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Jack Kemble
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E-book99 pagine1 ora

Jack Kemble

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Info su questo ebook

Jennifer Strayer deve cambiare atteggiamento: riesce a farsi licenziare in continuazione perché non sa tenere la bocca chiusa. L'incontro con il miliardario Jack Kemble le cambia la vita, lavorare per la sua compagnia è un sogno divenuto realtà. Ma non si tratta solamente del lavoro. Jack ha molto di più da offrirle. Lei sarà disposta ad accettare la sua offerta?

LinguaItaliano
EditoreSky Corgan
Data di uscita6 dic 2023
ISBN9798223071778
Jack Kemble

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    Anteprima del libro

    Jack Kemble - Sky Corgan

    JACK KEMBLE: L’INCONTRO

    ––––––––

    Avevo bisogno di un lavoro, non importava dove. Tornare a casa ogni giorno era un continuo tormento a causa dell’affitto che dovevo pagare. Naturalmente, non potevo biasimare la mia coinquilina per essere infastidita. Ne avevamo già discusso. Trovavo un lavoro, mandavo tutto all’aria, e poi ne cercavo un altro per settimane. Con difficoltà riuscivo a racimolare i soldi per l’affitto.

    «Non capisco perché non riesca a tenerti un posto fisso,» Mandy si lamentò. Era la mia coinquilina da due anni, ma credo che presto la situazione sarebbe cambiata. Aveva la stessa espressione della ragazza con cui avevo condiviso l’appartamento in precedenza. Mi feriva l’idea di perdere un’altra amica. «Se avere un lavoro fosse divertente, non lo chiamerebbero così. Lo definirebbero le otto ore della felicità,» Mandy proseguì.

    «Lo so,» sospirai, appoggiando la testa sulle braccia incrociate sul tavolo per evitare di guardare la delusione sul suo viso.

    «Non so per quanto mio padre potrà aiutarmi con le spese. Comincia a preoccuparsi.»

    «Ho solamente bisogno di un altro po’ di tempo.»

    «Dove sei stata oggi?»

    Ecco che iniziava l’interrogatorio. Sapevo dove volesse arrivare. Mandy credeva che non stessi cercando un lavoro, credeva che, mentre lei studiava a lavorava, io trascorressi le mie giornate oziando a casa. Mi aveva beccato una volta. Ma era stato solo un incidente in cui mi ero stancata di girare per la città e avevo deciso di bere una birra con il nostro amico Eric. Aveva offerto lui, quindi non capivo quale fosse il problema. Inoltre, avevo bisogno di una pausa. Cercare un lavoro è estenuante.

    Mi sentivo sempre più agitata. Tuttavia, per evitare che Mandy mi cacciasse, dovevo mantenere la calma. Non avevo un buon rapporto con i miei genitori, e i miei amici non erano abbastanza idioti da condividere l’appartamento con me. Nessuno, eccetto Eric.

    Ci avevo pensato, ma non volevo trasferirmi da lui. Aveva una cotta per me dal nostro incontro al college. Ci aveva provato per almeno un anno, ma poi aveva rinunciato quando aveva capito non avesse alcuna possibilità. Capitava che mi provocasse, ma stroncavo i suoi sogni sul nascere mettendomi a scherzare. Non potevo vivere con lui.

    «Sono passata da alcuni ristoranti e distributori di benzina,» risposi.

    «Definisci alcuni.»

    Serrai la mascella. «Due ristoranti e un distributore di benzina. Vuoi anche l’indirizzo? Magari anche il numero di telefono per accertati che ci sia davvero stata?»

    «Jen, basta.» Alzò gli occhi al cielo. «Un distributore di benzina non è al plurale. Tre posti non sono sufficienti. Odio dovertelo dire, ma hai tempo fino alla fine del mese per trovare un lavoro, e se non riuscirai a tenertelo, non credo che potremo continuare così.»

    Sentii un tuffo al cuore. Dannazione. Sapevo sarebbe successo. Che cosa farò adesso?

    «Ascolta,» la voce di Mandy si addolcì non appena notò l’espressione sul mio viso. «Non voglio perderti come coinquilina. Sei una ragazza speciale; hai solamente bisogno... forse non cerchi i lavori giusti. Forse dovresti cercare qualcosa che non ti costringa a lavorare con troppe persone.»

    «Non sono qualificata per altro. Posso solo lavorare in ristoranti, stazioni di servizio o come commessa,» borbottai, desiderando di non aver abbandonato gli studi in quel momento. Ma era troppo tardi. I miei genitori mi avevano tagliato i fondi da parecchio, e non potevo tornare a studiare. Inoltre, mi sarei sentita vecchia paragonata agli altri. I trenta erano dietro l’angolo. Com’era voltato il tempo? La vita non dovrebbe migliorare a trent’anni? Non per me, a quanto pare. Ero riuscita a mandare a puttane tutto.

    «Esistono altri lavori che non richiedono una laurea. Lavori migliori,» Mandy provò a incoraggiarmi. Fissai i suoi piccoli occhi blu, resi ancora più minuscoli dagli spessi occhiali. Non era bellissima, ma almeno era molto intelligente. Mentre io avevo mollato l’università dopo un solo semestre, a Mandy ne mancava solamente uno per laurearsi con il massimo dei voti e ottenere un MBA in Business alla New York University.

    Con tutte le sue prediche, non riuscivo a capire perché non avesse trovato un lavoro migliore. Lavorava alla sala bowling da quando eravamo delle ragazzine, e non sembrava voler rinunciare fino alla laurea. Suppongo che avere dei genitori benestanti fosse d’aiuto. È l’invidia che mi fa parlare.

    «Bene, se ne trovi uno, fammelo sapere,» dissi.

    «In realtà, ci stavo proprio pensando,» rispose esitante, come se avesse paura di quello che stava per dire. Inarcai un sopracciglio. «Potrei cercare qualcosa online per te.»

    «Non credi che l’abbia già fatto?» sbuffai.

    «Solo.. credo tu abbia tralasciato delle opportunità che avrebbero fatto al caso tuo. Cioè, è chiaro che i ristoranti non vadano bene per te. Quanti ne hai cambiati in un anno? Tre?»

    «Cinque,» la corressi, facendo una smorfia. Era ancora più terribile dirlo ad alta voce. Cinque impieghi in ristoranti, due in delle stazioni di servizio, e uno in un autolavaggio, il peggiore tra tutti anche se il più remunerativo.  Avere un bel corpo e una maglietta bagnata mi aiutava con le mance, ma era anche molto degradante.

    «Lascia soltanto che cerchi qualcosa di più adatto a te.»

    «Come fai a sapere che genere lavoro potrebbe piacermi?» domandai.

    «Sono la tua più cara amica, giusto?»

    «Sì,» risposi un po’ esitante.

    «Ti conosco meglio di te stessa. Fidati.»

    «Va bene.» Mi arresi sospirando. Ne sarebbe valsa la pena se era un modo per scrollarmela di dosso. Inoltre, non dovevo per forza accettare le sue proposte.

    «Bene. Siamo d’accordo allora.» Il viso di Mandy si illuminò.

    Il giorno dopo, il mio cellulare era pieno di messaggi di gente che voleva organizzare un colloquio. Qualsiasi cosa Mandy avesse fatto, aveva funzionato e, sebbene fossi contenta, ero anche un po’ agitata. Era strano che la gente volesse conoscermi per offrirmi un lavoro.

    Gli impieghi che Mandy aveva trovato erano svariati. Feci colloqui per lavorare come commessa, alle poste, come custode e anche per occuparmi d’inventariato. Nessuno sembrò più interessato dopo aver letto il mio curriculum.

    Dopo una settimana di fallimenti, Mandy mi diede qualche dritta. La morale della storia era mentire e mentire. Raccontare al datore di lavoro quello che voleva sentirsi dire, non la verità. Valorizzare i propri punti di forza. Evitare di parlare delle debolezze e, quando costretti, trasformarle in qualità.

    Nonostante i miei sforzi, eravamo quasi alla fine del mese, ed io non avevo ancora trovato un lavoro. La tensione tra Mandy

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