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Rigenerazione spirituale secondo gli insegnamenti di Ermete Trimegisto
Rigenerazione spirituale secondo gli insegnamenti di Ermete Trimegisto
Rigenerazione spirituale secondo gli insegnamenti di Ermete Trimegisto
E-book119 pagine1 ora

Rigenerazione spirituale secondo gli insegnamenti di Ermete Trimegisto

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Gli insegnamenti che trovate qui sono tratti dall’opera che chiamiamo Corpus Hermeticum di Ermete Trimegisto, una raccolta di 17 trattati (Libri) in greco che nel 1463 venne quasi totalmente tradotto da Marsilio Ficino. La storia di questa opera è complessa e ancora aperta. Infatti, il Corpus non è un’opera a se stante, essa è un’antologia di scritti, scritti che sono stati tradotti varie volte, scritti perduti nella loro versione greca e ritrovati altrove in altre versioni. Ancora oggi gli archeologi riportano alla luce frammenti nuovi o nuove versioni degli scritti che vanno a integrare e ad accrescere il Corpus degli scritti ermetici.
Lo stesso Ermete Trimegisto è un personaggio indecifrabile, non si sa se sia vissuto realmente, non si sa cosa abbia fatto sulla terra, non si è certi se era egizio o greco o cristiano. Quello che sappiamo è che i suoi scritti, la raccolta di scritti a lui attribuiti, ha influenzato greci, cristiani, e chissà quanti altri.
Detto questo, e indipendentemente dalla ricostruzione storica dei testi, quello che interessa è la profondità di pensiero che si riscontra nelle opere attribuite a Ermete. La sua interpretazione dell’Universo, dell’Intelligenza creatrice, di Dio, della Natura, e, infine, dell’uomo, incanta e suscita meraviglia ancor prima di qualsiasi discorso o riflessione.
L’essere umano è chiamato a una rigenerazione spirituale. Ognuno di noi è chiamato a questa rigenerazione, ma per arrivare a tali vette occorre staccarci dalla materialità, dalla malvagità, e orientarci verso Dio e verso l’Intelligenza che permea tutto l’universo.
Occorre risalire alla fonte della vita, alla fonte dell’esistenza; allora, e solo allora, potremo scoprire che Dio è il tutto e il tutto è Dio, e quindi, che anche ciascuno di noi è Dio.
La verità entra poco alla volta. L’illuminazione arriva sempre all’improvviso, ma sempre dopo che l’anima è stata arata e preparata a ricevere il seme della verità.
Vedere è sapere. Questa è la verità. Tutte le illuminazioni nascono da una visione. Qualsiasi comprensione inizia con una rivelazione. La luce emerge dalle tenebre, squarciandole, e solo in quel momento vediamo la verità, la realtà così come è.
La visione è un atto gratuito del divino. Essa si può desiderare, invocare, chiedere, ma Dio la concede a chi vuole e quando vuole. La visione travolge l’uomo in modo inaspettato anche quando si è preparato o anche quando ha desistito.
La visione e la rigenerazione sono doni gratuiti di Dio, beato colui che li riceve.
Questo libro, che ho diviso in capitoli raggruppando gli argomenti, può essere letto di seguito dalla prima all’ultima pagina, oppure si può leggere una parte prima dell’altra, o, anche, semplicemente aprire il libro a caso per trarre un’ispirazione momentanea.
Noterete che i concetti si ripetono o vengono spiegati in altre forme e in altri contesti; questi sono come tessere di un puzzle che il lettore deve ricomporre personalmente in base al livello spirituale e di ricerca nel quale si trova.
La comprensione profonda di questo testo necessita uno sforzo e un impegno non indifferenti; non bisogna illudersi di averlo compreso dopo la sua lettura. Esso va letto e riletto, e riletto ancora.

Dall’Indice

GLI INSEGNAMENTI

Universo e Dio
Dio è il bene
Il movimento
La creazione
L’ordine dell’Universo
Il Cratere
Mutamenti e morte
Le due vie
Il male dell’ignoranza su Dio
L’ostacolo delle passioni
Vedere l’invisibile
Conoscenza intellettiva e sensazione
L’Intelletto parla a Ermete
La chiave
Sull’intelletto comune
Sulla rigenerazione

ELOGIO DELLE POTENZE

I.
II.
III.
IV.
V.

LinguaItaliano
Data di uscita19 gen 2024
ISBN9798215264768
Rigenerazione spirituale secondo gli insegnamenti di Ermete Trimegisto
Autore

Elisa Patrizia Sanacore

Scrivo libri sulla crescita personale e sul benessere psicologico.

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    Rigenerazione spirituale secondo gli insegnamenti di Ermete Trimegisto - Elisa Patrizia Sanacore

    UNIVERSO E DIO

    Tutto ciò che si muove viene mosso dentro qualcosa e per opera di qualcosa, e quest’ultima, ovviamente, deve essere più grande della cosa che in essa si muove.

    Per cui, ciò che è causa del moto è più forte di ciò che è mosso, e ciò che si muove deve necessariamente avere una natura diversa da ciò in cui si muove.

    L’universo è grande, anzi, lo chiamiamo così proprio perché non esiste nulla di più grande, ed è pieno, cioè in esso troviamo molti altri grandi corpi, anzi, tutti i corpi esistenti.

    Noi sappiamo che anche l’universo è un corpo che si muove, quindi, anch’esso si muove dentro qualcosa e da questa è mosso.

    Questo universo deve essere necessariamente molto più grande, perché possa contenere in sé il movimento continuo di tutti i corpi esistenti, e soprattutto deve essere di natura diversa da ciò che si muove, altrimenti si continuerebbe a risalire all’infinito.

    Tutto ciò che si muove, non si muove in qualcosa che è in movimento, ma in qualcosa che sta immobile. E così ciò che produce il movimento è immobile, essendo impossibile che si muova insieme a ciò che fa muovere.

    Ciò che è diverso dal corpo, ciò che è il contrario, l’opposto, diciamo che è incorporeo.

    Per cui, il luogo in cui l'universo si muove deve essere incorporeo, ma l'incorporeo è qualcosa di divino o, meglio, è Dio stesso. Per qualcosa di divino si intende ciò che non è generato.

    Se, quindi, l'incorporeo è qualcosa di divino, la sua natura è quella dell'essenza, se è Dio stesso, è anche privo di essenza.

    Inoltre, è anche intelligibile, perché per noi l'intelligibile primo è Dio, ma egli non è tale per se stesso.

    Ciò che è intelligibile cade infatti sotto i sensi di colui che lo pensa. Dio, quindi, non può essere pensato da se stesso, poiché non è altro dall'oggetto pensato, per il fatto che pensa se stesso.

    Ma rispetto a noi, Dio è qualcosa di altro da noi e perciò è per noi intelligibile. Se dunque il luogo è per noi intelligibile, non lo è in quanto Dio, ma in quanto luogo. Se invece è per noi intelligibile anche come Dio, non lo pensiamo come luogo, ma come attività capace di contenere tutto.

    Il luogo in cui si muove l'universo è un essere incorporeo. Questo incorporeo è un intelletto che nella sua totalità contiene interamente se stesso, libero da ogni corpo, immobile, impassibile, intangibile, immobile in se stesso, tale da contenere in sé tutte le cose esistenti, da mantenere in vita, e i cui raggi possono essere definiti il bene, il vero, il principio primo del soffio vitale e dell'anima.

    Dio è colui che non è alcuna di queste cose, ma la causa dell'esistenza di esse, come lo è di tutte le cose esistenti e di ciascuna di esse in particolare. Egli non ha lasciato spazio alcuno al non essere, e tutto ciò che esiste deriva da ciò che esiste e non da ciò che non esiste; infatti, ciò che non esiste non possiede in sé la natura dell'esistenza, ma la sua natura è tale che non può mai divenire esistente, e viceversa ciò che esiste non ha la proprietà di non esistere mai.

    Niente di ciò che esiste è vuoto, per il fatto stesso che esiste. Ciò che è, infatti, non potrebbe essere tale, se non fosse pieno del reale; il reale, infatti, non può mai essere vuoto.

    I contenitori, anche quando diciamo che sono vuoti, in realtà sono pieni di aria; e se sono pieni di aria, lo sono anche dei quattro elementi e così si dimostra vero il discorso che tutte le cose che diciamo piene sono vuote di aria, non avendo più spazio per accoglierla, sono riempite da altri elementi. Quelle cose che si definiscono vuote, si devono invece chiamare concave, non vuote, perché, per il fatto stesso che esistono, sono piene di aria e di soffio vitale.

    DIO È IL BENE

    Dio non è l'Intelletto stesso, ma è causa del suo esistere, non è il soffio vitale, ma è causa del suo esistere, non è la luce, ma è causa del suo esistere.

    Da ciò consegue che bisogna adorare Dio con questi due soli appellativi, i quali si addicono a lui solamente e a nessun altro essere. Nessuno, infatti, degli altri esseri chiamati dèi, nessuno degli uomini, nessuno dei dèmoni, per quanto grande sia, può essere buono, eccetto Dio. Ed egli solo è buono e nient'altro. Tutti gli altri esseri sono incapaci di contenere in sé la natura del bene; poiché sono corpo e anima, e non hanno spazio che possa contenere il bene.

    Tanto immensa è la grandezza del bene, quanto grande è l'esistenza di tutti gli esseri, corporei e incorporei, sensibili e intelligibili. In questo consiste il bene, in questo consiste Dio.

    La parola bene è usata da tutti, ma non tutti comprendono cosa esso sia. Per questo, non tutti comprendono cosa sia Dio, e per ignoranza alcuni definiscono buoni gli dèi e certi uomini, che non possono e non potranno mai essere tali.

    Il bene, infatti, non può essere astratto da Dio, essendo da lui inseparabile, è Dio stesso. Tutti gli alti dèi immortali sono onorati col nome di Dio, ma Dio è il bene, non per titolo onorifico, bensì per natura; una sola infatti è la natura di Dio, ossia il bene, e uniti non formano che un solo genere, dal quale poi derivano tutti i generi.

    L'essere realmente buono è quello che dona tutto e che nulla riceve. Dunque, Dio dona tutto e non riceve nulla. Dio è dunque il bene, e il bene è Dio.

    Il bene non esiste in alcun luogo tranne che in Dio solo o, meglio, il bene è eternamente Dio.

    Se è così, il bene è necessariamente essenza di ogni movimento e di ogni generazione (non esiste alcun essere che ne sia privo), e possiede, né in difetto, né in eccesso, una forza statica, tutta raccolta in se stessa, totalmente piena, che a tutto provvede e che è all'origine di tutte le cose. E quando dico che ciò che a tutto provvede è buono, intendo dire che è totalmente ed eternamente buono.

    Questa qualità non appartiene a nessun altro se non a Dio.

    Egli infatti non manca di alcuna cosa, per cui, desiderandola, possa divenire cattivo, non possiede alcuna cosa che si possa perdere, per cui, perdendola, provi dolore (il dolore infatti è una parte

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