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Un attimo
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E-book106 pagine1 ora

Un attimo

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Info su questo ebook

Paola è una bella ragazza di un piccolo paese, è fidanzata con Michele e stanno per sposarsi. Quando ormai è tutto pronto e lei è in attesa all’altare, lui si presenta in preda al delirio e manda a monte le nozze. 
Sergio vive nella grande Milano, ha pochi amici e un’amante, che non è solo sua e sua non potrà mai essere. Nel paesino in cui abita Paola ci passa le estati, ed è proprio qui che la vede la prima volta e tra gli alberi, il fiume e i fili d’erba li avvince la passione. 
La distanza e la paura li dividono, ma il pensiero di quei giorni passati insieme non vuole abbandonarli.

Angelo Alonge è nato a Milano nel 1950, ora è pensionato dopo il lavoro in un istituto di credito.
Diplomato, sposato, ha un figlio, è nonno e adora il nipotino Francesco.
Cultore del dialetto milanese ha scritto una commedia inedita in vernacolo.
Lettore vorace di tutto, ama anche la buona cucina e il vellutato vino.
Affascinato dalle letture giovanili, in particolare di Dostoevskij, Tolstoj, Mann, incantato, sedotto, sente quella “vocazione” alla scrittura e incomincia a sognare.
Così a metà anni Ottanta scrive quasi di getto il romanzo breve, Un attimo.
Pubblicato da una piccola casa editrice e apprezzato solo da amici, conoscenti, colleghi di lavoro. Segue poi il racconto L’albero e la luna, inedito, e diverse poesie.
LinguaItaliano
Data di uscita16 ott 2023
ISBN9788830691605
Un attimo

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    Un attimo - Angelo Alonge

    HQ.jpg

    Angelo Alonge

    Un attimo

    Piccola storia d’amore

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-8567-3

    I edizione novembre 2023

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Un attimo

    Piccola storia d’amore

    A mia moglie

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di Lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Delirio

    Un attimo. L’abito bianco, candido, pulito, nelle sue mani sembrava volare, poi dolcemente l’appoggiò sul suo corpo. Era il suo giorno.

    Paola spostò la tenda, un raggio di sole illuminò il suo volto fresco e raggiante, i grandi occhi verdi, le labbra sporgenti, il nasino piatto, i suoi capelli biondi.

    Il piccolo seno ricoperto di pizzo sembrava scomparso come la penombra della stanza. Solo il suo cuore balzava, colmo d’ansia e di gioia.

    Presto il suo , la sua promessa, il suo giuramento di fedeltà davanti a tutti, senza vergogna.

    L’attesa, l’incubo, il sogno svanivano nel cielo limpido e caldo della primavera come tenere foglie che accarezzano candidi fiori.

    E la primavera era lei, lei che avanzava sublime e maestosa, lei la regina, la fata, la maga. I suoi intrugli, le sue pozioni, i suoi riti magici: ragnatele bagnate di rugiada.

    Era bella, molto bella. Si specchiava, si contemplava. Lo specchio rispondeva ad ogni suo movimento con precisione. La frangetta bizzarra non stava in ordine e solo un po’ di lacca riuscì a domarla. Finalmente disse Paola accaldata.

    Si acquietò, distese le braccia, sbuffò.

    La cipria scivolava sulle guance e il rossetto con tratti precisi disegnava la sua bocca perfetta e desiderabile.

    Con eleganza i suoi piedini infilarono le scarpe dal tacco alto e un brivido la scosse al contatto.

    Una nube riempì d’improvviso la stanza e come d’incanto discese l’Olimpo, profumo d’incenso, mistero immortale, attorno alla sposa erano gli dei leggiadri.

    E ci mancò poco che qualcuno gettasse la mela!

    La saggezza prevalse, ricordi di stragi e duelli, di fame e di morti, liti e contese, antiche pazzie di giochi passati, caduti nel nulla.

    Quello era un giorno di festa, un giorno di pace.

    All’improvviso si spalancò la porta: solo uno spazio infinito, mite estensione di etere, illimitati atomi inermi.

    Si aprirono i suoi occhi e per un attimo ebbe la percezione di non vedere nulla, solo ombre di oggetti, senza distinguere forma. Poi, a poco a poco, lo specchio, il divano, il bouquet, un fascio di luce, suoni e colori, parole e figure di un mondo vecchio e finito.

    Era la madre lieta e festosa: Paola, sbrigati, è tardi!. L’accarezzò dolcemente.

    Così va bene disse orgogliosa e il petto ansimava e il grembo gioiva. Madre vecchia e malata, il volto scavato da rughe profonde, la sua pelle scura, i capelli grigi: pallido inverno di una triste stagione.

    Oggi era il suo giorno anche per lei. Gli occhi splendevano, occhi di madre, piaceri passati, ricordi di amplessi, veglie notturne, seni poppati con ingordigia. I suoi primi passi. Nebbie e mattine filtrati dal sole.

    Le lunghe sere attorno

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