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Cronache tragicomiche di un pendolare
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Cronache tragicomiche di un pendolare
E-book81 pagine1 ora

Cronache tragicomiche di un pendolare

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Info su questo ebook

Vita vissuta, sensazioni quotidiane, un bel pizzico di fantasia ed ecco che la rabbia scatenata delle faticose vicende reali che uno dei tanti pendolari italiani è costretto a subire, trasformate in brevi racconti, leggeri, grotteschi, ma con un forte sfondo di denuncia, riesce a sfogare in qualche sana risata.
LinguaItaliano
Data di uscita4 set 2013
ISBN9788868552299
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    Anteprima del libro

    Cronache tragicomiche di un pendolare - Mario Menditto

    2

    Capitolo 1 - PREMESSA

    Tre ore. Questo è il tempo che ogni giorno, negli ultimi due anni, fumo via dalla mia vita per percorrere il tragitto che da casa mi porta all’ufficio a Roma.

    Tre ore, che moltiplicato per circa 220 giorni lavorativi equivalgono a 660 ore all’anno, ovvero circa un mese, trascorso ogni anno su treni, metropolitane e autobus.

    Abito a Ladispoli, sul litorale nord di Roma, a circa 55 Km dal mio obiettivo. L’obiettivo, da luglio 2010, è l’ufficio del mio nuovo posto di lavoro, situato vicino Via Veneto, in zona centrale della città.

    I primi giorni ho valutato diverse possibilità per raggiungerlo limitando i danni. Ho eliminato quasi subito l’opzione auto, sia perché mi troverei imbottigliato in un magmatico groviglio di scatolette condotte nel traffico da altri disgraziati come me, sia perché dovrei affrontare ogni volta la disperata impresa di trovare un parcheggio.

    Benchè quest’ultima possa rivelarsi inizialmente una sfida piuttosto stimolante, poiché spinge ad inventarsi le più ardite soluzioni di stazionamento dell’auto, ovviamente al limite della legalità, ove non proprio criminali, provocando anche una discreta dose di soddisfazione personale ed autostima in caso di successo (ricordo ancora con un malcelato brivido di piacere il giorno in cui riuscii ad inventarmi un parcheggio da dieci e lode piazzando la mia auto ad un angolo di un incrocio sfruttando l’arrotondamento ad elevato raggio di curvatura del marciapiedi, beffando sul filo di lana una Fiat Panda guidata da un’arzilla signora, alla quale non risparmiai un ghigno di sbeffeggio mascherato da smorfia di finto dispiacere), essa provoca con il passare del tempo un crescente stress psico-fisico, con cenni di aggressività violenta verso gli altri automobilisti (spesso identificati come pericolosi concorrenti da eliminare, siano essi in cerca di parcheggio o casualmente, e imprudentemente, di passaggio in quella zona), comparsa di tic nervosi, disfunzioni circolatorie e porta alla lunga a sindromi paranoidi e alla pratica frequente e reiterata della blasfemia immotivata.

    L’unica altra opzione disponibile è l’utilizzo dei mezzi pubblici.

    Dopo diversi test per cercare la combinazione più efficace, ho infine elaborato la seguente, che attualmente, a meno di eventi particolari, metto in atto quotidianamente: treno regionale da Ladispoli a Roma Termini, quindi metro, per due fermate, fino a Barberini e infine breve tragitto in autobus dall’inizio di Via Veneto, fino in cima alla strada, dove all’incirca si trova il mio ufficio; durata media complessiva del percorso: circa un’ora e mezza.

    Al ritorno, il contrario. Per un totale di tre ore.

    Tutto ciò quando non sopraggiungano imprevisti, cioè: quasi mai…

    Capitolo 2 - PRIMO GIORNO DI LAVORO

    4 luglio 2011

    Sveglia puntata alle 6.30. E alle 6.30, la bastarda, suona.

    Alle 6.33 riprendo conoscenza. Una ventina di minuti per abluzioni varie, dieci minuti scarsi per vestirmi e alle 7.03 esco dalla porta di casa.

    La stazione è a poche centinaia di metri: mi avvio lungo la via, rigoglioso come un gladiolo appena innaffiato, godendomi la frescura del mattino e con uno spirito ottimista e positivo che ben presto si rivelerà per lo meno azzardato. Entro alla stazione e acquisto il mio primo abbonamento mensile: solo 51 euro!

    51 euro per viaggiare in treno fino a Roma, prendere tutte le metro che voglio, tutti gli autobus che voglio, andare su e giù per la città con tutti i mezzi possibili; praticamente un regalo!

    Rifletto su come sia fortunato a poter utilizzare i mezzi pubblici per recarmi al lavoro ogni mattina (e per giunta al ridicolo prezzo di euro cinquantuno per un mese intero), mentre migliaia di poveracci sono costretti a bollire nelle lore gabbiette di metallo, stritolati nel traffico, non senza provare un sussulto di perfido godimento per la loro misera sorte.

    In quel momento alzo lo sguardo e noto che almeno un altro paio di centinaia di fortunate come me sono assembrati sulla banchina tra il binario 3 ed il binario 4.

    Il mio ottimismo inizia a vacillare.

    Guardo il monitor delle partenze: sono previsti tre convogli diretti a Roma nel breve giro di qualche minuto; 7.22, 7.28, 7.39.

    Bene! Il mio ottimismo riprende quota; cazzo se sono fortunato, altro che quei miserabili nelle loro macchinine!

    Mi reco rinfrancato anche io sulla banchina, a passo lento; non sono neanche le 7.20.

    Non sono solo. Insieme a me altri baciati dalla sorte vanno man mano ad ingrossare le fila dei pendolari in attesa.

    Ormai siamo almeno trecento ad occhio e croce.

    Poco male mi dico, tanto ci sono ben tre treni in partenza.

    Il treno delle 7.39 arriva una ventina di minuti prima da Roma ed è vuoto. Si ferma al binario 3 in attesa, ma non vi sale nessuno.

    Alle 7.22, puntuale, è annunciato all’altoparlante da una simpatica signorina l’arrivo del treno da Civitavecchia. La sua voce mi incute una sensazione di dolcezza e affabilità.

    A fianco a me un ragazzo sulla quindicina, con un paio di jeans a cavallo molto basso su cui avrei qualcosa da dire; mi assale un’insana voglia di ricordargli che la moda assurda dei pantaloni sotto le natiche è nata nelle carceri degli Stati Uniti, dove i prigionieri disposti a fare sesso con altri

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