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Messa così è tutta un'altra cosa: Rito, esperienze, suggestioni
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Messa così è tutta un'altra cosa: Rito, esperienze, suggestioni
E-book127 pagine1 ora

Messa così è tutta un'altra cosa: Rito, esperienze, suggestioni

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Info su questo ebook

Parlare della Messa a tutti, senza annoiare i credenti e senza tentare di convincere i “lontani”. È un obiettivo ambizioso, ma non impossibile. Gli stimoli dell’antropologia e gli spunti tratti dall’esperienza sono le piste scelte dall’autore per guidarci alla scoperta del rito della Messa e del modo con cui viene celebrato nelle nostre chiese. Ne sono scaturite pagine ricche di interpretazioni originali, aneddoti curiosi e puntuali analisi su limiti e punti di forza di un sacramento con cui tutti, al di là della fede personale, abbiamo a che fare.
LinguaItaliano
Data di uscita13 ott 2014
ISBN9788868670221
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    Anteprima del libro

    Messa così è tutta un'altra cosa - Michele Garini

    V.

    INTRODUZIONE

    «Devi andare a messa!» Genitori, nonni, catechisti e sacerdoti hanno iniziato a ripetercelo quando eravamo bambini e, in alcuni casi, non hanno ancora smesso di farlo. Oggi, invece, visto che in molte famiglie la pratica religiosa si è di molto affievolita, anche noi preti preferiamo utilizzare delle formule un po’ meno ultimative, del tipo: «è importante venire a messa» oppure «Ti aspetto domenica a messa». Eppure sia il richiamo al dovere sia quello all’importanza non rispondono alla questione cruciale: perché?

    «Perché devo andarci?» si lamenta il bambino esibendo la più convincente delle espressioni di abbattimento, «A cosa serve andarci?», chiede il penitente al confessore che gli ha appena fatto notare questa sua mancanza, «Cosa ci guadagno ad andarci?», sbottano tutti coloro che la domenica mattina hanno di meglio da fare.

    Lo ammetto subito: a queste domande non so rispondere. O meglio, non so rispondere in un modo che sia oggettivo, dimostrabile e convincente per tutti. Non basterebbe una vita intera per contare i libri scritti, le prediche pronunciate, le catechesi tenute e le testimonianze offerte per istruire ed esortare i fedeli sull’eucarestia e sul suo valore.

    Come potrei dunque pretendere di fare meglio di chi mi ha preceduto? Come potrei illudermi di risultare più credibile di tanti maestri del passato e di altrettanti testimoni del presente?

    E poi, diciamocelo, se un libro è scritto da un prete già puzza un po’ di catechismo o, per gli anticlericali più agguerriti, di lavaggio del cervello. Se un libro parla della messa, poi, non può interessare altri che quelli che già la frequentano e, probabilmente, nemmeno tutti. Se un libro, giusto per completare il quadro, si presenta pure come una riflessione, allora siamo di fronte all’ennesimo polpettone indigesto, alle solite menate spirituali di chi non ha il problema di lavorare e di mandare avanti una famiglia. Sapete cosa vi dico? Se non fossi un prete, forse non vi darei tutti i torti!

    Quindi voglio provare a cambiare completamente prospettiva, sperando che anche voi lettori siate disponibili a fare altrettanto. Certo, se non fossi un prete non avrei mai potuto scrivere questo libro, perché in esso ho condensato molto della mia esperienza celebrativa e pastorale, tuttavia ho tentato di farlo attraverso un particolare filtro intellettuale «laico». Paradossalmente, quasi dimenticandomi di essere un prete.

    Nelle pagine che seguono non mi prefiggo di convincere, di ammaestrare o di esortare, così come non voglio tenere una lezione, pronunciare un’omelia o fare una catechesi.

    Quello che leggerete è il frutto del cammino dentro la messa che ho potuto percorrere grazie a delle guide d’eccezione, purtroppo ormai da tempo passate a miglior vita: Arnold Van Gennep e Victor Turner. Non preti, vescovi o santi, ma due antropologi che, per giunta, non hanno praticamente mai scritto una riga sull’eucarestia. Mi sono imbattuto in loro quasi per caso all’Università, o meglio, ho incontrato in modo accidentale i loro libri, le loro teorie, idee e intuizioni. Alcune di esse mi hanno sorpreso, stupito e conquistato per la capacità di aprire squarci inaspettati nel mio modo di intendere e interpretare le dinamiche religiose e celebrative. Queste letture sono diventate così le lenti attraverso le quali ho provato a reinterpretare l’ambito più importante della mia vita personale e della vita di ogni comunità cristiana: la celebrazione dell’eucarestia, appunto. La teoria sui riti di passaggio di Van Gennep e quella sul rapporto struttura/communitas di Turner sono quindi diventate delle promettenti tracce per rileggere il rito della messa e la sua posizione all’interno della vita parrocchiale.

    Ecco, dunque, quello che troverete in queste pagine: un prete che prova a farsi aiutare dall’antropologia per comprendere più profondamente quello che fa, celebra e vive ogni giorno insieme alla propria comunità. I concetti teologici e antropologici che troverete saranno ridotti all’essenziale ma, si spera, non travisati nel loro senso e valore.

    Non vi è, dunque, alcuna presunzione di comporre un trattato completo e onnicomprensivo sulla messa, ma solo il tentativo di abbozzare un libro per tutti. Un libro per credenti e praticanti certo, ma anche per tutti coloro che guardano con un po’ di curiosità alle dinamiche celebrative e liturgiche della fede cristiana.

    RINFRESCHIAMOCI LA MEMORIA

    Suvvia, tutti andiamo in chiesa almeno qualche volta e, almeno a grandi linee, abbiamo presente com’è fatta una messa! Capita di trovare chi si vanta di esserci stato per l’ultima volta il giorno del matrimonio o addirittura in quello della cresima, c’è chi vi entra solo se invitato a un battesimo o per il dovere di partecipare a un funerale, ma in fondo nessuno può dire di non aver mai avuto a che fare con le robe dei preti.

    Chi va a messa tutte le domeniche (o addirittura tutti i giorni) si sente chiamare bigotto da quelli che la disertano, ma anche questi ultimi si prendono la loro dose: Non c’è pericolo che ti cada la chiesa in testa, dovresti invece pregare un po’ per la tua anima. Sono opposizioni un po’ caricaturali, certo, ma ci confermano ancora una volta che con la messa, in un modo o nell’altro, tutti dobbiamo fare i conti!

    A prima vista non sembra poi tanto difficile. Il prete predica, i fedeli ascoltano e forse si annoiano, le preghiere sono sempre quelle, i canti ce li ricordiamo da quando eravamo bambini, il Vangelo in duemila anni non è cambiato e così via. Se ci accontentassimo della prospettiva di un osservatore polemico e svogliato, forse non potremmo contestare più di tanto questo tipo di rilievi, ma l’obiettivo che qui ci poniamo è di andare decisamente oltre.

    Entrare in profondità nel rito della messa non è una pratica riservata ai cristiani ferventi e praticanti, ma può diventare un invitante richiamo per chiunque abbia la curiosità di non fermarsi alla superficie. Quelle parole ascoltate mille volte ci provocano a tentare di comprenderne il senso, quei gesti che ci appaiono sempre uguali ci stimolano a una conoscenza più determinata delle dinamiche celebrative.

    I nostri amici antropologi che tra poco incontreremo ci aiuteranno a fare questo ma, prima di tutto, dobbiamo rinfrescarci la memoria. Le righe che seguono presentano sinteticamente il rito della messa, la sua struttura e i ministri in esso coinvolti. Si tratta di un piccolo ripasso che, senza alcuna pretesa di completezza, ci aiuta a mettere nero su bianco quello che avviene ogni domenica in tutte le chiese del mondo.

    «La liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù»1, mentre l’eucarestia viene considerata «fonte e apice di tutta la vita cristiana»2.

    Affermazioni impegnative, non c’è che dire, soprattutto se scaturiscono non dal sottoscritto, ma dal Concilio Vaticano II. I documenti conciliari sulla liturgia (Sacrosantum Concilium) e sulla vita della Chiesa (Lumen Gentium) ci fanno subito comprendere che, parlando della messa, non stiamo maneggiando qualcosa di opzionale o di periferico. Ci troviamo, anzi, al cuore della vita della Chiesa e di quella di ogni cristiano. La celebrazione liturgica e la messa in particolare, dunque, è considerata come la sorgente della vita cristiana e, allo stesso tempo, il vertice, il punto più alto dell’esperienza di fede del cristiano. Fonte e culmine non solo della vita di preghiera o dell’esperienza celebrativa. No, fonte e culmine dell’intera vita cristiana in tutte le sue dimensione e sfaccettature.

    La prima reazione, anche al di là del mio essere prete, non può che essere quella del timore e del rispetto. Pur trovandoci al cospetto dell’eucarestia con l’intento di analizzarla utilizzando categorie antropologiche e non strettamente teologiche, non dobbiamo dimenticare che stiamo approcciando il tesoro più prezioso nel rapporto tra Cristo e i suoi fedeli. Lo spirito critico e l’onestà intellettuale di cui desideriamo armarci ci porteranno oltre la semplice ripetizione di quanto la Chiesa insegna sulla messa, ma vigilando di non cadere nella presunzione di poter trattare la liturgia come un pezzo di teatro scarsamente creativo.

    La messa, quindi, non può essere considerata in se stessa e per se stessa, ma deve essere sempre compresa in una prospettiva ecclesiologica. Se la ponessimo al di fuori della vita della Chiesa perderebbe senso e consistenza e, allora sì, diventerebbe solo una recitazione. Per capire l’eucarestia dobbiamo guardare alla totalità della Chiesa, ma anche per capire la Chiesa dobbiamo guardare alla celebrazione dell’eucarestia. Non possiamo, quindi, prescindere da quanto il Concilio afferma a proposito della comunità cristiana nel suo complesso. I termini utilizzati per definirne l’identità sono due: «Popolo di Dio» e «sacramento universale di salvezza». La Chiesa è il popolo di Dio in quanto, citando Lumen Gentium, «popolo messianico che ha per capo Cristo, per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, per legge il nuovo precetto dell’amore e per fine il regno di Dio»3. È sacramento universale di salvezza in quanto «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il

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