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Storie Coatte
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E-book741 pagine9 ore

Storie Coatte

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Info su questo ebook

Seconda avventura dei ragazzi romanacci impegnati ad affrontare, questa volta, una tournee in Brasile. Vivranno esperienze strane, verrano rapiti, drogati e non solo... Questa volta, secondo me, lo scrittore ha proprio esagerato...
LinguaItaliano
Data di uscita19 ago 2015
ISBN9786050406559
Storie Coatte

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    Anteprima del libro

    Storie Coatte - Luigi 'looigi' Pecce

    459

    PROLOGO

    I giorni scorrevano tranquilli per i giocatori dell’Upds. Il gruppo, dopo l’esperienza sostenuta in occasione del torneo calcistico, si era coeso ancora di più: quelli che prima si consideravano solamente amici, ora si erano tramutati in fratelli e sorelle, le uscite serali si erano intensificate, i rapporti durante le ore lavorative migliorati e addirittura riuscivano ora a confidarsi tranquillamente problemi personali.

    Serena, la pignola Serena, la grintosa Serena, l’avida Serena, e Francesco Petito il bello, in particolare, andavano sempre più d’accordo, tanto che in molti già sospettavano e pregustavano l’idea di partecipare ad un lauto banchetto, preceduto da due ‘sì’. Tra l’altro vivevano insieme da quando era terminato il torneo.

    Quasi nient’altro però era cambiato, erano sempre rimasti gli stessi: Serena era sempre avvelenata e legata ai soldi, Roberta alle sue unghie, Pietro e Mirko alla Roma, Lucio alla sua Cinquecento e Lando e Nico avevano ricominciato a frequentare McRonald, con spiacevoli imprevisti quali mal di fegato e aumenti di peso. Rimaneva comunque nella loro memoria tutto quello che avevano fatto, quel torneo, quella vittoria finale contro tutto e contro tutti, quella dimostrazione di forza che era andata oltre gli ostacoli.

    Era già trascorso un mese dal loro ritorno alla normalità e la coppa era sempre lì, sull’armadietto al centro dell’open space. Lando, tutti i giorni, quando arrivava e quando andava via, si genufletteva rispettosamente davanti ad essa.

    Ma il lavoro? Beh, il lavoro era rimasto molto indietro: tutti quegli ‘otto’ intorno al palazzo e tutti quegli allenamenti, senza contare il ritiro prima della finale, li avevano lasciati parecchio in difficoltà, tanto che a qualcuno parve logico cominciare a fare più di qualche ora di straordinario.

    Certo che stamo parecchio indietro, eh La’?

    A chi lo dichi Serene’… Me stanno a mozzicà sur collo, qua si nun sto attento me fanno passa’ er Natale ar fresco der condizionatore d’aria…

    Eeehhh… già già già… Figurate, io c’ho Arfio che me aspetta a la matina presto e me fa le punte sotto casa…

    A rigà me fate lavorà?

    Robbertì, ammazza che lagna che sei aoh…

    Ma non lo vedete che non so più a chi da’ li resti?

    Te eh? Invece noi sì…

    Io me so’ addirittura smontata le unghie sinnò ce mettevo tre ore pe’ scrive du’ righe

    Oddio porelle, e mo’ ‘ndo stanno?

    Ner box a casa… Le ho parcheggiate dentro casetta loro, non ve preoccupate… C’è pure l’antifurto…

    E meno male, pensavo che stessero scomode dentro quarche comodino o umiliante cassetto

    No, no figurate… Ma mo’ lassateme stà che sinnò me staccano la Cambogia

    Figurati, poi ti si sbafa il trucco se ti rotola il cranio in terra, comunque sì, dài famme lavorà pure a me….

    Verso l’ora di pranzo, il telefono di Lando e Serena squillò. Rispose la ragazza:

    Sì? Chi è che rompe?

    Ammazza aoh… Che gentilezza…

    Ma chi è?

    So’ Danilo, Serè…

    Danilo, ansenti chi se sente aoh…

    Tutto bene?

    Se se, tutto bene… E a te?

    A parte che me deveno spostà de sede, che er lavoro me distrugge, che excel non me dà le soddisfazioni de ‘na vorta, che la Juve sta in b, tutto bene… Senti, te chiamavo pe’ sapè come stavo co’ li pagamenti…. Danilo era il vecchio amico con cui Lando aveva effettuato dieci anni prima il terrificante viaggio in Sardegna; ora, trovandosi a lavorare vicini, avevano ripreso a frequentarsi, vedendosi ogni tanto a ora di pranzo. I pagamenti a cui si riferiva Danilo riguardavano le quote mensili versate dai partecipanti di un torneo calcistico virtuale inventato da Lando, con tanto di sito Internet per la gestione del gioco. Questo prevedeva una vincita settimanale di una decina di euro ed una vincita finale molto più consistente, destinata in gran parte al primo classificato ed in piccola parte al secondo.

    Dunque, famme vede… Aspetta che apro excel…

    Daje… Pure te stai così?

    Beh, Lando ha fatto er programma pe’ la gestione de li conti, però io non me fido, capirai, quello rischia de fa’ arrotondà alla nona cifra dopo la virgola, figurate che spreco de sordi sarebbe…

    Mamma mia non me ce fa pensà… Comunque se vai sul sito di download degli upgrade per excel, a cui io mi sono registrato a vita, puoi scaricare l’ultima patch che ti permette di arrotondare in virgola mobile fino alla quattordicesima cifra, mi sembra abbastanza accettabile come risultato

    Non precisissimo ma accettabile… Comunque dicevamo, tu hai vinto tre volte e quindi c’hai un credito di 27,19 euro, vuoi investirli nelle prossime giocate, oppure… aggiunse esitando e con un filo di voce

    Vuoi che te li do’?

    No, no… Reinvestili…

    Fiuuuu… Ok, Sì… Sai li avevo appena scannellati…

    Scannellati?

    Sì, devi sapere che io i soldi li spruzzo con un disinfettante alla cannella per non farli deteriorare e per non farli attaccare dalle tarme

    Ah, anch’io lo faccio, però uso anche la crema alle alghe ungheresi. Dona alla banconota un aspetto più morbido, più regale

    Caspita, non lo sapevo…

    Dunque… Prima ci spruzzi la cannella, poi prendi un pennelletto, pulito e sterilizzato mi raccomando, e spalmi la crema su tutta la superficie della banconota, facendo attenzione che non rimangano grumi. Ti consiglio anche di utilizzare l’additivo bromurato K8 per filigrana, che dona parecchia lucentezza

    Ma quanto costa il tutto? Non vorrei spendere troppo denaro, anche se in questo caso mi sembra che ne valga la pena

    Guarda, da Ambrogio l’erborista sulla Tuscolana, che me conosce bene da un fracco de anni, tutta ‘sta roba la trovi a pochi centesimi de euro… Te pare che sinnò la utilizzavo?

    Chiaro…

    Ma tu? Come te butta?

    Beh lo sai che abbiamo vinto er torneo no?

    E come non lo so? Purtroppo però non c’ero in quel periodo e non v’ho potuto seguì, ma comunque so tutto… Sete stati popio bravi… Anche se te devo dì che so’ un po’ geloso eh…

    E de che?

    Delle voci che ho sentito in giro, da Lando…

    E cioè?

    De l’amico tuo… De quello che vive a casa co’ te…

    Ma dài, Francesco… Eeeehhh… Diciamo il ragazzo mio…

    Ecco, appunto… Me sembra sprecato pe’ te…

    E come fai a dillo? Manco lo conosci…

    Lo immagino…

    Ma dài, mo’ me fai pure er geloso?

    Lo sai che scherzo, comunque non so fino a che punto…

    Aoh, ma la volete piantà da fa’ l’amore pe’ telefono? Co’ chi stai a parlà?

    A Lando, ammazza che rottura aoh, non se po’ pija er telefono in mano che tu ce devi mette bocca… Comunque è Danilo…

    Seeee, capirai, quello te tiè du’ ore al telefono… L’amico tuo…

    Mio? Ma non era amico tuo?

    Era… Mo’ te chiama sempre a te… E’ diventato amico tuo… Mah…

    L’hai sentito Danì? E’ geloso pure lui… Porello, lo sa che co’ me non c’avrà mai speranze: a me me piace er risparmiatore mentre lui se spenne tutto quello che guadagna in giochi pe’ la playstation…

    Ma che stai a dì? So’ pe’ le mi’ fije…

    Se, se… c’hai er callo sur pollice pe’ preme er tasto der joypad…

    Ammazza che vipere tutte e due aoh… Mo’ lassate libero er telefono che devo da lavorà… Bisogna lavorà, dovemo da lavorà, fateme lavorà…

    Se, Lando, occhio che non sei abituato ar lavoro, non vorrei che te svenissi…

    Simpatici, tutti e due…

    Daje va… Attaccamo che sinnò tocca pistallo… Te saluto Danì…

    Ciao Serene’….

    Certo che a ripensacce abbiamo proprio fatto una bella impresa eh?

    Aaaaahhhh, che vòi Serè?

    rispose scocciato Lando.

    Mamma mia che acidità… Dicevo… il torneo è stato proprio una bella impresa…

    Lo pòi dì forte… Se semo torti un bel po’ de soddisfazioni ma com’è che mo’ t’è venuto in mente?

    Beh, sai, guardavo l’antennina antisfiga…

    Tutto merito suo, io te l’avevo detto che bisognava girarla con la coda verso Mirko…. L’oggetto citato era una stranissima composizione formata da una grossa calamita per base, due pupazzetti di ferro impilati uno sull’altro ed una pseudo tartaruga, costruita da Lando con un tappo dello spumante, che dominava la costruzione. Il tutto era circondato da una vecchia cuffia rotta che aveva lo scopo di scaricare, tramite il filo penzolante, le energie negative a terra.

    C’avevi ragione Là… Però devi ammettere che c’avevo ragione io pure a non dì gnente a nessuno…

    Nessuna scaramanzia va rivelata… Cadrebbe immediatamente il suo potere… A proposito, fammi rimettere la tartaruga a posto che la donna delle pulizie l’ha spostata…

    Sì, sì, fallo subito per carità… Non vorrei che il flusso scatalizzatore di disgrazie si interrompesse lasciando tutta la sfiga a pascolare sul mio pc….

    Insomma, tutto era tornato come prima e le giornate trascorrevano tranquille.

    Un giorno però, a spezzare il solito trantràn, in ufficio arrivò una lettera.

    Il signor Pietro?

    So’ io… Chi me cerca?

    C’è una lettera per lei

    E chi me scrive? La Roma che me vòle come allenatore pe’ la prossima stagione?

    Guardi non lo so… Posso solo dirle che si tratta di una lettera che proviene dall’estero

    Dall’estero? Er Barcellona…

    Qui c’è scritto Porto Alegre…

    Se so’ allegre portale davero…

    Eh?

    Niente, ‘na battutaccia… Comunque c’è da dire che non conosco nessuno in Brasile… Ma sei sicuro che è pe’ me? Famme un po’ vede… Sì, sì, so’ proprio io… Boh… Grazie…

    E di che… Sto qua apposta… Salve

    Salve….

    Pietro si rigirò la lettera tra le mani, vide il timbro postale della dogana, vide l’indirizzo di partenza e vide il nominativo di chi la spediva: Pedro Coimbra Y Iazevedo Fuentes Rubinao. Mai visto e conosciuto. L’allenatore quindi aprì la lettera, la lesse, rimase per un attimo sbigottito e poi chiamò a raccolta tutta la sua vecchia squadra

    Ragazziiiiii… Venite un po’ qua…

    A Serè, co’ chi ce l’ha Pietro?

    Boh, forse co’ noi… Che ce l’hai co’ noi Piè?

    Direi proprio di sì… Chiamate pure tutti l’altri

    L’altri ?

    Si, l’Upds…

    O mamma mia… E mo’ che c’entra?

    Fatelo e basta… Anzi facciamo così, scendiamo nella nostra solita stanza nello scantinato e riuniamoci come ai vecchi tempi… Ci vediamo lì fra dieci minuti, pensate ad avvertire tutti gli altri…

    Oddio mio… Che ricominciamo?.

    Serena chiamò il resto della squadra, tranne Alvaro perché non lavorava lì con loro, e poco dopo tutti si ritrovarono in quella stanza dove per tante volte avevano studiato le tattiche e le soluzioni per sconfiggere gli avversari. In quello stesso momento Ruggero, il loro capo, entrò, con dei fogli in mano, nell’open space in cui i ragazzi lavoravano, e trovò tutte le scrivanie vuote.

    Ma porcaccia zozza, l’animaccia pure de chi non je lo dice co’ ‘na mano arzata, ‘ndo so annati a finì tutti? Qua che stamo a ricomincià? Che c’è n’antro torneo? Io qua a questi li caccio via a tutti, mannaggia la sbudellona sbomballona… Ma che se ne annassero tutti quanti a fare in cu… Ccumella… , quindi tirò i fogli sulla scrivania di Arturo e se ne tornò in stanza.

    Nella sala degli scantinati Pietro stava leggendo la lettera ai suoi ragazzi:

    "Spettabile Pietro eccetera eccetera, la vostra fama ci è giunta fino in Brasile eccetera eccetera, abbiamo saputo del torneo che avete vinto e, grazie al nostro aggancio in Italia mr. Otello Rubinacci, con il quale abbiamo da sempre rapporti di lavoro anche perché siamo fratelli di latte, abbiamo ottenuto il vostro recapito.

    Per prima cosa permetteteci di presentarci: facciamo parte della SoftNet brasiliana di Rio de Janeiro, vostra consorella di oltre oceano.

    Qui da noi è tradizione formare squadre societarie di ogni tipologia di sport. Cerchiamo quindi atleti e sportivi all’interno del gruppo per farli gareggiare contro le altre società informatiche della città, soprattutto contro la Accencior, nostra eterna e acerrima rivale, sia in campo tecnico che in campo sportivo. Da parecchi anni la loro squadra di calcio annovera i migliori giocatori: noi non riusciamo a vincere un torneo dal 1998.

    Abbiamo quindi pensato, viste la grinta, la forza di volontà e la professionalità che avete dimostrato vincendo il vostro torneo, di invitarvi a gareggiare per noi.

    Una proposta di contratto è stata già sottoposta all’attenzione del vostro presidente Otello Rubinacci: vi cederà in prestito alla nostra società per tutta la durata del torneo, un paio di mesi al massimo, e tutte le spese da voi sostenute saranno a nostro carico, indipendentemente dal risultato raggiunto. Qui in Brasile i tornei sono molto più difficili che lì da voi in Italia, si pensa al calcio societario quasi come al vostro campionato di serie A, tanto che le società tentano di assumere alle proprie dipendenze dei giocatori professionisti, anche se completamente digiuni di informatica. La società vincitrice del torneo ottiene gloria, contratti ed un notevole ritorno a livello economico.

    Il suddetto campionato si svolgerà nei mesi di aprile e maggio del 2008.

    Vi prego di contattare immediatamente il vostro responsabile Rubinacci e di accettare l’offerta. Certi in una vostra pronta risposta eccetera eccetera… Distinti saluti, Pedro Coimbra Y Iazevedo Fuentes Rubinao. E buonanotte ar secchio… Che ne dite?"

    Quanno partimo Piè?

    A Noè, tu pensi sempre a viaggià? Qua se tratta de ‘na cosa un po’ più impegnativa del torneo precedente…

    Beh… E’ vero, però che ce frega? Iazevedo là, c’ha detto che non bisogna vincelo er torneo, basta che je giocamo… Me sembra ‘na frappa…

    Boh… Me sembra tutto troppo facile, questi ce pagano er viaggio, l’arbergo, le zozze in camera e poi neanche vogliono che vinciamo? Perché dovrebbero buttà tanti soldini?

    Beh, è la nostra stessa società. Magari possono fa’ comparì le spese come trasferte pe’ dipendenti e scaricassele così dalle tasse… Capirai, te pare che quelli ce rimettono ‘na lira?

    Beh, no… Però non lo so, c’ho la schiena fredda…

    Eh? Ma che stai a dì? Che c’hai?

    Sto dicendo solo che ho un brivido lungo la schiena che non mi fa stare tranquillo… Boh, po’ esse pure che so’ solo strane idee che me sto a fa’, però, dopo tutto quello che c’è successo ar torneo co’ quelli che se so’ infilati pe’ non facce vince, non vorei che fosse ‘na calla pure questa e se ritrovamo in mezzo alla savana senza acqua e vettovaglie varie

    Comunque la savana non sta lì…

    E vabbè, è uguale… Ce finimo lo stesso… Co’ la fortuna che se ritrovamo… Comunque daje, mettemo ‘sta cosa a li voti, direi che è la cosa più democratica…

    Occhei sor maè… Femio così.

    Si svolse così la votazione a scrutinio segreto; Serena raccolse in una vecchia scatola di biscotti i fogliettini con i ‘no’ e con i ‘sì’ relativi alla proposta e successivamente si mise a contarli.

    Sì, sì, sì, sì, sì… No… Ocche, direi che la maggioranza è leggerissimamente schiacciante: tutti sì e un no… Di chi sarà? Mah!

    Simpatica Serè… Boh, speriamo bene… Allora mo’ l’unica cosa che ci rimane da fa’ è chiamà er sor Otello e mettese d’accordo pe’ l’inguacchio…

    Ce penso io…

    Figurate Serè si tu non te mettevi in mezzo pe’ organizzà la situescion… E vabbè daje và… Certo che comunque la commessa nostra qua dentro sta a diventà una farsa: già avemo perso quasi un anno p’er torneo, mò se ne annamo tutti in Brasile a ballà la samba… E chi je lo dice a Ruggero?

    Orca l’oca, c’hai popo che raggio… Quello je stira le zampe…

    Comunque daje, ‘na cosa pe’ volta… Prima Otello e poi er resto… Serè, datte da fa’….

    Tornati nell’open space del quinto piano, come concordato, Serena si mise subito all’opera: chiamò il centralino della Softnet e si fece passare il direttore generale. Esordì al telefono, con le segretarie, con un ‘Sono Serena, per favore il direttore generale. Ho precedenza assoluta.’. Pochi istanti di attesa e quindi la voce del loro capo risuonò nella cornetta della ragazza:

    Serena?

    Sì, capò, so’ io, ma dovrei dì semo noi…

    Buongiorno, avete ricevuto già la lettera?

    Direi propio di sì, stiamo chiamando per questo motivo, volevamo far sapere che abbiamo accettato la proposta e siamo già pronti con le valigie in mano…

    Bene, bene, lo immaginavo… Sapete comunque che il torneo brasiliano è veramente duro? Non sarà una passeggiata come il nostro

    Ma perché? Il nostro è stato una passeggiata? Abbiamo sputato li sentimenti pe’ sei mesi…

    Lo so, lo so, ma là, tra l’altro, c’è molto più seguito, ogni volta sarà una bolgia…

    Beh, non mi pare che anche il nostro sia stato tanto tranquillo… Diciamo pure che siamo abituati al tifo sia a favore che contro

    Beh, io non ho seguito molto il torneo precedente, quindi non sono molto informato, ma volevo avvertirvi che in Brasile non vanno molto per il sottile, lì arrivano anche alle minacce…

    Sì, come li viterbesi che ce volevano ammazzà… Me sembra d’avella già vissuta ‘sta storiella…

    Ma dài…

    Ma sì, non si ricorda la lettera di minaccia alla banca? Abbiamo fatto finta di voler abbandonare la commessa se le minacce non terminavano

    Eh? Ah già… C’è Ruggero che ancora sta bestemmiando…

    Beh, è il suo modo normale di parlare… Gh gh gh, scherzo… Comunque ribadiamo la nostra candidatura a giocare questo torneo… Siamo pronti e posso assicurare che saranno gli altri a temerci…

    Bene Serena, mi pare lo spirito giusto per affrontare la situazione… Chiamo subito il mio fratello di latte in Brasile e gli comunico la decisione…

    Occhio che là ancora stanno a dormì…

    Non preoccuparti, c’è sempre qualcuno in attesa di risposta, 24 ore su 24, ad un numero di telefono appositamente richiesto per l’occasione

    Ammazza aoh, manco se fosse un firm de spionaggio…

    E che c’entra?

    Boh? Non me veniva nient’altro in mente…

    Mah… Vabbè, ora chiamo il latticino e poi vi faccio sapere. Dove vi posso chiamare? Al tuo interno in banca?

    Sì, ar mio… Posso risponde io o Lando, ma normalmente lo faccio io visto che lui me dice che so’ la segretaria…

    Occhei… A dopo…

    A dopo, yeah….

    Così le basi per il lungo viaggio erano state gettate; tutti cominciarono a fantasticare su ciò che li avrebbe coinvolti da lì a poco: già si vedevano correre in costume su un campo in terra battuta, poco distante da una bellissima spiaggia, con bellissime donne e palestratissimi uomini che li guardavano giocare. C’erano però alcuni problemini da risolvere: primo fra tutti la lunga assenza, e per di più per la seconda volta, dal posto di lsvoro; secondo poi, la forma fisica di Lando e Nico che, avendo ricominciato a frequentare McRonald, avevano già ripreso qualche chiletto… Quest’ultimo problema era però facilmente risolvibile con una dieta stretta.

    Pietro, in quanto allenatore della squadra, si prese la responsabilità di avvertire il capo della banca; sapeva che non sarebbe stato facile e rimase per un attimo seduto, pensieroso. Dopo di che sbatté i pugni sulla sua scrivania:

    Forza Piè, ne hai superate tante, pure stavolta vinci te…. Quindi si alzò ed attraversò l’open space, fermandosi, con il pugno alzato, proprio di fronte alla porta di Ruggero. Raccolse il coraggio e l’energia necessari, chiuse gli occhi e fece per bussare, quando Ruggero aprì violentemente la porta per uscire: praticamente gli bussò in faccia.

    Che cacchio stai a fa’… Te possino ammazzatte… Che me vòi rompe le corna? E stacce attento a ‘mbecille, ma guarda te se, all’anima delli mortaretti sua e de su’ nonno, me toccava beccame ‘na pigna in testa…

    Ehm, scusa Ruggè, te posso parlà un attimo?

    E porcaccia la miseriaccia impestata zozza, mò proprio no… C’ho da fa’… Aspettame qua dentro e non me rompe li coj…omberi… Fra un po’ torno… ‘tacci loro, senza de me ‘sta banca sembra che non se move più… Er lavoro aumenta e qua dentro ognuno se fa li ca… Pperi sua… Ruggero proseguì per la sua strada, nei corridoi, continuando a pronunciare parolacce fra sé e sé. Pietro, rimasto solo nella stanza, si sedette su una sedia, di fronte alla scrivania di Ruggero, e attese pazientemente il ritorno del capo. Furono attimi di tensione e di dubbi, più di una volta pensò di alzarsi ed uscire dalla stanza, ma poi cosa avrebbe detto ai suoi amici e compagni di squadra? E soprattutto, cosa gli avrebbe mai fatto il suo capo? Al massimo lui e gli altri avrebbero perso la commessa in BNL, ma d’altronde non l’avevano cercato loro quell’ingaggio, lui non aveva colpe, stava soltanto comunicando gli interessi della sua società. Dieci minuti dopo rientrò Ruggero, insieme ad Alfio e Walter V., e Pietro si trovò da solo nelle mani del ‘nemico’:

    Ah già, c’è ancora questo qua dentro, come se non bastassero li volatili pe’ diabetici che m’aritrovo ner didietro… Che vòi Piè? Daje che me tocca dà li resti pure a ‘sti due… Forza, sentimo un po’…

    Ehm innanzi tutto buongiorno…

    Se, se… Vabbè, mò me sento mejo che m’hai salutato…

    Ehm, sì, diciamo che sono qui dentro per scelta della mia società…

    O mamma mia, porco tutto e porci tutti… Se questo parla della società vor dì che me lo vonno mette in c… Ucurbitacea…

    Dicevo, la mia società, memore…

    Memore? Ma come parla questo aoh? Memo Remigi?

    Coff… Coff… Memore della nostra esperienza nel torneo, vorrebbe…

    Ecco… Lo sapevo… Sento puzza de ritardo de consegne…

    …Vorrebbe facce giocà un altro torneo, però questa volta societario…

    Seeeeeee… Aricominciamo… Questi me fanno chiude baracca e burattini li possino… Se volete che me se ‘ngroppano ditelo pure… Tanto so’ io che devo annà de là a dije come lavorate, so’ io che devo comunicà ar superiore mio come vanno ‘sti zozzoni della Softnet, so io che me devo da pija le responsabilità pe er lavoro non fatto… Direi proprio che la state a fa’ fori dar vasetto mò…

    Beh Ruggè, io sono solo un ambasciatore della società. Non è stata una scelta nostra, ci hanno messo in mezzo…

    Eh sì poveracci, loro hanno combattuto con tutte le loro forze per non giocare anche ‘sto torneo, loro ci tengono alla banca, l’animella de Pippo Baudo…

    Beh questo no, però essendo una scelta societaria non possiamo far altro che accettare… Non vorremmo avere problemi di vendette o altro…

    Eh sì… Li martiri dell’informatica… Porelli… Rischiano er licenziamento si non fanno quello che dice er capo condottiero… Guarda questi me stanno popio che a fa’ inca… Questo è un ricatto bello e bbono… Chi siete a giocà? Li soliti?

    E cacchio, porca giovenca vergine impestata, quanto dovrebbe durà ‘sto cacchiuspolo de torneo?

    Almeno du’ mesi…

    Quindi pe’ un artro paro de mesi voi dovreste uscì prima, entrà più tardi, insomma fa’ tutte le schifezze che avete fatto pe’ un anno…

    Ehm, no…

    E cioè?

    Forse è un pò peggio di quello…

    Seeee, magari volete pure la pausa pranzo più lunga?

    Peggio…

    Niente straordinari per recuperare il lavoro perduto quando non ve dovete allenà?

    Molto peggio…

    Seeee, e che non venite più?

    Eh sì, proprio così…

    Eeeeehhhh?

    Ruggero si alzò bruscamente dalla sedia facendola andare a sbattere contro il mobiletto che aveva dietro di sé

    Ma che sète matti? Ma che ve dà de vorta er cervelletto, si mai ce ne avete uno? Io nun ve darò mai er permesso de fa ‘na scemata simile… Capirai già stamo indietro de non se sa quanto e mo’ me venite pure a proporre ‘na cosa der genere? Ma io ve caccio a tutti quanti… Ma porco di un porco di quel porco dell’altro porco imporcellato… Qua è tutto un casino…

    Beh Ruggè purtroppo è la società che ce lo chiede…

    E allora la società me sa che se deve pure preoccupà de trovasse n’artro cliente, non è possibile continuà così. Voi sète sempre stati bravi porca zozza, però tutto questo è inaccettabile… Qua io faccio un casino… Non ve darò mai er permesso de fa’ ‘na cosa der genere, dovrete passà sur cadavere mio e dell’animella de chi me se porta…

    Daje Ruggè magari parlando co’ la società ve trovate un punto d’intesa…

    Sì, se ce parlo li sfonno a tutti… Mo’ lasciateme in pace tutti che devo da pensà…

    Ocche Ruggè, se vedemo dopo…

    Se, se… Pure voi due daje non me rompete più li cocomeri, se la ritoccamo dopo…

    Va bene Ruggè….

    Alfio, Walter V. e Pietro uscirono dalla stanza di Ruggero e, chiusa la porta, i primi due interrogarono il consulente:

    Ma che ve sète impazziti?

    Ma che ve devo dì aoh, Otello m’ha detto che ce paga tutto, er viaggio, l’albergo, le strappone… Ve pare che rinunciavamo? Considerate poi che er tutto non è legato a nessuna vincita di torneo, credo che chiunque avrebbe accettato

    Beh, forse sì però non me sembra proprio er momento adatto… Stamo vicini alle consegne e er lavoro ‘sta a carissimo amico…

    Lo so Wà, però che te devo dì? Ormai non dipende più da me… Io non so’ dipendente della banca e sinceramente non me ne po’ fregà de meno delle consegne. Scusa se parlo così ma è la verità. Non è che sto inventandomi ‘sta cosa pe’ non lavorà, è la società mia che me lo chiede e io devo pensà alla lunga, non all’immediato. La commessa vostra magari fra un paio de mesi finisce, ma io rimango dipendente della società mia… Te rendi conto da solo quanto me po’ frega der resto…

    Pure te c’hai raggio però secondo me è meglio incontrasse a metà strada. Voi ce rimettereste ‘na bella e sicura commessa, mentre noi ce rimetteremmo che dovrebbimo da trovà qualcun altro che se studia tutto quello che avete fatto voi, cominciando praticamente dall’inizio

    Anfatti…

    Boh, vedemo un po’ perché qua ce se rimette tutti quanti, speriamo che se riescano a mette d’accordo fra di loro sinnò qua va tutto a carte e quarantotto…

    Che poi, scusate se me intrometto pure io intervenne Alfio

    Ormai ho fatto l’abitudine de lavorà co’ voi e si viene quarcun’altro me tocca ricomincià a fa venti backup pe’ ogni backup, sinnò c’ho paura che chi lavora pe’ me fa qualche errore de troppo…

    Beh, Arfio, comunque tu me pari pure un tantino esagerato… L’altra vorta a Serena j’hai fatto fa una copia de un file perché ha corretto un errore di ortografia su un commento… Me sembra troppo…

    Non è mai troppa la sicurezza e poi parla piano perché non me vorei fa’ sentì… Sai, qua pure li muri c’hanno orecchie…

    Mamma mia Arfiù, sei proprio senza speranza… Comunque daje Piè, vedrai che alla fine se metteranno d’acccordo, non è possibile che noi perdemo voi e voi perdete la commessa…

    Boh, speriamo bene….

    Purtroppo però nell’immediato le cose non migliorarono. Ruggero caricò ulteriormente i ragazzi di lavoro e pretese da loro ore e ore di straordinario, anche nel fine settimana, per recuperare il tempo perso. Chiaramente, trovandosi in una situazione di stallo, in cui le cose si dovevano ancora chiarire, tutto il gruppo non poté far altro che sottostare al suo volere. Gli animi però cominciarono ben presto a surriscaldarsi; più di qualcuno, stanco e debilitato, alzò la voce contro Ruggero, ma si accorse quasi subito che era una partita persa: il capo non si sarebbe mai mosso dalle sue posizioni, anzi… Li stava facendo esasperare di proposito per trovare, nelle loro proteste, la scusa per cacciarli via, evitandosi così di affrontare il problema del torneo.

    Serena esplose dopo due settimane e ad accendere la miccia fu Alfio: un venerdì sera alle cinque e mezza le portò, dietro ordine di Ruggero, una pila di pratiche di finanziamenti, da spuntare entro il lunedì successivo. Per consegnare il lavoro avrebbe dovuto lavorare anche il sabato e la domenica. Già al limite, la ragazza non si controllò più: cominciò ad urlare e a battere i pugni sulla sua scrivania, buttò tutte le pratiche in terra e se ne andò dall’ufficio. Ruggero, sentendo le urla, accorse nell’open space, vide la scena e sorrise, pensando dentro di sé ‘meno una…’. Dopo quel primo episodio, diventò una gara ad eliminazione diretta. Seguirono, nell’ordine: Roberta, a cui era stato imposto di andare al lavoro un sabato pomeriggio in cui aveva appuntamento dall’unghiologo; Arturo, costretto a rimanere in ufficio fino alle undici e mezza di sera; Fabio, nonostante si fosse attrezzato con una tenda da campeggio nell’atrio della banca; Mirko, che si era dovuto perdere la partita di Coppa Campioni della Roma per cercare un documento importantissimo sparito improvvisamente (e ritrovato, ma solo molte ore dopo, nell’agenda di Ruggero); ed infine Lucio, che semplicemente si era stancato di come veniva trattato. Insomma, il gruppo era quasi smembrato e resistevano soltanto in pochissimi, tra cui Lando, che non lavorava direttamente per Ruggero, e Nico, che, abituato ad estenuanti turni di lavoro casalinghi a causa della suocera che si era trasferita da loro, in ufficio quasi si riposava.

    Ruggero capì che presto, a causa del suo comportamento, la situazione lavorativa sarebbe diventata insostenibile: lui e il suo settore ne avrebbero risentito e questo sicuramente non sarebbe piaciuto ai suoi superiori; decise quindi, suo malgrado, di contattare la Softnet. Fece la telefonata controvoglia, non pensando certo che invece gli avrebbe procurato un’inaspettata felicità… Se solo si fosse deciso a farla prima… Andò subito da Pietro per comunicargli le novità.

    Ecchice qua Piè…

    Se Ruggè, che c’hai ancora lavoro? Guarda c’ho er sedere libero, se c’hai ‘na scopa… Lo sai no?

    No, no… E’ finito tutto, fai ‘na telefonata a l’amichi tua e dije de ritornà qua…

    In che senso?

    Ner senso che me so’ redento… Me so’ accorto che c’avevate ragione

    O cacchio… Com’è possibile?

    Beh, sai… A volte una telefonata chiarisce molto, m’è bastato parlare con Otello per cambiare subito idea

    O mamma mia… Me piacerebbe sapè che t’ha detto…

    Porca zozza e porco giudaccio infame, j’è bastato dimme che ner viaggio vostro ero compreso pur’io…

    Eh?

    Sì… Già si immaginava che avrei fatto i peggio casini per il lavoro mandato a monte e quindi aveva incluso nel pacchetto trasferta anche un accompagnatore ufficiale… Me…

    Cacchio, ma il lavoro? Se mancamo tutti per due mesi qua va tutto a scatafascio… Me sembra che avevi detto così, poco tempo fa Beh, vabbè, però qua se parla de un viaggio in Brasile tutto cotto e magnato… Voi neanche me l’avevate detto che era in Brasile…

    E che cambiava?

    Niente, però mò che lo so e che so’ che m’hanno offerto er viaggio, improvvisamente credo nella vostra causa

    Ammazza aoh… Proprio disinteressato eh? Me sembri Danilo… E chi è?

    Un amico de Lando della Fidertondi. Tempo fa hanno fatto un viaggio assieme e me raccontava che non voleva lascià la moje, poi quando ha visto che, dove dovevano annà, c’era la Juve che si allenava, ha cambiato subito idea

    Beh vabbè, quello però è ‘no zozzo juventino… Io so’ er capo della banca e me lo posso permette

    Se lo dichi te…

    Daje va, richiama tutti… Dije che possono tornà a lavorà qua. Comunque io ‘na cosa je l’ho chiesta lo stesso a Otello, e lui non m’ha detto de no. J’ho chiesto che prima de partì per er lungo viaggio non dovete mancà manco un giorno e che me dovete portà più avanti possibile er lavoro. Già ho avvertito Alfio, Alfredo e Walter V., j’ho detto de organizza’ il lavoro in base alle priorità: prima l’indispensabile e poi tutto il resto

    Vabbè Ruggè… vedemo quello che se po’ fa….

    Era la fine di settembre del 2007 e mancavano ancora più di sei mesi alla partenza. Avrebbero avuto tutto il tempo di finire il lavoro arretrato, ritornare in forma allenandosi nei week-end ed organizzare ogni più piccolo aspetto della trasferta.

    La notizia del torneo si propagò rapidamente ed arrivò anche in Softnet. I colleghi del famigerato nono piano ci rimasero malissimo. Anche loro avevano formato una squadra che aveva partecipato al precedente torneo, anche loro avevano dominato in lungo e in largo, anche loro avevano raggiunto la finale. L’avevano persa solo a causa del loro allenatore, che a loro insaputa aveva giocato sporco. Ricci, Pelliccia, Neri… Tutti grandi giocatori che avevano dimostrato classe e abilità. Otello sembrava averlo dimenticato.

    Il tempo passò rapidamente e si arrivò sotto Natale. In quegli ultimi tre mesi i ragazzi avevano dato il massimo, anche aiutandosi tra di loro, e la maggiorparte del lavoro arretrato era stato svolto; solo qualcuno era rimasto leggermente indietro ma, con la scusa della festività, fu facile posticipare un pochino le consegne, senza avere grossi problemi. Il risultato ottenuto era ampiamente oltre le più rosee previsioni.

    LA PREPARAZIONE

    Il primo sabato di gennaio, Pietro fissò un incontro con tutta la squadra al parco che si trovava di fronte alla banca, noto ritrovo di prostitute e spacciatori. Voleva vedere in che condizioni erano i suoi giocatori, sia fisiche che mentali. avrebbe dovuto ricominciare con le diete, gli allenamenti, gli schemi.

    In una fredda mattinata di inizio anno, alle 10 e 30, ricominciò ufficialmente l’avventura dei ragazzi: ognuno, addirittura Arturo perennemente in ritardo, arrivò col proprio mezzo di trasporto, al campetto squallido, sconnesso e in assoluta pendenza in perfetto orario. Il loro allenatore, già in precedenza, aveva sistemato delle bottigliette di plastica, raccolte da un secchio vicino, da una parte e da un’altra di un rettangolo d’erba a formare delle porte e con il pallone stava sondando il terreno facendolo rimbalzare e scorrere. Si vide arrivare il gruppetto e provò una strana e spiacevole sensazione, come se fosse tornato indietro nel tempo, a prima che cominciassero a giocare: Roberta, come al solito era rimasta fedele al suo stile, un cappotto bianco con un grosso e peloso collo di pelliccia, unghie in bella mostra, scarpe a punta, trucco pesante e centinaia di litri di profumo che la precedevano di qualche metro facendone denotare l’arrivo. Mirko, normalissima camicia marrone chiara, jeans scuri e scarpe da ginnastica. Fabio completo grigio, cravatta bluette con le cuciture sui bordi e impermeabile bianco sopra. Serena tutona da ginnastica rosa con un fiorellone gigantesco sul petto, superga in tinta, sciarpa multicolore e cappottone nero. Lucio, jeans, maglietta e maglione rosso da babbo natale. Lando, maglietta degli irriducibili, jeans, scarpe normalissime, tremendo maglione blu e il suo vecchio e nero cappotto da motorino. Arturo camicia a quadretti bianco e azzurra, pantaloni normalissimi, scarpe da ginnastica e cappotto marrone. Insomma la maggior parte di loro, a parte qualcuno, non era venuto vestito per l’occasione ma aveva scelto i semplici (non per Roberta) abiti di tutti i giorni. Tutto ciò fece avvelenare il loro allenatore che li rimproverò in modo duro e disse che avrebbero dovuto prendere più seriamente quello che lui gli chiedeva di fare

    Allora, rigà, qua ricominciamo tutto, innanzi tutto non me piacete pe’ niente… Ma ve pare er modo de venì vestiti questo? Fabiè, tu come pensi de allenatte, in giacca e cravatta? E tu Robè, ‘ndo te cambi, in mezzo a li prati? NCS ragà, non ci siamo… Che pensavate di venire a fare qua oggi? Pensavate di fare un pic-nic?

    Beh veramente Piè…

    No, Serè, anzi tu sei l’unica che s’è sforzata de fa quarcosa de bono ma co’ l’artri ce l’ho proprio a morte… Ma che ve pensate, che sete li campioni der mondo e che non c’avete più bisogno de allenavve? Ve pensate che ormai campate de rendita? Ve pensate che quanno ve vedono se spaventano e ve fanno segnà? Quelli a voi manco ve conoscono, quelli come ve pijano ve sporpano… Attenti a voi, ragà… Io non dico che voglio vince er torneo però non voglio neanche fa ‘na figuraccia. Capirai, er sor Rubinacci c’ha messo sordi e faccia, non je se po’ fa un torto der genere…

    Ma tanto non conta niente, pure si arivamo urtimi er viaggio è pagato lo stesso…

    Eccove, e lo sapevo io che era questo er problema… A voi de sto torneo non ve ne frega proprio gnente, voi ve volete solo fa er viaggio a sbafo… ma se ce tenete tanto non contate su de me, fatemelo sapè subito perchè io brutta figura pe’ voi non la vojo proprio fa…

    Daje Piè ma che te frega pure a te?

    Ma come che me frega? Alla società non ce pensi? Io capisco che voi non siete aziendalisti ma un minimo di amor proprio bisogna averlo. Almeno per la patria

    E mamma mia, ma che annamo in guera?

    Guarda io se affronto questo torneo, tento di vincerlo e basta. Se poi non ci riesco è perché qualcuno è stato più forte di me ma io ce la devo mettere tutta in ogni caso; se a voi non frega niente, non avete che da dirlo… Mandiamo tutto a monte e ritornamo a lavorà come prima

    Ma dai Piè, forse non riusciamo a sentirlo dentro, sto torneo però credo che tutti lo vogliamo giocare

    Giocare? A me non basta giocare, io voglio che voi ve impegnate e sputate sangue come avete fatto contro quell’animale de Nicola Sai

    Ah già Nicola ma che fine ha fatto? Non s’è più visto… Nella stanzetta der toner ho visto che ha sbaraccato tutto

    Ma che ne so… Ogni tanto je portavo le pratiche là dentro, ma poi non se n’è saputo più gnente, comunque ritornamo a noi… Siete tutti d’accordo ad affrontà ‘sto schifo de torneo tutti uniti o se ne dovemo tornà ognuno a casetta? E quando dico tutti intendo proprio tutti, se solo uno se tira indietro non me pare er caso de proseguì, la forza nostra stava proprio nella squadra e dividese non c’avrebbe senso

    Direi proprio de sì, scusa Piè si prendo la parola io

    Vai Serè, faje male, faje capì lo spirito co’ cui bisogna affrontà er tutto, me lo sento che tu la pensi come me…

    Sì Piè… Ma io dico, avemo rotto a tutti, j’avemo arzato la coppa, amo sputato er sangue, je l’avemo messa ar bip a tutti e mo’ che ce capita l’occasione de fasse er nome ner monno, fate la parte dei vip? De quelli che non je ne frega niente de niente e se vonno solo fa vede? Ma chi semo noi… Ma non lo capite che noi non semo niuno? Che avemo fatto? Avemo vinto un torneo, embè? Non me sembra che era un torneo nazionale, non me sembra che era ‘na cosa così eclatante… Avemo fatto solo poco meglio de quarcun’altro e poi ve ricordo che senza l’aiuto de Francesco che ha abbandonato la squadra non lo so come sarebbe annata a finì…

    A Serè ma che stai a dì, er torneo lo avemo stravinto…

    E chi te lo dice se ai supplementari Petito non ce ne faceva tre e a me me azzoppava?

    Ma dai…

    Ma dai che? Secondo me non abbiamo dimostrato niente a nisuno. Questa è l’occasione bona pe’ fa vede a quelli zozzoni in sede ar nono piano chi è che se la comanda. Immaginate adesso come stanno a rosicà? Pensate solo che sarebbero potuti esse loro ad annà in Brasile tutti spesati e magnati…

    Beh…

    Beh lo fanno le pecore… Noi non semo pecore, armeno io non me ce sento e vojo affrontà ‘sto cacchio de torneo come a quell’altro dopo qualche istante in cui tutti si guardarono dubbiosi e colpevoli negli occhi parlò Lando

    Serè c’hai ragione, me sento un vermiciattolo Findus. Guarda, da ‘sto momento te giuro che me ricomincio a impegnà come ho fatto l’anno scorso… Ne va pure der nome della società

    Bravo Landettucciuccino… Così se fa… Chi sta co’ me? e Serena allungò il pugno del braccio destro subito coperto dalla mano dell’amico. Pian piano tutti si unirono ai due tranne soltanto Nico e Alvaro

    Però se ve state a unì a me, vojo che sputate er sangue. Er torneo non lo dovemo vince, li dovemo proprio ammazzà…

    Daje Serè… Sei sempre la solita… C’eravamo dimenticati de quanto eri velenosa…

    E voi due? Che avete deciso?

    Boh Serè, io già ero dubbioso sur primo torneo figurate adesso. A me faceva solo comodo venì in Brasile pe’ passà un po’ de tempo ma te assicuro che non me va de allenamme e de risudà n’antra vorta…

    Mamma mia che amici mollaccioni che me so capitati aoh… E a te Arvà? Che t’ha preso?

    Serè, la famija…

    La famija?

    Sì, già non li vedo mai e non riesco a giocà tranquillo quanno sto lontano da casa, sto sempre a pensà a loro…

    Ma che è, er libro cuore? ‘Ndo s’è sentita mai ‘na cosa der genere?

    Poi pensà quello che te pare però è un momentaccio e me piacerebbe non abbandonà la famija proprio adesso. C’è poi da dì che durante er torneo non è che io sia servito a parecchio… Te ricordi la litigata co’ Arturo? Non vorrei ritrovamme nelle stesse condizioni

    Arvà, ma tu lo sai che sei stato più importante de Arturo. Tu je stavi sempre dietro e lui, cor carattere che c’ha, non se poteva adagià, non poteva mai stà tranquillo e quindi ha dato er massimo

    Sì, lo so, però alla fine ho giocato poco… Non me pare er caso de venì fino a laggiù e poi vedè giocà all’altri

    Io direi de non preoccupasse più de tanto, tu pensa a venì e poi là se risorverà er tutto. Non sappiamo neanche quante partite sono, magari dobbiamo giocà spesso e Pietro po’ fa un bel turn-over

    E la famija?

    O mamma mia, la sacra famija… Ma non lo so… Dije che è ‘na cosa importante, dije che la società te lo ha chiesto…

    Ma non je devo dì niente a loro, è qualcuno che me deve convince a me…

    E’ proprio quello che sto tentando di farti capire. La società nostra co’ ‘sta storia, hai visto mai se vincemo, ce po’ pure dà un bell’aumento. Un posto manageriale, una scrivania in pelle umana e una sedia in ebano, no forse era il contrario… Vabbè comunque, hai pensato a tutto ciò che potresti ottenere da questo torneo?

    E’ proprio quello che te attrae così tanto eh Serenè?

    Zitto Lando, non lo dì ad alta voce… Insomma Arvà? Che ne dichi? Credi che tutto questo non valga un po’ de lontananza da Tarquinia, da casa tua? Io direi proprio de sì…

    Senti Serè, tu parli bene, sei riuscita a convince tutti e quasi quasi lo stai a fa pure co’ me… Guarda, domani ve faccio sapè, mo’ stasera me consijo co’ mi moje e poi ve dico… Io pensa che oggi ero venuto solo pe’ divve che non sarei partito…

    Me ne so’ accorta, e la stessa cosa la volevano fa tutti l’artri… Li possino… Vabbè facce sapè domani ma sappi che non accetto rinunce a costo de fa venì la famija tua nelle favelas…

    Magari…

    Beh, se paghi tu non c’abbiamo problemi noi… E mò passamo a quell’infame de Nico…

    Eccola, lo sapevo… Figurate, guarda a me quante me ne dice mò…

    Secondo te come te dovrei trattà? Al primo torneo non volevi partecipà e alla fine sei stato un fenomeno, qua pure non voi venì… Prima c’era una scusa, tu suocera te stressava e tutto il resto, vabbè avemo risorto, ma stavolta? Stavolta che c’hai?

    Boh… Co’ mi suocera non c’è più problema però è che non me la sento io. Un po’ come l’artra vorta che non je la facevo, mò te dico che non me va de ricomincià a allenamme… Sto a mette su ‘na bella ciccetta e me dispiacerebbe perdela…

    O mamma mia… Ma che è? Tutti vonno perde peso e tu lo voi acquistà? Ma che sei scemo? Dovresti da esse contento che te damo puro la dieta a gratise…

    Boh… Non me la sento… Non me regge er pompone…

    Senti, già l’artra vorta c’hai fatto perde un fracco de tempo, se voi partecipà bene sinnò lassa perde che quarcun’altro lo trovamo… Magari mejo de te…

    Ma Serè…

    Ma Serè er cavolo… Non possiamo sta dietro ai capricci de ragazzino dell’asilo che vole tutto e subito…

    Ma…

    Ma de che… E lassà in pace a chi vole giocà veramente… Daje và, ‘nnamosene tutti a allenasse…

    Serena si girò e cominciò ad avviarsi verso l’immaginario rettangolo formato dalle quattro bottiglie sistemate nel terreno quando venne raggiunta da Roberta che le disse sottovoce

    A Serè, ma che sei matta? Ma perché lo hai trattato così? Aspetta, aspetta, guarda… 5, 4, 3, 2, 1…

    e in quel preciso istante Nico la chiamò

    Serè? Aspetta un attimo

    la ragazza si rivolse all’amica

    Visto Robertì? Basta conosce le persone… Lo sapevo che si lo trattavo male alla fine cambiava idea… D’altronde non c’aveva motivi pe’ non gioca…

    poi alzando la voce rivolta all’amico

    Che voi? Voi piagne?

    A Serè, piantala… Hai vinto te… C’hai raggio… Me rimetto sotto…

    Uhm… Ok, forza sbrigate… ‘Nnamo, facciamo finta che non è successo niente… Daje Piè, semo tutti pe’ te….

    Serena era riuscita di nuovo a unire il gruppo, tutte le persone cercavano in lei una guida, un condottiero che li spronasse a faticare e, chiaramente, lei si trovava benissimo in quel ruolo. Pietro riunì tutti i ragazzi di fronte a lui e si ritrovò a pensare all’amica; non aveva gelosia nei suoi confronti, non si sentiva messo in secondo piano anzi, i suoi modi di fare spingevano il gruppo a rimanere coeso senza che lui dovesse far più di tanto per farsi rispettare.

    Allora regà, oggi siamo qui ma purtroppo mi sembra che allenarsi è un po’ improbabile. A parte qualcuno che è vestito bene, c’è qualcun altro, soprattutto Fabio e Roberta che me sembrano usciti dalla prima comunione… Come se fa a corre co’ la giacca e la cravatta oppure con le scarpe a punta e coi tacchi? Per questa volta passi ma domani faremo un appuntamento extra che non era previsto e vi voglio tutti come ai vecchi tempi… Ccredo che sia il caso di parlare un po’ di tattica oggi. Allora, come vi ricordate la nostra formazione base era il 3-1-4-2 con Carla, Arturo e Nico dietro, Lando di fronte alla difesa, Roberta e Romolo centrali di centrocampo, Mirko sulla sinistra e Fabio sulla destra. Davanti Sharon e Serena a incunearsi, fino a qui mi sembra che ci siamo tutti…

    Sì, Piè, ma lo sai che me vengono i brividi a ripensà a ‘sta formazione? Me ricorda tutti li impicci che abbiamo passato e le squadre che abbiamo superato… Me sto a convince sempre de più che fa ‘sto torneo è veramente ‘na bella idea

    Te ringrazio Shà, credo che anche per me sia la stessa cosa. Comunque, dicevamo, in porta c’è il solito Lucio

    Seee, e chi passa co me…

    Appunto Lù, e poi in panca c’abbiamo Alvaro sempre pronto a zompà in testa a Arturo se s’addorme, Sharon l’arbanese che po’ sostituì Lucio in porta o Serena lì davanti e devo dire che lei è il mio capolavoro scusate l’immodestia…

    Se permetti Piè, so’ un fenomeno

    Sì e in più sei un fenomeno de grinta e stai bene sia in porta che in attacco… Poi pe’ ultima ma non come ultima c’abbiamo Noemi che è ‘na bella mina vagante in difesa

    Che so io?

    Vabbè, dai volevo dì che sei ‘na bella difensora…

    Ah…

    Allora, ognuno si ricorda le proprie posizioni e i propri movimenti in campo? D’altronde so’ passati solo pochi mesi… tutto il gruppo si guardò e si fece dei piccoli cenni d’intesa col capo

    Crediamo di sì, Piè…

    Occhei… Quindi la tattica direi che è abbastanza assodata anche se dovrò vederla un po’ più a fondo quando sarete vestiti per l’occasione. Ora mi preme parlare della forma fisica. Molti di noi, chi per un motivo e chi per un altro, dopo il torneo si sono lasciati completamente andare e non parlo soltanto di alimentazione, mi riferisco anche agli altri vizi e stravizi come il fumo. Lando e Nico hanno rimesso su parecchi chiletti da quel maledetto McRonald però devo dire che loro sono quelli che mi preoccupano meno, con la solita dieta e il solito allenamento ritorneranno in forma in poco tempo. Ciò che più mi preme è il fumo, chi ha ricominciato a fumare sta perdendo lentamente fiato e per recuperarlo sarà una vera tragedia. Mi riferisco soprattutto a te Robè… Te vesti bene, te trucchi, te improfumi e poi te rovini li pormoni cò quella robaccia… Voi fa vede che sei bella fori ma poi dentro poi pure marcì che non te ne frega niente…

    A Piè ma che stai a dì, mica so così accannata…

    Beh no, però tu sai come la penso contro il fumo io…

    Me ne sto accorgendo…

    Appunto. Già durante il torneo ti dissi che avresti dovuto smettere e tu hai soltanto ridotto anche se di parecchio. Questa volta pretendo la tua completa astinenza

    Sessuale?

    No, no… Dalla sigaretta

    Ah, peccato… Preferivo quella sessuale…

    Ammazza, stai ridotta così?

    E mamma mia… Scherzavo…

    Uhm, bene, bene… Nico parlo anche per te eh? Tu oltre a Mc ner corpo, c’hai pure le MS… Sei proprio ‘na tragedia… Armeno Lando non fuma…

    Seeeee, tu damme foco vedrai che fumo bianco che te faccio…

    Ammazza che risate Là… Sei sempre er solito… Vabbè… Allora Serè, me sa che qua tocca rimette in mezzo a tu sorella Cecila e le sue famigerate diete. Chiaramente ‘sta botta non c’è bisogno di quelle così strette della volta scorsa, sarà sufficiente un richiamo

    Sì, Piè… Già c’avevo pensato…

    Bene… Allora facciamo così. Oggi me sembra che la giornata è saltata, ce rivedemo domani però stavo a pensà alla pista ciclabile sul lungotevere

    Eh?

    Sì regà…

    E perché proprio lì?

    Per svariati motivi: il primo è che possiamo correre in lungo e in largo per poterci rifare il fiato tanto il pallone per i primi tempi lo sconsiglio vivamente, il secondo è che stiamo proprio davanti al tempio del pallone dove la Roma ha vinto il suo terzo scudetto e il terzo è perché per adesso m’è venuto in mente quello e non saprei dove altro andà…

    "Potremmo riandà al centro commerciale come

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