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Pensieri e citazioni di Blaise Pascal
Pensieri e citazioni di Blaise Pascal
Pensieri e citazioni di Blaise Pascal
E-book297 pagine2 ore

Pensieri e citazioni di Blaise Pascal

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Blaise Pascal: Ricordato tra le personalità di maggior rilievo del Seicento, contribuì allo sviluppo del sapere con i suoi studi di matematico, fisico, filosofo e teologo. Punto di partenza della sua riflessione è l'estrema precarietà dell'uomo, sospeso tra il suo tendere verso verità universali e l'impossibilità di poterle raggiungere. Per sottrarsi a questo stato di debolezza, l'umanità ricorre al divertissment, cioè a qualcosa che la distoglie dal pensiero della propria inferiorità, attitudine che Pascal criticava aspramente.Scomparso nel 1662, a 39 anni, non lasciò un'opera organica ma soltanto appunti sparsi, raccolti e pubblicati postumi sotto il titolo di Pensieri (1670), che influenzarono filosofi e letterati delle epoche successive; tra questi ultimi l'italiano Alessandro Manzoni.
LinguaItaliano
Data di uscita4 ago 2017
ISBN9788822807373
Pensieri e citazioni di Blaise Pascal
Autore

Blaise Pascal

Blaise Pascal (1623–1662) was one of history’s most famous mathematicians. A prodigy who was said to have discovered the basic precepts of geometry while doodling in his playroom, Pascal published his first work at the age of sixteen. In 1646, he converted to the Catholic sect of Jansenism. He is best remembered for his Pensées (1669), a defense of Christianity.

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    Pensieri e citazioni di Blaise Pascal - Blaise Pascal





     Nato il 19 giugno 1623 a Clermont-Ferrand (Francia)

    da una famiglia di ottima condizione sociale.

    Il padre, Etienne Pascal, lo istruisce personalmente iniziandolo ad interessi scientifici 

    e facendogli frequentare le riunioni dei circoli culturali parigini. Fra l'altro, ad un certo punto si trasferisce con i figli a Rouen, in Normandia, poiché nominato Commissario del re per le imposte.

    Il piccolo Pascal mostra assai precocemente le sue straordinarie doti di intelligenza. 

    A soli sedici anni, per esempio, scrive un Trattato delle coniche (nel quadro della geometria proiettiva), purtroppo in seguito andato perduto; queste prime prove intellettuali saranno fondamentali per gli studi successivi. In particolare, l'assiduo studio della geometria lo porterà ad elaborare il teorema che porta il suo nome (Teorema di Pascal, appunto), concernente l'esagono inscritto in una conica qualsiasi.

    Pascal, fra l'altro, è considerato uno dei padri della robotica e del calcolo computazionale e questo attraverso risultati raggiunti già a soli diciotto anni di età. La passione per il calcolo e il desiderio di allargare le potenzialità di quest'ultimo, infatti, lo portano a progettare la prima macchina calcolatrice, detta poi pascalina. In realtà, l'idea di partenza ebbe una genesi molto pragmatica e apparentemente meno nobile, ossia quella di aiutare il padre che, oberato di lavoro, aveva bisogno di eseguire dei calcoli in maniera più rapida. Dopo due anni di ricerche, ecco che Blaise stupisce il enitore e il resto della famiglia con questa invenzione straordinaria. Il brevetto, chiesto nel 1645, gli fu concesso nel 1649.

    Parallelamente agli interessi scientifici e filosofici, Pascal ha però sempre coltivato un intenso spirito religioso e un'intensa riflessione teologica, tanto da essere considerato a tutt'oggi uno dei più grandi, se non il più grande, pensatori cristiani degli ultimi quattro secoli. La prima conversione di Pascal si fa solitamente risalire al 1646, anno che registra fra l'altro un grave peggioramento della sua incerta salute. Il senso di prostrazione e di abbattimento causato dalla malattia lo induce a mettere sulla carta le sue riflessioni, che ci parlano delle sue esperienze sull'esistenza del vuoto e del timore da questo procurato. Questi scritti troveranno più ampia stesura in una pubblicazione del 1647.

    Dell'anno 1648 rimane invece celebre l'esperimento che fece effettuare da suo cognato il 19 settembre: con questa prova Pascal dimostrò che la pressione dell'atmosfera sulla colonna di mercurio di un barometro torricelliano diminuisce con l'aumentare dell'altitudine. Intanto, sua sorella Jacqueline prende la strada del convento e, nel 1652, si fa monaca, entrando nel convento femminile di Port-Royal, istituto già celeberrimo per la famosa scuola di logica a cui anche Pascal aderirà.

    Tormentato da forti cefalee, Pascal è costretto, su consiglio dei medici, ad osservare un regime più mondano. L'imperativo dei cerusici è quello di svagarsi, lasciando momentaneamente perdere l'intenso studio. Al periodo mondano apparterebbe, secondo Victor Cousin, il Discorso sulle passioni d'amore scoperto nel 1843. Uomo profondo e assetato di spiritualità, ben presto si annoia di frequentare salotti e feste insulse. Incomincia invece a prendere in seria considerazione gli studi sul calcolo delle probabilità che lo porteranno in molteplici direzioni di ricerca, anche in ossequio all'interesse per il gioco d'azzardo che Pascal coltivava.

    A seguito di frequenti contatti con la sorella Jaqueline, attraversa una nuova crisi mistica che si risolve nella notte del 23 novembre quando vive un'intensa esperienza religiosa, narrata poi nel famoso Memoriale. Nel gennaio del 1655 Pascal si reca a Port-Royal, dove vi trascorre alcune settimane e dove scrive la Conversione del peccatore. Tra il gennaio del '56 ed il marzo del '57 scrive poi 18 celebri lettere, le Provinciali, raccolte poi in volume. Lo scopo dichiarato di quegli scritti è quello di difendere Port-Royal dalla accuse degli antigiansenisti. In esse tenterà anche di mettere in ridicolo la morale dei Gesuiti e di criticarne a fondo i presupposti filosofico-teologici. Il 6 settembre la congregazione dell'Indice condanna le Provinciali.

    Tornato a più terreni interessi scientifici, si dedica al problema della cicloide (roulette), ne trova la soluzione e pubblica il Trattato generale sulla cicloide. Del '58 sono gli importanti Scritti sulla Grazia nei quali rivela una gran conoscenza teologica mentre, in parallelo, continua a lavorare al progetto di una Apologia del Cristianesimo, mai terminata; i frammenti furono poi raccolti nei Pensieri, pubblicati per la prima volta nel 1669.

    E' proprio nei Pensieri che compare la famosa tesi della scommessa circa la fede. In sintesi, Pascal sostiene che, a fronte del silenzio di Dio, del vuoto che ci circonda, ricerca del Dio nascosto diventa un affare di cuore, in appello alle regioni più segrete dell'animo umano. Pascal nutre sfiducia nei metodi dimostrativi nel campo della fede religiosa ed è anzi persuaso che Dio non sia oggetto tanto di convinzione razionale, quanto piuttosto di un sentimento irrazionale.

    In questo quadro, un altra distinzione fondamentale introdotta da Pascal, distinzione di sapore squisitamente letterario, è quella fra l'esprit de géometrie e l'esprit de finesse, ossia fra spirito di geometria e spirito di finezza. Il primo, in sostanza, procederebbe per deduzioni logiche e per ragionamenti stringenti, oppure per definizioni, e perviene a risultati tangibili e comprovabili, ma distanti dallo spirito comune, dato che per afferrarli ci vuole conoscenza, studio ed esercitazione. Viceversa, lo spirito di finezza tiene in considerazioni un gran numero di principi, alcuni dei quali veramente sottili ed indecifrabili, che è inevitabile che sia indeterminato e vago. Esso dunque appartiene ad una sfera che si riferisce al sentimento, al gusto estetico e financo alla vita morale. Non però alla scienza, che ha bisogno di applicazioni più rigorose.

    Il senso della celebre frase pascaliana il cuore conosce cose che la ragione non conosce è tutto giocato nell'intervallo che passa fra queste due distinzioni. Insomma, nella vita alle volte capiamo le cose solo attraverso l'esprit de finesse, attraverso la sapienza del cuore, cose che la ragione è impossibilitata a comprendere, se non a cogliere.

    Una descrizione eloquente del pensero pascaliano la troviamo nella Garzantina di Letteratura: La malattia, per Pascal, è la condizione naturale del cristiano; la sua fede è una scommessa in cui tutto viene impegnato, senza restrizioni. Questa violenta presa di coscienza dei limiti della ragione, e dell'impossibilità di assorbire l'uomo nell'ordine della geometria, giustifica l'accostamento di Pascal ai grandi maestri dell'esistenzialismo e dell'irrazionalismo moderni, da Kierkegaard a Nietzsche a Dostoevskij: ma non bisogna dimenticare il valore che il pensiero conserva per Pascal. L'uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma una canna che pensa. Tutta la nostra dignità

    consiste dunque nel pensiero .Opera in cui si confrontano e si scontrano le esigenze estreme della scienza e della religione, i Pensieri sono, nello stesso tempo, un grande capolavoro letterario, che getta sulla scena un nuovo eroe: l'uomo, come ha scritto O. Macchia, .inquieto, torturato dall'incostanza e dalla noia e dal voler essere felice, nonostante le sue miserie...

    Inoltre, nella sua essenza più vera, in un certo senso la fede la si può equiparare ad una sorta di scommessa. Chi questa fede ce l'ha per dono naturale non ha ragione di preoccuparsi ma chi invece ritiene di non possedere questo dono, dovrebbe riflettere sul fatto che la scommessa sull'esistenza è comunque vinta, se accettata, perchè a fronte di questo sacrificio, si guadagna un bene incommensurabile come quello della vita eterna. Al contrario, naturalmente, se Dio davvero non esiste non si perde nulla ma anzi ci si guadagna comunque, perché si sarà vissuto in modo saggio e retto.

    Dopo un lungo periodo di ritiro nell'eremo di Port-Royal, muore di tumore addominale il 19 agosto 1662 a soli trentanove anni.





    ::: Pensieri di Blaise Pascal :::

    ¹

    I salmi cantati su tutta la terra.

    Chi testimonia a favore di Maometto? Egli stesso. Gesù Cristo vuole che la propria testimonianza non valga niente.

    La qualità dei testimoni comporta che essi siano sempre e dovunque, mentre, miserabile, egli è solo.

    ²

    Ordine mediante dialoghi.

    Cosa devo fare? Dovunque non vedo che oscurità. Penserò di essere nulla? Penserò di essere Dio?

    Tutte le cose mutano e si succedono.

    Vi sbagliate, ci sono...

    Come, non siete d'accordo che il cielo e gli uccelli provano Dio? No. Non lo dice la vostra religione? No. Per quanto ciò sia vero, in un certo senso, riguardo alle anime illuminate da Dio, è tuttavia falso per la maggior parte delle altre.

    Lettera per indurre a cercare Dio.

    Ma bisogna indagare presso i filosofi, scettici e dogmatici, che confonderanno colui che ricerca.

    ³

    Lettera di esortazione a un amico per indurlo a cercare, obietterà: ma a cosa serve cercare, non vedo niente. 

    Rispondergli: non disperare. Replicherebbe di essere contento di trovare dei motivi, ma che secondo la nostra religione credere così non gli servirebbe a niente. Per questo preferisce non cercare affatto. A ciò rispondergli: la Macchina.

    ¹a Parte. Miseria dell'uomo senza Dio.

    ²a Parte. Felicità dell'uomo con Dio.

    oppure

    ¹a Parte. Che la natura è corrotta, secondo la natura stessa.

    ²a Parte. Che vi è un Riparatore, secondo la Scrittura.

    Lettera che sottolinea l'utilità delle prove. Mediante la Macchina.

    La fede è differente dalla prova. Una è umana e l'altra è dono di Dio. Justus ex fide vivi. La prova è spesso lo strumento della fede che Dio mette nel cuore, fides ex auditu, ma la fede è nel cuore e non fa dire scio ma credo.

    Ordine.

    Vedere in tutta la vicenda degli Ebrei quanto vi è di chiaro e incontestabile.

    Nella lettera sull'ingiustizia può esserci:

    La storiella dei primogeniti che hanno tutto. Amico mio, tu sei nato su questo lato della montagna, dunque è giusto che tuo fratello maggiore abbia tutto.

    Perché mi uccidete?

    Le miserie della vita umana hanno gettato discredito su tutto ciò. Quando se ne sono accorti si sono dati al divertimento.

    Ordine. Dopo la lettera sulla ricerca di Dio, farne una sulla rimozione degli ostacoli, cioè il discorso sulla Macchina, sul preparare la Macchina, sulla ricerca razionale.

    ¹⁰

    Ordine.

    Gli uomini disprezzano la religione. La odiano e hanno paura che sia vera. Per rimediare a ciò bisogna mostrare come la religione non sia affatto contraria alla ragione, come sia venerabile e incuterne rispetto.

    In seguito renderla desiderabile, fare in modo che i buoni sperino che sia vera, e poi mostrare che è vera.

    Venerabile perché ha conosciuto a fondo l'uomo.

    Desiderabile perché assicura il vero bene.





    ::: Pensieri di Blaise Pascal :::

    ¹¹

    Due volti somiglianti, nessuno dei quali preso in se stesso fa ridere, fanno ridere insieme proprio a causa della somiglianza.

    ¹²

    I cristiani autentici assecondano comunque le convezioni, non perché le rispettino, 

    ma per rispetto a Dio che le ha imposte agli uomini come punizione. Omnis creatura subjecta est vanitati, liberabitur. E san Tommaso commenta il passo di san Giacomo riguardo ai privilegi dei ricchi osservando che, se la loro ricchezza non è al servizio di Dio, essi escono dall'ordine della religione.

    ¹³

    Perseo, re di Macedonia. Paolo Emilio.

    Perseo fu rimproverato perché non si uccideva.

    ¹⁴

    Vanità.

    Che una cosa tanto evidente come la vanità del mondo sia così poco conosciuta, che risulti strano e sorprendente affermare la stoltezza di chi ricerca la gloria, questo è ammirevole.

    ¹⁵

    Incostanza e bizzarria.

    Vivere solo del proprio lavoro e regnare sul più potente stato del mondo sono cose davvero opposte. Si trovano riunite nella persona del sultano dei Turchi.

    ¹⁶

    La punta di un cappuccio arma 25.000 monaci.

    ¹⁷

    Ha quattro servitori.

    ¹⁸

    Abita oltre il fiume.

    ¹⁹

    Quando si è troppo giovani non si può giudicare bene, e neppure quando si è troppo vecchi.

    Se ci pensiamo poco... Se ci pensiamo troppo, c'infatuiamo e ci ostiniamo.

    Quando consideriamo il lavoro subito dopo averlo fatto, ne siamo ancora coinvolti; se lasciamo passare troppo tempo, non lo riconosciamo più.

    Così per i dipinti guardati da troppo lontano e da troppo vicino. Non c'è che un solo punto giusto, gli altri sono troppo vicini, troppo lontani, troppo in alto o troppo in basso. Nell'arte della pittura spetterà alla prospettiva stabilirlo, ma nel campo della verità e della morale a chi spetterà?

    ²⁰

    Il potere delle mosche, che vincono battaglie, impediscono alla nostra anima di agire, mangiano il nostro corpo.

    ²¹

    Vanità delle scienze.

    Quando saremo afflitti, la scienza della realtà fuori di noi non ci consolerà dell'ignoranza morale, ma la scienza morale mi consolerà sempre dell'ignoranza delle scienze oggettive.

    ²²

    Condizione dell'uomo.

    Incostanza, noia, inquietudine.

    ²³

    L'abitudine di vedere i re accompagnati da guardie, tamburi, ufficiali 

    e da tutte quelle cose che costringono la macchina al rispetto e al terrore, fa sì che il loro volto, anche quando sono soli e privi del consueto accompagnamento, incuta nei sudditi rispetto e terrore. E questo perché il nostro pensiero non riesce a separare le loro persone dal codazzo di chi solitamente li segue; e la gente, che non sa come questo effetto derivi dall'abitudine, lo attribuisce a una forza naturale. Da ciò viene l'espressione: sul loro viso sono impressi i tratti della divinità, ecc.

    ²⁴

    Il potere dei re si fonda sulla ragione e sulla follia del popolo, ma molto più sulla follia.

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