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Deal Bellagio: (Love Casinò Series)
Deal Bellagio: (Love Casinò Series)
Deal Bellagio: (Love Casinò Series)
E-book339 pagine4 ore

Deal Bellagio: (Love Casinò Series)

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Info su questo ebook

"C’è soltanto un modo per uscirne vivo, è arrivato il momento di scegliere.
Lei o il Bellagio?"
Lui è il proprietario di un importante Casinò.
Lei è la fin troppo giovane ereditiera di un impero.
E se lui stesse per perdere ogni cosa?
E se lei fosse la sua unica chance?
Un matrimonio combinato non era nei programmi di un uomo come Axel Grayson Costa, soprattutto non con una ragazzina ribelle e viziata che sembra infastidirlo per puro piacere personale. Eppure, lui e Harley Dillard, dovranno trovare il modo di collaborare e di mettere tutte le carte in tavola per far funzionare questo assurdo accordo, perché a volte, ci sono cose più importanti di un casinò per cui combattere, anche a costo di rimetterci il cuore.
3 Casinò di Las Vegas.
3 Storie diverse.
1 un'unica notte in comune.
Arriva per la collana Dark-BrightLove (Pubme) la Love Casinò Series, dove tre autrici diverse hanno giocato la partita più spietata di tutte: quella contro l'Amore. Ma tranquilli, ogni vostro sporco segreto è al sicuro con noi, perché come si dice: quello che succede a Las Vegas resta a Las Vegas.
Siete pronti a sfidare la Dea Bendata?
**Tutti i romanzi della serie sono autoconclusivi e indipendenti.**
- Deal Bellagio di Marta M.
- Rules Mirage di Cristina Maggiotto
- Hit Flamingo di Maria Grazia Salerno
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita4 set 2023
ISBN9791254583784
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    Anteprima del libro

    Deal Bellagio - Marta M.

    Immagine che contiene testo Descrizione generata automaticamente

    COLLANA DARK-BRIGHLOVE

    Immagine che contiene freccia Descrizione generata automaticamente

    DEAL BELLAGIO

    di

    Marta M.

    Pubblicato da © PubMe - Collana Darklove

    Progetto grafico:

    Foto: Adobe stock photo

    Tutti i diritti riservati

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autore. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da considerarsi puramente casuale.

    Questo libro contiene materiale coperto da copyright e non può essere copiato, trasferito, riprodotto, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’autore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile (Legge 633/1941).

    "Innamoratevi. Almeno una volta nella vita, non importa per quanto, come o di chi, ma innamoratevi.

    È tutto un gran casino, ed è bellissimo."

    Charles Bukowski

    PROLOGO

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRÉ

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO TRENTUNO

    CAPITOLO TRENTADUE

    CAPITOLO TRENTATRÉ

    CAPITOLO TRENTAQUATTRO

    CAPITOLO TRENTACINQUE

    CAPITOLO TRENTASEI

    EPILOGO

    RINGRAZIAMENTI

    PROLOGO

    AXEL

    Gioca sempre le tue carte.

    Mio padre era solito ripetermelo tutte le volte che puntavo a un grosso affare. Anche prima di chiudere gli occhi me lo disse, furono le sue ultime parole. Ho sempre seguito i suoi consigli e continuo a farlo anche ora, nonostante sia finito in questa situazione proprio a causa sua.

    In passato, ho sempre fatto di tutto per prendermi quello che desideravo, arrivando anche a giocare sporco. Ma mai avrei immaginato che, un giorno, avrei usato me stesso per concludere un accordo. Non sono riuscito a evitarlo, il mio lavoro è la mia vita, il Bellagio la mia casa. Farei qualsiasi cosa per questo posto, anche vendere l’anima al diavolo, se fosse necessario.

    E Jonathan Dillard è il diavolo in persona.

    Guardandolo, non posso fare a meno di chiedermi come abbia potuto acconsentire alla sua assurda richiesta.

    Poi, torno a sentire quelle parole di mio padre, ricordo cos’è questo posto per me. E allora, ecco il motivo per cui ho deciso di sposare una donna in cambio di soldi. Sì, farei davvero di tutto per il mio lavoro. Anche sposare una sconosciuta che, per giunta, non si è presentata nemmeno all’incontro, verrà domani ad accordo concluso.

    ‘Fanculo! Detesto l’idea di condividere la mia vita con qualcuno, sono sposato solo con il mio lavoro. Certo, alcune volte stacco la spina divertendomi nel mio stesso hotel con qualche donna, ma il Bellagio viene sempre prima di tutto.

    Questo fino a un attimo fa, perché non appena pronuncio la parola "", tutto cambia. Jonathan mi passa i documenti, ma proprio quando sto per firmare, qualcuno bussa alla porta del mio ufficio. Mi scuso con il mio ospite e mi affretto a uscire. Ad attendermi nel corridoio c’è il capo della sicurezza del Mirage, Oliver Lambert.

    Spero che abbia buone notizie, l’ho assunto provvisoriamente per le sue innate doti nello scovare i truffatori. Un mio dipendente mi ha riferito di una ragazza che spesso viene al casinò a giocare, vincendo tutte le volte. È una cosa molto strana, nessuno è in grado di vincere tutti i giorni, se non imbrogliando.

    «Avevi ragione, barava» afferma Oliver, confermando i miei sospetti. «Il croupier Arden Collins, del tavolo nove, me l’ha indicata. L’ho osservata per un po’, prima di avvicinarmi e arrestarla».

    «Ottimo lavoro. Grazie per il tuo aiuto. Domani riceverai il tuo assegno».

    Saluto Oliver con una stretta di mano, poi torno dal mio maledetto ospite. Non dico nulla; non appena mi accomodo dietro alla scrivania, prendo la penna e firmo il contratto.

    «È un vero piacere fare affari con lei!» esclama Jonathan e un sorriso beffardo fa capolino sul suo viso.

    Ancora una volta non dico nulla, mi limito a fissare l’uomo che ha appena stravolto il mio futuro. La mia vita è sempre stata una partita a carte e ho sempre vinto.

    Ma questa volta, anche se ho appena guadagnato una parte dei soldi che mi aiuterà a salvare il mio hotel, ho la sensazione di aver perso.

    In che guaio mi sono cacciato?

    CAPITOLO UNO

    AXEL

    1 settimana prima

    Sin da bambino ho sempre avuto un certo fiuto per i guai; alcune volte ero io che andavo a cercarli, altre erano loro che trovavano me. Ricordo che, quando avevo quindici anni, finii all’ospedale a causa di una rissa con un gruppo di ragazzini che non conoscevo. Uno di loro aveva osato darmi del coglione e, invece di lasciar perdere come mi aveva insegnato mia madre, mi gettai su di lui per fargliela pagare. Quella fu la mia prima rissa, e ne uscii con un labbro spaccato e un braccio rotto. Ci sono stati tanti altri episodi che hanno segnato la mia adolescenza, ma nonostante tutto, ho vissuto dei momenti speciali. Ho fatto ogni tipo di esperienza: dall’alcol alla droga, dal sesso tradizionale a quello sporco, dall’avere molti amici al ritrovarmene pochi. E, soprattutto, imparare a camminare da solo. Sono sempre stato un tipo ribelle, ricordo che da piccolo dissi ai miei genitori di non voler far nulla da grande, di voler vivere a loro spese. Crescendo ho dovuto fare i conti con la realtà. La vita non ti regala niente, sei tu che devi conquistarti quello che desideri. Così, dopo il college, ho iniziato a prendere sul serio il mio futuro e mi sono ritrovato a lavorare per mio padre senza nemmeno sapere come. All’inizio ero una vera frana, non capivo nulla di gestione dell’impresa e dei conti, ma con il passare del tempo, grazie ai consigli del mio vecchio, sono diventato un vero asso negli affari.

    E da allora, non riesco a fare a meno del mio lavoro.

    Perché quello che faccio mi fa sentire importante, per non parlare di quanto mi abbia fatto diventare ricco. Ora questo aspetto potrebbe cambiare, rischio di perdere tutto quello che ho guadagnato.

    Guardo i fogli sparsi sul tavolino e rilascio un sospiro. Sono arrivato al limite; credevo che anche questa volta sarei riuscito a cavarmela da solo, ma guardando i numeri impressi su quei maledetti fogli, mi rendo conto che non posso farcela. Ho bisogno di aiuto, e solo una persona di mia conoscenza, è in grado di concedermelo.

    Sfilo il telefono dalla tasca interna della giacca e invio un messaggio al mio migliore amico, invitandolo a raggiungermi quanto prima nella mia suite. Purtroppo, James si presenta un’ora dopo, perché lui è sempre impegnato a fare Dio solo sa cosa.

    «Ehi, scusa il ritardo. Il mio uccello era nella bocca di una mora niente male, non potevo lasciarlo insoddisfatto» afferma James sedendosi sul divano di fronte a me.

    Alzo gli occhi al cielo. Credo che il mio migliore amico non crescerà mai. Ha trentacinque anni, ma sembra un bambino. Lui ha fatto esattamente quello che volevo fare io da piccolo: la bella vita. Vive sulle spalle dei suoi ricchi genitori (suo padre è il sindaco della città e sua madre un’attrice in pensione), ogni sera partecipa a delle feste e, in quelle occasioni, è sempre in compagnia di una donna diversa. Per non parlare dei viaggi, ha praticamente girato il mondo. Un eterno Peter Pan, insomma. Io e James ci conosciamo fin da piccoli, siamo cresciuti insieme, nonostante sia più grande di lui di tre anni. I nostri genitori sono molto amici, quindi era impossibile evitarlo.

    Un tempo anche io ero come lui, mi piaceva divertirmi e prendere tutto alla leggera, ma quando mio padre mi ha ceduto il totale controllo dell’hotel, ho dovuto rivedere le mie priorità. Prima, essendo in due, era più facile gestire il lavoro e la vita privata. Dopo che mio padre si è ritirato, le responsabilità sono raddoppiate. Sono il capo e tutti contano su di me, il futuro dei miei dipendenti è nelle mie mani. Quindi sono stato costretto a mettere in standby la mia vita privata. Certo, ogni tanto me la spasso, ma non più come ero solito fare una volta.

    «Sono nei guai e tu pensi al tuo uccello. Sei davvero un pessimo amico» borbotto.

    «Se avessi accettato il mio aiuto quando te l’ho offerto, ora non saresti qui a impazzire per trovare una soluzione».

    Controvoglia gli do ragione. Dopo la morte di mio padre, avvenuta tre mesi fa, ho scoperto che ho un grosso debito da saldare. Debito non mio. La prima persona con la quale ne ho parlato è stata proprio il mio amico. James voleva aiutarmi ma, troppo orgoglioso, ho rifiutato la sua offerta. Purtroppo, non ho risolto nulla e, ora che mi è rimasto poco tempo a disposizione, ho capito che non posso fare a meno del suo aiuto. Ho messo da parte l’orgoglio perché, il pensiero di perdere tutto, mi terrorizza. Non so cosa James abbia in mente, ma per il Bellagio, la mia casa, sono disposto a fare qualsiasi cosa. Non quello che ha fatto mio padre. Se ci ripenso, la rabbia torna a montare e mi viene voglia di distruggere tutto quello che c’è nella stanza.

    Alla fine, il mio vecchio è caduto nella trappola del gioco d’azzardo, lui che ha costruito questo posto dopo aver lasciato l’Italia per cercare un po’ di fortuna in America. L’ha trovata, costruendo quello che oggi è uno degli hotel più famosi e importanti di Las Vegas. Ma alla fine, complici le tentazioni, ha sperperato tutti i suoi sacrifici. E cosa ha fatto per recuperare i soldi? Si è rivolto a uno strozzino. Credeva che chiedere aiuto a una persona poco raccomandabile lo avrebbe salvato, e invece, lo ha condotto solo alla morte. Letteralmente. Ha avuto un infarto, a causa dell’ansia e delle troppe preoccupazioni, il suo cuore non ha retto, e ha lasciato me nella merda. Perché mio padre non è riuscito a saldare il debito, ha dato solo un piccolo anticipo. Sono ricco, ma non abbastanza da ripagare quanto manca.

    Dieci milioni di dollari, una cifra da capogiro. Anche per uno come me.

    L’hotel ha molte entrate, ma non posso usare quei soldi, mi servono per portare avanti la mia attività: pagare i miei diecimila dipendenti, tenere tutto in ordine e pulito, pagare i servizi. E tante altre cose che, se ci penso, non fanno che far crescere il mio malumore.

    «È per questo che ora sei qui!» esclamo dopo aver mandato giù un sorso di whisky. «Non ho trovato altre soluzioni, quindi, dimmi cos’hai per me».

    «In realtà è mio padre quello che ha la soluzione».

    «Ne hai parlato con tuo padre?».

    «No, era già a conoscenza di questo tuo problema».

    Sospiro. «Immagino che sia stato mio padre a raccontargli tutto, prima di morire. Sai se lo ha detto a mia madre?».

    «Gli ho proibito di andare da Olivia. So che non vuoi che lei lo sappia».

    Annuisco; mia madre non ha bisogno di sapere che mio padre ci ha lasciato un bel regalino, ha già sofferto molto per la sua improvvisa scomparsa.

    «Quindi? Cosa ha per me?».

    «Jonathan Dillard, un tizio di Vancouver ricco da far schifo. Possiede una società, la Dillard Corporation. Si occupa di finanza e aiuta anche imprenditori in difficoltà. Lui potrebbe sicuramente essere la soluzione al tuo problema».

    Potrebbe, ma chissà cosa vorrà in cambio. Nessuno fa mai niente per niente, c’è sempre un tornaconto.

    Questo, però, non mi fa cambiare idea, sono davvero disperato.

    «Tuo padre può fissarmi un incontro con lui?».

    ***

    Oggi

    Cammino avanti e indietro per la suite e non posso fare a meno di ripensare all’incontro avuto con Dillard, quello che mi ha appena stravolto la vita. Il bastardo è andato via da poco, lasciando me in uno stato di rabbia e agitazione. Non sono un uomo dai sani princìpi, ma come può un padre vendere la propria figlia per affari?

    «Ho molti soldi, signor Costa. E quei soldi saranno di mia figlia, quando un giorno non ci sarò più. Quindi, è mio dovere assicurarmi che abbia una persona accanto che non la inganni ma che la aiuti a gestire il suo patrimonio» mi ha riferito Dillard la prima volta che ci siamo visti, senza che glielo chiedessi.

    «Perché io?» gli avevo domandato, non capivo il motivo per il quale avesse scelto me, l’uomo che gli aveva chiesto un mucchio di soldi per salvare la sua attività.

    «Lei soddisfa tutti i miei requisiti, è perfetto per mia figlia. Quello che ha fatto suo padre, lo considero solo un incidente di percorso».

    A quel punto non avevo più proferito parola, non mi interessava scoprire quali piani avesse in mente Dillard, volevo solo i suoi soldi. Ho raggiunto il mio obiettivo, ma da domenica sarò costretto a condividere le mie giornate con una donna che non ho mai visto. Mi fermo davanti alla vetrata ad ammirare il paesaggio della mia bellissima città.

    La vista che mi si para davanti non mi aiuta a rilassarmi, anzi, i miei pensieri continuano a rincorrersi.

    «Prova a fregarmi e farai la fine di tuo padre».

    L’avviso di Dillard mi risuona in mente, facendomi imprecare ad alta voce. Sono sicuro che un uomo potente come lui abbia i mezzi per mettermi fuori gioco.

    Saperlo, però, non mi impedisce di pensare a un modo per liberarmi di lui e di sua figlia, perché non ho alcuna intenzione di legarmi a una donna per sempre, ho bisogno di loro solo quando devo rilassarmi un po’. Ma cosa posso fare? La scatolina nella tasca del mio completo Armani mi ricorda che non ho via di scampo, sono fottuto.

    Un semplice anello con un diamante a forma di goccia che, tra una settimana, decreterà la mia cazzo di fine.

    Un anello che non ho comprato io, ma mi è stato donato da Dillard.

    ‘Fanculo!

    «Allora? Com’è andata?».

    James entra nella mia camera, interrompendo il flusso dei miei pensieri. Mi volto per guardarlo, non so se prendermela con lui per il casino in cui sono finito, visto che ho conosciuto quell’uomo grazie a suo padre.

    «Tu sapevi cosa aveva in mente Dillard?» gli chiedo.

    «Di cosa stai parlando?».

    «Del matrimonio combinato».

    James sgrana gli occhi. «Matrimonio combinato?».

    Sospiro: no, non sapeva nulla.

    Velocemente gli racconto tutto quello che ci siamo detti io e Dillard visto che, nell’ultima settimana, io e il mio amico non ci siamo visti. Come sempre, James era impegnato a godersi la vita.

    «Gesù Cristo!» esclama una volta terminato. «Ma dove siamo, nel Medioevo?».

    «Non dirlo a me» sbuffo. «Non ho potuto rifiutare. Lui è l’unico che può darmi tutti quei soldi. Ovviamente, me li darà a modo suo. Mi ha già versato un milione, come anticipo. Il resto arriverà alla fine di ogni mese. Quindi, sarò legato alla figlia per dieci fottuti mesi».

    James si siede sulla poltrona, un pigro sorriso gli spunta sulle labbra. «L’hai vista?» mi chiede in tono malizioso.

    «Chi?».

    «La figlia di Dillard».

    Lo guardo storto. «Ti sembra il momento? Per una volta sii serio. E no, non l’ho vista. Arriverà domani».

    James sbuffa. «Amico, qual è il problema? Avere una donna tra i piedi?».

    «Esattamente! Non ho tempo per queste cazzate. E poi, l’idea di legarmi a una donna, mi fa venire il voltastomaco».

    «Hai tutta la mia comprensione. Ma guarda il lato positivo: visto che raramente lasci questo posto per andare a divertirti un po’, avrai una fica a disposizione ogni volta che vorrai».

    Scuoto la testa, afflitto.

    Ci rinuncio.

    James è davvero impossibile, non riesce mai a prendere le cose sul serio. Eppure, è un buon amico. Leale e sempre pronto a correre in mio aiuto. Anche se, la maggior parte delle volte, non fa che peggiorare le cose. Ma lo apprezzo comunque, il solo fatto di esserci conta davvero molto per me, sono poche le persone di cui mi fido.

    «O stai pensando a un modo per liberarti di lei?» domanda, visto il mio silenzio.

    «Già» confermo.

    «Sarà difficile».

    «Lo so».

    «Cosa succederà, domani?».

    «Sua figlia verrà qui e tra una settimana ci sposeremo».

    «Una settimana?».

    Annuisco. «Dillard ha stilato un cazzo di programma. Vuole prima che io e sua figlia passiamo un po’ di tempo insieme, poi ci sposeremo. Penserà a tutto lui» gli spiego. «Credimi, per la prima volta in vita mia non ho fatto niente, se non obbedire come un cazzo di cagnolino. Il bastardo mi ha fottuto alla grande. Sono sicuro che, prima di arrivare qui, ha fatto delle ricerche su di me. Quindi, sapeva già che ero nella merda».

    «Vorrei poterti dire che si risolverà tutto, ma Dillard è un tipo che non ama scherzare. Fossi in te lascerei le cose come stanno. Ancora non sai cosa voglia sua figlia, intendo per davvero. C’è la possibilità che anche lei non voglia tutto questo. Se è così, magari, potrai usare questa cosa a tuo vantaggio».

    Potrei, ma in questo momento, non sono sicuro di niente.

    Non riesco a pensare lucidamente, quindi, a trovare una soluzione. Immagino che lo saprò non appena incontrerò la figlia di Dillard. Non ho fatto nessuna ricerca su di lei, non mi interessa sapere niente.

    «Non lo so» sospiro.

    «D’accordo, adesso basta pensare. Hai risolto il tuo problema, quindi dobbiamo festeggiare».

    Per una volta mi trova d’accordo. Dopo l’inferno degli ultimi mesi ho bisogno di staccare la spina, anche solo per un paio di ore.

    «Cos’hai in mente?».

    «Che ne dici se invito un paio di ragazze qui?».

    Sorrido.

    Cazzo, sì!

    Stasera ho proprio voglia di peccare e, a Las Vegas, c’è tutto quello di cui un uomo ha bisogno.

    Benvenuti nella città del peccato.

    CAPITOLO DUE

    HARLEY

    Le persone mentono, anche quelle che dicono di amarti.

    Lo fanno sempre e alcuni hanno anche il coraggio di mentire guardandoti dritto negli occhi. Quando l’ho capito era troppo tardi. Fino a due anni prima vivevo in una bolla, tutto era perfetto. I miei amici, la mia famiglia. Ero felice, una ragazza spensierata. Adoravo la mia vita, tanto che credevo fossi la persona più fortunata del mondo. La mia era soltanto un’illusione, una mera menzogna.

    Gli amici mi usavano perché ricca, in mia compagnia potevano entrare nei locali più esclusivi della città, per dirne una. Mi idolatravano, ma solo perché servivo a raggiungere uno scopo. Troppo tardi ho capito che per loro, in realtà, non ero nessuno. È stato orribile scoprire la verità, mi ha fatto sentire una nullità e mi ha portata chiudermi per giorni nella mia camera.

    Con il passare del tempo sono guarita, ho dimenticato e imparato a non guardarmi indietro. La cosa positiva è che, dopo quella orribile scoperta, sono diventata più forte, ma anche molto schiva. Ora difficilmente lascio avvicinare qualcuno, permetto loro di far conoscere il mio vero carattere. Tutti credono che io sia una stronza senza cuore. Ora non ho più nessuno. A parte Lydia, la mia unica àncora di salvezza. Avere lei come cugina mi ha aiutata molto, nei momenti difficili era sempre presente. Per quanto riguarda la famiglia, invece… beh, con loro è stato peggio. Mia madre è scappata senza dire nulla, lasciandomi nelle mani di un uomo che dovrebbe amarmi e proteggermi fino alla fine dei suoi giorni.

    Sophia Dillard è una bugiarda; mi diceva sempre che non poteva fare a meno della sua bambina, che mai mi avrebbe lasciata. Ha mentito anche lei e il perché è una cosa che, dopo tre anni, ancora non so. Ma dopo che mia madre è sparita, ho anche scoperto che Jonathan Dillard è un essere spregevole. Mio padre non possiede un cuore, non sa cosa significhi amare. Dopo che la mamma ci ha lasciati, è venuto fuori il suo vero carattere: severo e autoritario.

    Un uomo che non si fa scrupoli. Nelle sue vene scorre solo la voglia di ottenere sempre di più. E questa volta sta usando me per raggiungere il suo prossimo obiettivo, fregandosene dei miei sentimenti. Credevo di avere una famiglia perfetta, ma ho compreso che non era affatto così. Anche l’amore ricevuto da bambina era una menzogna, serviva solo per far credere alla gente che eravamo una famiglia meravigliosa. Unita. La nostra, quindi, era solo una facciata.

    Che mia madre sia scappata per questo? Perché non ne poteva più di papà? Se è così, perché non mi ha portata con sé? Un giorno le porrò queste domande, perché ho tutte le intenzioni di trovarla per potermi chiarire con lei. Ma prima devo assecondare mio padre e fare finta che, quello che vuole lui, mi importi. Ma non è così. Se ho accettato di stare al suo gioco, è solo perché desidero allontanarmi da lui e per poter iniziare a cercare mia madre. È una cosa che ho pianificato un bel po’ di tempo fa, ma essendo stata la mia vita sempre sotto controllo, non ho potuto farlo. Adesso è arrivato il mio momento. Solo che, quando ho pianificato tutto, non avevo immaginato che per riuscire nel mio intento avrei dovuto sposare un uomo. Eppure ho accettato, senza esitare. Perché non ho avuto altra scelta, questo è l’unico modo che ho per ottenere ciò che voglio, anche se sono terrorizzata.

    Non sono pronta per il grande passo.

    Ho ventitré anni, porca miseria.

    Chi al giorno d’oggi si sposa a questa età? Per di più, con un matrimonio combinato?

    «Devo proteggerti, piccola. E poi, sai perché sto facendo tutto questo».

    Le parole di mio padre mi risuonano in testa, provocandomi una smorfia di disgusto.

    Sono tutte cazzate.

    Jonathan non vuole proteggermi, vuole solo qualcosa dal mio futuro marito.

    Axel Grayson Costa.

    Ripenso a quello che ho letto su di lui grazie al fascicolo che mi ha dato papà, e non posso fare a meno di chiedermi come mai un uomo bello e ricco come lui, abbia accettato di sposare un’estranea.

    So che ha un debito, ma è davvero così disperato? E sì, il mio futuro marito è un bell’uomo. Ho delle foto che lo dimostrano. Ha i capelli scuri, un po’ lunghi sul davanti e corti ai lati, occhi marroni, un leggero strato di barba a incorniciare un viso spigoloso e pelle leggermente scura. Ed è alto, quasi un metro e novanta. Per non parlare della sua stazza; sono riuscita a intravedere i muscoli delle braccia e gli addominali scolpiti sotto a una semplice camicia nera.

    Un tipo come lui sicuramente non passa inosservato.

    Un tipo come lui non dovrebbe avere problemi a trovare una donna. Anche se, vista l’età – trentotto anni –, dubito che voglia qualcuno accanto a sé per il resto della sua vita. Altrimenti non sarebbe single. Forse mi sbaglio, ma non sono riuscita a pensare ad altro, quando ho letto le informazioni su di lui. Questa cosa mi ha portata a riflettere. Molto.

    La differenza di età tra di noi è tanta, e io non so cosa aspettarmi da un uomo. Ho avuto le mie esperienze, ma con ragazzi della mia età.

    Cosa dovrei fare con uno come lui?

    Come dovrò relazionarmi?

    Non so cosa succederà tra di noi, come sarà il nostro matrimonio. Spero di non dover condividere con lui più del dovuto, mi piacerebbe che fossimo legati solo sulla carta. Non ho proprio voglia di avere una relazione, figurarsi stare con un uomo che è abituato ad avere delle vere donne accanto a sé. Io potrei risultare una bambina, vista la mia età e il mio aspetto. Chissà, magari per questo potremmo aiutarci, vivere vite separate anche se siamo sposati.

    «Potevi indossare qualcosa di più carino» afferma mio padre riscuotendomi dai miei pensieri.

    Non mi volto a guardarlo, tengo gli occhi fissi sulla strada. «Ringrazia Dio che abbia indossato questo jeans e il top, perché avevo pensato di presentarmi in bikini» borbotto annoiata.

    «HARLEY!» mi rimprovera, e un sorriso spunta sulle mie labbra. Mi piace prendermi gioco di lui, è l’unica cosa che posso fare.

    «Mi auguro che tu non risponda così al tuo futuro marito, non farmi fare brutta figura. Ti ho educata meglio di così e…» bla, bla, bla. Smetto di ascoltarlo per evitare che la sua voce

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