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Colleghi in amore (eLit): eLit
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E-book146 pagine1 ora

Colleghi in amore (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Family Business 1

Jack Hanson non può dire di no. Suo padre non c’è più e l’azienda di famiglia rischia il fallimento. Ha bisogno di una mano, però, e l’unica persona che potrebbe aiutarlo è la sua vecchia fiamma Samantha Edwards. La donna che non ha mai dimenticato.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2018
ISBN9788858989579
Colleghi in amore (eLit): eLit
Autore

Susan Mallery

#1 NYT bestselling author Susan Mallery writes heartwarming, humorous novels about the relationships that define our lives—family, friendship, romance. She's known for putting nuanced characters in emotional situations that surprise readers to laughter. Beloved by millions, her books have been translated into 28 languages.Susan lives in Washington with her husband, two cats, and a small poodle with delusions of grandeur. Visit her at SusanMallery.com.

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    Anteprima del libro

    Colleghi in amore (eLit) - Susan Mallery

    Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

    Prodigal Son

    Silhouette Special Edition

    © 2006 Harlequin Books S. A.

    Traduzione di Daniela Alidori

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-957-9

    1

    Samantha Edwards non era mai stata tesa per i colloqui di lavoro. Ma avere visto nudo il suo futuro capo, rendeva la faccenda un po’ più complicata.

    Per fortuna, era improbabile che Jack Hanson accennasse a quell’unica notte che avevano condiviso. Non solo era irrilevante per la sua assunzione, ma erano anche passati dieci anni e Samantha dubitava persino che la ricordasse.

    Invece lei la rammentava molto bene. Anche perché erano state tre le volte quella notte, ognuna più spettacolare della precedente.

    «Signora Edwards? Il signor Hanson è pronto a riceverla.»

    Samantha guardò la segretaria sessantenne dietro la scrivania di fronte all’ufficio di Jack.

    «Grazie» disse mentre si alzava e si dirigeva verso la porta chiusa.

    Si fermò per lisciare la giacca spiegazzata. Aveva optato per un abbigliamento più formale rispetto ai suoi canoni. Pantaloni larghi neri, giacca a quadretti e camicetta di seta color avorio. Il non colore la mortificava, ma conosceva i gusti classici di Jack Hanson ed era affatto disposta a scommettere che non era cambiato.

    Peccato che a letto non fosse stato per nulla convenzionale, né puritano.

    Quel pensiero la colpì proprio mentre spingeva la porta del suo ufficio. Fece del proprio meglio per ignorarlo, mentre traeva un profondo respiro e con aria sicura si dirigeva verso l’uomo in piedi dietro la scrivania.

    «Ciao, Jack» lo salutò stringendogli la mano.

    «Samantha. È bello rivederti.»

    La studiò con una tale intensità che il cuore accelerò i battiti. Quanto di quello scrutinio era da imputare all’interesse per l’eventuale dipendente e quanto riguardava il passato?

    Era più alto di come lo ricordava e come sempre emanava potere e sicurezza. Forse, era una qualità naturale per uno nato ricco, ma aveva la sensazione che Jack sarebbe stato un vincente comunque.

    Il tempo era stato generoso con lui, d’altronde il tempo aveva sempre favorito gli uomini rispetto alle donne, pensò con un pizzico di umorismo. Le rughe di Jack esprimevano carattere e il suo fisico era perfetto, con spalle muscolose e un sorriso capace di sedurre chiunque, mentre lei aveva delle chiome rosse indomabili, i seni piccoli e un didietro ossuto. Era giusto?

    «Accomodati» la invitò indicando una delle sedie.

    «Ho letto della morte di tuo padre un paio di mesi fa» esordì Samantha. «Mi spiace.»

    «Grazie.» Fece cenno con la mano all’ufficio. «Ecco perché lavoro qui. Il consiglio direttivo mi ha chiesto di prendere il suo posto e dirigere la società per un po’.»

    «Me l’ero immaginato» ammise lei. «L’ultima volta facevi l’avvocato.»

    «Infatti, era quello che avevo scelto» confermò.

    «Ma all’università eri bravo in finanza.» Lei lo sapeva, avevano studiato insieme.

    «Ho detestato ogni minuto» le confessò. «Preferivo studiare legge.»

    Jack ripensò al giorno in cui aveva comunicato al padre che non sarebbe entrato nell’azienda di famiglia. George Hanson era rimasto sbalordito, oltre che deluso, da come quel suo figlio maggiore non avesse accettato di mandare avanti una società da milioni di dollari. Era stata l’unica volta in cui Jack non aveva fatto quello che si aspettavano da lui.

    Per ironia della sorte, però, era finito a occupare quel posto.

    Ma non per molto, si disse.

    «Immagino che la scomparsa di tuo padre abbia sconvolto i tuoi piani» azzardò Samantha.

    Lui annuì. «Ho preso tre mesi di congedo dallo studio legale per dedicarmi alla Hanson Media Group. Poi tornerò a occuparmi della mia attività di avvocato. Il ruolo del finanziere non fa per me.»

    Lei sorrise. «Eppure, hai le capacità. Dicono che stai assumendo parecchia gente.»

    «È vero. Mio padre detestava delegare e gestiva da solo tre reparti. Io non ho il tempo e neppure l’energia per farlo, perciò sto cercando delle persone valide e affidabili con cui collaborare.»

    «Allora, dovrei essere lusingata.»

    «È la verità. Sei qui solo perché sei brava. Ho bisogno di elementi creativi. Non è la mia qualità migliore.»

    Samantha sorrise. «Un uomo che riesce ad ammettere le proprie debolezze.»

    Lei si mosse leggermente mentre parlava e i pantaloni aderirono alle cosce snelle. Gli altri candidati avevano esibito curriculum brillanti e ottime referenze, ma al contrario di Samantha erano venuti vestiti in modo studiato.

    Lei, no. Nonostante i colori sobri, il suo abbigliamento era tutt’altro che formale. Forse, era la spilla verde a forma di pappagallo sul risvolto della giacca o gli orecchini che le pendevano fin sulle spalle. O, forse, erano i lunghi capelli fiammeggianti che sembravano avere una vita propria.

    Era una creatura estrosa e dotata di un’indipendenza che le invidiava.

    «Hai lasciato New York» osservò. «Perché?»

    «Volevo cambiare.»

    Jack la studiò, cercando le sfumature. Ce n’erano tante, ma nessuna lo preoccupava. Secondo le sue ricerche, era reduce da un divorzio e il suo datore di lavoro aveva fatto di tutto per trattenerla.

    «Quello che stai offrendo è un impiego incredibile» dichiarò con onestà. «Autonomia totale per lo sviluppo di Internet con un budget di un milione di dollari. Per me sarebbe come un sogno che si avvera.»

    «Bene. Per me, invece, è il contrario. Ecco perché voglio una grande squadra che porti avanti la società. Ma scendiamo nei dettagli.»

    La informò delle ultime campagne su Internet e sui possibili sviluppi da attuare.

    Samantha si animò sempre di più, a mano a mano che la conversazione progrediva. «I bambini» suggerì. «Possiamo fare tanto per loro. Programmi doposcuola sul Web. Non i soliti aiuti per i compiti a casa, ma iniziative che uniscano i bambini di tutto il paese.» Mentre parlava, si sporgeva verso di lui muovendo le mani per spiegare le sue idee. «Il potenziale è enorme. E questo solo per i più piccoli. Per gli adolescenti ho altre proposte.»

    «Sono quelli con più tempo disponibile e maggiori entrate» osservò Jack e quando lei inarcò le sopracciglia in modo interrogativo, spiegò: «Ho fatto delle ricerche».

    «In effetti, con tante famiglie monoparentali e tante con entrambi i genitori che lavorano, gli adolescenti influenzano le decisioni degli adulti sugli acquisti, dai cereali alle auto, ai biscotti per colazione. In più sono computer dipendenti, capiscono al volo la logica, il che significa che sono bravi a scaricare le informazioni. Per loro Internet fa parte della vita, come per noi il telefono.»

    «Allora, il lavoro ti interessa?» le chiese.

    «Certo. Mi piacerebbe molto contribuire ad allargare questo settore dell’azienda.»

    L’eccitazione era tangibile e l’aria vibrava della sua energia. Samantha si era sempre buttata a capofitto in tutto quello che faceva e Jack ebbe la conferma che non era cambiata.

    Era rimasto piacevolmente stupito quando aveva letto il suo nome nella lista dei candidati. Lui e Samantha avevano studiato bene insieme. E, fondamentale, era una di cui si poteva fidare.

    «Il posto è tuo, se lo vuoi» le annunciò. «La proposta formale ti arriverà dall’ufficio del personale in mattinata.»

    Lei spalancò gli occhi verdi. «Davvero?»

    «Perché sembri così sorpresa? Hai talento, sei qualificata e inoltre sono abituato a lavorare con te.»

    «Okay. Ma devo avvisarti. Voglio avere il controllo totale della mia squadra.»

    «Accordato.»

    «Niente giacca e cravatta o tailleur professionali.»

    «Non mi interessa se vieni in costume da bagno, purché tu svolga il tuo lavoro.»

    Lei non sembrava convinta. «Qui non è come in uno studio legale, Jack. I creativi sono diversi.»

    Jack era divertito dalle sue angosce. «Non è un problema.»

    Samantha si alzò. Coi tacchi era alta quasi quanto lui. Jack fece il giro della scrivania e le tese la mano.

    Lei la strinse. Come quando l’aveva toccata qualche minuto prima, sentì una leggera scossa seguita da una sensazione di calore nel basso ventre.

    Dieci anni dopo, Samantha Edwards aveva ancora la capacità di turbarlo. Non che avesse intenzione di approfittarne o di farglielo capire.

    Le lasciò la mano e la accompagnò alla porta. «Quando saresti pronta a cominciare?» domandò.

    «All’inizio della prossima settimana.»

    «Bene. Tengo una riunione dello staff ogni martedì mattina. Ci sarai anche tu.»

    Lei esitò un istante prima di uscire. «Sono felice di questa opportunità, Jack.» Lo guardò dritto negli occhi. «Non ero sicura che avresti preso in considerazione la mia domanda. A causa del nostro passato.»

    Lui finse di non capire a cosa si riferiva. Voleva che fosse lei a dirlo. «Perché il fatto che ci siamo conosciuti all’università avrebbe dovuto essere un ostacolo?»

    «Non quello.»

    Jack attese.

    Le guance di Samantha si imporporarono, ma lei continuò a sostenere il suo sguardo. «Per quella notte. Quando noi...» Si schiarì la gola. «Lo sai. Siamo stati intimi.»

    «Ne è passata di acqua sotto i ponti» dichiarò lui in tono leggero, anche perché era la verità. Non era mai stato uno che si fermava a rimuginare sul passato. Neppure su una notte che l’aveva spinto a credere nei miracoli. Probabilmente perché aveva imparato che nella vita i miracoli non esistevano.

    Puntuale, alle quattro del pomeriggio la signora Wycliff bussò alla porta dell’ufficio di Jack.

    «Entri» la invitò mentre salvava il file al computer e alzava gli occhi a guardare la segretaria di suo padre.

    «Ecco i resoconti della giornata» disse depositando delle cartellette sulla scrivania.

    Lui aggrottò la fronte mentre osservava la pila di fogli che avrebbe riempito la sua serata. In teoria ne sapeva abbastanza su come gestire un’azienda. Aveva un master in economia e finanza. Ma spesso la teoria e la realtà avevano poco in comune e quello era uno di quei casi. Se uno dei dipendenti fosse stato accusato di omicidio, lui

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