La grande sfida
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Anteprima del libro
La grande sfida - Stefania Corso
Stefania Corso, La grande sfida
Copyright© 2012 Edizioni del Faro
Gruppo Editoriale Tangram Srl
Via Verdi, 9/A – 38122 Trento
www.edizionidelfaro.it – info@edizionidelfaro.it
Prima edizione: maggio 2007 – UNI Service
Seconda edizione: gennaio 2012 – Printed in Italy
In copertina: elaborazione grafica dell’autore
ISBN
978-88-6537-010-0 (Print)
978-88-6537-032-2 (EPUB)
978-88-6537-033-9 (Kindle)
Prefazione
Purtroppo al giorno d’oggi esistono un infinità di malattie, che spesse volte è possibile curare, in un modo o nell’altro. Per tante altre invece, non esistono ancora delle cure per poterle sconfiggere. Bisogna ringraziare la medicina moderna che al giorno d’oggi è sempre pronta a trovare nuovi metodi di sperimentazione e non, per poter combattere una serie di malattie che negli anni passati, a causa delle scarse conoscenze dell’evoluzione umana, era impossibile sconfiggere.
In questo mio libro non intendo elencare tutte le malattie di questo mondo, anche perché sono sicura che non sarei mai in grado di elencarle tutte. Ma vorrei parlarvi piuttosto della mia esperienza, che mi ha fatto crescere e mi ha obbligato ad aprire gli occhi all’improvviso… Al giorno d’oggi chiunque di noi è consapevole in grandi linee di che cosa sono tutte queste brutte malattie, in generale, e che poteri
hanno nel corpo umano e in quello animale
. Certo, una persona lo capisce meglio quando affronta queste determinate situazioni in primis, ma una cosa così non la auguro a nessuno e nemmeno al mio peggior nemico, se mai dovesse essercene uno al mondo, ma dubito. Per questo però vorrei con tutto il cuore, che tanta gente capisse quali sono le vere difficoltà della vita, non serve a niente piangere sul latte versato per delle piccole stupidaggini. Io di persona ho imparato ad apprezzare la vera vita e ho scoperto quanta gente mi vuole bene e che sa benissimo che sarò sempre riconoscente della loro amicizia e di tutto il loro affetto. E un’ultima cosa voglio sottolineare, io sono la prova vivente che se si vuol veramente ottenere o affrontare una cosa, si deve lottare fino in fondo, a ogni costo, perché una volta che molli sei finito per sempre…
Stefy
I: Introduzione
Salve a tutti! Mi presento: mi chiamo Stefania e sono nata il 12 agosto 1976 in una piccola cittadina altoatesina, Vipiteno, situata a 15 km dal confine con l’Austria. Vi racconterò in breve la mia infanzia e adolescenza. Rispetto ai bambini di città, soprattutto a quelli di oggi costretti a vivere tra il cemento, ritengo di esser stata molto fortunata: ho avuto il tempo e gli spazi necessari per crescere all’aria aperta. In poche parole un’infanzia felice e spensierata.
Diciamo, inoltre, che ho passato tutta la mia vita a fare sport, sono cresciuta con i miei due fratelli e i ragazzi del vicinato giocando a calcio tutti i giorni. C’è un po’ di differenza d’età tra me e i miei fratelli: il primo della famiglia ha 5 anni più di me, e quello più piccolo ne ha 4 in meno. Si può dire che non abbiamo mai avuto divergenze tra noi. Fabio, quello più grande, mi faceva da babysitter, e io poi facevo la stessa cosa con Manuel, il più piccolo. Io assomiglio tutta a mio padre, Enzo: occhi scuri e capelli scuri. I miei fratelli, invece, hanno gli occhi chiari come mia mamma, Irene.
Vi voglio fare una domanda: Credete al destino?
Sapete, la mamma, mi ha sempre raccontato che già appena nata lasciai il segno: infatti, lei fece appena in tempo a vedermi per un paio di secondi subito dopo il parto, che poi per problemi respiratori venni trasferita in incubatrice all’ospedale di Bolzano. E non è tutto. Gran parte della mia infanzia l’ho trascorsa in pediatria, tra Vipiteno e Innsbruck, a causa di problemi tecnici
alle vie urinarie. E quindi molti erano i trasferimenti in ambulanza
…
All’età di 11-12 anni ho iniziato la mia carriera d’atletica leggera. Sono stati gli anni più belli della mia vita. Avevo toccato un po’ tutte le specialità, tra cui il lancio del giavellotto, che è stato per almeno tre anni il mio divertimento. Ma l’attività che mi attirava in modo particolare e che di più mi entusiasmava era la corsa campestre. In tutto si può dire che ho praticato per dieci anni, di cui gli ultimi 2 dedicati esclusivamente al mezzo fondo. Quindi, decisi di cambiare e provare con il calcio che è sempre stato il mio hobby preferito: venni ingaggiata dal calcio femminile in serie C1.
Così trascorrevo buona parte del mio tempo libero. La scuola? Diciamo che avendo i genitori bilingui
, la mamma altoatesina nata a Brunico e il papà vicentino nato a Marostica, e vivendo in Alto Adige, specialmente al confine, è ovviamente molto importante sapere anche la lingua tedesca. E quindi i miei decisero di far frequentare, a me e a mio fratello più grande, le scuole tedesche. Il più piccolo, invece, fu risparmiato perché s’impose per la scuola italiana.
Per me furono otto lunghissimi anni: dovetti faticare molto con questa lingua perché credetemi, non è per niente facile. Finalmente arrivata al liceo, proseguii in italiano.
Dopo tre anni di ragioneria iniziai la scuola professionale per parrucchieri: avevo deciso di lavorare con mia mamma.
Tornando al mio hobby preferito, il calcio, praticai in tutto per sei mesi circa perché purtroppo poi successe un fatto che segnò la mia vita e che, davvero, non auguro a nessuno…
II: La lunga degenza e… la svolta
E da qui inizia la mia Storia…
Gennaio 1998: avevo 21 anni, era un periodo fermo per gli allenamenti del calcio perché faceva troppo freddo. Fu proprio quell’inverno che mi ammalai di bronchite asmatica, superata poi senza problemi. Era rimasto un piccolo particolare: la tosse secca.
All’inizio non ci feci tanto caso ma in seguito, quando ripresi gli allenamenti, notai che mi affaticavo molto. Addirittura riuscivo a stento a completare un giro di campo: non era possibile una cosa del genere, anche perché ero abituata fin dai tempi dell’atletica a fare km e km di corsa!
Mi ammalai un’altra volta e allora decisi di farmi visitare con esami accurati. Iniziai con una lastra al torace, e purtroppo l’ospedale di Vipiteno, essendo un piccolo centro medico, non si rivelò competente al riguardo. Mi fu diagnosticato un