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Una scommessa sconveniente: Harmony Destiny
Una scommessa sconveniente: Harmony Destiny
Una scommessa sconveniente: Harmony Destiny
E-book154 pagine1 ora

Una scommessa sconveniente: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

L'impero degli Eden 3/4
In questa famiglia il sospetto, l'avidità e la vendetta vengono serviti su piatti d'argento.

La relazione di Mindy Eden con Sam Blackwell è sempre stata tormentata e malvista dalla sua famiglia. Adesso però Mindy, per poter andare avanti con la sua attività, ha bisogno proprio dell'aiuto di Sam, aiuto che lui sembra intenzionato a fornirle solo a una condizione... deve permettergli di farle da accompagnatore all'evento dell'anno, il matrimonio di una degli Eden.
Mindy non è felice di partecipare al matrimonio della sorella con Sam, soprattutto perché ha scommesso con la famiglia che non cadrà di nuovo tra le sue braccia. Però, questa è l'unica puntata che Mindy sarebbe felice di perdere.

LinguaItaliano
Data di uscita19 feb 2021
ISBN9788830524880
Una scommessa sconveniente: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Una scommessa sconveniente - Karen Booth

    1

    Mindy Eden stava decisamente dando fondo a tutte le sue energie. Avrebbe avuto bisogno di giornate da trentasei ore, talmente tante erano le cose da sbrigare. Si divideva, ormai da tempo, tra il suo ruolo di direttore operativo presso l'attività commerciale di famiglia, i Grandi Magazzini Eden, e la gestione del negozio online di inviti e biglietti d'auguri personalizzati di fascia alta che lei stessa aveva creato, la Min-vitation.

    Da quando si occupava lei del coordinamento e ottimizzazione delle attività operative e progettuali dell'Eden, dopo anni piuttosto bui, il negozio era tornato agli antichi splendori. Nel frattempo, la Min-vitation cresceva a passi da gigante. Nel complesso, i guadagni erano notevoli ma era anche lunghissima la lista degli impegni a cui Mindy doveva far fronte quotidianamente, per cui dormire appena quattro ore per notte era diventata la normalità. Tuttavia andava bene così. Era felice e soddisfatta dei risultati raggiunti e per nulla al mondo avrebbe rallentato i ritmi infernali che scandivano le sue giornate.

    Mentre si accomodava sul sedile posteriore dell'auto che l'avrebbe portata all'Eden, le squillò il cellulare. Stava appunto aspettando quella telefonata da parte di Matthew Hawkins, l'amministratore delegato ad interim che aveva assunto per gestire la Min-vitation mentre lei aiutava le sue sorelle a rimettere in carreggiata l'Eden. «Salve, Matthew. Novità?»

    «Sì. E purtroppo non del genere che speravi.»

    «Lasciami indovinare. Vogliono più soldi.» La Min-vitation aveva fatto un'offerta su un antico magazzino abbandonato nel New Jersey, il Mercer Building, un fabbricato enorme dove poter trasferire l'intera attività. Al momento, la produzione era distribuita in ben quattro strutture e gli uffici amministrativi erano dislocati in una quinta. Il Mercer avrebbe consentito loro di ottimizzare il lavoro, concentrando tutte le attività in un'unica area, e di crescere.

    «Peggio. L'edificio è già stato venduto» rispose Matthew.

    «Dai, non ci posso credere! Mi avevi detto che avevi praticamente l'affare in tasca.»

    «Mi sa che questa volta la tua vita personale ha interferito su quella lavorativa. La tua vita sentimentale, per la precisione.»

    Mindy stava per chiedere a Matthew se gli fosse dato di volta il cervello. Lei non aveva una vita sentimentale. Non aveva proprio una vita al di fuori del lavoro. Con tutto il tempo che dedicava all'Eden insieme alle sorelle, Sophie ed Emma, non le restava un solo minuto per coltivare rapporti sociali. «Stai scherzando?»

    «Mi riferisco al tuo ex, Sam Blackwell. È lui che ci ha soffiato l'affare da sotto il naso.»

    Di rado Mindy si lasciava prendere alla sprovvista. Aveva una dote particolare nel fiutare le situazioni problematiche e nell'anticipare i tempi. Stavolta, però, a quanto pareva, aveva perso il suo intuito.

    Sam Blackwell era uscito dalla sua vita da ben cinque mesi, da quando lei lo aveva scaricato e cacciato di casa.

    La loro ultima conversazione le sarebbe rimasta impressa nella memoria per sempre.

    Se me ne vado adesso, ti giuro che non torno. Mai più.

    Le mie sorelle hanno bisogno di me più di quanto io non ne abbia di te.

    Fai un po' come ti pare, Min. Buona fortuna a te e alla tua famiglia strampalata.

    Mindy aveva chiuso con Sam diverse volte prima di allora e lui aveva sempre trovato il modo di farsi riaccogliere. Questa volta, non solo non era tornato, aveva trovato anche altri pascoli. Era stato fotografato in compagnia di donne bellissime, l'ultima conquista era Valerie Cash, una ex modella che era diventata caporedattore di una rivista di moda. Non era stato un boccone facile da digerire per Mindy. Non capiva per quale motivo Sam non avesse provato ancora una volta a tornare da lei, a meno che non si fosse davvero risentito e non avesse deciso di prenderla sul serio quando gli aveva gridato che non era l'uomo della sua vita.

    «Mindy, ci sei?» chiese Matthew. «Sam Blackwell, ho detto, il tuo ex fidanzato.»

    «Non è mai stato il mio fidanzato.» Sam aborriva quell'etichetta. Non era il tipo.

    «Ascolta, non mi importa un bel nulla di che ruolo abbia ricoperto quel tipo nella tua vita. Sta di fatto che siamo punto e a capo. Credo che dovremmo orientarci su qualcosa di diverso, come costruire da zero l'edificio che ci serve. Potrei fissare un appuntamento con qualche architetto e cercare dei terreni edificabili a uso commerciale, che ne pensi?»

    Per nulla al mondo Mindy avrebbe rinunciato così facilmente al Mercer. «Sei pazzo? Ci vogliono diciotto mesi, se tutto va bene, per tirare su un fabbricato dal nulla, e noi non abbiamo tutto questo tempo. Francamente, sono sconvolta che tu mi proponga una cosa del genere. Rischio di distruggere ciò che ho costruito in questi anni.»

    «Con tutto il rispetto, ho investito tanto anch'io nella Min-vitation, da quando ci lavoro. È nel mio interesse tutelarla.»

    Mindy si morse la lingua. La Min-vitation era la sua creatura, non quella di Matthew. E non tollerava che il suo sostituto temporaneo prendesse certe iniziative. «Sistemerò io le cose. Non voglio che tu muova un dito finché non te lo dico io.»

    «Cosa pensi di fare? L'edificio è già stato venduto. Se cercheremo di comprarlo da Blackwell, lui ce lo farà pagare a peso d'oro.»

    Mindy trasse un respiro profondo. Matthew era bravissimo a organizzare il lavoro, però non era uno squalo. Lei, al contrario, aveva fatto una certa pratica nell'arte di ottenere quel che voleva da Sam Blackwell. Non che fosse un'esperta. Aveva subito anche lei raggiri da quell'uomo, tuttavia quantomeno conosceva i trucchi del mestiere ai quali lui ricorreva. «Lascia fare a me. Ti tengo aggiornato.»

    «Tecnicamente sarebbe compito mio.»

    Come sarebbe mio quello di licenziarti. «Fidati, so come trattare con quell'uomo.»

    «Buona fortuna, allora. Mi sa che ne avrai bisogno.»

    Grazie per la fiducia. «Ci sentiamo, Matthew.» Mindy si protese in avanti per parlare con Clay, l'autista. «Cambio di programma. Prima di andare al negozio, dobbiamo fermarci in un posto. Si trova all'incrocio tra la Diciottesima Strada e la Decima Avenue.»

    «In direzione del pontile Pier 66, giusto?»

    «Esattamente.» Mindy si appoggiò al sedile e si sforzò di rilassare le spalle mentre guardava fuori del finestrino. Per cinque mesi si era chiesta se Sam Blackwell avrebbe tentato, prima o poi, di rientrare nella sua vita. E ora, di lì a breve, sarebbe stata lei a fare irruzione in quella di lui. Tuttavia era intenzionata a non permettergli di nuocerle a distanza con manovre occulte. Sarebbe dovuto uscire allo scoperto e rivelarle apertamente le sue intenzioni.

    «Non ci metto più di un quarto d'ora» comunicò a Clay mentre l'autista fermava la vettura davanti all'ufficio di Sam.

    «Bene, signorina, l'aspetto.»

    Mindy scese dall'auto e inspirò a pieni polmoni l'aria fresca di ottobre, non fosse altro per darsi coraggio. Entrò all'interno dell'edificio, occhiali da sole e capo eretto. Non essendoci tornelli né guardie davanti agli ascensori, ignorò la vigilanza al desk nell'atrio d'ingresso e nessuno disse nulla. Mindy aveva imparato da tempo che se ti comportavi come se sapessi dove andare, nessuno ti avrebbe fermato. Non voleva concedere a Sam neppure un minuto di vantaggio che gli consentisse di prepararsi al suo arrivo. L'effetto sorpresa era fondamentale.

    Entrò in ascensore e una volta che le porte si riaprirono al settimo piano, si trovò davanti il banco della reception, presidiato da una bellissima donna che Mindy non conosceva. Dietro di lei, un'imponente parete nera esibiva la scritta Imprese S. Blackwell in scintillanti lettere di metallo cromato.

    «Come posso esserle utile?» chiese la donna, algida.

    «Devo vedere Sam. Sono Mindy Eden.»

    «Ha un appuntamento?»

    Per un istante, Mindy meditò di essere sincera e di rispondere di no, poi considerò che Sam, calcolatore com'era, si aspettava, in fondo, una visita da parte sua. Non avrebbe mai fatto un gesto così eclatante come acquistare lo stabile su cui lei aveva puntato gli occhi, senza aspettarsi una reazione da parte sua. «Sì.»

    La donna fissava Mindy mentre parlava al telefono con Sam. «Certo, signor Blackwell» disse, prima di riagganciare. «Arriva fra qualche minuto» le comunicò.

    Le sembrò che fosse passata un'eternità mentre camminava avanti e indietro, troppo nervosa per mettersi a sedere. Il solo pensiero di rivedere Sam le procurava un'ansia pazzesca che avrebbe fatto bene a tenere sotto controllo. Era determinata a ottenere ciò che voleva e a non farsi manipolare.

    Stava proprio ripetendo ciò a se stessa quando lui le comparve davanti, in tutta la sua imponenza.

    «Mindy.» La voce profonda e vellutata le si infiltrò nelle orecchie, propagandosi per tutto il corpo. Fu percorsa da un fremito, effetto che Sam le aveva suscitato innumerevoli volte, quando rotolava con lei fra le lenzuola. Era un amante insaziabile. Nel rivederlo, le si riaccesero dentro quelle infuocate sensazioni. Era troppo affascinante nel completo scuro, camicia grigio fumo, senza cravatta, e con le maniche rimboccate fino ai gomiti a mostrare gli avambracci e il Rolex d'acciaio. I capelli nerissimi erano una via di mezzo tra l'ordinato e lo scomposto. «Ti stavo aspettando.»

    Accidenti a lui. Aveva pianificato tutto. E lei ci era cascata come un'allocca. Forse avrebbe fatto meglio a lasciare che se la sbrigasse Matthew, ormai, però, era troppo tardi. Doveva mostrarsi lucida e forte, presente a se stessa e sicura del fatto suo. Non poteva permettersi di farsi mettere nel sacco da Sam.

    «Ti rubo un quarto d'ora. In privato» dichiarò, guardandosi intorno e indirizzando un'occhiata guardinga alla segretaria.

    «È molto più di ciò che mi aspettavo, che bello» replicò lui con sguardo concupiscente.

    Mindy stava pensando esattamente a quello a cui lui alludeva e si stizzì con se stessa per questo. In quindici minuti si potevano fare tante di quelle cose... «Aspetta a esaltarti. Se va come dico io, sarò la sola a essere contenta alla fine di questo incontro.»

    «Staremo a vedere. Non dispero.» Sam le fece cenno di avvicinarsi, poi le indicò il suo ufficio e la seguì lungo il corridoio.

    Mindy si incamminò, sforzandosi di ignorare l'effetto inebriante di avere i polmoni invasi dal profumo del suo ex amante, sperando di trovare la forza di resistergli, di riuscire a riprendersi il Mercer Building e andarsene con l'orgoglio e il cuore intatti.

    Sam era uno che aveva sempre le idee chiare su tutto... tranne che su Mindy. Quella donna aveva la capacità di destabilizzarlo. Ora, per esempio, non capiva bene cosa provasse nel rivederla dopo tanto tempo, anche se, a giudicare dalla sensazione di stretta alla bocca dello stomaco, era indiscutibile che gli fosse mancata. Mentre camminava dietro di lei, la tensione che via via gli montava nella zona del basso ventre era la conferma che di sicuro gli era mancato il suo corpo, ogni sua curva deliziosa. Non si fidava di quella donna, però. Non più.

    «Che cosa posso fare per te?» le chiese, chiudendo la porta dietro di loro.

    Mindy appoggiò la borsa su una delle sedie di fronte alla scrivania. «Credevo che tra di noi non servissero certi giochetti. Lo sai benissimo perché sono qui.»

    «Se te lo chiedo, vuol dire che lo ignoro, invece.» Sam girò attorno alla scrivania, ma rimase in piedi. «Prego, accomodati» disse, con un gesto della mano.

    Mindy scosse il capo, smuovendo la vaporosa chioma rosso rame sulle spalle fasciate da una

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