente perfetti. Immediatamente dopo, come se fosse stato sparato direttamente dall'interno del cratere, uno strano oggetto dalla forma ovoidale ne schizzò fuori ad una velocità incredibile e si diresse verso lo spazio, con una traiettoria inclinata di circa trenta gradi rispetto alla perpendicolare. L'oggetto rimase visibile solo per pochi secondi prima di sparire definitivamente in un lampo di luce bluastra.

    Sulla navetta, dall'apertura ellittica che permetteva la visione dell'esterno, un bagliore accecante illuminò il nero e freddo spazio esterno, inondando l'interno della navetta di una luce quasi irreale.

    «Amico mio, che ne dici di toglierci di qui?» suggerì Azakis preoccupatissimo, mentre osservava l'onda di energia espandersi e avvicinarsi rapidamente alla loro posizione.

    «Seguitemi» gridò Petri nel comunicatore, rivolto ai piloti delle altre navette. Poi, senza aggiungere altro, manovrò il proprio mezzo e lo spostò velocemente al riparo dietro la faccia della luna che è sempre rivolta verso la terra. «Tieniti forte» aggiunse, mentre si aggrappava saldamente ai braccioli della poltroncina di comando sulla quale era seduto.

    Attesero, in assoluto silenzio, il trascorrere di interminabili secondi, con lo sguardo fisso sullo schermo centrale, sperando che il repentino spostamento della Theos fosse riuscito a scongiurare una catastrofe sulla terra.

    «L'onda di energia si sta disperdendo nello spazio» disse tranquillamente Petri. Fece una breve pausa poi, dopo aver verificato tutta una serie di incomprensibili messaggi apparsi negli ologrammi di fronte a lui, aggiunse «E la luna ne ha assorbito perfettamente la porzione diretta verso il pianeta.»

    «Beh, mi sembra che tu abbia fatto proprio un ottimo lavoro, vecchio mio» commentò Azakis dopo aver ripreso nuovamente a respirare.

    «L'unica che ci ha rimesso veramente è stata la povera luna. Ha preso proprio una bella botta.»

    «Pensa a cosa sarebbe potuto accadere se l'onda fosse arrivata sulla terra.»

    «Avrebbe fritto mezzo pianeta.»

    «State tutti bene?» si affrettò a chiedere Azakis, tramite comunicatore, a tutti gli altri piloti che, seguendo le manovre di Petri, avevano anche loro posizionato le proprie navette al riparo del satellite. Risposte confortanti arrivarono in sequenza e, dopo che anche l'ultimo comandante ebbe confermato le perfette condizioni sia dell'equipaggio che del mezzo, si lasciò cadere sullo schienale della poltroncina e soffiò fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni.

    «E' andata bene» commentò Petri soddisfatto.

    «Sì, ma ora che facciamo? La Theos non esiste più. Come ci torniamo a casa?»

    Tell el-Mukayyar – Lampo nel cielo

    Al campo base della dottoressa Elisa Hunter, la micetta Lulù, dopo essere saltata giù dalle braccia dell'archeologa, aveva iniziato ad aggirarsi nervosamente tutto intorno con lo sguardo fisso verso il cielo. Il sole stava per tramontare e una bellissima luna quasi piena era già alta all'orizzonte.

    «Lulù, che c'è?» chiese Elisa un po' preoccupata, rivolta alla sua irrequieta gattina.

    «Deve essere triste perché avrà capito che i nostri amici se ne sono andati» commentò Jack laconico, cercando di consolarla con qualche grattino sotto il mento.

    La micia sembrò inizialmente gradire le attenzioni, facendo le fusa e strofinando il musetto sulla grande mano del colonnello. Ad un tratto però, si bloccò, fece uno strano verso e rivolse il suo sguardo dritto verso il pallido satellite della terra. I due, incuriositi da quel bizzarro comportamento, istintivamente, si voltarono anche loro nella stessa direzione. Quello che videro dopo pochi istanti li lasciò entrambi senza fiato. Un bagliore anomalo sembrò come avvolgere la luna. Una luce bianchissima, che si estese per circa dieci volte il diametro del satellite, formò una sorta di corona intorno ad esso. L'evento durò solo pochi secondi ma fu quasi come se un altro sole fosse improvvisamente apparso nel cielo all'imbrunire, illuminando tutta la zona di una luce decisamente innaturale.

    «Ma che diavolo...» riuscì solo a sussurrare il colonnello sbigottito.

    Così come era apparsa, la luce anomala svanì e tutto sembrò tornare esattamente come prima. La luna era sempre lì ed il sole continuava pigramente la sua discesa dietro le dune che si stagliavano all'orizzonte.

    «Ma cosa è stato?» chiese Elisa meravigliata.

    «Non ne ho la più pallida idea.»

    «Per un attimo ho temuto che la luna fosse esplosa.»

    «E' stato davvero incredibile» esclamò il colonnello mentre, con la mano tesa appoggiata sulle sopracciglia scrutava il cielo terso alla ricerca di un qualche indizio.

    «Azakis... Petri...» disse Elisa all'improvviso. «Deve essergli successo qualcosa, me lo sento.»

    «Dai, smettila. Forse è stato solo l'effetto dell'accensione dei motori della loro nave.»

    «Non è possibile. Quella sembrava un'esplosione vera e propria. Tu dovresti saperne più di me in materia, no?»

    «Tesoro» commentò pazientemente il colonnello. «Per vedere gli effetti di un'esplosione del genere da tutta questa distanza, sulla luna sarebbero dovute scoppiare contemporaneamente almeno un centinaio di bombe atomiche o forse anche un migliaio.»

    «Ma allora cosa è successo?»

    «Potremmo provare a chiedere ai nostri amici militari. In fondo faccio ancora parte dell'ELSAD. Con tutte quelle attrezzature puntate sempre verso il cielo, un evento del genere non gli sarà sfuggito di certo.»

    «Se n'è accorta anche Lulù.»

    «Credo che questa gattina sia molto più intelligente di tutti e due noi messi insieme.»

    «I felini sono una razza superiore» disse Elisa mentre prendeva nuovamente in braccio la micetta. «Non te ne eri ancora reso conto?»

    «Già. Mi sembra che anche gli antichi egizi li adorassero quasi come divinità.»

    «Proprio così, amore mio» disse Elisa, felice che la discussione si fosse addentrata in un campo che conosceva benissimo. «Bastet, per esempio, era una delle più importanti e venerate divinità dell'antica religione egizia, raffigurata o con sembianze femminili e testa di gatta o direttamente come una gatta. Alle origini Bastet era una divinità del culto solare ma col tempo divenne sempre più di quello lunare. Quando l'influenza greca si estese sulla società egiziana, Bastet divenne definitivamente solo una Dea lunare, in quanto i Greci la identificarono con Artemide, personificazione della Luna crescente

    «Ok, ok. Grazie della lezione, esimia dottoressa» disse Jack ironicamente, enfatizzando la frase facendo un leggero inchino. «Ora però cerchiamo di capire cosa diavolo è successo lassù. Faccio un paio di telefonate.»

    «Quando vuoi, sono sempre a tua disposizione, tesoro» replicò Elisa, alzando progressivamente la voce mentre il colonnello si allontanava in direzione della tenda laboratorio.

    Lulù, tornata tranquilla, ad occhi chiusi si godeva le coccole che la sua amica umana le dispensava senza parsimonia.

    Navetta sei – Ispezione lunare

    Azakis, dopo che la mano invisibile della paura che gli aveva attanagliato lo stomaco si era finalmente decisa a lasciarlo in pace, aveva iniziato ad aggirarsi nervosamente per la plancia della navetta borbottando frasi incomprensibili.

    «La vuoi piantare di girare in tondo come una trottola?» lo rimbrottò Petri. «Così consumerai il pavimento e finirà che ci ritroveremo a svolazzare nello spazio come due vecchi satelliti in disuso.»

    «Ma come fai ad essere così tranquillo? La Theos è andata distrutta, siamo a milioni di chilometri dal nostro pianeta natale, non possiamo contattare nessuno e, anche se ci riuscissimo, sarebbe impossibile che qualcuno ci venga a riprendere, e tu? Te ne stai stravaccato sulla poltrona come se fossi in vacanza e stessi seduto sulla scogliera del golfo di Saraan a goderti il panorama al tramonto.»

    «Calmati vecchio mio, calmati. Vedrai che una soluzione la troveremo.»

    «Al momento non me ne viene in mente proprio nessuna.»

    «Perché sei agitato. Sono le onde gamma che il tuo povero cervello affannato sta emettendo e che ti impediscono di ragionare con lucidità.»

    «Dici?»

    «Certo» replicò Petri con un sorriso smagliante. «Vieni a sederti vicino a me, fai un bel respiro e cerca di rilassarti. Vedrai che in brevissimo tempo tutto prenderà un'altra forma.»

    «Sarà pure come dici tu, amico mio» disse Azakis mentre, seguendo il consiglio del compagno, si buttava di peso sulla poltroncina grigia del secondo pilota «ma in questo momento tutto riesco a fare tranne che rilassarmi.»

    «Se prometti di calmarti, ti concederò anche di fumare una di quelle porcherie puzzolenti che ti porti sempre dietro.»

    «Beh, potrebbe anche essere una buona idea. Sono certo che un po' mi aiuterebbe.» Detto ciò, sfilò da una tasca un lungo sigaro scuro arrotolato a mano e, dopo averne tagliate le estremità con uno strano aggeggio multicolore, se lo portò alla bocca e lo accese. Aspirò rapidamente diverse boccate lasciando che piccole nuvolette di fumo bluastro si disperdessero nella stanza. Con lieve sibilo, il sistema automatico di purificazione dell'aria della navetta si attivò. In pochi istanti il fumo svanì e con esso anche l'odore dolciastro e pungente.

    «E ma, così non c'è gusto» esclamò Azakis che stava già iniziando a riprendere il buonumore. «Mi ero dimenticato di quanto fossero efficienti i nostri sistemi di depurazione.»

    «Li hai progettati tu» replicò Petri. «Non sarebbe potuto essere altrimenti.»

    La tensione sembrava si stesse lentamente dissolvendo.

    «Vediamo di fare il punto della situazione» propose Azakis mentre, con ancora il sigaro fra le labbra, attivava una serie di ologrammi che si posizionarono a mezz'aria tutto intorno ai due alieni. «Abbiamo quattro navette operative inclusa la nostra. La Theos-2 è ormai atterrata su Nibiru ed entrambi sono fuori il raggio d'azione del sistema di comunicazione a vortici di luce.» Sbuffò un altro paio di nuvolette di fumo, poi

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