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Biospiritualità: La Focalizzazione come via di crescita interiore
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E-book252 pagine3 ore

Biospiritualità: La Focalizzazione come via di crescita interiore

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Info su questo ebook

La coscienza del nostro corpo è la porta attraverso cui tutti possiamo entrare nell’emergente mondo di una spiritualità globale. La Focalizzazione Bio-spirituale ci offre un metodo grazie al quale possiamo riscoprire la parte più vera di noi stessi. Il nostro corpo ha una sua storia da raccontarci, può ricordarci ciò che la nostra mente ha dimenticato.
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2016
ISBN9788871834511
Biospiritualità: La Focalizzazione come via di crescita interiore

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    Anteprima del libro

    Biospiritualità - Peter A. Campbell

    Collana:

    TRANSPERSONALE

    21

    INDICE

    Prefazione

    Prefazione all’edizione del 1997

    Introduzione Un punto di osservazione nell’universo

    1Un salto nella sapienza del corpo

    2Impariamo a focalizzarci L’arte del consentire nei suoi aspetti pratici

    3Perché insegniamo la Focalizzazione nel contesto della spiritualità

    4Comicità, allegria e sorpresa La vulnerabilità dell’ego

    5Come ripristinare il processo interiore L’evoluzione della coscienza divina

    6Una prospettiva dalle origini assai remote Il corpo dello spirito in evoluzione

    7Come il corpo affronta la morte Una storia che nasce ogni volta che qualcosa muore

    8Verso un nuovo paradigma per la spiritualità occidentale

    Appendice 1

    Riassunto aggiornato delle fasi della Focalizzazione (così come da noi insegnate)

    Appendice 2

    L’elusione del processo: un blocco nella vita fisica dello Spirito

    Appendice 3

    Da chi dovrei imparare la Focalizzazione Biospirituale?

    Appendice 4

    Dieci insegnamenti tratti dalla Biospiritualità, che ci attraggono verso una spiritualità globale

    L’Istituto per la Ricerca Biospirituale

    PREFAZIONE

    I cambiamenti verificatisi ultimamente sia nel campo dell’esperienza umana che in ambito terapeutico pongono tutta una serie di interrogativi alla fede e alla teologia. Questa situazione viene presa in considerazione nel libro Bioenergetica di Alexander Lowen: Il fatto che le terapie verbali abbiano fallito nel loro intento di produrre cambiamenti significativi nella personalità è alla base del crescente interesse per i metodi non verbali e corporei. In questo libro Campbell e McMahon sostengono in modo assai convincente che un simile spostamento dell’attenzione verso la saggezza del corpo si rivela oggi necessario per la spiritualità cristiana. La religione della testa ci ha lasciati divisi l’uno dall’altro e da noi stessi. Abbiamo bisogno di entrare in contatto con le radici più profonde dello Spirito, piuttosto che con la formulazione di dottrine.

    Gli autori hanno riscontrato che la Focalizzazione, il metodo terapeutico sviluppato dal Dott. Eugene Gendlin dell’Università di Chicago, è una via che porta alla saggezza del corpo. Se usata ad un certo livello, la focalizzazione è una terapia che ci aiuta a risolvere i conflitti e ad entrare in contatto con la nostra direzione interiore. Ad un livello più profondo, che è quello di cui si occupa questo libro, la Focalizzazione diviene una forma di meditazione spirituale, che ci aiuta a trovare la nostra personale forma di autotrascendenza. La meditazione ha assunto molte forme nelle religioni mondiali: dalla centratura priva di immagini e parole del Buddismo Zen e del Cristianesimo Zen, ai mantra mistici dell’Oriente e alla preghiera popolare a Gesù che si è sviluppata in seno al cristianesimo ortodosso orientale, dai mandala del Tibet alle icone della chiesa ortodossa e alle contemplazioni ignaziane sui misteri della vita di Gesù del cristianesimo occidentale. Ognuna di queste forme ha lo scopo di attrarci verso una verità cosmica trascendente, che va al di là della nostra vita di tutti i giorni, pur risiedendo in essa. La Focalizzazione presenta molte somiglianze con queste forme di meditazione. È una disciplina che consiste nel prestare ascolto al senso, percepito nel corpo, di ciò che è all’opera nella nostra vita. Questo senso percepito nel corpo è qualcosa di più essenziale rispetto alle parole o alle immagini. Quando tale senso, tuttavia, va a toccare il livello trascendente della nostra vita, libera immagini e parole nuove, che sprigionano quell’energia precedentemente soffocata dalla coscienza tradizionale. La Focalizzazione, come la meditazione tradizionale, tocca dunque un processo cosmico più profondo, ma lo fa in modo diverso da persona a persona, a seconda del tempo e del luogo in cui si trova. Ognuno di noi prende parte a questo ‘processo cosmico’ – che gli autori pongono in relazione allo Spirito divino nel mondo – affinché esso possa guarire il nostro isolamento e la nostra paura e ci porti a riconoscere la nostra partecipazione ad una verità universale in continuo movimento. Se fossimo in molti a crescere in questa focalizzazione spirituale, l’immagine di Dio emergerebbe nel nostro mondo ancor più chiaramente.

    Il processo della Focalizzazione, visto a tale livello di profondità spirituale, permette agli autori di guardare in modo nuovo sia la verità cristiana che quella delle altre tradizioni religiose. Poiché il senso percepito nel corpo è anteriore a qualunque credenza o formulazione specifica, la Focalizzazione promette di unire persone appartenenti a religioni diverse, di guarire le ferite dell’incomprensione e dell’alienazione, e di far sì che la gente si apra e prenda parte ad una comune evoluzione futura del mondo. Il senso percepito nel corpo entra in contatto con la natura umana ad un livello in cui essa è unita in un unico mondo in evoluzione: un’unità che è frutto di un ‘dono’ o della ‘grazia’, e che non nasce in virtù degli sforzi dell’ego, ma piuttosto grazie alla resa incondizionata a questo comune processo che soggiace ad ogni cosa.

    Ciò nondimeno noi opponiamo una forte resistenza a quest’unità per tutta una serie di ragioni. Le strutture del nostro ego, sia individuali che collettive, spesso non sono nient’altro che delle maschere che nascondono la debolezza e il dolore. La Focalizzazione ci fa prestare attenzione a quelle aree di dolore e debolezza che affondano le loro radici nelle memorie del corpo, che non dimentica nulla. Le credenze formali e le ortodossie spesso non fanno altro che limitarsi a proteggerci da queste aree vulnerabili. In genere noi combattiamo ed andiamo in guerra per difendere queste credenze, e pertanto è una vera e propria ‘crocifissione’ il dover far fronte all’insicurezza che nasce dal doverle abbandonare. Le strutture del nostro ego sono, inoltre, delle ‘conquiste morali’. Servono a disciplinare quella sessualità e quell’aggressività senza freni, che la cultura cristiana occidentale vede in agguato nei nostri corpi. La nostra generazione permissiva si oppone a tali costumi vittoriani, ma in entrambi i modelli è presente la stessa separazione del corpo dallo spirito. La sessualità è di fatto alienata dalla spiritualità responsabile. I desideri del corpo finiscono, dunque, per separarsi dalla loro consapevolezza più profonda di ‘andare incontro alla morte’ e dal loro più profondo radicamento in Dio. Come rileva Ernest Becker in The Denial of Death, noi fuggiamo dalla morte rifugiandoci in idealizzazioni di conquista e successo sessuale. Ma il corpo sa che giorno dopo giorno sta morendo, e solo se sapremo affrontare questo dato di fatto, potremo confrontarci con la nostra vera realtà e la nostra vera spiritualità. La Focalizzazione entra, dunque, in contatto con la nostra vulnerabilità interiore e col nostro dolore represso, ma questo stesso contatto sprigiona nuova energia e speranza.

    La decisione coraggiosa di affrontare questa verità interiore è il modo in cui Campbell e McMahon intendono la conversione e la fede: una fede che non si basa su formulazioni dottrinali, ma sull’esperienza del processo stesso nel suo divenire. Il processo stesso di credere ci offre un modo analogo di comprendere la sua base più profonda, il Dio uno e trino. ‘Io’ focalizzo la mia attenzione su un ‘senso percepito nel corpo’ che ‘procede’ in colui che io sono nel processo del divenire. In modo analogo, il Padre (io) forma la sua Immagine perfetta (senso percepito nel corpo), che dà vita ad un processo di integrazione e autotrascendenza in continuo divenire (Spirito Santo). La Focalizzazione è una via di accesso alla fede, che va oltre le formulazioni di fede. Addentrandoci sempre più in essa, ogni circostanza, ogni ‘vissuto corporeo’, può divenire un evento religioso, che ci apre al divenire dello Spirito incarnato in evoluzione. La Focalizzazione non provoca questo contatto di redenzione con lo Spirito, ma gli apre la via. L’evento stesso che opera la trasformazione viene sempre percepito come un dono, come una grazia, e in chi vive pienamente questo tipo spirituale di focalizzazione emergono una gratitudine ed una riverenza sempre crescenti.

    Le prospettive aperte dalla focalizzazione spirituale sono entusiasmanti. Ciò nondimeno è probabile che svariati interrogativi si affaccino alla mente del cristiano, che avrà bisogno di essere indirizzata prima di poter essere pienamente ricettiva nei confronti di questa nuova concezione. Per il cristiano, Gesù è l’unico mediatore nel rapporto col Padre. Come appare la sua persona quando ci si apre al processo cosmico? La meditazione cristiana non dovrebbe essere incentrata su Gesù? E ancora, Gesù è la seconda persona della Trinità, non solo un’espressione della conoscenza di sé del Padre. E lo Spirito Santo è un altro Paracleto (Gv 14,16), un’altra persona del Dio uno e trino, non solo un processo di evoluzione spirituale. Come appaiono queste caratteristiche personali nel processo della focalizzazione? E inoltre, non è forse vero che crediamo in definizioni dottrinali ormai inconfutabili, come quella secondo cui il Figlio è ‘della stessa sostanza’ del Padre (Nicea) e al tempo stesso pienamente umano (Calcedonia)? Queste verità restano tali, se ci si basa su un fondamento situato a livello preverbale? O meglio, possiamo fidarci pienamente della nostra saggezza corporea, dopo aver sperimentato quanto meschini erano i desideri o i rancori che ci hanno allontanato da Dio e dagli altri? Come si può operare una distinzione tra quei movimenti che sono di Dio e quelli che non lo sono? Sicuramente non tutto ciò che trascende la coscienza ordinaria appartiene a Dio.

    Si tratta di interrogativi importanti, che sarà necessario porsi. Tuttavia non è indispensabile dare ad essi una risposta definitiva prima di entrare pienamente nel processo della focalizzazione spirituale, così ben presentato in questo libro. La Focalizzazione, intesa come disciplina spirituale, è stata di aiuto a molte persone, che sicuramente interpretano questa loro esperienza in base al loro personale sistema di riferimento. Non è necessario chiarire del tutto i dubbi di ordine speculativo, prima che il lettore possa beneficiare del metodo di meditazione che viene qui presentato.

    Ad ogni modo, le seguenti osservazioni possono essere di aiuto a quei cristiani che cercano una risposta a questi interrogativi. La prima verte sul metodo teologico. Ogni teologo o ogni cristiano che ami riflettere su queste cose, formula le proprie domande e perviene ad un dato livello di comprensione sulla base della sua esperienza religiosa o delle sue convinzioni. Un accademico pone interrogativi di carattere accademico, un mistico domande di natura mistica. Gli autori ci dicono che il nostro corpo e le sue memorie sono delle chiavi che ci consentono di pervenire ad un’esperienza autentica. Dato che il modo in cui ognuno di noi interpreta le Scritture o la tradizione, Dio o la Trinità, dipende dal tipo di esperienza a cui si appella per analogia, dovremo andare oltre i concetti, fino a giungere all’esperienza corporea soggiacente, se vogliamo che la nostra interpretazione sia autentica. La Focalizzazione è un modo eccellente per pervenire a questa esperienza corporea.

    In secondo luogo, ciò significa che il corpo riveste un’importanza assai maggiore di quella che gli è stata riconosciuta dalla teologia o dalla spiritualità occidentale. L’atteggiamento negativo della religione cristiana occidentale nei confronti del corpo non ha origini bibliche. Gli autori delle Scritture vedevano l’uomo come un essere incarnato. Furono i greci ed i padri della chiesa influenzati dalla filosofia greca ad operare la distinzione tra corpo e spirito in modo tale da contribuire alla nostra separazione moderna del corpo dallo spirito. Gli evangelisti credevano nella resurrezione del corpo, e non semplicemente nell’immortalità dell’anima (una nozione di origine greca), e giunsero a ritenere questa resurrezione come qualcosa di già attivo nei credenti. Ciò significa che nella nostra esistenza corporea è già in corso una trasformazione grazie alla resurrezione dello Spirito di Gesù, e che il credente può toccare questo Spirito nel più profondo dell’esperienza interiore e nel vincolo di amore che unisce i credenti.

    Tuttavia non va trascurata una certa cautela nel trattare questi argomenti. Esiste effettivamente un qualcosa che può essere definito come ‘esperienza non interpretata’? Oppure l’interpretazione e il simbolo che emerge spontaneamente dall’inconscio rappresentano di per se stessi un criterio di attribuzione di significato? Già il fatto di credere nell’unità universale di un processo cosmico alla base della coscienza corporea sembra essere una scelta di natura teologica. Si può credere, come sembra aver fatto Jung dopo Kant, che l’esperienza di Dio del singolo sia prettamente individuale, e che un’unità comune non farebbe altro che uniformare la gente ad un denominatore comune di basso profilo. O per quanto attiene al problema della morte, il corpo può, come viene suggerito dagli autori, presagire un’esistenza oltre la morte, oppure può portare altri, più inclini ad una concezione esistenzialista, a vedere la morte come una barriera da affrontare con stoico eroismo. L’esperienza corporea ci spinge in modo decisivo verso una di queste due alternative? O non è forse una fede o una conversione già esistente in precedenza ciò che ci spinge ad interpretare l’esperienza corporea nell’uno o nell’altro modo? Ciò che gli autori presentano, pare essere già basato sulla possibilità della salvezza universale offerta dalla religione cristiana o sulla concezione orientale dell’unità di tutto ciò che è. Alla base di questa possibilità non c’è semplicemente la consapevolezza corporea dello spirito, per quanto importante possa essere. Gli autori, in quanto cristiani, credono nella risorta sovranità di Gesù e dello Spirito come in qualcosa di potenzialmente universale. Il buddista zen o l’advaita indù crede nella non dualità di tutta l’esperienza, così come è rivelata attraverso l’illuminazione. Queste convinzioni conferiscono in entrambi i casi una particolare coloritura alla consapevolezza corporea, e sono a loro volta influenzate da quella consapevolezza. In definitiva ognuno di noi usa una qualche norma per interpretare l’esperienza, e l’esperienza influisce a sua volta sulla comprensione della norma.

    Per il cristiano, infine, quella norma coincide con la dimensione umana di Gesù Cristo, il suo essere persona nell’esplicarsi dinamico del processo di vita, morte e resurrezione. Quale effetto avrebbe questa prospettiva specificamente cristiana sulla focalizzazione spirituale? Quale importanza ha, dunque, la Focalizzazione? Sembrerebbe un modo assai significativo di divenire consapevoli del proprio essere incarnato hic et nunc in seno al dialogo con lo spirito normativo della vita di Gesù. Gli Esercizi Spirituali di S. Ignazio guidano il praticante in contemplazioni dei misteri della vita, morte e resurrezione di Gesù e chiedono alla persona di ‘trarne frutto’, cioè, di instaurare un dialogo tra la propria vita e la vita dello Spirito di Gesù. La Focalizzazione sembra il complemento ideale di un tale processo: far dialogare l’unicità del proprio processo spirituale con la vita di Gesù. Il proprio senso percepito nel corpo fa emergere un’immagine o una parola che provoca un mutamento di prospettiva o rilascia energia. Per il cristiano, il significato più profondo di questo cambiamento sta nel fatto che esso trasforma i credenti nell’immagine di Dio rivelata nella vita dello Spirito di Gesù. Pertanto, se si pone in relazione la propria esperienza col ritratto di Gesù che ci è dato dalle Scritture, non se ne ricaverebbe soltanto una nuova comprensione della vita di Gesù, ma si arriverebbe anche ad illuminare e ad infondere energia nella propria vita in un modo nuovo.

    Senza dirlo, gli autori si sono avvalsi di un analogo metodo di correlazione utilizzando le Scritture giudaico-cristiane per illuminare la focalizzazione, e usando la focalizzazione per far emergere nuovi significati dalle Scritture. Tutto ciò che aggiungerei a questo punto è la dimensione interpersonale – il dialogo con la persona e la vita di Gesù e le persone della Trinità, che è il fulcro attorno a cui ruota la spiritualità cristiana. Altre tradizioni religiose vi troverebbero altri significati, ma l’apertura all’esperienza come base per il dialogo farebbe sì che ogni tradizione rispetti il processo delle altre, pervenendo così ad un’unità pluralistica analoga all’unità cosmica a cui si fa accenno nel libro. La focalizzazione spirituale aprirebbe, così, ciascuno di noi all’eccitazione di vedere la propria vita procedere in uno spirito comune, che il cristiano vedrebbe radicato nello Spirito di Gesù che rivela anche l’amore del Padre. La Focalizzazione non interpreta se stessa, ma può sicuramente essere una chiave importante per accedere ai misteri dell’opera di Dio nelle profondità della creazione e in ciascuno di noi, rivelata nella vita e nello Spirito di Gesù e costantemente attiva nell’evoluzione umana.

    Robert T. Sears, C.d.G.

    Loyola University of Chicago

    PREFAZIONE ALL’EDIZIONE DEL 1997

    Quando questo nostro saggio ha fatto la sua prima comparsa nel 1985, non avremmo mai immaginato che sarebbe diventato quel classico della letteratura spirituale che è oggi, sempre più richiesto invece che in via di scomparsa. Sembra proprio che i ‘cercatori seri’ provenienti dagli svariati sentieri della vita e da differenti tradizioni religiose vogliano davvero imparare qualcosa di più riguardo il mistero dello spirito che si manifesta progressivamente nel loro corpo.

    Parlando del disperato bisogno che la società occidentale ha di una disciplina spirituale più incarnata, Carl Jung rilevò quasi quarant’anni fa che:

    Non si giunge a nessuna comprensione… imitando metodi che si sono sviluppati in condizioni psicologiche totalmente diverse dalle nostre. Nei secoli a venire l’Occidente elaborerà una sua propria forma di yoga.(1)

    Lo yoga ha per oggetto il corpo ed il coinvolgimento dello stesso nell’esperienza spirituale. Se l’Occidente non ha una sua forma di yoga, ciò è da imputarsi al fatto che noi occidentali siamo in grado di parlare del corpo, ma non riusciamo ad incorporarlo nella nostra spiritualità. Non sappiamo come fare. Questo libro continua ad essere stampato a dodici anni di distanza dalla sua prima pubblicazione perché chi lo legge riconosce che gli è di aiuto a fare ciò che sa di aver bisogno di fare. Dopodiché ne parla ad altre persone, che contribuiscono a diffondere il messaggio.

    Il processo della consapevolezza corporea che descriviamo nelle pagine che seguono è chiamato ‘Focalizzazione’. È stato sviluppato dal Dott. Eugene Gendlin dell’Università di Chicago. Parte del nostro libro descrive gli aspetti pratici e le fasi del processo della Focalizzazione. Abbiamo definito la nostra impostazione col termine Focalizzazione Biospirituale, perché poniamo l’accento su quell’apertura alla possibilità di collegarsi in modo corporeo alla ‘dimensione della grazia nella vita’ e a quel ‘qualcosa di più’ di carattere spirituale o ‘trascendenza’, che è parte integrante del processo della Focalizzazione. Ciò che è nato come un puro e semplice strumento psicologico da usarsi a fini terapeutici ha, a nostro avviso, il potenziale per divenire una via spirituale interculturale, ampia ed accessibile a tutti, in questo inizio di nuovo millennio.

    In questo libro riportiamo informazioni trascurate e poco usate, che sono rimaste sepolte all’interno della tradizione giudaico-cristiana. In essa vi sono indizi che possono aiutare sia i cristiani che i non cristiani a capire meglio il loro processo di integrazione e la loro identità ultima, purché si sia in grado di accostarsi a tali indizi con la capacità cognitiva del corpo, e non basandosi semplicemente sugli schemi di pensiero o di interpretazione razionale a cui siamo usi.

    Oltre ad un’appendice sulle fasi della Focalizzazione, che è stata completamente riveduta, questa

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