Una bionda per Jay (eLit): eLit
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Barbara McMahon
Originaria della California, adora il panorama della Sierra Nevada che gode dalla sua casa.
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Anteprima del libro
Una bionda per Jay (eLit) - Barbara McMahon
successivo.
1
«Sai, Dee? Ho sentito dire che Jay Masters è una persona molto tradizionalista e convenzionale.»
Deanna Stephens guardò per un attimo l'amica. Poi continuò ad abbottonarsi il gilet di broccato e alzò le spalle. «Vorrà dire che al colloquio cercherò di sembrare una donna molto tradizionalista e convenzionale.»
Judy scoppiò a ridere. «Tu? Tradizionalista? Convenzionale?»
Deanna sorrise e studiò la sua figura riflessa nello specchio. La gonna blu scuro le sfiorava le ginocchia e il gilet di broccato di vari colori formava un bel contrasto. Faceva troppo caldo per mettere anche la camicia, nel mese di maggio c'erano state temperature molto elevate e le sue gambe erano già abbronzate, non aveva bisogno di indossare le calze.
Si girò verso l'amica. «Ho un aspetto credibile?» chiese.
«Direi di sì. Però potresti anche avermi ingannata... Noi due ci conosciamo ormai da parecchi anni.» Judy rise per la propria battuta.
Deanna la guardò fingendosi sorpresa. «Sono scioccata che dubiti di me. Non supero mai il limite di velocità, il mio conto in banca è sempre coperto e guardo in entrambe le direzioni prima di attraversare la strada.»
«Sì. Ma inizi anche a lavorare alle quattro del pomeriggio e non finisci mai prima delle tre del mattino; poi dormi tutto il giorno. Mangi pizza a colazione e frittelle a cena. E riporti le tue vecchie prozie alla casa di riposo molto dopo l'orario consentito.»
«Le regole di quella casa di riposo sono semplicemente ridicole» protestò Deanna. «E poi è successo soltanto quella volta. Inoltre, la pizza mi piace a qualsiasi ora della giornata! Che devo fare con questi capelli?»
La massa ribelle di riccioli biondi era il suo cruccio. Da sempre desiderava avere lunghi capelli neri, lucidi e soprattutto lisci. Avrebbe anche voluto essere piccolina e sembrare una ragazza fragile. Invece, era alta e snella con una criniera di capelli ribelli... Ma il vecchio sogno, a volte, riaffiorava nella sua mente.
«Tirali all'indietro e legali con un nastro dello stesso colore della gonna» le suggerì Judy. «Con i capelli sciolti dimostri appena una quindicina d'anni e non dai l'idea di essere una persona affidabile. Con un'acconciatura, sembri una donna troppo sofisticata. Continuo, comunque, a non capire perché vuoi a tutti i costi quel lavoro. Ti ho già detto almeno una dozzina di volte che qui da me sei la benvenuta.»
Deanna sorrise all'amica. «Mi hai salvato la vita. Non so come avrei fatto se non ci fossi stata tu quando le zie si sono trasferite nella casa di riposo. Ma sappiamo entrambe che questa soluzione può andare bene solo finché Peter starà fuori città; quando tornerà tu non vorrai certamente avere un terzo incomodo tra i piedi.»
Il marito di Judy era imbarcato in un sottomarino che attualmente si trovava lontano dalla base per una crociera di tre mesi e sarebbe tornato per la fine di giugno. Deanna sapeva benissimo che due sposi novelli avevano il diritto di stare da soli e, per questo motivo, voleva trovare un'altra sistemazione prima che l'uomo ritornasse a casa.
Judy arrossì e guardò l'amica. «Be'...»
«Se otterrò questo lavoro tutti i miei problemi saranno risolti. Il signor Masters cerca una persona disposta a dormire in casa quindi avrei l'alloggio. La paga poi è buona e mi consentirebbe di continuare a pagarmi gli studi. Sarebbe tutto perfetto.»
«Sembra troppo bello per essere vero.»
«Non scoraggiarmi prima che abbia incominciato.» Deanna fermò i capelli col nastro e si guardò allo specchio. «Così dovrebbe andare. Che ne dici?»
«Jay Masters rimarrà senza parole.»
«Spero proprio di no, mi deve almeno dire che sono assunta!»
Deanna arrivò all'appuntamento molto in anticipo. Mentre saliva in ascensore cercò di concentrarsi. Era nervosa, e voleva fare una bella figura. Judy aveva notato l'annuncio nella bacheca del bar del suo ufficio e gliene aveva parlato; adesso lei stava per incontrare l'uomo che aveva bisogno di una tata per le sue due figliolette in età prescolare.
Uscita dall'ascensore si guardò intorno incuriosita. Non era mai stata negli uffici di una società che si occupava di sicurezza. Certamente dovevano esserci dappertutto monitor, videocamere e laser, ma non riusciva a vedere niente.
Sulle pareti non c'era neanche un quadro, e l'ambiente sembrava molto freddo.
La segretaria la fece accomodare nella sala conferenze. «Il signor Masters la riceverà subito» disse gentilmente.
Qualche minuto dopo entrò un uomo alto e con i capelli neri, che reggeva tra le mani una cartelletta. L'aria sembrò all'improvviso caricarsi di elettricità. Deanna cercò di sorridere mentre il cuore le batteva furiosamente.
«Deanna Stephens?» chiese lui fermandosi sulla soglia. «Sono Jay Masters.»
Era molto alto e sicuramente superava di parecchi centimetri il metro e settantatré di Deanna. Il vestito che indossava era di sartoria come pure la camicia di seta. La cravatta, dal nodo perfetto, gli conferiva un'aria distinta. Quell'uomo sembrava pieno di energia.
«Piacere di conoscerla» disse lei.
L'uomo la studiò rapidamente da capo a piedi poi si diresse verso il tavolo, aprì la cartelletta e osservò il foglio che si trovava all'interno.
Macchina da guerra, snella ed efficiente!
Quelle parole echeggiarono nella mente di De anna che, intanto, lo stava guardando con l'occhio dell'artista. Avrebbe potuto rappresentarlo come un guerriero pagano. O un lottatore. Ovviamente nel suo disegno non avrebbe indossato un completo di grisaglia ma qualcosa di cuoio, una pelle di animale o... assolutamente niente.
Le dita le prudevano per la voglia irresistibile di fare uno schizzo di quell'uomo. L'avrebbe fatto posare con una lancia o una spada, a torso nudo, mentre sfidava il nemico.
Aveva i capelli scuri come la notte e la pelle abbronzata. Forse trascorreva parecchio tempo all'aria aperta?, si domandò Deanna. Nessun impiegato d'ufficio riesce ad avere un'abbronzatura simile. Gli occhi erano di un grigio metallico, freddi e dallo sguardo determinato. Le labbra erano carnose, ma tenute continuamente serrate, tanto che formavano una lunga linea sottile.
Cosa poteva fare per ammorbidirle? Una sana risata, sicuramente.
D'un tratto Deanna si rese conto che il silenzio tra di loro si stava prolungando troppo. Alzò il viso confusa e vide che lui la stava guardando. Aveva detto qualcosa? Le aveva fatto una domanda? Forse le aveva letto nel pensiero?
Cercò di sorridere. Ma che cosa le stava succedendo? Solo perché si era trovata davanti un corpo che gran parte degli uomini avrebbero invidiato e che quasi ogni donna avrebbe desiderato, non significava che doveva perdere la ragione in quel modo. Era naturale che un'artista fosse attratta dal bello.
E quell'uomo poteva, senza ombra di dubbio, essere considerato un capolavoro della natura, le sussurrò una vocina interiore.
Jay Masters posò la cartelletta sul tavolo senza staccare lo sguardo da lei. Deanna sentì il cuore che le batteva forte. All'improvviso, decise di reagire. Sbatté le palpebre e respirò profondamente. Era lì per sostenere un colloquio, punto e basta.
«Alle spalle ha una storia lavorativa piuttosto movimentata, signorina Stephens» disse lui lentamente. «Negli ultimi sette anni ha fatto sette lavori differenti. Servizio ai tavoli in un ristorante, aiuto bibliotecaria, fattorino da un fioraio, collaboratrice in un centro di assistenza, bagnina in spiaggia, servizio in ospedale. E nessuno di questi lavori è durato più di otto mesi.»
Deanna annuì.
«Niente che dimostri che lei sa prendersi cura dei bambini. Inoltre, io ho bisogno di qualcuno su cui poter contare per un periodo più lungo di qualche mese.»
Deanna fu travolta dal panico. «Posso spiegarle il perché di tanti lavori» disse in fretta. Doveva fare in modo che il colloquio non terminasse così presto. «Avevo bisogno di lavorare per pagarmi l'università. Dovevo trovarmi un lavoro e risparmiare finché non accumulavo abbastanza soldi per poter frequentare un trimestre, poi davo le dimissioni per studiare. Quando il denaro finiva, cercavo un altro lavoro.»
«Ho capito, ma tutto questo non risolve il mio problema. Io voglio qualcuno su cui poter contare per un lungo periodo.»
«La posizione che lei offre mi permetterebbe di restare a lungo. Non sarei più costretta a licenziarmi per frequentare un altro trimestre di studi. Avrei modo di frequentare le lezioni e occuparmi contemporaneamente delle sue figlie. Lei dovrebbe soltanto permettere che le sue bambine passino qualche ora alla settimana nell'ottimo asilo della ODU dove le studentesse possono lasciare i loro bimbi mentre frequentano le lezioni. Posso assicurarle che le attrezzature e il personale dell'asilo sono di prim'ordine. Sarebbe soltanto per un'ora o due al giorno, per quattro giorni alla settimana, e darebbe modo alle sue figlie di giocare con altri coetanei.»
«ODU?» ripeté il signor Masters perplesso.
«La Old Dominion University, qui a Norfolk.»
«Cosa sta studiando?» La sua espressione non lasciava trasparire il suo pensiero.
«Arti grafiche. Avrei voluto studiare arte, ma non ci sono molte opportunità di carriera a meno che un artista non sia superlativo. Io sono solo brava. Riuscire a combinare bene colori e linee con forme e strutture della grafica mi piace ugualmente. Questo campo mi offrirà sicuramente più opportunità di lavoro, una volta che avrò ottenuto il diploma. Comunque, continuo a dipingere per piacere e a fare schizzi a carboncino e disegni con i pastelli. In questo modo posso arricchire la parte pratica con quella puramente creativa.»
Deanna deglutì. Il colloquio non stava andando bene come aveva sperato. Vedendo che lui non diceva niente, ricominciò a parlare. Non poteva perdere quell'opportunità.
«So moltissime cose sui bambini. Lavorando al ristorante ho capito come i piccoli si devono comportare in pubblico e ciò che amano mangiare; so come si devono intrattenere quando si annoiano. Quando ho fatto la bagnina in spiaggia ho conosciuto tantissimi bambini e ho imparato le regole per la loro sicurezza. Ho anche seguito un corso di pronto soccorso.»
Sorrise pensando che lui lo avrebbe apprezzato.
«E poi» proseguì, «al centro di assistenza giornaliera ho fatto molta esperienza con i bambini perché l'età degli assistiti variava dai due ai sei anni.»
Il signor Masters continuò a guardarla senza parlare.
«Quando lavoravo in biblioteca ero la persona che leggeva durante l'ora dedicata ai bambini. So quindi quale genere di libri amano, specialmente quelli più piccoli. Le sue due figlie hanno cinque e tre anni, vero?»
Lui annuì, ma continuò a tacere.
Deanna