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Nessuno cambia mai
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E-book251 pagine3 ore

Nessuno cambia mai

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Nessuno cambia mai.

Non cambia lei che continua ad illudersi.

Non cambio io che continuo a voler salvare il mondo e vivo eternamente insoddisfatta.

Non cambia lui che nasconde dentro di sé un mostro.

Nessuno cambia mai. Quando lo capiremo?

“Non è stato poi così difficile come pensavo… Tu dici che ho esagerato? Io sono convinta di no, meritava tutto quello che ha avuto e forse anche di più ma io non sono ancora pronta ad andare oltre, l’omicidio per il momento non mi tenta ancora.”

Inizia così l’avventura di Niki che, smessi i panni dell’impiegata modello, di sera si trasforma in una vendicatrice esperta di arti marziali. Il suo diario parla di lei, controversa, fragile e al contempo caparbia e sicura di sé, e del suo sconfinato amore per l’inseparabile labrador Jack.
LinguaItaliano
Data di uscita2 giu 2020
ISBN9788831676281
Nessuno cambia mai

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    Anteprima del libro

    Nessuno cambia mai - Graziella Dotta

    insostituibili.

    Sabato 25 settembre

    Non è stato poi così difficile come pensavo.

    Forse ero io che ero particolarmente in vena ieri sera ma direi che è stato più difficile smettere che non pestarlo a sangue per  dieci minuti filati. Ti sembra poco? Prova a metterti nei suoi panni…

    Cancellare le mie tracce poi è stato ancora più semplice, soprattutto dopo che gli ho fatto bere la mia speciale pozione magica, quella grazie alla quale il coglione si è svegliato dopo ore coperto del suo sangue senza ricordare nulla di quello che gli è successo nelle ultime  ventiquattro ore. Tu dici che ho esagerato? Io sono convinta di no, meritava tutto quello che ha avuto e forse anche di più ma io non sono ancora pronta per andare oltre, l’omicidio per il momento non mi tenta ancora.

    Beh, forse non è proprio così, visto che ho appena affermato qualche riga più su che ho avuto qualche difficoltà a smettere di pestarlo… Comunque non voglio porre limiti a questa mia nuova attività oscura. Vedremo in seguito come si evolveranno i fatti. Per il momento sono abbastanza soddisfatta per come mi sono destreggiata in questa situazione nuova. Dopotutto ieri era il mio trentesimo compleanno e l’ho festeggiato alla grande con il debutto nel mondo sommerso. Per la verità l’idea mi ronza in testa già da quasi un anno ma ho voluto aspettare e preparare tutto con cura, mesi di appostamenti, la scelta della prima vittima (la prima vittima non è una scelta facile, deve essere meritevole, deve essere memorabile, è un po’ come il primo bacio, come la prima volta che fai l’amore).

    Avevo anche questa incognita del dopo, mi chiedevo avrò le palle per farlo? Non mi fermerò a metà, magari alla vista del primo sangue? E il giorno dopo sarò pentita? Giurerò di non farlo mai più?. Se ti può interessare niente di tutto questo, credo che si sia già capito, non solo ho avuto le palle per farlo ma anche la forza fisica, la costanza e la lucidità necessarie. Forse ho scoperto di avere un talento…

    E oggi, se possibile, mi sento anche meglio, provo una tale sensazione di onnipotenza, una tale soddisfazione… Come se avessi salvato un pezzo di mondo… Certo, sento di avere i muscoli un po’ indolenziti, come quando andavo in palestra per una sessione di pilates, ma vuoi mettere la soddisfazione?

    È come avere un orgasmo prolungato, esaltante. Certo non come quello che ho dovuto fingere ieri sera quando quel coglione mi strizzava le tette e mi entrava dentro, pensando di sfoderare le sue armi migliori. Migliori??? Ho avuto la forza di continuare solo grazie al pensiero del primo cazzotto che gli avrei dato in piena faccia proprio nel momento in cui veniva. La sua espressione sorpresa valeva mille finzioni!

    In ogni caso, visto che ho deciso di raccontare questa esperienza a qualcuno e visto che la scelta è caduta su di te che sei un diario e non puoi parlare e quindi mi posso fidare (perché delle persone, qualsiasi persona, anche quella più vicina a te, non ci si può fidare così tanto), forse è meglio passare alle presentazioni.

    Mi chiamerò Nikita perché mi ricorda un film dove la protagonista era una killer e arrivava anche a sciogliere nell’acido le sue vittime con l’aiuto degli eliminatori. Se tu fossi una persona probabilmente ricorderesti questo film o andresti a vedertelo ma, poiché sei inanimato, ti do due dritte per capire la mia scelta: il film si intitola Nikita, l’ha diretto Luc Besson e racconta di una giovane punk drogata che uccide un poliziotto e viene poi prelevata dai servizi segreti e trasformata in una perfetta killer. Chiaramente l’ho scelto solo per darmi un tono perché, ovviamente io non sono drogata e, soprattutto non sono punk. Va bene, ammetto anche che non sono un killer, non voglio darmi troppe arie solo perché ho menato uno.

    Però sappi che questo è solo l’inizio.

    Ora torno a mettere quella che fino a ieri è stata la mia vera faccia e adesso mi sembra una maschera (dovrò decidere quale delle due è la prima e quale la seconda, ma ci penserò in seguito). Devo telefonare alla mamma, lei è malata di Alzheimer e non so mai se mi riconoscerà o no, a volte il suo male si acuisce e a volte regredisce, ora è in un periodo ok, ieri quando sono passata da lei abbiamo parlato come non facevamo più da tempo, come una mamma normale con una figlia normale. Devo proprio ammettere che è stato un grande compleanno.

    Appena finisco con la mamma esco con Jack, l’unico maschio al mondo degno di dividere con me la mia casa, il mio fantastico labrador nero. Lui è già lì davanti alla porta che aspetta, adora le nostre passeggiate nel parco, se fosse un uomo direi che è già sulla porta con cappotto e cappello e sta pure sbuffando perché io non sono pronta. Se lo fosse non lo sopporterei, per fortuna non lo è e io lo adoro. 

    Sabato sera

    Eccomi qui, stasera serata casalinga, divano, pigiamone, computer, io, te e Jack. Se Jack chiama ha la precedenza (ricordo ancora cosa è successo l’unica volta che l’ho fatto aspettare troppo e il suo impianto idraulico ha improvvisamente aperto il rubinetto…). Il resto del tempo lo posso dedicare tutto a te.

    Oggi mi ha chiamata Roberta, si è dimenticata del mio compleanno, povera, mi ha fatto gli auguri e mi ha chiesto come sono andati i festeggiamenti… Ho festeggiato cara Roberta, eccome se ho festeggiato, anche senza i tuoi auguri… Ma ti pare che gli raccontavo come? Comunque mi ha detto che mi sentiva molto euforica, vedi, le ho fatto pure bella impressione… La mia pelle è più liscia, ho perso un chilo, i capelli sono più luminosi… Sto scherzando caro, un po’ di umorismo in questa vita grigia!

    Torniamo a noi, è ora di completare le presentazioni: ti ho già detto che mi chiamo Nikita, anche se ovviamente non è il mio vero nome, e ti ho pure spiegato il motivo. Sai già che ho appena compiuto trent’anni, sono mora, capello corto, sono alta un metro e settanta, secondo te non è un gran che? …Vallo a dire a chi non va oltre il metro e sessanta… Ho un fisico snello e abbastanza muscoloso, frutto di lunghe sedute in palestra e strumento per la mia nuova attività. Quando sono finta faccio l’anonima impiegata e passo quasi inosservata.

    I primi quasi trent’anni sono stati un soffio. Potrei dire che la parte interessante è iniziata qualche mese fa, quando ho sviluppato l’idea di vendicarmi. Certo è evidente che gli anni precedenti sono stati determinanti per questa scelta. Sono arrivata alla conclusione che il mondo ha bisogno di qualcuno che costringa gli uomini a tornare con i piedi saldi a terra, tutti questi uomini che mentono, tradiscono, ingannano, stuprano, uccidono. E perché farlo fare ad altri se posso farlo io? Perlomeno ci voglio provare.

    Ho deciso di cominciare dal basso, anche perché non ero così sicura di me stessa, qualcosa di memorabile ma non troppo difficile. Poi vedremo, se la cosa viene bene, aumenteremo la gravità dei reati da punire e la complessità della punizione. Non è così che si fa anche in cucina? Si inizia con la bassa difficoltà di un uovo in camicia (grande similitudine…), si prosegue con una media difficoltà di una elaborata torta salata per arrivare al difficilissimo soufflé di formaggio…(le difficoltà che ho citato riguardano solo me, magari tu sei un ottimo cuoco e il soufflé ti riesce benissimo sette volte a settimana…), hai notato che ho parlato solo di uova e formaggio? Sì? Sono vegetariana, ma non vegana. Per la verità a volte mangio anche il pesce ma non chiedermi perché la carne no e il pesce sì, non pronunciare la solita frase anche il pesce è un animale come gli altri perché divento pericolosa, l’ultima persona non vegetariana che me l’ha chiesto se lo ricorda ancora, primo, perché sono cazzi miei, secondo, perché non accetto di essere colpevolizzata da uno che si mangia qualsiasi cosa, terzo, perché non voglio giustificare il pesce nel mio piatto con chi non si sente in dovere di giustificarsi con me per quello che c’è nel suo. Questa domanda me la può fare solo un vegetariano o un vegano, allora sì che mi sentirò una merda…

    Scusa se divago un po’, tanto tu non puoi farmelo notare.

    Comunque ho scelto la mia vittima tra le conoscenze, per ovvie ragioni non conoscenze dirette ma trasversali. Quelle che abbiamo tutte. Hai sentito l’amica dell’amica di quella che lavora in quel negozio in centro? Quella sposata che ha avuto un bambino di recente? Proprio lei, sai quel gran figo del marito, quello che fa il broker? Quello sta con un’altra da quando era ancora fidanzato con la postina… E tra la postina e la moglie ne sono passate almeno altre quattro. Lui ha questo appuntamento fisso da anni, non troppo assiduo, diciamo a cadenza mensile o bisettimanale a seconda dei periodi. Ma chi è questa che si fa andare bene una storia del genere? Una come lui? O una innamorata rassegnata ad averlo solo per qualche ora al mese piuttosto che non averlo del tutto? Io non concepisco una tale relazione, potrei concepire una relazione che inizia con un lui occupato e una lei single o viceversa, ma la logica mi dice che appena il posto occupato diventa vacante lo debba occupare chi è già lì. In questo caso però è stato ampiamente dimostrato che la mia logica non si può applicare. Lo stesso posto si è reso vacante più volte e più volte è stato assegnato ad altre persone fino al matrimonio. Io me la vedo la sposa innamorata e lui, che naturalmente le ha invitate tutte, tanto lei non sa nulla, lanciare sguardi complici a destra e a manca. Io avevo una speciale classifica dell’UOMO DI MERDA che mi portava via anche un sacco di tempo perché andava costantemente aggiornata, comunque senza tema di smentite, anche perché rivesto la carica di giudice unico, il tipo in questione è stato per diversi anni il numero uno.

    Chi meglio di lui? Il vincitore di almeno tre edizioni consecutive dello speciale premio UOMO DI MERDA. Non pensi che fosse ora per lui di ritirare il premio? Ecco, potremmo vederlo così, un premio per una classifica da me ideata e da me consegnato in qualità di giudice unico.

    Lui non mi conosceva ma io sapevo, tramite il solito giro di pettegolezzi da ufficio, che una sera a settimana andava fuori con gli amici, la tanto sfruttata partita a calcetto settimanale. Quale moglie si sognerebbe mai di negare la possibilità di tornare bambino al proprio amato bene? Una serata così innocente… Peccato che la partita a calcetto si faccia invece ogni quindici giorni, lasciando al furbetto una serata libera ogni due settimane. Sapevo che la serata trasgressiva la passava in un locale alle porte di Milano. È un locale apposito, non si va troppo tardi e non si fanno le ore piccole, arrivano a decine con la borsa da calcetto che lasciano al guardaroba. Intimo e con personale discreto, come tutti i locali, finché non arriva il vip e allora il personale discreto si trasforma in un attimo in Gola Profonda e finisce che il locale chiude per riaprire dall’altra parte della città.

    Era pure la sera del mio compleanno, l’ho interpretato come un segno, mi sono messa in tiro e sono andata. Cazzo, al solo raccontarlo l’adrenalina mi torna in circolo. Tubino nero attillato e corto, tacco dodici (facciamo dieci, più comodo…), capello lungo biondo (sì, era una parrucca, ma dovevo sembrare un po’ meno intelligente del normale, e non dirmi che è un luogo comune. Se tu fossi un uomo medio e cercassi una da una botta e via sceglieresti la bionda boccolona piuttosto che quella mora col capello corto, è risaputo…). È bastato ronzargli un po’ attorno, ridere alle sue battutine, dirgli che sete tremenda…, come sei forte… ed è stato mio. Tu capisci perché l’ho definito coglione più volte… Perché non posso farne a meno, oggettivamente lo è.

    È stato tutto abbastanza veloce, la prossima volta studierò meglio la situazione. Certo non poteva portarmi a casa sua ma almeno speravo in qualcosa di diverso dai bagni del locale. Ripensandoci è stato meglio per me perché nella confusione generale mi sono eclissata senza che nessuno notasse qualcosa di strano. Probabilmente i bagni di quel locale, vista la loro ampiezza, sono stati pensati apposta per agevolare questi incontri veloci. Sembrava una cameretta per bambini, forse era grande come quella di suo figlio che dormiva a casa, c’era spazio per il w.c, per il lavabo e pure per un tavolino con chissà quale funzione… Molto comodo. Dimenticavo di dirti che erano i bagni delle femmine, io a certe cose ci tengo. Siamo entrati separati, prima io e poi lui circospetto, attento a non farsi vedere. A un mio segnale è entrato nella mia cabina e lì abbiamo dato il via alle danze, ad onor del vero devo ammettere che appagava la vista, ma solo quella però… Mi ha infilato subito la lingua in bocca, come un assetato nel deserto, intanto mi tastava dappertutto. Io gli ho sbottonato la camicia e preso tra le mani una manciata di peli del suo petto (altro fatto a sua difesa: non si depila), li ho tirati e lui, poverino, si è eccitato ancora di più. Ho tolto il vestito per non rovinarlo e mi sono appoggiata al tavolino, poi ho lasciato che infilasse le sue dita sotto l’elastico del mio perizoma, per un attimo mi sono anche divertita devo ammetterlo, poi come al solito ha cominciato a sbavare sulle mie belle tette mentre io gli sbottonavo i pantaloni. A quel punto ha tirato fuori dal portafoglio un preservativo, uomo previdente… Li avevo in borsa anch’io ma preferisco non lasciare traccia e quindi ho aspettato la sua mossa. D’altronde chi non si porta il preservativo quando va a giocare a calcetto???

    Era talmente duro che sono bastati pochi colpi a farlo venire, ma non importa perché io a quel punto avevo il pieno controllo della situazione e quando l’ho sentito arrivare l’ho guardato con un sorriso sadico, ho raccolto tutta la mia forza nel mio destro e gli ho sferrato un potente jeb proprio sul naso, godendo della sua espressione mista di sorpresa e dolore e schizzando di sangue le pareti del bagno. (Non ti ho detto che ho frequentato anche per diversi anni una palestra di kickboxing.) A quel punto gli ho sferrato quello che in gergo si chiama high kick (calcio alto) in pieno stomaco e poi mi sono dedicata con passione ai suoi stinchi, sarebbero stati perfetti i low kick (calcio basso) se lui non fosse stato a terra. Non ho dimenticato nessuno, ogni colpo l’ho dedicato a una delle sue vittime inconsapevoli, quelli più forti li ho dedicati a sua moglie e suo figlio.

    Dubito che con gli stinchi che gli ho lasciato torni a giocare la sua settimanale partita a calcetto, ma ora che ci penso quello sarà il minore dei suoi problemi, il primo sarà quello di giustificare il dove e il come.

    Ti stai chiedendo se gli ho detto il mio nome? Come si vede che non conosci il mondo… Avrei potuto presentarmi a lui come Giovanna D’Arco e non se ne sarebbe accorto…

    Comunque, per evitare rischi inutili, prima di uscire ho preso dalla borsa la piccola borraccia che porto sempre con me, con la pozione che mi dato Renè, gliel’ho fatta bere poco prima che svenisse. Poi mi sono lavata, rivestita e uscita dal locale senza che nessuno notasse nulla. Sono anche riuscita a non barcollare sui miei tacchi dieci. Alle due di notte ero sul lettone accanto a Jack in preda a una folle agitazione.

    A proposito di Jack, è ora della pipì e poi a nanna, domani si lavora.

    Domenica 3 ottobre

    Oggi Jack e io siamo andati insieme dalla mamma, ci ha riconosciuti entrambi, siamo stati da lei un paio d’ore. Abbiamo cercato le vecchie foto di famiglia e abbiamo passato un po’ di tempo immerse nei ricordi di persone che ormai non ci sono più, i dottori dicono che le fa bene, che il fatto di abbinare i volti delle persone ai loro nomi equivale a un buon esercizio per la sua mente. Intanto Jack giocava felice con Lilly, la shitzu della mamma sotto la vigile sorveglianza del gatto Cooper. Abbiamo cenato da lei e siamo tornati a casa.

    Sono giorni che passo in edicola e prendo tutti i quotidiani locali, non ho trovato traccia di aggressioni o robe simili, devo cercare di stare tranquilla e non prendere rischi finché non sarà passato un po’ di tempo. Per il momento niente voci neanche in ufficio o al bar.

    Devo tornare ad allenarmi in palestra, mi sento ancora indolenzita e non va bene, ho in progetto altre missioni e voglio essere al top. Potrei tornare a Pilates ma forse è meglio riprendere kickboxing, dovrei provare ad allenarmi con i tacchi, gli uomini amano vederci ondeggiare sui trampoli, vorrei vedere loro a camminare ancheggiando e sorridere con i piedi costretti in una posizione innaturale, e hanno anche la faccia tosta di rimproverarci perché non li mettiamo mai o perché mettiamo le zeppe che sono così poco sexi… A proposito di tacchi quel figlio di mignotta mi ha pure schizzato le scarpe col suo sangue, non riesco a pulirle cazzo, mi toccherà buttarle. Meritava un sacco di botte in più solo per quello.

    Sono curiosa di sapere quanto male gli ho fatto, è la prima volta, sarà il mio sistema di misurazione per le prossime. Sicuramente non sporgerà denuncia anche perché non ricorderà nulla. Ti ho già accennato a quella che io chiamo pozione magica: è una specie di droga, hai presente quella cosa che va per la maggiore nei locali, quella che i ragazzi fanno bere alle ragazze e poi le trascinano fuori e le violentano per ore senza che loro si ribellino? La chiamano droga dello stupro, è salita alla ribalta un paio di anni fa quando ne hanno parlato anche i telegiornali. Ecco la mia è simile a quella con in più un effetto collaterale per me importantissimo, cancella completamente la memoria di ciò che si è vissuto nelle ultime ventiquattro ore. Lo so che una normale cittadina non dovrebbe entrarne in possesso ma quando la stessa normale cittadina ha un caro amico che vive in Germania con il suo compagno e lavora in una industria chimico-farmaceutica diventa tutto più facile. Lui torna un paio di volte all’anno a trovare i suoi e mi porta questi regalini di sua invenzione, prova questo, prova quello, vedrai che sensazioni. Questa pozione è stata un regalo dopo una mia delusione amorosa, mi ha vista così male che ha insistito all’inverosimile perché la prendessi per dimenticare quei momenti. Ma ti pare che io mi facevo di qualcosa del genere? Ma neanche per idea. I dolori vanno vissuti, per passare devono essere metabolizzati. E poi la cosa che mi spaventa di più al mondo è di perdere il controllo della mia persona ma più ancora della mia mente, anche se solo

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