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La Custode di Mostri: I Miei Bellisimi Mostri, #1
La Custode di Mostri: I Miei Bellisimi Mostri, #1
La Custode di Mostri: I Miei Bellisimi Mostri, #1
E-book198 pagine2 ore

La Custode di Mostri: I Miei Bellisimi Mostri, #1

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Info su questo ebook

I clienti della mia clinica veterinaria mi hanno sempre definita una sussurratrice di animali. Non ho mai messo in dubbio che lo fossi. Almeno fin quando non ho iniziato a sentire anche i mostri.

Un uomo entrò proprio alla chiusura con un cane malato. Il cane mi rivelò quale fosse il problema ed io riuscii a curarlo. Non avevo idea che il proprietario mi avrebbe rapita. Non avevo idea che avesse una segreta piena di mostri di cui voleva che mi prendessi cura. Ho incontrato un minotauro, un kraken misterioso, una fenice e questo ragno gigantesco.

Riesco a sentire anche loro. Se i mostri esistono e posso parlargli, allora io cosa sono davvero?

LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2024
ISBN9781667476230
La Custode di Mostri: I Miei Bellisimi Mostri, #1

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    Anteprima del libro

    La Custode di Mostri - JB Trepagnier

    I clienti della mia clinica veterinaria mi hanno sempre definita una sussurratrice di animali. Non ho mai messo in dubbio che lo fossi. Almeno fin quando non ho iniziato a sentire anche i mostri.

    Un uomo entrò proprio alla chiusura con un cane malato. Il cane mi rivelò quale fosse il problema ed io riuscii a curarlo. Non avevo idea che il proprietario mi avrebbe rapita. Non avevo idea che avesse una segreta piena di mostri di cui voleva che mi prendessi cura. Ho incontrato un minotauro, un kraken misterioso, una fenice e questo ragno gigantesco.

    Riesco a sentire anche loro. Se i mostri esistono e posso parlargli, allora io cosa sono davvero?

    Capitolo 1

    A tattoo of a creature with wings Description automatically generated

    River

    Le domeniche potevano andare in due modi: potevo trascorrere il tempo ad assicurarmi di avere abbastanza scorte o poteva essere un disastro totale e sarei rimasta a dormire in clinica. Avevo una delle cliniche veterinarie più frequentate della città, ma dovevo porre dei limiti. Il sabato ero aperta fino a mezzogiorno e la domenica fino alle tre solo per le emergenze. Se avessi tenuto la porta della sala d’attesa aperta si sarebbe riempita in un lampo.

    Non riuscivo a tenere altri veterinari nello staff. Avevo un disperato bisogno del loro aiuto, ma chiunque portasse il proprio animale nella mia clinica non voleva vedere nessun altro se non me, e chiunque assumessi non amava parlare con genitori di animali scontrosi che li umiliavano dicendogli quanto fossi migliore di loro.

    Non che lo fossi davvero o avessi studiato più di loro. Ero diventata veterinaria grazie a un dono che non ero mai riuscita a spiegarmi. Ho letto tutto ciò che potevo sui sussurratori di cavalli e di cani, ma in quei casi sembrava che si trattasse più di saperne leggere i segnali. Io li sentivo nella mia testa come se stessimo avendo una conversazione. Mi bastava porgli una domanda e loro mi dicevano dove avevano male e a volte anche la ragione. Non avevo mai trovato una risposta al perché ne fossi capace, ma avevo deciso di farne buon uso. Ero diventata una veterinaria per aiutare gli animali. Certo, avrei potuto farmi pubblicità e diventare una sorta di sensitiva per animali famosa su internet, ma il solo pensiero mi metteva a disagio. Onestamente, mi sentivo un mostro ed era sempre stato così. Da piccola, avevo imparato in fretta a non parlare con nessuno di ciò che gli animali sussurravano nella mia testa.

    Era una domenica lenta. Nessuna emergenza. Avevo già esaminato le scorte e ordinato tutto ciò che mancava. Pubblicai un altro annuncio per la ricerca di un veterinario per la clinica, così da darmi un po’ di tregua e nella speranza che questa volta sarebbe rimasto.

    Mancavano solo trenta minuti alla chiusura. Avevo appuntamento con del cinese da asporto e una maratona Netflix. La mia ultima relazione era finita così male che avrei preferito ascoltare uno Schnauzer su quanto fossero piene le sue ghiandole anali piuttosto che pensare di uscire di nuovo con qualcuno. No, avrei spremuto tutto quel pus disgustoso piuttosto che posare due volte lo sguardo su un ragazzo carino.

    Stavo valutando di andare via prima quando il telefono squillò. Risposi immediatamente: tutti sapevano che ero lì per le emergenze e nessuno chiamava se non lo era. Un cane poteva essere in fin di vita, e io ero la sua ultima speranza.

    Clinica veterinaria Sweetwater, come posso aiutarla?

    È la dottoressa River Kelley? Ho bisogno della dottoressa River Kelley, rispose una voce profonda.

    Sono io. Cosa succede al suo animale?

    Il mio segugio è letargico, senza forze.

    Posso dargli un’occhiata. È già stato qui in passato?

    No. Si tratta di una razza particolare, solo un ottimo veterinario può curarlo. Ho sentito parlare di lei ed è l’unica persona di cui mi fido in questo momento.

    Tra quanto può portarlo qui?

    Due minuti.

    Era già nel parcheggio? Sbirciai fuori dalla finestra, ma non vidi nessuna auto. Forse stava per arrivare. La maggior parte dei proprietari preoccupati avrebbe fatto qualsiasi cosa per i loro animali. Probabilmente, aveva messo il cane in macchina e iniziato a guidare ancora prima di chiamarmi e assicurarsi che ci fossi.

    La aspetto, ma per favore guidi con prudenza.

    Riattaccai il telefono e vidi un enorme lampo di luce all’esterno. Stava arrivando un temporale? Le previsioni non parlavano affatto di una tempesta di fulmini. Sperai di non beccarmela tornando a casa. Non avevo neanche chiesto il nome di quell’uomo, lui aveva detto due minuti, ma quasi nell’istante esatto in cui avevo riattaccato c’era stato quel fulmine e, un secondo dopo, bussarono alla porta. Che velocità.

    Aprii la porta e vidi un uomo alto e dall’aria pericolosa. Accanto a lui c’era un altro uomo, enorme e muscoloso, che teneva tra le braccia un cane gigantesco. Era letargico. Dovevo occuparmi di lui prima che di Mr. Oscurità e Pericolo e dell’uomo che sembrava capace di frantumarmi il cranio a mani nude.

    Li condussi alla sala visite.

    Come vi chiamate? E qual è il nome del cane?

    Puoi chiamarmi Pluto, il cane è Cerbero.

    Avevo trattato tutti i tipi di cani da caccia e avevo visto meticci bizzarri, ma quello che stavo esaminando era diverso. Una volta avevo visto un pitbull misto a un bassotto, un’accoppiata folle e adorabile, ma non riuscivo nemmeno a immaginare che tipo di cane fosse quello. Di solito, ero capace di identificare la razza dominante con un’occhiata, ma non ce n’era una sola sulla faccia della terra che quel cane potesse rivendicare.

    Cerbero era nero. Prima di portarlo in sala visite lo pesai, era quasi novanta chili. Aveva la testa squadrata, ma diversa da quella di un molossoide.

    È amichevole? chiesi.

    Sì, sempre che non gli ordini di non esserlo.

    Ma che razza è?

    Una razza speciale che devi curare.

    Tanto valeva arrivare al sodo. Avevo la sensazione che avesse preso quel cane da un allevatore molto irresponsabile e che non volesse confessare. Mi avvicinai al tavolo facendo dei versi rassicuranti. Cerbero non si mosse mentre gli prendevo la temperatura e prelevavo un campione di feci.

    Mi spostai verso la parte anteriore del tavolo e accarezzai la sua testa massiccia.

    "Cos’hai che non va, ragazzone? Puoi dirmelo, riesco a sentirti."

    "Si arrabbierà."

    "Lascia che si arrabbi. Non posso curarti se non mi dici dove ti fa male."

    "Ha iniziato questa nuova dieta in cui cucina per me. Sto male da allora. Il cibo è troppo speziato."

    Magari utilizzava anche cibi tossici per i cani come aglio e cipolle? Qui veniva la parte difficile. Conoscevo la direzione esatta, ma dovevo trovare il modo di porre domande personali a quell’uomo spaventoso su cose che non potevo sapere.

    Cosa gli dà da mangiare?

    Ho iniziato a cucinare per lui, mi hanno detto che gli fa bene.

    L’alimentazione a crudo richiede molta ricerca e attenzione. Si può comprare già pronta, ma se la cucina lei dovrebbe sapere che ci sono cose che le persone mangiano che invece sono pericolose per i cani. Non è che magari aggiunge cose come aglio, cipolle o pepe?

    Beh, sì. Non saprebbe di niente senza, voglio che il suo cibo gli piaccia.

    Era qualcosa di cui i clienti mi chiedevano spesso, quindi tenevo sempre degli opuscoli a riguardo. Ne tirai fuori alcuni sull’alimentazione a crudo e li porsi a Pluto.

    Deve fare attenzione se vuole nutrirlo in questo modo. Cipolla e aglio possono essere fatali per i cani se ne ingeriscono troppo. Non dovrebbe speziare il suo cibo, se vuole farlo, deve farlo bene o potrebbe costargli la vita.

    Il mio cane morirà?

    Devo fare un prelievo e dei test. Cerbero potrebbe avere bisogno di liquidi e cibo da prescrizione finché non si rimette in piedi. Ne ho un po’ in magazzino.

    Bene, allora datti una mossa. Non voglio perderlo.

    Pluto era sicuramente molto più burbero rispetto alla mia clientela abituale. In base alle analisi del sangue, avrei potuto salvare il suo cane, ma che morisse o meno sarebbe dipeso da quanto avrebbe ascoltato il mio consiglio e si fosse informato su come nutrirlo nella maniera adeguata.

    Mi pentivo di aver mandato il mio assistente a casa prima. Pluto e l’uomo insieme a lui non mi facevano sentire per niente al sicuro. Scrutavano di continuo oltre la mia spalla e chiedevano cosa stessi facendo con esattezza. Non avevo mai provato una sensazione simile mentre curavo un animale, avevo la netta impressione che se fosse successo qualcosa a quel cane, anche se non ero stata io a nutrirlo nel modo sbagliato, ne avrei pagato le conseguenze.

    Pluto non accettò un no come risposta neanche quando dovetti andare sul retro per analizzare il sangue di Cerbero. Provai a dirgli che nessuno oltre allo staff era autorizzato a entrare e che lui doveva restare a confortare il suo cane. Fu allora che accadde.

    Spostò la giacca e mi mostrò una pistola dall’aria minacciosa.

    In quel momento compresi che se il cane non fosse guarito sarei davvero morta.

    Gli esami del sangue non riportarono danni permanenti, ma Cerbero era disidratato a causa del sale presente nel suo cibo.

    Il suo cane è solo disidratato. Posso somministrargli dei liquidi e tornerà alla normalità, a patto che lei lo nutra con una dieta adeguata.

    Pluto si scrocchiò le nocche e mi guardò.

    Allora fallo. Il mio cane non si sente bene.

    Avevo avuto a che fare con proprietari di animali sconvolti. Alcuni erano arrabbiati, ma posso dire con certezza di non essere mai stata minacciata con una pistola. Cerbero mi piaceva, ma in quel momento volevo solo che Pluto e il suo amico uscissero dal mio ufficio. Stavo morendo di fame ed era ora di cena, ma temendo i due uomini affianco a me, non osai fermarmi per uno spuntino. Quando, a un’ora incredibilmente tarda, finii di somministrare a Cerbero tutti i liquidi fu un enorme sollievo. Pensavo che una volta tolta la flebo e detto loro che il cane sarebbe guarito se ne sarebbero semplicemente andati.

    Il suo cane starà meglio. Gli dia molta acqua e riconsideri il modo in cui lo nutre. Adesso è tardi, devo tornare a casa.

    L’omone iniziò a venirmi incontro. Indietreggiai fino a sbattere contro il muro. Cosa volevano ancora? Il cane stava bene!

    Sembra che tu sappia esattamente cosa non vada con il mio cane. Cerbero è speciale, e non tutti possono curarlo. Ci sono altre creature che devo tenere in vita il più a lungo possibile. Il tuo dono qui è sprecato... quindi scegli: possiamo farlo nel modo più difficile o in quello indolore.

    Io non posso...

    Va bene, allora il modo difficile. Falla stare zitta.

    L’uomo gigantesco si avvicinò inesorabilmente. Giurerei che l’ultima cosa che vidi, prima che la mia vista si offuscasse, furono i suoi occhi che brillavano di un rosso innaturale.

    Capitolo 2

    A tattoo of a creature with wings Description automatically generated

    River

    Quando aprii gli occhi, avevo quasi dimenticato gli uomini orribili alla mia clinica. Pensavo di essere tornata a casa. Ero in un letto confortevole e c’era odore di biscotti nell’aria, ma non era un sogno. Mi tornò in mente l’uomo enorme che si avvicinava a me un attimo prima che perdessi i sensi. Mi alzai di scatto per capire dove diavolo fossi.

    Sembrava una stanza lussuosa dalle lenzuola di seta e... c’era un vassoio di biscotti sul tavolo? Cosa cazzo era? Stavo morendo di fame. Pluto mi aveva fatta lavorare fino a tardi, quindi non mangiavo dalla pausa pranzo di domenica. Eppure, quelle persone mi avevano minacciata e rapita, non potevano corrompermi con dei biscotti, per quanto buoni fossero.

    Mi avevano persino cambiato i vestiti. Non avrei mai scelto quella camicia da notte di seta da sola. Normalmente dormivo in maniera piuttosto sgangherata. Mi avvicinai alla porta e provai a girare la maniglia. Era chiusa a chiave. Non ero molto alta, ma a furia di avere a che fare con cani enormi le mie braccia erano diventate forti. Picchiai sulla porta e iniziai a urlare. Sentii una voce dall’altra parte.

    Se non ti calmi non entrerò a spiegare.

    Ti uccido! urlai.

    Certo, puoi provarci, ma non finirebbe bene per te. Non ho intenzione di farti del male, ci servi. Ora, fai la brava ragazza e allontanati dalla porta. Ti darò qualcosa da mangiare, hai saltato la cena ieri.

    Per colpa tua, stronzo! Mi hai minacciata con una pistola!

    Allontanati e ti spiegherò tutto.

    E mi riporterai a casa.

    "Mi dispiace, River. Questa è la tua nuova

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