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Il Club dei mariti incerti
Il Club dei mariti incerti
Il Club dei mariti incerti
E-book188 pagine3 ore

Il Club dei mariti incerti

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Info su questo ebook

Augusto del Po e Beatrice sono ormai sposati da circa nove anni, sono genitori di due bambini ed una mattina, prima di uscire di casa, Augusto osserva dalla porta della cucina i suoi figli e Beatrice fare colazione; gli ritornerà alla mente l'inizio della sua avventura matrimoniale ed inizierà a raccontare la sua storia dalla mattina in cui partono per il viaggio di nozze "nel paradiso perduto". Augusto è afflitto da mille dubbi, non è sicuro di aver fatto la cosa giusta sposando Beatrice che non sente di amare come dovrebbe, come Loredana, la ragazza spagnola con la quale ha avuto una intensa storia di amore prima di conoscere Beatrice e che ancora sente ed ancora ama. Durante il volo ed il soggiorno in aereo, farà di tutto per conoscere gli altri "sposi novelli", formando con loro il Club dei mariti incerti, con il quale mettere a nudo i veri sentimenti verso le loro mogli. Sull'isola accadrà l'inimmaginabile fino all'epilogo che lascerà il lettore a bocca aperta, con interrogativi sul concetto di amore e sul significato di matrimonio.
LinguaItaliano
Data di uscita8 ott 2014
ISBN9786050326079
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    Anteprima del libro

    Il Club dei mariti incerti - Fulvio Farì

    incerti

    Il Club dei mariti incerti

    Storia di un matrimonio

    Fulvio Farì

    IL CLUB DEI MARITI INCERTI

    Storia di un matrimonio

    I matrimoni senza amore sono spaventosi. Tuttavia, c’è qualcosa di peggio di un matrimonio senza amore: un matrimonio in cui esiste l’amore, ma da una parte sola, ed esiste la fiducia, ma da una parte sola. Un matrimonio in cui uno dei due cuori è destinato a essere infranto.

    O. Wilde

    1

    Ogni giorno paghiamo gli errori delle nostre scelte, non ci rendiamo conto di quale effetto possa avere ogni singola decisone e, a maggior ragione, quelle più importanti, quelle che e orientano alcune volte in modo irrimediabile o quasi la nostra vita.

    Spesso si è portati ad agire con l’istinto e i sentimenti più che con la ragione, per poi perdere la possibilità di recuperare; un capitolo a parte meriterebbe il così detto amore, una ragionevole bugia creata per legare gli uomini a qualcosa o peggio ancora a qualcuno che poi scopriamo essere diverso da ciò che realmente volevamo o peggio speravamo di volere.

    In breve, ci si risveglia ogni giorno senza sapere chi sia la persona che abbiamo affianco e, magari, è quaranta anni che tutte le mattine ci svegliamo con la stessa estranea.

    L’errore più grande che un uomo possa fare è quello di sposarsi pensando di aver trovato l’amore, quello eterno, la compagna della propria vita, la madre dei propri figli, quindi si decide in perfetta lucidità, di fare il grande passo e di condividere la propria vita con questa perfetta estranea, che noi riteniamo essere l’altra metà del cielo.

    Consciamente e inconsciamente con quella decisione abbiamo dato il via al più grande disastro della nostra vita, ma lo facciamo con il sorriso in bocca e con l’emozione intrisa di attesa dello scolaretto al primo giorno di scuola.

    Non sappiamo che quello sarà l’ultimo giorno di felicità ed il primo di un lungo ed interminabile supplizio che ci siamo inflitti, quasi a voler espiare delle colpe che non abbiamo, ma che riteniamo appartenerci in modo esclusivo, vogliamo condividere la stessa strada di tutti quegli uomini grigi, che fingono di essere felicemente sposati e di tornare anelanti a casa ogni giorno della loro vita.

    Con questa riflessione Augusto del Po si svegliava ogni giorno, meditava davanti allo specchio mentre si radeva tagliandosi sempre sullo stesso punto, quasi fosse un appuntamento irrinunciabile della mattina, e continuava a pensarlo durante la veloce colazione con i suoi due figli di cinque e sette anni e quell’adorabile perfetta moglie che non sopportava ormai da otto anni e mezzo, ossia da quel lontano quattordici aprile del 2000, data nel quale era convolato a giuste nozze, come si suole dire, per poi vedersi piombare nel baratro profondo del martirio a cui quella dolce donna, di cui avrebbe voluto dimenticarsi il nome, lo aveva trascinato sin dal giorno successivo alla celebrazione delle nozze.

    Augusto e la sua novella sposa, Beatrice, erano partiti per il solito viaggio della luna di miele in quelle lontane isole del pacifico che riportano alla mente il paradiso perduto, quei pacchetti sapientemente confezionati dai tour operators nei quali ti illudono di rendere felice ed indimenticabile il più bel giorno della tua vita.

    Il giorno della partenza Beatrice si svegliò in grande anticipo rispetto all’orario per l’imbarco e chiamò Augusto Augusto svegliati che è tardi! Sei sempre il solito, poi perdiamo l’aereo e io non voglio iniziare male il viaggio.

    In effetti il viaggio per Augusto era già iniziato male, ma lei non lo sapeva anzi era tutta eccitata anche e soprattutto pensando già al ritorno, quando avrebbe potuto ammorbare con i suoi racconti e con quei bellissimi filmini che confezionava ad ogni viaggio gli amici ed i rispettivi genitori, che avrebbero dovuto inventarsi accidenti e malanni improvvisi per scampare alle interminabili prime visioni.

    Augusto si alzò, salutando Beatrice con un sorriso che mascherava i pensieri che gli si affastellavano in mente, entrò in bagno chiudendo la porta a chiave, illudendosi di avere così quell’intimità inviolabile che solo il bagno può assicurare, ma non fece nemmeno in tempo ad aprire l’acqua, che Beatrice bussò energicamente alla porta, rammentandogli nuovamente di sbrigarsi e di non perdere troppo tempo sotto la doccia o a fare chissà quale altra cosa.

    Augusto si appoggiò al lavabo guardandosi riflesso nello specchio, si vedeva stranamente vecchio, stanco e piegato….eppure aveva solo trentadue anni!!!

    La sua stupenda vita matrimoniale era appena iniziata, ma già si sentiva come se fossero trascorsi vent’ anni, in quel momento si domandò perché avesse ceduto e se quella sensazione di vuoto la provavano tutti il giorno dopo.

    Certo sarebbe stata una magra consolazione sapere che tutti gli altri uomini la pensavano come lui, in fin dei conti cosa poteva interessargli se altre migliaia di novelli e felici sposi si sentivano oppressi dal matrimonio già il giorno dopo o peggio, molto peggio, già il giorno della sua celebrazione e sì, pensava Augusto, probabilmente alcuni o molti si sentivano così già davanti al celebrante e allora perché lanciarsi, al suono della marcia nuziale, giù nel precipizio?

    Sicuramente una spiegazione doveva esserci se, tutti o molti o quasi tutti, avevano e avrebbero fatto la sua stessa fine, qual’era il filo conduttore, il minimo comun denominatore di tutti quei novelli sposi?

    Mentre così pensava, non si decideva a spogliarsi per entrare nel piccolo box doccia con i vetri fumé che la sua novella ed adorata sposa aveva scelto, come ogni altra cosa presente nel loro nido d’amore.

    A riportarlo alla realtà, tuttavia, la voce dell’adorata mogliettina che ancora una volta da fuori gli urlava sbrigati che facciamo tardi!!.

    Ma tardi per cosa? Mancavano ancora quattro ore per la partenza del charter che avrebbe portato loro ed altre felici coppie tutte nelle stesse isole sperdute (magari la dolce ed amorevole Beatrice, si fosse sperduta….), quattro ore prima delle oltre ventisei ore di viaggio che li separava dal paradiso perduto, così come la trappola del tour operator aveva chiamato il pacchetto venduto, già il pacchetto o il pacco…., certo se Adamo ed Eva nel vero eden avevano fatto la fine che tutti conoscono, perché la loro vita matrimoniale sarebbe dovuta procedere meglio proprio nel paradiso perduto?

    L’osservazione lo colpì non poco, e si accorse che sul viso gli si stampò uno strano ghigno, una via di mezzo tra un sorriso abbozzato ed una smorfia di dolore, il dolore di pensare che per ventisei ore avrebbe avuto accanto quell’incantevole creatura che il primo giorno di vita in comune già pretendeva di fissargli l’agenda della sua vita e, ovviamente, guai a cambiare gli appuntamenti.

    Respirò profondamente, si tolse il pigiama che lei gli aveva regalato per la prima notte di nozze, ed entrò nella doccia.

    Per un quarto d’ora gli sembrò di dimenticare tutto e quasi di aver sognato di essersi sposato, ma una volta uscito…senti la sua dolce metà chiedergli attraverso la porta se si fosse ricordato di mettere in valigia le aspirine, le gomme per il mal d’aria ed ogni altra sciocchezza che non riusciva neanche a sentire.

    Rispose quasi senza accorgersene Certo amore, sono nella tasca interna destra!

    Amore…perché l’aveva chiamata così?

    Ebbe un brivido, si asciugò in fretta i capelli, ed incominciò a radersi tagliandosi sempre nello stesso punto, ciò gli fece pensare ad uno strano destino, ogni giorno lo stesso taglio, ogni giorno avrebbe sentito la stessa voce finché morte non vi separi, ma chi la morte avrebbe separato prima lui o lei?

    Si fece due conti e la risposta giunse da sé…sicuramente lui, lei è felice, ha raggiunto il suo scopo, ha un marito su cui vomitare ogni parola, ordine e frustrazione, quindi lei sarebbe stata sempre bene ma lui no, pensava Augusto mentre continuava a far scorrere il bilama in faccia.

    Intanto guardava nervosamente l’orologio, mancavano ancora più di tre ore e mezza alla partenza, il tempo sembrava essersi fermato….si chiedeva se e quanto potesse trascorrere il tempo della transvolata, così si mise a pensare alla relatività del tempo, magra consolazione perché di certo per lui si sarebbe dilatato a dismisura rendendo il viaggio un tremendo incubo!

    Alla fine trattenne il respiro, girò la chiave, ed aprì la porta del bagno pronto ad affrontare la compagna della sua vita con il sorriso in bocca.

    Beatrice lo stava aspettando…lo guardò e la prima cosa che gli disse fu Augusto, ma è mai possibile che ti tagli sempre allo stesso punto? Vieni che ti metto un po’ di acqua ossigenata.

    Quell’affermazione lo faceva trasalire, non sono un bambino pensava e poi saranno anche affari miei se tutti i giorni mi taglio la mia faccia sempre allo stesso punto.

    Ovviamente, si vedeva bene dal far apparire i suoi pensieri perché lei, con quello sguardo indagatore che lui conosceva bene e che detestava già da quattro anni ossia da quando, quella fatidica sera in compagnia di amici la conobbe in un pub di Roma, avrebbe capito ogni cosa.

    Che serata quella, aveva finito di giocare con la sua squadra di amici un torneo di calcetto dove, come tutti gli anni, si qualificavano ultimi o penultimi e poi, per finire in bellezza, era stato attratto da quella deliziosa ragazza, così almeno gli apparve all’epoca, che sarebbe divenuta la compagna della sua vita, la madre dei suoi figli l’origine di ogni suo incubo; Beatrice infatti gli chiese amore ti senti bene?, Augusto per un attimo trasalì sentendo la parola amore….chiedendosi se qualcosa lo aveva tradito, ma egli senza lasciare spazio ad interpretazione rispose quasi immediatamente no amore…perché? Tutto bene, baciandola sulle labbra con un sorriso che nascondeva la voglia di scappare.

    Mentre si vestiva e la sua dolce metà entrava in bagno per prepararsi, Augusto pensava che come molti altri uomini anche lui poteva farcela a superare il lungo viaggio, poi una volta atterrati avrebbe dovuto capire come fare per sopravvivere nel paradiso perduto per due settimane.

    Pensava che avrebbero dovuto scrivere dei manuali su come sopravvivere al viaggio di nozze e alla luna di miele dall’altra parte del mondo…del resto manuali più o meno attendibili sulla sopravvivenza in ambienti estremi affollavano gli scaffali delle librerie, ma su questo spinoso argomento, che avrebbe di certo avuto un grandissimo successo e seguaci ferventi,non vi era proprio nulla, chissà perché!

    Augusto aveva la speranza di poter incontrare qualche altro felice sposo novello, per poter condividere con lui qualche sentimento comune e, con spirito di corpo e reciproco sostegno, superare la dura prova della luna di miele.

    I suoi amici più stretti, quando avevano saputo che sarebbe convolato a giuste nozze, (chissà perché si dice convolare e poi a giuste nozze quando di giusto Augusto non vedeva nulla) lo avevano spinto chi in un modo chi in un altro a riflettere prima di fare il grande passo, alcuni lo guardavano con rassegnazione, altri tiravano un sospiro…ma tutti sembravano esortarlo a tenere duro e a non precipitare, ad avere quella botta di orgoglio che avrebbe riscattato anche loro.

    Ma Augusto, a quel tempo, pensava solamente che se lo avevano fatto loro perché per lui doveva essere un disastro e perché solo lui avrebbe dovuto resistere, in fin dei conti Beatrice era perfetta, dolce, amorevole, premurosa, intelligente… e alla fine anche appiccicosa, si ripeteva ormai in modo ossessivo; gli mancava l’aria al pensiero che quello era solo il primo giorno di una lunga ed infinita serie di giorni tutti uguali, sempre con la stessa donna, l’ansia lo rapiva fino a strangolarlo.

    Beatrice uscì dal bagno dopo oltre un’ora, ricordandogli che se avessero fatto tardi era solo colpa sua, che era rimasto troppo in bagno, in fin dei conti lui aveva occupato l’unica stanza inaccessibile solo per una mezz’ora lei per oltre un’ora… ma questo sembrava non importare, comunque sarebbe stata colpa sua.

    La sua dolce metà, incominciò ad impartire ordini su come caricare i bagagli, a controllare che vi fosse tutto, a ricordarsi qualunque cosa gli venisse in mente mentre lui con i bagagli in mano era paralizzato a metà tra la stanza e la porta di casa, facendo su e giù ad ogni ordine di Beatrice.

    I pensieri che gli attraversavano la mente erano indicibili anche a sé stesso dinanzi ad uno specchio, ma uno tra tutti si ergeva e lo tormentava di continuo perché devo partire con questa donna che detesto ed è solo il primo giorno della nostra lunga vita in comune?.

    Alla domanda che lo tormentava non riusciva a dare una risposta logica, plausibile e soprattutto credibile per sé stesso, cercava di concentrarsi solo sul fatto che, al termine del lunghissimo viaggio, avrebbe incontrato altri forzati del viaggio di nozze, pardon, luna di miele (ma dove stava il miele tanto decantato?), con i quali condividere pensieri, esperienze e disperazione.

    Nel frattempo Beatrice era uscita dalla stanza e lo raggiunse nel corridoio, quella terra di nessuno tra la porta di ingresso (la porta per la libertà o forse meglio, per la fuga!), e la stanza da cui era uscita e si sperava anche definitivamente.

    Finalmente Beatrice decise che erano pronti, che tutto era in valigia e che non si stavano dimenticando nulla del lungo ed inutile elenco, secondo Augusto, che lei aveva snocciolato come un rosario in corridoio e che lui, come se fosse in trans, aveva finto di ascoltare ed approvare, in ogni caso qualunque cosa fosse mancata sarebbe stata inevitabilmente colpa sua, tanto valeva non mettersi di traverso ed accorciare il più possibile l’agognata uscita da casa.

    In silenzio uscirono ed imboccarono le scale, l’ascensore era fuori servizio da due giorni e loro, o meglio lui, avrebbe dovuto portare il set di valige per i quattro piani di scale che lo separavano dal portone.

    In strada, si misero a sistemare i bagagli, Beatrice impartiva direttive su come e dove mettere ora questa ora quella valigia per evitare che le innumerevoli cose riposte con cura si potessero stropicciare, Augusto meditava su cosa avrebbe dovuto farci con tutta quella roba su di un isola di pochi chilometri quadrati dove c’erano solo spiagge, palme ed il loro nido di amore immerso nella natura oltre a poche decine di personale autoctono che fingevano, in perfetto stile felice luna di miele, di essere sempre felici e di far conoscere le tradizioni del loro fiero popolo.

    Alla fine entrarono in macchina quando ancora mancavano quasi tre ore alla partenza.

    2

    All’aeroporto cerco un parcheggio nel silos più vicino al terminal per l’imbarco, alla fine trovò un posto libero tra due colonne e lì lasciò la sua autovettura.

    Iniziò lo scarico dei bagagli, che come al solito venivano seguiti passo dopo passo da Beatrice che sovrintendeva lanciando sguardi ad Augusto quando vedeva che stava per poggiare a terra, in un modo che non le piaceva, il suo bagaglio o qualunque altra cosa avevano, o per meglio dire aveva, deciso di portare.

    Caricò quell’intero set di trolley, regalo di amici per il loro matrimonio, su di un carrellino facendo attenzione a posare ogni singolo bagaglio secondo un preciso ordine di grandezza e peso…., avviandosi con la sua dolce metà verso le scale mobili per il terminal.

    Augusto guardava il tragitto davanti a se e, poco a poco che la striscia metallica correva verso la fine, sentiva affaticarsi il respiro ed il cuore battergli in gola, si immaginava il volo in aereo così lungo assieme a Beatrice che, standogli a fianco, lo avrebbe guardato con quello sguardo sdolcinato e con quel sorrisino soddisfatto come se avesse vinto un peluche alla fiera di paese.

    Dio, pensava Augusto, cosa sto facendo qui…e cosa farò una volta arrivato?

    Più volte si girò nervosamente indietro, come se da un momento all’altro potesse decidere di scappare, l’intenzione c’era eccome, ma il coraggio mancava, gli sudavano

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