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Passione per il capo: Harmony Destiny
Passione per il capo: Harmony Destiny
Passione per il capo: Harmony Destiny
E-book169 pagine3 ore

Passione per il capo: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Andrea Beaumont è sposata con il suo lavoro, ma ciò che vorrebbe davvero sarebbe sposare il suo capo, Mac McCallum. Tra loro, però, c'è un rapporto puramente professionale, tanto che per la donna l'unica soluzione è andarsene per provare a toglierselo dalla testa. Mac, però, non è dello stesso avviso: non può lasciarsi scappare Andi! Le propone così di passare due settimane insieme, poi sarà libera di decidere cosa fare.

Lontano dai ritmi stressanti del lavoro la passione prende il sopravvento... si tratta solo di scegliere l'ordine delle priorità.
LinguaItaliano
Data di uscita19 ott 2017
ISBN9788858971451
Passione per il capo: Harmony Destiny
Autore

Maureen Child

Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.

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    Anteprima del libro

    Passione per il capo - Maureen Child

    successivo.

    1

    «Non capisco. Vuoi licenziarti?» David McCallum, detto Mac, fissò la sua assistente scuotendo la testa. «Se si tratta di uno scherzo, non è divertente.»

    Andrea Beaumont fece un respiro profondo e rispose: «Non è uno scherzo, Mac. Sono seria».

    Se n'era reso conto... e la cosa non gli andava a genio. Di norma Andi si recava nel suo ufficio per ricordargli che aveva una riunione o che doveva fare una telefonata importante. Di tanto in tanto gli annunciava di aver trovato un nuovo metodo per organizzare la sua giornata lavorativa o il suo tempo libero.

    In quel momento, però, i suoi occhi grigi mandavano lampi di fuoco. Avrebbe fatto meglio a stare all'erta. La sua sorellina Violet aveva un carattere impetuoso e lui aveva imparato che era meglio girare alla larga dalle donne quando erano arrabbiate.

    Andi, di solito così calma e imperturbabile, sembrava pronta a combattere.

    Ed era sul punto di sconvolgergli la vita. Il caldo sole di giugno entrava dalle finestre aperte dell'ufficio, illuminandole i lunghi capelli castani.

    Indossava un paio di jeans scuri, una camicetta bianca, una giacca azzurro chiaro e degli stivaletti neri. Aveva un'espressione determinata sul volto e lo stava fissando senza battere ciglio.

    Non aveva scelta.

    Dovevano discutere di quella decisione improvvisa.

    Andi avrebbe dovuto rinunciare al suo proposito. Non poteva perderla. Non sarebbe mai riuscito a gestire la McCallum Enterprises da solo e non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire l'unica persona che conosceva l'azienda quanto lui.

    Era stata il suo braccio destro per sei anni e non riusciva a immaginarsi la vita senza di lei. Ogni volta che aveva bisogno di qualcosa, era Andi a occuparsene. Non doveva mai preoccuparsi perché sapeva che avrebbe svolto il suo dovere alla perfezione. Era in grado di risolvere qualunque problema.

    Inoltre sapeva come far cambiare idea alle persone. Quando si trovava in difficoltà, sfoderava uno sguardo di ghiaccio che annientava l'avversario. Si era sempre divertito a osservarla in azione. Doveva ammettere, però, che essere guardati da lei in quel modo non era altrettanto piacevole.

    Perché voleva andarsene?

    «Siediti. Dimmi perché sei così arrabbiata.»

    «Non voglio sedermi» replicò lei. «E preferirei che non cercassi di tranquillizzarmi come fai con i cavalli che ami tanto.»

    «Allora cosa vuoi?» le chiese, aggrottando la fronte.

    «Te l'ho già detto. Intendo dare le dimissioni.»

    «E perché diavolo vorresti farlo?»

    Andi spalancò gli occhi con aria incredula. Si aspettava che conoscesse la risposta a quella domanda? Non era successo nulla di grave. Avevano concluso l'affare con Donaldson il giorno prima e ora avevano un cliente in più. Gran parte del merito andava ad Andi. Era stata lei a convincere David Donaldson a firmare il contratto.

    «Ieri sera ti ho dato un aumento per l'ultimo lavoro che hai svolto.»

    «Lo so. E me lo sono guadagnato. Chiudere l'accordo non è stato facile.»

    «Perciò qual è il problema?»

    «Mi hai detto che devo organizzare una festa per Violet per la gravidanza.»

    Mac la guardò stupito. Organizzare eventi era il suo forte. «Non capisco. Pensavo che tu e Violet foste amiche.»

    «Infatti lo siamo» ribatté lei. «Non è questo il punto.»

    «E allora qual è?» domandò, appoggiando i piedi sulla scrivania. «Sputa il rospo, così possiamo tornare subito al lavoro.»

    «Prima di tutto, tu non puoi avere voce in capitolo per quanto riguarda la festa. Ficchi sempre il naso dappertutto!»

    «Cosa?» esclamò sbalordito.

    Lei si portò le mani sui fianchi e continuò: «Comunque la cosa più importante è che sono stufa di essere data per scontata».

    «E chi ti ha dato per scontata?»

    «Tu!»

    «Non è vero. L'aumento di ieri...»

    «Negli ultimi due giorni mi sono occupata dell'arrivo del nuovo rimorchio per cavalli» lo interruppe lei. «Ho chiamato Big Mike all'officina per dirgli di metterti a posto l'auto prima del fine settimana e ho fatto in modo che i cavalli che hai comprato vengano portati direttamente al ranch domani pomeriggio.» Mac si costrinse a rimanere in silenzio e la lasciò parlare. «Ho stilato il progetto per l'orto che la tua cuoca vuole creare sul retro della tenuta e mi sono accertata che i mobili per la cameretta che hai regalato a Violet venissero consegnati in tempo.» Si fermò per riprendere fiato e poi serrò le labbra con aria severa. «Ho dovuto dire allo sceriffo Battle di sgombrare la strada perché doveva arrivare l'ultima cisterna d'acqua per il bestiame.»

    «Be', la strada dov...»

    «Non ho finito» esclamò lei, alzando una mano. «Mi hai anche incaricata di comprare un braccialetto di diamanti e di consegnare un biglietto d'addio a quella modella che non sa formulare una frase coerente.»

    Mac sbuffò. Andi aveva ragione, eppure Jezebel Fontaine era talmente bella che non gli era importato nulla delle sue facoltà mentali per diversi mesi. E poi aveva raggiunto il limite di sopportazione.

    «Sei la mia assistente, no?»

    «Sì, sono un'assistente eccellente» precisò lei. «Per sei anni ho organizzato la tua vita nei minimi dettagli. Sai che puoi affidarmi qualsiasi compito. Lo porterò a termine insieme alle altre mille cose tra cui devo destreggiarmi. Sono una specie di giocoliere.»

    «Il migliore che abbia mai visto» commentò.

    Andi continuò come se non lo avesse sentito.

    «E quando ti chiedo un pomeriggio libero per poter andare alla partita di baseball di mio nipote, tu mi dici che ci devi pensare. Ti rendi conto?»

    «Non ho niente contro le partite di baseball» rispose, senza smettere di guardarla negli occhi. «Tuttavia dobbiamo definire gli ultimi dettagli riguardo al Double D e...»

    «È proprio questo il problema, Mac! C'è sempre qualcosa di cui devo occuparmi. Sono stata così impegnata che non ho avuto tempo di costruirmi una vita vera e propria.»

    «Secondo me hai una bellissima vita» ribatté, alzandosi in piedi. «Un lavoro fantastico, un capo meraviglioso e...» Fece una pausa, Andi, però, non sorrise. Provò a pensare ad altro, tuttavia non gli venne in mente nulla.

    «Esatto. Un lavoro, un capo. Nessuna vita sociale.» Rilasciò un sospiro tremante e aggiunse: «E tutto questo avrà fine oggi stesso».

    «D'accordo. Se per te è così importante, vai alla partita. Mangia dei popcorn, beviti una birra. Riprenderemo questa discussione domani mattina appena inizierai il turno.»

    «Non verrò in ufficio domani» dichiarò lei, scuotendo la testa. «Ho bisogno di un cambiamento. Lo stesso vale per te. Ci siamo adagiati sugli allori.»

    Lui scoppiò a ridere. «Adagiati sugli allori?» ripeté. «Abbiamo avuto un mucchio di cose da fare!»

    «Ci sono stati dei problemi, li abbiamo risolti e le cose stanno ritornando alla normalità. Sempre che le nostre routine si possano definire normali.»

    Mac non vedeva l'ora di ritrovare un po' di serenità. Aveva trascorso un periodo piuttosto turbolento. L'anno prima un tornado aveva distrutto la città di Royal, poi aveva dovuto fronteggiare la siccità e infine un suo vecchio amico, Rafe Bin Saleed, era venuto in Texas per rovinargli la vita. E ci era quasi riuscito.

    Quei ricordi non mancavano mai di lasciarlo turbato. Si era fidato dell'amico e aveva rischiato di perdere tutto ciò che aveva di più caro al mondo. Per fortuna avevano sistemato le cose e Rafe era diventato suo cognato. Lui e Violet si erano sposati e aspettavano un bambino.

    Ciononostante, certe volte si chiedeva come avesse fatto a non accorgersi delle vere intenzioni dell'amico.

    Quando aveva scoperto la verità, Andrea l'aveva aiutato a calmarsi e a riflettere. Era certo che senza di lei la situazione non si sarebbe risolta tanto facilmente.

    Stava andando tutto per il meglio. Perché aveva scelto proprio quel momento per dirgli che voleva dare le dimissioni? Non aveva idea di che cosa avesse scatenato quella decisione, però intendeva farle cambiare idea. Li aspettava un periodo impegnativo. Aveva in progetto di espandere il ranch di famiglia, un tempo gestito da Violet. La sorella si stava dedicando al ranch che il marito le aveva comprato e così lui si era deciso a ritornare alle origini. Avrebbe trascorso intere giornate a cavallo per occuparsi al meglio del ranch e avrebbe guidato l'azienda, continuando a diversificare i suoi interessi.

    C'era tanto da fare e Andi doveva dargli una mano come aveva sempre fatto.

    «Mi vuoi dire da dove salta fuori questa storia?»

    «Trovo assurdo che tu debba chiedermelo.»

    Le rivolse il sorriso sensuale che sfoggiava sempre per convincere le donne a fare ciò che voleva. Andi era incredibilmente caparbia, tuttavia avrebbe usato ogni arma che possedeva per persuaderla a rimanere. «Abbiamo lavorato insieme per tanti anni, non c'è bisogno di essere così brusca.»

    «Brusca?» strillò lei, fulminandolo con gli occhi. Per un secondo temette che si sarebbe strappata i capelli dalla frustrazione. «È la cosa più insolente che...»

    Si fermò per inspirare l'aria a pieni polmoni e Mac non poté non ammirare il seno perfetto che si sollevava al ritmo del suo respiro. Era minuta, eppure aveva tutte le curve nei punti giusti. Non l'aveva mai notato prima.

    Andi era sempre presente. Aveva tutto sotto controllo e non le sfuggiva niente. A lui, però, era sfuggito il fatto che fosse una donna attraente.

    «Non puoi fare una dichiarazione del genere di punto in bianco. Mi devi una spiegazione.»

    «Non è una decisione improvvisa, nata dal nulla. È proprio questo il punto. Lavoro per te da sei anni!»

    «Lo so.»

    «E non ti sei accorto che non vado in ferie da due anni?»

    Quelle parole lo lasciarono perplesso. No, non se n'era accorto. D'altra parte ogni volta che Andi si prendeva qualche giorno libero, lui la chiamava per chiederle di risolvere qualche problema. Lei aveva continuato a lavorare, le cose erano andate avanti senza alcuna difficoltà e non aveva più pensato alle sue esigenze.

    «È di questo che si tratta, quindi?» le domandò, incrociando le braccia sul petto. «Desideri andare in ferie?»

    Andi serrò le labbra. «No. Voglio una vita. E per averla, devo dare le dimissioni. Con un preavviso di due settimane.»

    «Non le accetto.»

    «Non è una tua scelta, Mac.»

    «Anche questo non mi va a genio» replicò lui.

    È come parlare con un muro, pensò Andi, fissando l'uomo che era stato il centro del suo mondo per sei anni. Era alto quasi un metro e novanta e aveva i capelli biondo scuro che nel giro di poche settimane si sarebbero schiariti grazie al sole. I suoi occhi verdi emanavano una luminosità intelligente, che i suoi rivali scambiavano spesso per affabilità. All'apparenza poteva sembrare troppo magro, ma lei sapeva che sotto i vestiti si celava un corpo tonico e muscoloso.

    Era l'uomo ideale, desiderato da ogni donna. Purtroppo anche da lei.

    Lavorava alla McCallum Enterprises da anni, tuttavia non sapeva con esattezza quando si fosse innamorata di lui. Le sembrava di provare quei sentimenti da sempre. Una parte di lei aveva sperato che un giorno Mac avrebbe aperto gli occhi e si sarebbe reso conto che era molto più di una semplice assistente. L'altra parte, più razionale, sapeva che non sarebbe mai successo.

    Per Mac era soltanto una collaboratrice fidata. Pensava a lei come a una stampante: efficiente, in grado di portare a termine il proprio compito, praticamente invisibile. Sebbene le avesse dato un aumento, non apprezzava davvero il lavoro che lei svolgeva per l'azienda. Se lo aspettava e basta. Aveva impiegato diversi anni per arrivare a quella decisione e ora... aveva deciso. Voleva una vita. E se fosse rimasta in quell'ufficio, a perdere tempo dietro a un uomo che non poteva avere, non ci sarebbe mai riuscita. Era da parecchio che pensava di dare le dimissioni, oggi finalmente si era tolta quel peso dalle spalle.

    «Vai pure alla partita di tuo nipote, Andi. Goditi il resto della giornata. Continueremo questa discussione quando ti sarai calmata.»

    Mac non aveva capito che faceva sul serio. Doveva chiarire le cose una volta per tutte. «Sono calmissima. Però non voglio più lavorare per te.»

    Lui le rivolse un sorriso incredulo e

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