Alla scoperta del Cile del Nord in auto: Racconti illustrati di un viaggio nel deserto di Atacama, tra i vulcani della cordigliera andina e sulla costa dell'Oceano Pacifico
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Anteprima del libro
Alla scoperta del Cile del Nord in auto - Franco Folino
VIAGGIO
INTRODUZIONE
Se amate osservare la natura, nelle sue espressioni più primitive, semplici, lasciandovi ancora una volta stupire dalla sua bellezza, il Cile rappresenta per voi una meta di viaggio ideale. Un territorio che si lascia scoprire poco per volta, con fatica, ma regalando allo sguardo paesaggi continuamente diversi: dai ghiacciai del sud, alle aride distese desertiche dell’estremo nord.
La straordinaria eterogeneità biologica e geologica del paese è legata al suo sviluppo lungo l’asse nord-sud. Si tratta, infatti, del paese più lungo
del mondo, con 4300 km che separano le sue estremità. Attraversata dal tropico del Capricorno a nord, sfiora i confini del circolo polare antartico a sud.
Al contrario la sua estensione media in direzione est-ovest è molto limitata, solo 180 km, ma anche in questo caso il paesaggio che unisce le due estremità del paese è tutt’altro che omogeneo. In questo breve intervallo di spazio si passa, infatti, dalle vette della cordigliera andina, la più alta di 6893 metri di altezza, fino alle lunghe spiagge della costa, lambite dall’oceano Pacifico.
La marcata diversità di latitudine delle differenti regioni del Cile rende ovviamente molto variabile il clima: mite tutto l’anno nel nord, gelido e impenetrabile negli inverni australi del sud. Le variazioni climatiche non seguono però solo una logica di latitudine. Va infatti considerata anche l’altitudine, che introduce un ulteriore elemento nella distribuzione delle precipitazioni e soprattutto nei cambiamenti delle temperature. Nella lettura di questo libro bisogna valutare che il nostro viaggio si è svolto nel corso dell’inverno, quindi tutti i commenti e le osservazioni si riferiscono a quel periodo climatico.
Viaggiare alla ricerca delle più spontanee e impetuose espressioni della natura è un desiderio che molti di noi hanno nel cuore. Questo libro racconta di un viaggio intrapreso con questo spirito, attraverso il grande nord del paese, dove tre elementi fondamentali della natura, nelle loro manifestazioni estreme, si contrappongono l’uno all’altro: il fuoco dei vulcani, la terra arida del deserto e l’acqua dell’oceano. Si percorre in auto la cordigliera andina, viaggiando tra i 3500 e i 4500 metri di altitudine, costellata da vulcani ancora attivi, lagune abitate da fenicotteri e laghi salati. Scendendo di quota ci si addentra poi nel deserto di Atacama, il più arido del pianeta, ma vivo e acceso da mille colori. Si scende infine lungo la costa sull’oceano Pacifico, dove onde impetuose s’infrangono su alte scogliere e su lunghissime spiagge desolate.
Un viaggio segnato dalle diversità del paesaggio e da quelle climatiche, ma reso unicamente cileno dallo stretto contatto con la popolazione. Diversa anch’essa nel suo carattere: a volte riservato, quasi a voler proteggere il proprio territorio, altre volte più cordiale e aperto. Ma in fondo sempre caloroso e protettivo nei confronti del viaggiatore.
DA ANTOFAGASTA A CALAMA – Il primo contatto con ildeserto di Atacama
Il nostro viaggio inizia ad Antofagasta. Siamo arrivati qui da Santiago del Cile, porta d’ingresso quasi obbligata per entrare nel paese in aereo.
Il piccolo aeroporto, con le piste che si stagliano in un paesaggio desertico subito a ridosso della costa, è situato a circa 25 chilometri a nord della città. Il piccolo terminal fa pensare a una città di scarsa importanza, ma la realtà è molto diversa.
Contrattato il trasporto verso il centro, con il tassista di turno o con il servizio navetta, si può andare alla scoperta di quella che si rivela la seconda città del Cile in ordine di grandezza, con circa 300 mila abitanti. Proprio lì dove il deserto termina nel mare, questo centro è in grande espansione, principalmente grazie al costante sviluppo dell’industria mineraria, che richiama qui operai e ingegneri da tutto il paese.
In realtà, come vedremo, tutta la storia moderna del Cile è segnata fortemente da fasi alterne di sviluppo e declino, legate alle alterne fortune economiche dell’estrazione di minerali dal sottosuolo.
Antofagasta è la capitale della II regione
, fu fondata nel 1870 e la sua espansione iniziò grazie al suo ruolo di porto d’imbarco per il materiale estratto nelle miniere dell’entroterra.
Le principali vie di comunicazione della città sono caotiche, attraversate da un traffico intenso. Un po’ di tranquillità si trova nel barrio storico, che si dirama attorno a Plaza Colón, una piazza abbellita da una ricca vegetazione di palme e buganvillee e impreziosita da quattro fontane zampillanti. Nel suo centro risalta la Torre Reloj, una costruzione molto austera che fu costruita dalla colonia britannica nel primo centenario della repubblica. Lo stile britannico si vede e si sente, visto che il rintocco della campana ripercorre le note del più famoso e grande Big Ben. Ai lati della piazza spiccano la bianca facciata della cattedrale cittadina, dedicata a San José, e altre costruzioni in stile coloniale. Sullo sfondo, a rovinare la vista, spiccano alti palazzi di costruzione più recente. Nel resto del quartiere, andando verso il mare, s’incontrano altre belle costruzioni in stile vittoriano e georgiano. Proprio a ridosso della costa si incontra un’interessante testimonianza del passato: la vecchia stazione ferroviaria, ora ristrutturata, che fu costruita nella seconda metà del 1800 per collegare questo terminale marittimo alla Bolivia, dove fioriva l’estrazione del salnitro. Il proprietario originale fu un’industria estrattiva inglese, che ha dato alla costruzione un inconfondibile stile britannico e ha sistemato alcune tipiche cabine telefoniche rosse.
Proprio in questa fase iniziale di sviluppo, questioni amministrative sulla posizione dei confini e sulle tassazioni sull’estrazione dei minerali portarono nel 1879 Cile e Bolivia in guerra fra loro. Il salnitro, il nitrato di potassio, era allora utilizzato in agricoltura come fertilizzante, e i ricavi economici per le compagnie erano molto rilevanti. Dopo cinque anni di conflitto ebbe la meglio il Cile che estese i propri confini ed entrò in un periodo fiorente per la propria economia. Purtroppo i vantaggi furono in gran parte a favore degli investitori inglesi, tedeschi e nordamericani che colonizzarono il mercato. Ma la popolazione, impegnata in massa nel durissimo lavoro in miniera, come spesso succede in questi casi, non beneficiò in modo significativo di questa fase di prosperità.
Al di fuori dalla parte storica, la città di Antofagasta non offre particolari interessi. Le costruzioni che via via sono state costruite negli anni si susseguono in file parallele con differenti stili. Dai palazzi a più piani, alle case in stile coloniale, fino ai villini a schiera. Il tutto infarcito di qualche centro commerciale di enormi dimensioni. In particolare, nella zona nord della città si sta sviluppando un’enorme urbanizzazione, con edifici di dimensioni contenute, spesso con piccoli villini, destinata principalmente ai lavoratori delle miniere. Zone che tentano di essere accoglienti, magari con vista sul mare, per invogliare i potenziali addetti alle miniere a trasferirsi qui, nel mezzo di un territorio desertico, a più di 1300 km da Santiago.
Ma finalmente è arrivato il momento di lasciare la città e di iniziare il nostro viaggio nel nord del Cile, fino al confine con il Perù, attraversando il deserto di Atacama. Puntiamo a nord, in direzione Calama, che sarà la nostra prossima tappa.
S’inizia il percorso raggiungendo la mitica Panamericana, la strada che congiunge la punta del Sudamerica fino all’estremo nord dell’Alaska, a Prudhoe Bay, in un percorso lungo quasi 26.000 chilometri, interrotto solo in un breve tratto di 87 chilometri, tra Colombia e Panamá. Qui, nel nord del Cile, questa strada corre principalmente nell’entroterra, a debita distanza dalla precordigliera, sfiorando in alcuni casi la costa. Nonostante sia un’arteria di comunicazione di grande importanza, le sue due corsie di marcia non lasciano molto spazio di manovra ai numerosi camion che la attraversano. Anche il fondo è spesso dissestato