Un passaggio da Caronte
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Anteprima del libro
Un passaggio da Caronte - Laura Ciummei
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UN PASSAGGIO DA CARONTE
26 Giugno 2012
1.
Una festa
Avevo proprio bisogno di staccare la spina
dalla solita routine e l’invito di Giulia era giunto a pennello.
La villa era situata nei pressi dei Campi Flegrei, in Campania e il viaggio da Firenze, dove ormai vivevo da due anni, era stato piacevole. Avevo tutto il tempo di riposare e godermi il panorama prima dell’inizio della grande festa
per la laurea della cugina di Giulia.
Inizialmente avevo pensato, mio malgrado, di declinare gentilmente l’invito: d’altra parte, non solo non conoscevo la festeggiata, ma mi era totalmente estraneo anche il resto della famiglia.
Avevo conosciuto Giulia quando avevamo entrambe 13 anni ad un campo-scuola estivo e da allora, pur essendo passato quasi un ventennio, non ci eravamo mai perdute definitivamente, prima mantenendo rapporti epistolari, poi tramite cellulare e infine…sia ringraziata la tecnologia con i social network.
Sapevo solo che Giulia aveva un fratello, una sorella, due genitori che ancora vivevano insieme e si amavano (cosa non da tutti, di questi tempi) e una zia zitella, anche se oggi si dice single, di età piuttosto avanzata. In realtà, era lei la proprietaria della villa presso la quale si sarebbe tenuta la famosa festa. Dico famosa perché, a quanto mi aveva raccontato Giulia, avrebbero partecipato la bellezza di 200 invitati. Questo dato, invece di avermi fatto desistere dall’idea di partire, mi aveva dato l’imput finale. Avevo pensato che in mezzo a tanta gente, nessuno si sarebbe accorto se una persona si sentiva un po’ imbarazzata o fuori luogo. Mi guardai intorno estasiata.
Cavolo! Ma tua zia cosa se ne fa di una casa così grande, visto che vive sola?
Giulia si voltò perplessa. Dall’espressione capii che la considerava una domanda stupida. Probabilmente abituata alla situazione, lei non si era mai posta il problema.
In verità, inizialmente era una bi-familiare. Lei abitava nella parte inferiore di quella che oggi vedi un’unica villa. I proprietari della parte superiore hanno una bambina malata: hanno acquistato una appartamento a Napoli e si sono trasferiti nei pressi dell’azienda ospedaliera Santobono. Lei è architetto e lui un compositore musicale molto affermato, quindi non hanno avuto problemi a livello professionale.
Continuavamo a passeggiare nell’immenso giardino che faceva da contorno alla casa. Dal canto suo, mia zia, per evitare che estranei venissero a rovinarle il quieto vivere, ha acquistato la loro parte. Tra l’altro avevano una gran fretta di vendere ed erano molto legati a mia zia, quindi il prezzo è stato molto conveniente.
Mi pareva un sogno essere ospite in una casa tanto grande. Abituata ai miei sessanta metri quadrati, credevo di dover gestirmi gli spazi con l’aiuto di un navigatore satellitare e, se per caso dalla cucina fossi dovuta andare nella mia camera (insomma! Quella che sarebbe stata la mia camera per tre giorni), magari l’ausilio di uno skate-board o un paio di pattini a rotelle, non avrebbero certo costituito un’esagerazione!
Nel frattempo che mi dilettavo nelle mie stupide elucubrazioni, seguivo con entusiasmo il fermento per i preparativi.
Vedevo rosso ovunque volgessi lo sguardo. Decorazioni, coccarde, palloncini, fiocchi, confetti e tappeto all’ingresso: l’atmosfera cominciava davvero a farsi eccitante.
Alle 20:00 gli invitati erano già tutti arrivati. Non mi misi a contare ospite per ospite, ma era evidente che, se non erano realmente duecento persone, potevano essere centonovanta. In più c’erano tutti gli addetti al catering. Quindi, com’è facilmente immaginabile, baci e abbracci tra conoscenti e parenti e io sballottata a destra e sinistra tra una presentazione e l’altra.
Questa è Beatrice, amica di vecchia data!
Oh! Piacere Beatrice! Io sono Tizio, Caio, Sempronio…!
Non ricordavo più nemmeno un nome di quelli sentiti, o meglio! Li ricordavo pressappoco tutti ma non sapevo a quali persone associarli.
Tra l’altro, quella