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La grotta dell'avventura
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La grotta dell'avventura
E-book270 pagine2 ore

La grotta dell'avventura

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Info su questo ebook

Il viaggio pericoloso di due ragazzi coraggiosi all'interno di un mondo fantastico. Audacia, amicizia e lealtà, daranno la forza ai due protagonisti di superare le loro paure ed i numerosi ostacoli posti sul loro cammino. Scopriranno nuove amicizie legate sempre più saldamente dai vari pericoli che si presenteranno ad un ritmo incalzante sino all'imprevedibile finale.

Un romanzo per ragazzi da leggere tutto d'un fiato o da raccontare ai figli alla sera come favola ... a puntate.
LinguaItaliano
Data di uscita13 mag 2014
ISBN9788891141699
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    Anteprima del libro

    La grotta dell'avventura - Cristian Gallo

    copertina

    Nota dell'autore

    Questo libro è una storia nella storia.

    Se avrete la pazienza di seguirmi, miei cari lettori, anche voi potrete trovarla simpaticamente emozionante.

    Tutto nacque per caso.

    Dovete sapere, amici miei, che da quando mio figlio Gabriele aveva poco più di un anno, ogni sera mi accoccolavo di fianco a lui sul suo letto e gli raccontavo una favola.

    Dopo una giornata trascorsa lontana dal mio piccolo, quelli erano momenti magici e ce li godevamo tutti. Era il nostro momento di intimità.

    Per molte sere inventai per lui brevi favole di animali o di trenini fino ad arrivare alle più famose stars dei cartoni animati in televisione: da Topolino a Garfield, da Manny a Cricchetto.

    Una sera Gabriele mi disse: «Ma papà perché le tue storie sono così corte, finiscono sempre troppo presto!»

    «Perché devi dormire» risposi io, «domattina c’è scuola.»

    Riflettendoci bene, però, avrei potuto accontentarlo ugualmente. La soluzione ideale, infatti, sarebbe stata una lunga favola … a puntate.

    L’idea sembrava buona per vari motivi. Anzitutto non avrei rubato sonno al mio bambino con racconti troppo lunghi, ed inoltre, avrei avuto la possibilità di non dovermi inventare ogni sera scenari e personaggi sempre diversi. Insomma, non sarei sempre ripartito da zero, ma avrei dovuto semplicemente ricordarmi dove fossimo arrivati la puntata precedente.

    Così iniziai l’esperimento ed ebbi due conferme immediate: la prima, che Gabriele era entusiasta di questa nuova favola avventurosa; la seconda, che sarebbe stato meglio se avessi iniziato a scriverla prima di perderne il filo, definitivamente.

    E tutto ebbe inizio…

    Parte prima: la Leggenda

    CAPITOLO 1

    Il dito di Gabriele si fermò su un punto preciso della grande mappa alla parete.

    «Ne sono certo» disse Riccardo.

    «Se dovessi scommettere punterei in quella zona, senz’altro» aggiunse Alberto.

    Dopo molti mesi di immersioni in quasi tutti i mari del pianeta e di numerose letture in vecchie e polverose biblioteche, finalmente i tre amici ne erano certi: la prossima immersione sarebbe stata quella giusta.

    «Dobbiamo trovarla» disse Riccardo ai suoi amici.

    «Pensate, saremo noi i primi ad esplorarla e a scoprirne i segreti» disse Alberto.

    «Si, sempre che esista davvero» ricordò loro Gabriele.

    Era una leggenda, infatti. Mai nessuno fino ad allora era stato in grado di trovarla. L’unica certezza era che fosse in fondo al mare.

    Prepararono con meticolosità tutta l’attrezzatura necessaria per le grandi profondità e finalmente partirono alla ricerca della misteriosa Grotta Dell’Avventura.

    Una volta arrivati con la loro barca nel punto esatto, indossarono maschera, pinne, bombole ed un piccolo zaino impermeabile con all’interno attrezzatura varia e si tuffarono nelle acque del Mare Dalle Mille Onde.Scesero finché toccarono il fondo.

    L’acqua era stranamente limpida e i tre amici vedevano tutto ottimamente. Per un po’ nuotarono in tutte le direzioni nella speranza di trovare la magica grotta ma fu inutile, non videro nulla, nel senso che lì sotto non c’era assolutamente nulla. Né un pesce di passaggio, né un piccolo scoglio, un gamberetto o un’alga; niente, completamente deserto.

    I tre amici scoraggiati, dopo tanto lavoro e ricerca vani stavano per tornare alla barca sconfitti, quando Gabriele indicò agli altri di seguirlo. Aveva notato qualcosa che brillava in lontananza. Dopo una buona nuotata raggiunsero la fonte di quel luccichio: era la corazza di un granchio che emanava una piccola luce. Un granchio strano però, perché cambiava colore continuamente.

    I tre amici si guardarono stupiti mettendosi a ridere: dopotutto qualcosa avevano trovato!

    CAPITOLO 2

    Si girarono per andar via definitivamente, ma una voce dietro loro li fece fermare di colpo: «Aspettate un attimo!» Si girarono spaventati e videro il granchio che faceva loro cenno di andargli vicino. Alberto fu il primo a riprendersi e domandò al granchio: «Tu parli? E’ impossibile!»

    «Molte cose saranno possibili d’ora in poi. Cosa state cercando qui in fondo al Mare dalle Mille Onde?» esclamò.

    Riccardo spiegò la loro intenzione di trovarela Grotta Dell’Avventura. Il granchio si complimentò con i tre amici per essere arrivati sin lì e di aver trovato ciò che stavano cercando. I tre sub risposero che non avevano scoperto ancora nulla, oltre ad un granchio parlante, naturalmente. Quest’ultimo iniziò a ridere e disse loro: «Non sempre i tesori più preziosi sono anche di grandi dimensioni». A quelle parole si spostò di lato quel tanto che bastava per far loro notare una piccolissima galleria, illuminata da una flebile luce azzurrognola. Dopo un momento di stupore generale, Alberto chiese al granchio come sarebbero potuti entrare in un foro così piccolo.

    «A questo ci penso io, ma vi avverto che solo due di voi potranno accedere alla galleria, solamente i due più meritevoli … »

    A quelle parole Riccardo precisò che sarebbe dovuto entrare lui in quanto era il più esperto. Gabriele gli disse che aveva ragione e che sarebbe rimasto fuori lui essendo il più giovane. Alberto non era d’accordo con quest’ultimo e voleva cedergli il posto perché sapeva che era stato il sogno dell'amico fin da bambino.

    Il granchio scelse i due amici più altruisti e li fece diventare piccoli come una monetina da 5 cent.

    CAPITOLO 3

    Una volta nella galleria, Gabriele ed Alberto iniziarono a nuotare e, più si inoltravano, più il buio si infittiva. Accesero le loro torce e si fecero coraggio. Nuotarono a lungo, ma la galleria sembrava non avere fine. All'improvviso le torce si consumarono, facendo piombare i due amici nel buio totale. Improvvisamente videro in lontananza la flebile luce dell'uscita. Ad ogni loro bracciata, il livello dell'acqua diminuiva, finché smisero di nuotare e si incamminarono versola luce. Sbucaronoquindi in un enorme giardino ricolmo di fiori e di alberi altissimi; in cielo volavano uccelli di ogni specie e dai colori sgargianti. Rimasero un po’ a guardare questa meraviglia, estasiati da tanta bellezza. Poi ripresero il cammino finché giunsero davanti ad un fungo alto almeno due volte loro.

    Nel girarci intorno notarono su di esso una porta con una maniglia.

    «Entriamo, coraggio» disse Alberto.

    Una volta dentro, di colpo si accorsero di essere ritornati a grandezza naturale e quindi, un po’ più tranquilli, notarono che stavano indossando ancora l’attrezzatura da sub. Si cambiarono in fretta ripiegando in tutto negli zaini e lasciando sul posto solamente le grandi ed ingombranti bombole d'aria, sperando di non averne avuto più bisogno.

    Si guardarono intorno, ma non vi era altro che un lungo corridoio.

    «Avanti» disse Alberto.

    Iniziarono a camminare e dopo poco si accorsero che, mentre procedevano, le pareti dietro di loro iniziavano a chiudersi. Accelerarono il passo. Iniziarono a correre sempre più veloci per paura di essere inghiottiti da quella strana galleria. Le pareti dietro di loro li stavano raggiungendo per schiacciarli, ma ormai erano arrivati alla fine di quello strano e pericoloso corridoio e con un ultimo sforzo, uscirono dalla galleria. Dietro di loro le pareti si chiusero con uno schianto terrificante.

    «Siamo salvi!» disse Gabriele che, dei due, era quello più pauroso.

    CAPITOLO 4

    Finita un’avventura, se ne presentava un’altra. I due ragazzi si trovavano sul ciglio di un burrone e non c’era altra via d’uscita, tranne quella di lanciarsi nel vuoto, tuffandosi nelle acque turbolente del fiume sotto di loro.

    Si guardarono per un po’ cercando di farsi coraggio a vicenda ma dovevano per forza lanciarsi. Lo fecero al tre come quando erano bambini e, dopo un lungo volo, entrarono nell’acqua spumeggiante. Fortunatamente quel punto era molto profondo e quindi attutì l’impatto. Riemersero subito dopo e raggiunsero a nuoto la riva più vicina. Stremati dallo sforzo e dalla paura appena passata, caddero in un sonno profondo e ristoratore.

    Una volta svegli ed in forze Gabriele disse all’amico che per prima cosa avrebbero dovuto trovare del cibo.

    Alle loro spalle si apriva una foresta molta fitta, con felci giganti e liane lunghissime, perciò si prepararono, con dei rami, una lancia ciascuno e, dopo averla appuntita per bene con i loro coltelli, entrarono in acqua.

    Erano abili nuotatori ma non servì: il fiume, infatti, era pieno di pesci che quasi si potevano prendere a mani nude. Dopo aver acceso un bel fuoco li cucinarono per bene: erano deliziosi.

    «Cosa facciamo adesso?» chiese Alberto. Inoltrarsi nella foresta avrebbe reso più difficoltoso e pericoloso il loro cammino e, di certo, non avrebbero potuto nemmeno nuotare per risalire il fiume.

    Avevano bisogno di una buona idea che gli togliesse dai pasticci.

    CAPITOLO 5

    «Ci sono» disse Gabriele all’improvviso «dobbiamo costruire una zattera, abbiamo legna e liane in abbondanza.»

    Sembrava un’idea brillante e si misero subito al lavoro di buona lena. Con i loro affilati coltelli tagliarono i tronchi più piccoli degli alberi e li legarono saldamente gli uni agli altri con le resistenti liane. Si prepararono inoltre un ramo ciascuno abbastanza lungo per consentire loro di governare la zattera in acqua.

    «Perfetto.» Disse Alberto. La zattera sembrava pronta, ora dovevano solamente metterla in acqua e sperare che funzionasse.

    Era però troppo pesante e non riuscivano a trascinarla lungo la sponda del fiume sino in acqua. Decisero quindi di farla rotolare sopra dei rami. Tornarono alla foresta per tagliare altri alberelli, quando sentirono un ruggito fortissimo.

    «Da dove viene?» chiese Gabriele.

    «Non lo so, ma sembra provenire dalla foresta.» Lo sentirono ancora, questa volta più forte. Si stava avvicinando. Corsero più veloci che poterono alla zattera ... era la loro unica speranza! Con tutte le loro forze iniziarono a spingerla verso la riva e guardandosi indietro, videro da dove proveniva quel ruggito terrificante.

    CAPITOLO 6

    Era una creatura incredibile, un mostro mai visto prima. Aveva il corpo di rinoceronte, la coda di coccodrillo, le ali di aquila e la testa di leone.

    Era enorme e sopratutto li stava raggiungendo. Con le ultime forze riuscirono a portare finalmente la zattera in acqua e ci saltarono sopra.

    Per fortuna reggeva il loro peso ed immediatamente la loro imbarcazione di fortuna fu rapita dalla corrente che la spingeva a valle con forza sempre maggiore. I due amici si girarono a guardare la riva in cerca del micidiale mostro ma non c’era più.

    Era già in acqua e li stava inseguendo.

    Con la possente coda da coccodrillo era un nuotatore formidabile. I due amici iniziarono a remare con tutte le loro forze, sperando di guadagnare acqua, ma il mostro si faceva sempre più vicino. Avrebbe rovesciato la loro zattera e sarebbe stata la fine. All’ultimo istante, Alberto vide una piccola grotta sulla sponda più vicina e, velocissimi, i due ragazzi si tuffarono in acqua. Raggiunsero con poche bracciate l’apertura e vi entrarono. Il mostro era dietro di loro e cercava di entrare, ma il foro della grotta era troppo stretto per la sua mole. I due amici finalmente tirarono un sospiro di sollievo. Ce l’avevano fatta.

    CAPITOLO 7

    Prima di inoltrarsi nella grotta osservarono il musone del mostro ancora una volta e Gabriele ebbe l’impressione che quell'animale non fosse arrabbiato, ma triste. Il ragazzo si fece coraggio e si avvicinò all’enorme testone. I denti erano davvero impressionanti, ma non sembrava feroce. Gabriele, però, commise l’errore di avvicinarsi troppo e allora in un attimo il mostro gli diede una leccata incredibile. Dopo un attimo di terrore assoluto, entrambi i sub si misero a ridere per lo scampato pericolo. Probabilmente quella strana creatura non era poi così feroce.

    Non rimaneva loro altro da fare che camminare in quell’intrico di gallerie nella speranza di trovarne l’uscita.

    Camminarono per alcune ore illuminando i loro passi con la flebile luce dei loro orologi. Alla fine arrivarono in un enorme spiazzo con delle pareti molto alte ed al centro, sul soffitto, un grande foro da dove penetrava la luce lunare. Vedere l’uscita, ma non poterla raggiungere, era frustrante. Era impossibile uscire. Non avevano corde e strumenti da arrampicata, così si sedettero per riposare fino al giorno dopo.

    Decisero che l’unica alternativa sarebbe stata quella di avventurarsi nuovamente nelle gallerie, sperando di trovare quella giusta fino all’uscita. Sempre che ce ne fosse una. Alle prime luci dell'alba, furono svegliati da un rumore assordante. Era il battito di mille ali che veniva verso di loro.

    CAPITOLO 8

    Centinaia e centinaia di pipistrelli giganti stavano entrando dal foro sul soffitto, per far ritorno ai loro bui nascondigli nella grotta.

    I due amici, sapendo che l’unica cosa da fare era di non spaventare quei pipistrelli, si nascosero dietro una roccia rimanendo immobili. Quando tutto sembrò finire, misero fuori le teste, per vedere cosa fosse successo. Intorno a loro c’erano enormi pipistrelli, ovunque. Attesero che si addormentassero e molto lentamente uscirono dal loro nascondiglio di fortuna. Senza fare rumore iniziarono a camminare verso una nuova galleria, passando proprio di fianco ad alcuni pipistrelli. Erano impressionanti, grandi poco più di loro. Gabriele purtroppo perse l’equilibrio, inciampando su

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