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L'assurdo caso della collana scomparsa
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L'assurdo caso della collana scomparsa
E-book190 pagine2 ore

L'assurdo caso della collana scomparsa

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Info su questo ebook

Che vacanza da sogno!
Una settimana in crociera nel Mar Mediterraneo, a bordo di una delle più belle navi che si fossero mai viste, e che il solo nome bastava a descrivere: la ‘Meravigliosa’.
In più, un mare da favola a fare da sfondo, e tante belle città da visitare.
Tangeri, Barcellona, e altro ancora.
Cosa desiderare di più?
Niente, a patto che il destino, il fato, il caso o chicchessia non ci metta lo zampino.
E scombini tutto.
Così, un improbabile furto con destrezza diventa lo spunto per un improbabile indagine ad alto rischio.
Ma niente è come sembra.
L’unica cosa certa è che i protagonisti di questa storia ricorderanno a lungo quella settimana.
Anzi, forse per sempre.
LinguaItaliano
Data di uscita27 giu 2014
ISBN9786050310122
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    Anteprima del libro

    L'assurdo caso della collana scomparsa - Mario Gadaleta

    Epilogo

    Uno

    Finalmente!

    Dopo mesi di duro lavoro era arrivato il tanto atteso momento di andare in vacanza.

    In realtà Alberto non si poteva proprio dire che si ammazzasse di lavoro, e non certo per colpa sua.

    Lavorava nella stazione di Polizia della sua città da molti anni, ma viveva in una cittadina così tranquilla che quando sparì la bicicletta del contadino (che aveva appoggiato davanti al bar), non si parlò d’altro per mesi.

    Ogni tanto, per passare il tempo, lui e il suo collega De Girolamo inventavano storie surreali di omicidi misteriosi che puntualmente riuscivano a risolvere grazie al loro fiuto da detective e ai più moderni attrezzi da laboratorio che avrebbero fatto impallidire l’intero cast di C.S.I.

    Ma adesso, era ora, era arrivato Agosto e le tanto agognate ferie, e mentre si avvicinava al porto di Genova con la sua macchina Alberto pensava che non avrebbe potuto scegliere meglio di una bella crociera nei mari caldi del Mediterraneo insieme a sua moglie Consuelo.

    E così, lasciata la macchina al parcheggio, carissimo pensò Alberto che non era certo uno spendaccione, e disbrigate le pratiche per il check-in, lui e la moglie si misero in fila per l’imbarco sulla ‘Meravigliosa’ (così si chiamava), una nave davvero imponente, specie vista dal basso.

    In fila insieme a loro c’era un po’ di tutto: gruppi di ragazzi rumorosi, genitori con figli (rumorosi), coppie in luna di miele, lo si capiva dalle effusioni che si scambiavano e dal colore brillante delle loro fedi, coppie un po’ più grandi vestite come i Beach Boys, qualche straniero vestito con gli scarti dei vestiti dei Beach Boys.

    Tutti, o quasi, con gli occhiali da sole, vero must delle crociere sul Mediterraneo.

    Alberto, ovviamente, faceva parte dei quasi, perché non ricordava di averne mai posseduto un paio, e non perché avesse niente in contrario, solo gli sembrava un vezzo, e lui non era tipo da vezzi inutili.

    Alberto, 54 anni, era ciò che si poteva definire una persona nella media: era di statura media, aveva una corporatura media, e anche come intelligenza era nella media.

    Insomma niente in lui spiccava particolarmente, ma bene o male faceva pur sempre la sua figura (media).

    Aveva una predisposizione naturale a non sbilanciarsi mai troppo nelle situazioni che gli si presentavano.

    Già da ragazzo, quando con gli amici andava a giocare a calcio, lui preferiva fare… l’arbitro, a riprova della sua innata capacità, poi ulteriormente sviluppata negli anni, a restare sempre in equilibrio sulla linea di mezzeria della vita, e a un certo amore per le regole e la giustizia.

    Non per questo non era uno che all’occorrenza non prendesse iniziative, ma gli piaceva comunque ponderare bene qualsiasi decisione.

    Anche per la scelta della crociera, Alberto aveva passato più di un pomeriggio nell’agenzia viaggi dietro la piazza, e solo quando la signora Gaia, titolare della ‘Travel Dreams’, gli disse che se continuava così non avrebbero più trovato posti disponibili, si convinse a scremare da quattordici a sei le opzioni di scelta.

    Sua moglie Consuelo, capelli neri tagliati corti, era una donna sulla cinquantina ben curata, maestra di scuola della sua piccola città.

    Amava passare le serate a giocare a burraco con le sue amiche, specie quando il marito era in missione con De Girolamo.

    Avevano programmato questa vacanza da anni, ma per un motivo o per un altro erano sempre stati costretti a rimandare.

    Ma adesso ci siamo, pensò Alberto.

    Così, una volta a bordo, lui e sua moglie erano corsi alla cabina a loro assegnata, la 3120, e posati i bagagli avevano raggiunto in fretta il ponte esterno per gustarsi la partenza.

    In realtà passò ancora quasi un’ora prima che quel mostro galleggiante si staccasse lentamente dalla banchina dove era ormeggiato, e con un fischio profondo e prolungato, fece capire ai passeggeri e a tutto il porto che la ‘Meravigliosa’ non scherzava affatto.

    Era un momento suggestivo: il sole cominciava ad abbassarsi sull’orizzonte, allungando le ombre e colorando di rosso il cielo.

    La ‘Meravigliosa’, dal canto suo, cominciava ad accendersi come un albero di Natale.

    Alberto, sul ponte, si guardava intorno soddisfatto.

    Due

    La sensazione di benessere di Alberto durò poco, e non per colpa sua.

    Il problema era che la ‘Meravigliosa’, come tutte le navi da crociera, era tutto e il contrario di tutto: spaziosa ma affollata, sfarzosa ma un po’ pacchiana, ma soprattutto aveva una caratteristica ben precisa, almeno per Alberto: era complicata.

    E questo perché nonostante l’estrema gentilezza del personale di bordo e i numerosi cartelli multidirezionali affissi un po’ dappertutto, non riusciva proprio a orientarsi in mezzo a quella città in navigazione.

    Così, il mattino dopo la partenza e dopo aver fatto un’abbondante colazione, per capirci qualcosa in più ma soprattutto per avere la certezza di ritrovare la sua cabina, si procurò una bella cartina ben dettagliata della nave.

    Questa mi risulterà utile, pensò Alberto.

    D'altronde sulla ‘Meravigliosa’, con più di tremila persone a bordo tra passeggeri ed equipaggio, più di duecentocinquanta metri di lunghezza, sette bar, quattro ristoranti, quattro piscine, un teatro, vari negozi, parrucchieri, un casinò e chissà quant’altro, capirci qualcosa non era certo una passeggiata.

    Alberto si guardava intorno come un bambino al luna park, abbagliato da così tanta roba.

    Inoltre, un’altra cosa che gli ronzava in testa, ma che per ovvi motivi non poteva riferire a nessuno, se non a sua moglie, era: ma come diavolo si farà a guidare una nave del genere?!

    Sì, va bene, ci sono gli strumenti, i computer e tutto il resto che Consuelo gli rispose distrattamente mentre sorseggiava un Cranberry Kiss al mirtillo, ma gli sembrò comunque una cosa estremamente complicata.

    Caro, te l’ho già detto, siamo in vacanza, pensa solo a prendere il sole e a rilassarti gli aveva consigliato la moglie.

    Mmm, sì, hai ragione. E’ che ancora devo abituarmi all’idea disse Alberto con un sorrisetto imbarazzato.

    Sì, ma non metterci più di sette giorni!, gli rispose Consuelo, considerato che quella era la durata della crociera.

    In effetti Consuelo si era sentita molto più a suo agio di lui fin da subito, considerando che dopo molte ore dalla partenza indossava ancora un paio di mocassini con relativi calzini, mentre la moglie aveva già il cappello di paglia in testa e sembrava non avesse fatto altro nella vita che crociere sul Mediterraneo.

    Ma troppe cose gli erano state dette nel briefing di benvenuto della sera prima, compreso il funzionamento della cosiddetta carta elettronica di bordo, con cui si poteva fare di tutto, pagare al bar, cambiare fiches per il casinò, comprare nei negozi a bordo, e perfino aprire la porta della cabina.

    Alberto aveva il terrore di perderla.

    Fu solo quando, appoggiato alla ringhiera di uno dei numerosi ponti di passeggiata, si soffermò a guardare lo spettacolo del mare piatto sotto di lui, dolcemente solcato dalla ‘Meravigliosa’, che si convinse che aveva fatto davvero bene ad investire i suoi risparmi per quel viaggio e che tanto valeva gustarselo.

    Ah, che bello il mare, pensò.

    E sarà stato per quel leggero filo di vento che gli soffiava sul viso, o per l’alta pressione che faceva splendere il sole in quella bella giornata estiva, fatto sta che Alberto cominciò a sentirsi più a suo agio.

    Bello, eh?

    I pensieri di Alberto furono interrotti da un passeggero che, appoggiato alla ringhiera a non più di un paio di metri da lui, guardava nella sua stessa direzione.

    Come dice, scusi?

    No, dicevo, ha visto che bel panorama?

    Ah, sì. Davvero molto bello

    Piacere, dottor Pepe, Emilio Pepe, fece quello avvicinandosi con la mano protesa e un bel sorriso.

    Piacere, Alberto Modigliani

    Ah, come il pittore?

    Effettivamente Alberto aveva un cognome famoso, suo malgrado.

    Di solito, quando gli facevano quell’osservazione, argomentava meglio il fatto che non ci fosse nessuna parentela tra lui e il pittore e che nonostante questo conoscesse bene Modigliani e le sue opere.

    Si era anche un po’ documentato sulla vita dell’artista, se non altro per non fare figuracce.

    Ormai, dopo aver ripetuto centinaia di volte le stesse frasi di rito, preferiva rispondere soltanto con un .

    E’ la sua prima crociera, o ne ha fatte altre?

    No, veramente per me è la prima volta

    Bene! Allora per lei deve essere ancora più emozionante! Per me invece è la terza volta, sa? Sono stato in Grecia una settimana a fare il giro delle isole qualche anno fa, e non può capire che bel mare, e ho fatto la crociera tra i fiordi in Norvegia, e anche quella è stata un’esperienza indimenticabile

    Sì, immagino.

    Bellissimo, davvero. Anche se devo confessarle una cosa, e mi scusi per l’ingenuità

    Si immagini, mi dica

    "Ogni volta che vedo questi giganti del mare sa cosa penso? Ma, dico io, ma come diavolo si fa a ‘guidarli’ questi cosi? Guardi che sono davvero enormi e pesano migliaia di tonnellate! E non è che li si può fermare tirando il freno!"

    Alberto fece una risatina ipocrita, poi con l’aria del vecchio lupo di mare che parla con il suo mozzo disse:

    Eh, ma lei non immagina quanti strumenti hanno a bordo questi qua, poi oggi è tutto computerizzato, la tecnologia…

    E’ vero, ha ragione lei. Certo non è come portare una barca a vela con il timoncino

    Beh, io invece ste vele… vabbè, lasciamo perdere

    Ma venga, che le presento la mia famiglia, disse poi il dottor Pepe.

    Ehm… sì, è che c’era mia moglie qui nei paraggi e lei non ha neanche la mappa…

    Cos’è che non ha, mi scusi?

    No, niente, non è importante. La seguo, disse Alberto guardandosi intorno per vedere se scorgeva Consuelo.

    Il dottor Pepe aveva circa l’età di Alberto ed era un tipo un po’ paffutello, con pochi capelli e la faccia simpatica.

    Si muoveva con passo svelto e deciso, e sapeva sempre dove andare e da che parte passare.

    Alberto lo seguiva con invidia.

    Arrivarono fino ad un enorme salone, da cui si diramavano scalinate di ogni sorta e genere.

    Tra ottone luccicante, marmi lucidi, migliaia di piccole luci disseminate dappertutto e una specie di lampadario gigante che scendeva dall’altissimo soffitto e che brillava anch’esso, Alberto per la prima volta pensò che un paio di occhiali da sole probabilmente gli sarebbero stati utili.

    Seduti a un tavolino c’erano una signora ben vestita e due ragazzi, un maschio e una femmina.

    Clara, ti presento il dottor Modigliani, ci siamo conosciuti qui di fuori mentre ammiravamo la bellezza di questo mare, disse Emilio Pepe con la sua solita aria contenta, a prescindere.

    Modigliani! Come il pittore? disse la donna con la stessa espressione contenta del marito.

    Sì… piacere signora, Alberto Modigliani

    Tanto piacere, Clara Pepe. E come avrà capito sono la moglie di quel mattacchione là. Questi invece sono i miei due figli: Giada, di nove anni e Marco che ne ha undici

    Alberto rimase in silenzio, ma evidentemente c’era qualcosa che non andava, perché i figli della signora erano sicuramente più grandi.

    No, no, Clara. Giada di sedici anni e Marco che ne ha diciotto, puntualizzò Emilio Pepe rivolgendosi alla moglie come se stesse parlando a una bambina, ma sempre con la stessa espressione contenta, a prescindere.

    Ah, sì, la memoria, disse la donna alzando gli occhi al cielo, poco interessata all’argomento.

    Ragazzi, salutate il signor Attilio, forza! riprese Clara come se niente fosse.

    Alberto, signora, mi chiamo Alberto, rispose Alberto un po’ imbarazzato.

    Buongiorno, ngiorno, risposero i figli con poca voglia.

    Viaggia da solo? chiese la donna.

    No, sono qui con mia moglie, purtroppo non è qui sennò ve l’avrei presentata molto volentieri.

    Oh, non si preoccupi, caro, ci sarà occasione. Queste navi sono grandissime e affollate ma alla fine ci si rincontra sempre, lo sa? Ma prego, si metta seduto con noi, Attilio.

    Alberto, cara, il nostro ospite si chiama Alberto, puntualizzò il marito.

    Ho capito Emilio, ho capito! E mi dica, questa è la sua prima crociera?

    Sì, come spiegavo a suo marito ho sempre desiderato fare un viaggio simile ma, sì, devo confessare che questa è la mia prima volta!

    Ah, che bello. Dev’essere ancora più emozionante! E viaggia tutto solo?

    A quel punto i due ragazzi si alzarono quasi di scatto dal tavolo e all’unisono dissero che sarebbero andati a fare un giro.

    Ma dove andate, ragazzi! Per lo meno presentatevi prima al nostro ospite! disse Clara, ma quelli non risposero nemmeno e in pochi secondi si persero tra il resto della gente che affollava il grande salone.

    Alberto, dal canto suo, non capiva più bene come comportarsi e provò di nuovo a incrociare lo sguardo di Emilio Pepe, che invece se ne stava seduto col suo sorriso contento, a prescindere.

    Quindi continuò come se niente fosse, spiegando di nuovo che era in viaggio con la moglie e che lei non era nei paraggi sennò

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