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La vera storia di Gondrano il cormorano
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La vera storia di Gondrano il cormorano
E-book156 pagine1 ora

La vera storia di Gondrano il cormorano

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Info su questo ebook

Gondrano è il nome di un cormorano comune molto pigro, che decide di uscire dall’uovo soltanto quando il suo stormo è già in viaggio verso le terre calde del sud. Per fortuna incontra Sua Maestà, un gabbiano reale con la vocazione del contafavole, il quale lo adotta e lo porta con sé nella Rocca dei Gabbiani. Grazie alla sua curiosità naturale e ai consigli dell’autorevole gabbiano, Gondrano impara a conoscere alla svelta le cose belle e le cose brutte della vita, come: la ricerca del cibo, il tempo che passa, la paura, la pioggia, il sole, il trascorrere delle stagioni, l’avventura, la schiavitù, l’amicizia, l’amore, i sogni. Tutto ciò è vissuto nello spazio di un anno tra gli amici del Popolo dell’Aria e gli Animali Senz’ali che popolano la Grande Isola “dove tutto ha avuto inizio e dove tutto finirà”.
Età: dai 10 ai 14 anni.
LinguaItaliano
EditoreCondaghes
Data di uscita18 mar 2018
ISBN9788873568667
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    Anteprima del libro

    La vera storia di Gondrano il cormorano - Francesco Enna

    Francesco Enna

    La vera storia di

    Gondrano il cormorano

    illustrazioni di Bruno Enna

    ISBN 978-88-7356-866-7

    Condaghes

    Indice

    Dedica

    Capitolo 1 Le origini di Gondrano

    Capitolo 2 Una mamma regale per Gondrano

    Capitolo 3 Il famoso pirata Gondrano dal naso a becco di cormorano

    Capitolo 4 Testa reale cuore di gabbiano

    Capitolo 5 Dove Gondrano conosce il tempo che passa

    Capitolo 6 Gondrano conosce la paura

    Capitolo 7 Gondrano impara a nuotare

    Capitolo 8 Un Piumabianca testardo

    Capitolo 9 Il Grande Splash

    Capitolo 10 Gondrano impara a volare

    Capitolo 11 La Valle delle Aquile

    Capitolo 12 Gondrano conosce la pioggia

    Capitolo 13 Come fu che Gabian Zampacorta inventò la pioggia

    Capitolo 14 L’amico segreto di Gondrano

    Capitolo 15 Il Cirri riservato

    Capitolo 16 Korma il Collostretto

    Capitolo 17 Gondrano conosce la schiavitù

    Capitolo 18 Dove finalmente incomincia la grande avventura

    Capitolo 19 Mimèsy la pernice e Zig-Zag Cuordiconiglio

    Capitolo 20 Quella volpe di Madama Pelorosso

    Capitolo 21 Silvano il Setoloso

    Capitolo 22 Tantecorna e il grande domatore di cervi

    Capitolo 23 Gondrano conosce la Superba Regina

    Capitolo 24 La Rocca dei Gabbiani

    Capitolo 25 Un piccolo stormo in periferia

    Capitolo 26 Volo corto e volo lungo

    Capitolo 27 Gabinero il Bucaniere

    Capitolo 28 Tempo di neve

    Capitolo 29 Come fu che Gabbian Zampacorta inventò la neve

    Capitolo 30 L’ultimo volo di Gaby La Dolce

    Capitolo 31 I Ta-Pum dei Senz’Ali Verticali

    Capitolo 32 Un rifugio sicuro per Madama Pelorosso e compagnia

    Capitolo 33 Il Bucaniere alla riscossa

    Capitolo 34 La vendetta del Bucaniere

    Capitolo 35 Terralontana

    Capitolo 36 La Collina dell’Abbondanza

    Capitolo 37 Gondrano il Bombardiere

    Capitolo 38 Il ritorno di Korma

    Capitolo 39 Il sapore della libertà

    Capitolo 40 Il Picco dei Sogni

    Capitolo 41 Come fu che Gabian Zampacorta inventò i sogni

    Capitolo 42 Il grande volo del Caumajore

    Capitolo 43 Ritorno alla Rocca dei Cormorani

    L'Autore e l'Illustratore

    La collana Il Trenino verde

    Colophon

    A tutti li puddigghini marangoni

    di l’schora S. Pertini di Sassari,

    chi so imparendi a vurà.

    A tutti i miei piccoli cormorani curiosi

    della scuola S. Pertini di Sassari

    che stanno imparando a volare.

    I

    Le origini di Gondrano

    La grande Rocca dei Cormorani, che scaturisce dal mare come un’enorme parete di granito grigio, si divide in due zone distinte e ben separate.

    Nella parte alta della Rocca, all’interno di nu­merose grotticelle, vivono i cormorani dal Ciuffo, eleganti e vanitosi, con la loro superba cresta di piume nere e le piume colorate di rame.

    A mezza costa della Rocca, invece, nidificano direttamente nelle rocce i cormorani comuni, sen­za ombra di ciuffo, neri come corvi e goffi come anatre da cortile. Ma molto più simpatici.

    Gondrano era un cormorano comune. Ed era anche il cormorano più pacifico che fosse mai nato sulla Rocca. Anzi, quando ebbe inizio questa storia, non era ancora neppure nato. Era tanto pigro che, ad autunno già iniziato, non si decideva ancora ad uscire dall’uovo, perchè den­tro il guscio, al calduccio, stava bene come un pa­scià. Perciò non si accorse nemmeno che l’intero stormo di cormorani comuni aveva già preso il volo verso gli stagni caldi del Sud già da alcuni giorni.

    Era un’antica tradizione, che i cormorani non si sognavano nemmeno di mettere in discussione. Puntuali come l’autunno, con le prime folate di vento freddo dal Nord, lisciavano ben bene le piume, si rimpinzavano di pesciolini e di gamberetti, facevano un giro di prova attorno alla Rocca e poi... via! Tutti insieme, con il collo teso in avanti, ben allineati in una perfetta formazione a V, per far piacere al vento.

    I cormorani comuni erano sempre i primi a partire, mentre i cormorani dal ciuffo preferivano attendere qualche giorno in più, per non doversi mescolare con la plebaglia della zona bassa della Rocca.

    Partito ormai da due o tre giorni l’intero stormo, il sole di mezzogiorno scovò l’uovo di Gon­dra­no proprio al centro del nido e incominciò a scaldarlo a dovere.

    L’autunno era appena iniziato, perciò i raggi del sole erano ancora alquanto roventi.

    Gondrano avvertì il calore che cresceva, cresceva... e finalmente decise che era venuto il momento di uscire alla luce e al fresco.

    Come l’istinto gli insegnava, batté il becco contro il guscio per avvertire chi stava fuori che era tempo di aprire: – Tock, tock!

    Ma nessuno rispose. Silenzio assoluto. Nes­­sun becco più robusto del suo rompeva dal­­­­­­l’e­­­­­­-s­ter­no l’involucro che lo teneva prigioniero.

    – Toc, toc! – insisté. Niente.

    Un po’ preoccupato, Gondrano puntò allora le zampette contro il guscio e incominciò a spingere con tutte le forze, anche perché avvertiva or­mai come un senso di soffocamento che lo ­stordiva.

    Naturalmente non aveva paura di morire, perché, non essendo ancora nato, non poteva sa­pere che cosa fosse la morte; però qualcosa dentro il petto, che batteva forte forte, gli metteva addosso una gran fretta d’uscire.

    Per fortuna, il luogo in cui si trovava il nido di Gondrano era pericolosamente in pendenza, tanto che più d’un uovo, in passato, si era spiac­cicato sulle rocce che limitavano la spiaggia sottostante.

    Gli sforzi di Gondrano fecero fare all’uovo un primo mezzo giro, poi un altro e un altro ancora, fino a fargli raggiungere il bordo del dirupo. Un colpo di vento assassino fece il resto, e l’uovo di Gondrano precipitò velocemente da un’altezza di almeno dieci metri.

    A questo punto entrò in scena Sua Maestà: il più vecchio, il più bizzoso e il più regale dei gab­biani reali che popolavano la Rocca dei Gabbiani, che si trovava sull’altro lato dell’Isola.

    Il vecchio gabbiano si era ritirato a meditare sulla spiaggetta dei cormorani, approfittando del loro esodo, per stare lontano il più possibile dal chiasso fastidioso dei suoi compagni di stormo. E tanta era la concentrazione nei suoi pensieri che sembrava persino che dormisse.

    Ma forse dormiva davvero, perché lo si sentiva russare da molto lontano.

    Come fu, come non fu, la fortuna di Gon­dra­no fu proprio quella di piombare sulla testa di Sua Maestà, anziché andare a disintegrarsi sulle rocce. Così il guscio dell’uovo si spaccò e Gon­drano rotolò sulla sabbia dopo un bel capitombolo, che lo lasciò stordito e dolorante, ma vivo.

    II

    Una mamma regale per Gondrano

    La caduta dell’uovo di Gondrano proprio sulla zuc­ca di Sua Maestà svegliò di soprassalto il vecchio gabbiano, che starnazzò stralunato per alcuni secondi: – Cau, cau! Ma che diavolo succede?!

    Stava già per prendere il volo per allontanarsi il più possibile dalla zona, quando si accorse del batuffolo di piume appiccicose e arruffate che giaceva a poca distanza da lui.

    – Cau!... E tu chi sei? Da dove sei piovuto?

    Gondrano tentò di mettersi diritto sulle zampe, ancora un po’ intontito, e barcollò per alcuni ­pas­si. Poi guardò Sua Maestà, che era il primo essere vivente che gli si parava davanti, e pigolò felice: – Mamma!

    Il vecchio gabbiano reale si mise subito in di­fesa, irritato e confuso allo stesso tempo.

    – Eh, no!– esclamò. – Questo no... Io non pos­so essere tua madre...

    Ma ormai la frittata era fatta, ed egli era un gab­biano troppo esperto per non conoscere le re­gole del popolo dell’aria.

    Per una bellissima legge che nessuno ha mai scritto, ma che tutti rispettano, nel meravi­glioso mondo degli uccelli non sono le madri che scel­gono i propri figli, ma sono questi ultimi che eleg­gono a loro madre il primo essere vivente che in­contrano appena usciti dall’uovo.

    – Mamma! – strillò ancora Gondrano, ritrovando le forze e correndo goffamente incontro a Sua Maestà.

    – Ma proprio a me doveva capitare! – si lamentò il vecchio gabbiano, guardandosi attorno alla ricerca di qualche suo collega burlone. Ma poi­­ché non vide nessuno nei dintorni, permise al piccolo cormorano di asciugarsi le piume sul suo petto morbido.

    – Mamma! – pigolò contento Gondrano. E allora il vecchio gabbiano reale mise subito in chiaro le cose: – Sentimi bene, piccolo! Se vuoi restare con me fino a quando non saprai volare da solo, dovrai evitare di chiamarmi mamma, chiaro? lo per te sarò sempre Sua Maestà, cau?!

    – Mamma Cau! – ripeté dolcemente Gon­drano, strusciando il capino contro il piumaggio bianco di Sua Maestà.

    – No, no! Non hai capito niente! Cau è un modo di dire di noi gabbiani reali... Oh, beh, in­som­ma! Cerca almeno di non esagerare con le

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