Guida curiosa ai luoghi insoliti di Roma
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Non solo Colosseo e San Pietro. Quasi sconfinata per estensione, Roma nasconde centinaia di gioielli semisconosciuti che restano fuori dalle “rotte” abituali tanto dei turisti quanto degli stessi abitanti. In questa guida insolita Alessandra Spinelli e Piero Santonastaso ne hanno raccolti alcune decine, ordinati geograficamente: il Centro storico e i quattro punti cardinali per esplorare i segreti dell’immenso territorio comunale. Dalla Polledrara di Cecanibbio al lago rosso di Decima Malafede, dalle rovine di Antemnae dentro Villa Ada a quelle di Crustumerium nella riserva della Marcigliana, dai casali medievali del IV Municipio al Castello della Porcareccia. Ognuno di questi luoghi è pronto a svelare un’anima segreta e poco conosciuta della Città Eterna, la cui storia straordinaria non smette mai di stupire.
Luoghi sconosciuti, nascosti e bizzarri della Città Eterna
Pronti per essere svelati
La Polledrara di Cecanibbio, il cimitero degli elefanti
Santa Tecla, la catacomba di san Paolo
Il pozzo Pantaleo al portuense
Il Monte Cugno, Ficana e i draghi
Il lago rosso di Decima Malafede
Crustumerium e la Marcigliana
Villa Gordiani e le necropoli prenestine
Le tombe sulla Flaminia: il “gladiatore”, Fadilla e gli altri
Monte Antenne e le rovine di Antemnae
Il Monte Vaticano e la valle dell’inferno
La basilica sotterranea di Porta Maggiore
Alessandra Spinelli
giornalista attualmente al «Messaggero», si è occupata di cronache, sport e politica. Una passione per il mare e l’arte.Piero Santonastaso
giornalista, si è occupato di cronache, sport, cultura, spettacoli e web per «Il Messaggero». Una passione per la storia, le lingue e il giardinaggio.
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Anteprima del libro
Guida curiosa ai luoghi insoliti di Roma - Alessandra Spinelli
475
Le mappe all’inizio di ogni capitolo sono di Mauro Anelli
Prima edizione ebook: dicembre 2019
© 2019 Newton Compton editori s.r.l., Roma
ISBN 978-88-227-3925-4
www.newtoncompton.com
Edizione elettronica realizzata da Manuela Carrara per Corpotre, Roma
Piero Santonastaso - Alessandra Spinelli
Guida curiosa ai luoghi
insoliti di Roma
Per cogliere la vera anima
della Città Eterna
Newton Compton editori
Indice
Introduzione
PARTE PRIMA. IL CENTRO
Termini e il Monte della Giustizia
Insula Mattei, l’isola della cultura
La Basilica sotterranea di Porta Maggiore
San Giovanni a Porta Latina
Il Monte Vaticano e la Valle dell’Inferno
PARTE SECONDA. ROMA NORD
Monte Antenne e le rovine di Antemnae
Crustumerium, la Marcigliana e la dama velata
Le tombe sulla Flaminia: il gladiatore
, , e gli altri
La Villa di Livia
La fonte di Anna Perenna
La catacomba di San Valentino
La Basilica dei Beati Arcangeli in septimo
PARTE TERZA. ROMA EST
Torre Spaccata, un quadrato antico
Salone e Tor Cervara, tra laghi e latomie
Gabii, la scuola di Romolo e Remo
Villa Gordiani e le necropoli prenestine
San Zotico alla Borghesiana
IV Municipio, casali per tutti
PARTE QUARTA. ROMA SUD
Il lago rosso di Decima Malafede
Il Monte Cugno, Ficana e i draghi
Cecilia Metella, da mausoleo a castello medievale
Il Pozzo Pantaleo al Portuense
Santa Tecla, la catacomba di San Paolo
Villa Chigi a Castel Fusano
Le casette Pater di Acilia
PARTE QUINTA. ROMA OVEST
La Polledrara di Cecanibbio, il cimitero degli elefanti
Colle Sant’Agata, il Trionfale e gli etruschi
La necropoli di Malnome e l’uomo senza sorriso
Santa Maria in Celsano e Galeria Antica
Il Castello della Porcareccia e i monumenti naturali
Abamelek, la villa contesa
Bibliografia
Ad Augusta ed Enzo
Introduzione
Il Comune di Roma si estende su un’area di 1285,31 chilometri quadrati ma è come se ben 1265 di questi non esistessero: l’attenzione generale, dagli studiosi ai semplici visitatori, è ossessivamente focalizzata sul Centro storico, i Municipio, Trastevere e Prati compresi, qualcosa come 20 chilometri quadri scarsi. Ovvio, il cuore della Roma antica è lì, il Vaticano è lì.
Il resto? Avvolto in una nuvola di quotidianità, traffico e vita normale che tutto tende a far scomparire in un’indeterminatezza senza valore. Persino chi abita nello stesso quadrante di un vero e proprio tesoro, magari ci passa davanti dieci volte al giorno, ma non lo conosce. E invece, Roma è Roma, anche lì, e forse soprattutto lì, in un mix di storia antica e moderna che lascia storditi. Lì dove sorgeva Crustumerium, l’antica città ora nel parco della Marcigliana asserragliato dalla metropoli che è avanzata sulla Salaria, oppure nelle casette Pater di Acilia, muti fantasmi del sogno mussoliniano inglobato nella centralità di Madonnette. O ancora lì dove è Villa Gordiani, e quanti dal tram 5 l’avranno vista senza mai scendere e scoprire la sua incredibile storia, oppure a Castel di Guido dove la città si perde e sopra un’altura c’è la Polledrara di Cecanibbio ovvero il cimitero degli antichi elefanti.
Luoghi, eventi e personaggi ai quattro punti cardinali della città per una Guida curiosa ai luoghi insoliti di Roma. Insoliti perché è stato bello scandagliare non i soliti noti monumenti ma qualcosa di sconosciuto, nascosto, dimenticato forse, oppure raccontato in un altro modo, Storia e storie dentro e soprattutto fuori il Gra. È poi certamente la curiosità il filo conduttore di questo libro: cosa c’è lì? E come è nato? E poi cos’è successo? Come un diario di viaggio, non certo un titolato studio accademico, ma un quesito ha tirato l’altro nell’approfondire anche luoghi che magari insoliti non sono come Termini, dove c’era il Monte della Giustizia, o l’Insula Mattei, che dal Medioevo a oggi ha conservato la vocazione di isola culturale della città. Uno sguardo stratigrafico a cavallo dei secoli, tra personaggi cardine come Livia e Augusto che davanti all’attuale cimitero di Prima Porta eressero una straordinaria villa suburbana, fino a semplici comparse, come i portoghesi omosessuali scoperti a San Giovanni a Porta Latina, per capire un po’ meglio il presente e magari progettare il futuro.
Roma ha infatti un tesoro immenso ancora da scoprire seguendo benemeriti storici e archeologi, un lavoro spesso senza luce, lungo i fili del nuovo tessuto urbano. La città è cresciuta a dismisura, la gente vive ben oltre il Raccordo e l’amministrazione comunale da tempo ha smesso di indirizzare l’espansione urbana cercando di raddrizzare quello che è nato tra il vecchio e il nuovo Piano regolatore. L’idea di una serie di centralità connesse tra loro non è ancora decollata, del tutto frenata anche dallo scarso sviluppo della rete dei trasporti su ferro. Si assiste però a un radicamento storico dei territori che mirano a raccontare la propria storia. La prova è nell’xi Municipio, che da tempo ha preso orgogliosamente il nome di Arvalia dall’antico collegio sacerdotale romano che si riuniva in un tempio in prossimità del Tevere proprio sulla via Portuense. Altri stanno seguendo l’esempio, anche se poi sui siti istituzionali è difficile trovare notizie di visite guidate ai monumenti locali, quasi sempre organizzate soltanto da associazioni culturali. D’altra parte anche nella realtà, ovvero nei luoghi raccontati, mancano spesso cartelli stradali o informativi, un vero peccato, e in quanto al Mibac diciamo che fa quel può. E questo è il presente.
Il futuro però può partire da qui. E questo è l’intento del nostro libro: far scoprire luoghi sotto casa nei restanti 1265 chilometri quadrati cominciando da questo primo elenco di proposte. Perché anche questa è Roma.
PARTE PRIMA
IL CENTRO
Mappa dell’itinerario di Roma centro: 1. Termini e il Monte della Giustizia, 2. Insula Mattei, 3. Basilica sotterranea di Porta Maggiore, 4. San Giovanni a Poarta Latina, 5. Il Monte Vaticano e la Valle dell’Inferno.
Termini e il Monte
della Giustizia
Nei giardini del Castello Massimo di Arsoli si può ammirare una statua della dea Roma dai trascorsi travagliati. Fino alla seconda metà del xix secolo faceva bella mostra di sé dov’è oggi piazza dei Cinquecento. In realtà qualche decina di metri più in alto della moderna piazza. Non che si librasse in aria, dea ex machina pronta a risolvere umane vicende: semplicemente troneggiava sul Monte della Giustizia, una collinetta dapprima intaccata nel 1861, quando per volere di Pio ix il terminale della ferrovia per Frascati avanzò da Porta Maggiore a Termini, poi definitivamente spianata tra il 1876 e il 1883 per fare posto a una grande stazione che fosse degna della capitale di uno stato moderno.
Non soltanto la nostra statua svettava sul culmine del monte
della Giustizia, ma gli aveva anche dato il nome: vox populi voleva che rappresentasse infatti la raffigurazione della Giustizia.
Quella collinetta non era un rilievo naturale, ma si era formata nei secoli con continui sversamenti di terreni di riporto e materiali edili di scarto, fenomeno molto frequente nell’Urbe. Il Monte della Giustizia era insomma parente stretto del più famoso Monte Testaccio, nato dai cocci delle anfore scaricate nel vicino porto dell’Emporio (da cui l’altro, popolare nome di Monte dei Cocci), e anche di Monte Citorio, cresciuto con i materiali di risulta della bonifica di Campo Marzio; di Monte Giordano, sorto con gli scarti del molo fluviale di Tor di Nona; di Monte de’ Cenci, sulle rovine del Circo Flaminio; di Monte Savello, misto di detriti alluvionali del Tevere e di resti del Teatro di Marcello; e dell’altrettanto scomparso Monte Cipollaro, la gobba
che fino al xvi secolo ospitava nei pressi di Santa Croce in Gerusalemme le coltivazioni di aglio e cipolle i cui fiori servivano agli addobbi per la festa di San Giovanni.
Diversamente da quasi tutti i suoi parenti
, escluso Monte Testaccio, il Monte della Giustizia era anche imponente
, arrivando a rappresentare il punto più alto di Roma. D’altro canto per formarsi aveva avuto bisogno delle rovine di un intero quartiere, demolito nel 298 per avviare la costruzione delle Terme di Diocleziano. Quale discarica migliore del vicino aggere che proteggeva le mura cittadine, proprio dove il fossato, scavato a difesa della parte più esposta della cinta muraria in corrispondenza di Quirinale, Viminale ed Esquilino, raggiungeva le ragguardevoli dimensioni di 36 metri in larghezza e 15 in profondità?
Aggere. Dal latino agger, termine militare dal doppio significato: il terrapieno che veniva innalzato per assaltare le mura di una città assediata. Oppure il vallo a difesa delle mura cittadine, composto da un largo fossato e da un muro con un eventuale terrapieno di rinforzo.
Un vero e proprio cratere agevolmente colmato con le insulae demolite e che poi entrò a pieno titolo nell’uso cittadino in qualità di discarica, crescendo nei secoli fino a seppellire completamente le mura repubblicane, più note come Mura Serviane.
Furono queste ultime la vera sorpresa degli sbancamenti del 1861: sotto gli occhi della dea Roma/Giustizia ne riemerse un tratto di 25 metri. La statua per qualche anno ancora fu lasciata in pace lì dove l’aveva fatta trasportare il cardinale Alessandro Montalto, il cui principale merito era l’essere pronipote di Felice Peretti, pontefice nel 1585 con il nome di Sisto v. Uomo quest’ultimo di umilissime origini cui però non difettavano ingegno e intraprendenza, se è vero che dalla natìa Grottammare, dopo aver girato l’Italia e l’Europa con vari incarichi ecclesiastici, riuscì ad arrivare al soglio di Pietro. Non a caso il Belli lo soprannominò er papa tosto
.
Le Terme di Costantino in un’incisione di E. Du Pérac.
Felice Peretti sapeva stare al mondo: quando aveva il vento in poppa, da predicatore, inquisitore, vescovo o cardinale che fosse, espletava al meglio i propri incarichi. Quando a San Pietro regnava invece un papa non amico
, come ad esempio Gregorio xiii, allora pensava agli affari suoi. Cioè faceva incetta di terreni e edifici per dare lustro alla famiglia. Fu così che acquistò la villa del cardinale Oliviero Carafa al Monte Cavallo (il Quirinale) e ne commissionò l’ampliamento fino a trasformarla nel palazzo oggi sede della Presidenza della Repubblica. Dagli scavi per quei lavori tornò alla luce la nostra dea Roma, una delle tante opere d’arte che ornavano le scomparse Terme di Costantino. Scomparse perché distrutte: le ultime picconate arrivarono nel 1877 per l’apertura di via De Merode, oggi via Nazionale.
Terme di Costantino. L’ultimo grande edificio termale della Roma imperiale. Costruite intorno al 315, probabilmente riprendendo lavori avviati da Massenzio, corrispondevano all’area tra via
xxiv
Maggio, piazza del Quirinale, via Nazionale e via della Consulta. Nulla resta delle strutture murarie, sopravvissute fino al
xvii
secolo ma poi distrutte per la costruzione di Palazzo Rospigliosi e infine definitivamente scomparse con l’apertura di via Nazionale. Restano però molte opere, a partire dalle statue dei dioscuri che si trovano sulla piazza del Quirinale, proseguendo con le statue di Costantino sulla balaustra del Campidoglio e a San Giovanni in Laterano, e quelle dei fiumi al Palazzo Senatorio.
Però il futuro Sisto v voleva edificare qualcosa ex novo e così cominciò a comprare terreni intorno alle Terme di Diocleziano, affidando il progetto della futura Villa Montalto Peretti a Domenico Fontana (lo stesso architetto che mise mano al Quirinale). Comprare terreni è espressione riduttiva: proiettando su una mappa moderna l’area acquistata per la costruzione della villa, destinata a essere la più grande all’interno delle Mura Aureliane, avremmo come perimetro le attuali via Marsala, via del Viminale, viale De Nicola, via Depretis, via Liberiana, via Carlo Alberto, per una lunghezza superiore ai 6 chilometri.
Da papa, Sisto v diede maggiore impulso ai lavori ma non arrivò a vederne la fine: costruiti il Palazzo alle Terme e il Casino Felice, oltre a logge, varie dependance, ninfei, decine di fontane e persino un serraglio per leoni, avrebbe anche voluto un terzo palazzo, il più prestigioso. Come scrive l’architetto Fontana: «sopra un colle quasi nel mezzo di detta Vigna, che è il più alto luogo, che sia dentro la Città di Roma, si disegna fare un palazzo bellissimo, dal quale si scoprirà tutta la Città, e la campagna d’intorno». Invece mancò il tempo e nel punto prediletto dal pontefice, lì dove la pianta di Leonardo Bufalini del 1551 situava la leggendaria Torre di Mecenate (quella legata al mito di Nerone che in estasi osserva Roma in fiamme) pressappoco di fronte allo sbocco di via Vicenza su via Marsala, rimase soltanto un sedile in pietra, il cosiddetto canapè di Sisto v
, dal quale il papa amava contemplare il panorama fino alle montagne.
Entrò allora in gioco il pronipote Alessandro Montalto, che per onorare la memoria dello zio fece livellare la sommità della collina, formando un giardino circolare chiuso da una corona di 21 pini e cipressi e da una siepe di bosso, al cui centro fu collocata la dea Roma rinvenuta a Monte Cavallo. La statua però non aveva più né la lancia che reggeva con la destra né il globo che teneva con la sinistra, ragion per cui il popolo si sentì autorizzato a individuarvi le fattezze della Giustizia
. Da lì a rinominare il monte che fino a quel momento era noto come Superaius o Superaggere, il passo fu breve.
La stazione Termini in un’incisione di fine Ottocento.
La splendida villa ebbe vita travagliata: passò di mano dai Montalto Peretti ai Savelli, poi ai Negroni, quindi nel tardo Settecento al mercante Giuseppe Staderini che la disboscò completamente per farne campi da coltivare, infine ai Massimo. Nel tempo era stata campo vaccino e piazza d’armi. Fino all’arrivo della ferrovia, agli scavi, agli sventramenti, alle distruzioni. Non si andava tanto per il sottile: nel 1873 fu rinvenuta la cosiddetta cappella del Monte della Giustizia, risalente al v secolo. Sommariamente studiata e fotografata, fu ridotta in briciole. Di Villa Montalto Peretti resta quasi nulla: la dea Roma, il Nettuno e Tritone del Bernini al Victoria and Albert Museum di Londra, la Fontana del Prigione ricostruita al Gianicolo, opere sparse. Del Monte della Giustizia, rimangono invece i resti di Roma antica venuti alla luce con i lavori per la stazione Termini e per la metropolitana, osservati distrattamente nel gran viavai di viaggiatori e pendolari.
Indicazioni
La stazione Termini è lo snodo principale del trasporto pubblico romano: per raggiungerla c’è da scegliere tra metropolitana, bus e treni.
Palazzo Massimo alle Terme è in largo di Villa Peretti 2. A due passi, su viale Enrico De Nicola 78 c’è il Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano.
Insula Mattei,
l’isola della cultura
Uno, uomo provinciale, estrazione umile, assurto alle più elevate cariche pubbliche romane; gli altri, a distanza di secoli, esattori e latifondisti, che divennero importanti mecenati costruendo residenze patrizie ricche di tesori d’arte. Destini che si incontrano nelle vie adiacenti all’area sacra repubblicana di Torre Argentina nell’antico e contemporaneo gioco romano delle sovrapposizioni. Lui è Lucio Cornelio Balbo, nato da una famiglia di Cadice, favorita da Pompeo Magno, che sin da giovane si dimostrò sagace uomo politico e amante della letteratura tanto da diventare poi amico di Giulio Cesare e protetto da Augusto: primo non italico a