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Il sorriso dell'anima
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Il sorriso dell'anima
E-book157 pagine1 ora

Il sorriso dell'anima

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Info su questo ebook

A volte, l’anima sorride. Accade quando, anche in un solo attimo di silenzio, troviamo il ricordo di un volto, una voce, una sensibilità che si credeva perduta.
LinguaItaliano
EditoreA. Effe
Data di uscita10 gen 2014
ISBN9788868855482
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    Anteprima del libro

    Il sorriso dell'anima - A. Effe

    A Effe

    Il sorriso dell'anima

    UUID: c18fd966-7a0f-11e3-81e3-27651bb94b2f

    Questo libro è stato realizzato con BackTypo

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    Fabrizio

    L'apparizione

    Il Genoma

    L'uomo e la maschera

    Sconcetta

    Hackere

    Violetta e Alfredo

    Nefertari

    Il destino

    Lezione di tango

    Massime e minime

    Perizia di parte

    La fiacca con sotto il mogio

    Primo Amore

    L'amore quando è sera

    Primo e ultimo

    Nancy

    Antonio e Lucia

    Per sempre

    Enricuccio e Teresina

    Roma

    Metro A

    Piacere carnale

    Non c'è più religione

    Maria

    Nunziata

    Attimi fuggiti

    L'ultima fiaba

    I due zolfanelli

    Sondaggi

    Colazione da Bischery

    Le tante anime della sinistra

    Il cavaliere eclettico

    Inese e Elena

    Disconosci te stesso

    Scarpe grosse e cervello fino

    Il sorriso dell'anima

    Sensibilità smarrite (quasi)

    Fabrizio

    Brutta cosa, vivere di certezze, fino a poco tempo fa ne ero piena: questo è quello che succede, me dicevo, e questa so’ io,se tutti fossero come me. L’arrivo de Fabrizio ha messo in discussione un po’ tutto. Al primo impatto, m’era sembrato un ragazzo come tanti, alto, bello, sguardo diretto.

    Buongiorno, signora, sono il nuovo inquilino.

    Buongiorno, piacere, tanto piacere.

    Al secondo, pe’ poco ‘nme pija ‘ncolpo.

    Buonasera..., non mi riconosce?

    Tutto il condominio in agitazione, risatine, battute.

    Ce mancava solo lui.

    Lui, eh eh!

    Lo tenevamo a distanza, io in particolare, nun ce volevo proprio ave’ a che fa’. Poi, ‘na volta ‘nsaluto a mezza bocca, ‘n’altra che aveva finito er sale, l’ho conosciuto mejo, e semo diventate amiche.

    Chi te l’avesse detto.

    Proprio.

    A volte, basta parlarsi.

    ‘Nte crede che te capisco, anzi.

    Spesso, la sera, stavo co’ lui mentre lei se preparava a usci’. Era come ‘na cerimonia, tutto curato nei particolari: il trucco, la parrucca, i vestiti, quei trampoli che se metteva ai piedi, bello lui, bellissima lei, tanti colori, tutti i colori.

    Sai, per poco non mi facevo prete.

    Ce mancava solo questo.

    Eppure...

    Te credi nun lo sapevo? Co’ te me farò ‘na cultura. Dai, racconta, m’hai ‘ncuriosito.

    E lui raccontava, esperienze che nun ce la faccio a ridille.

    Difficile, credermi.

    Difficile, sì. Com’è successo, che stavi là?

    Papà ignoto, mamma bambina, nonno bigotto. Secondo il senso comune, sono stato poco fortunato, in parte è vero, ma capisco più cose.

    Consolamoce così.

    La notte era la sua vera cornice, usciva e la colorava.

    Ciao, a domani.

    Me raccomanno.

    Stai tranquilla.

    Andava anche a cercare l’amore, diceva.

    Io sono un clandestino dell’amore, non ho altre possibilità.

    Nun lo trovava, ma almeno rimediava qualche lira. Qualche lira, insomma, rimediava bene rimediava.

    In certi posti, de notte, ce sarà pure l’amore, nun vojo di’, ma, stai attento...

    Pensavo ai pericoli della notte. Ce n’era ‘n’altro.

    No, meglio che non bevi al mio bicchiere.

    I colori se scurirono.

    Vie’ quà, abbracceme. Devi fatte coraggio, le cure ce so’...

    Ospedale, casa, ospedale. Ce l’ha messa tutta, che lotta è stata. Senza speranza, come ce ne so’ tante.

    Che ore sono?

    Le dieci.

    Devo prepararmi.

    Sì...

    Un uccellino spaurito, quell’occhi, quell’occhi.

    Mi preparo, esco...

    T’accompagno.

    Quell’occhi.

    Ce ne andiamo in giro.

    Sì...

    Parliamo.

    Sì...

    Ti vedo lontana, vedo tutto lontano, parlami.

    Ti voglio bene.

    Parla... mi.

    Una creatura dolcissima, la più dolce che ho mai incontrato. M’ha lasciato ‘npo’ de vestiti, qualche trampolo, e un tarlo, dentro la testa, il pensiero de ‘na cosa che gli dovevo, pure se lui non avrebbe voluto. Ce so’ annata dopo il funerale, me so’ fatta riceve co’ la scusa de ‘nlascito che volevo fa’.

    Dolce, caro Monsignore,

    te ricordi al Pio collegio,

    fra pioggia, lampi e toni,

    quel bambino spaurito

    che copristi d’attenzioni?

    Forse no, e te capisco,

    nel tuo impegno pastorale

    chi sa quanti hai assistito

    nelle notti in temporale.

    Non pensare, non fa niente,

    in questo giorno di cordoglio

    io ti porto solamente

    il saluto di quel figlio.

    Se n’è andato, Monsignore,

    non per scelta, stai tranquillo,

    ma perchè, come succede,

    ha abusato nell’amore,

    quello che da te ha imparato

    in quei giorni senza sole.

    Te saluta e te ringrazia

    pure pe’ quell’orazione

    ch’hai fatto su dal pulpito

    contro ogni deviazione.

    E te saluto pure io,

    dolce, caro Monsignore,

    ti lascio col tuo Dio,

    quello che saetta, tona

    e minaccia temporale,

    così ancora quer batacchio,

    che de certo sempre sona,

    con Pio moto spirituale,

    potrai spigne a fare tana.

    L'apparizione

    Un uomo è indaffarato nell’orto della sua vigna, taglia e rastrella erbacce. Poco distante, su un rialzo del terreno, dentro un cono di luce, appare la Madonna, aureola dorata, tunica bianca, velo celeste, sorriso tenero. Lui le lancia un’occhiata di sfuggita e continua il suo lavoro, lei ha una smorfia di disappunto, pochi passi e gli si porta accanto, sguardo severo, tono risoluto.

    Buongiorno, giovanotto!

    ‘Giorno, Madonna.

    Ah, allora mi hai visto, sai chi sono?

    Lo so, lo so.

    Mi hai visto sempre, in questi giorni?

    Come no? Da una settimana, sempe a chest’ora, quattro e cinquanta cinque. A dire la verità, dice, oggi mi stavo preoccupando, sei in leggero ritardo.

    Come mai non ci sono altri fedeli?

    Veramente, io non ho detto niente a nessuno, uno che vede la Madonna lo deve per forza dire a tutti?, mica è obbligatorio.

    E’ prassi, caro!, e quando è prassi rientra nel Diritto Pubblico, quindi, ergo!, io ho diritto a un pubblico.

    Sì, sì, non discuto, dice, se lo dice la legge.

    Come ti chiami?

    Massimo. Perchè, ‘nn’‘o ‘ssapivi?

    Devo sapere tutto?

    No, no, sa’, dice, si dice: ‘a Madonna ‘o ‘ssa. Avrai sentito quella frase: Dio lo vede, dice, e la Madonna lo sa.

    Dio, lo sa!, e la Madonna lo vede.

    Siamo lì, dice...

    Non proprio, e poi dici troppi dice!

    Sì, sì, va buòh, però si dice, dice.

    Comunque, come appunto si dice da voi, il problema è un altro: in questi giorni, perchè non mi hai fatto degna riverenza?

    Non è vero, io ti ho sempe riverito, come no? Con la mente, lo spirito. Che dovevo fare, agitarmi, fa’ ‘o fanatico? Sai, ho pensato, dice, se mettesse scuorno, cu’ tante cirimonie, e magari non mi appare più. A proposito, dice, no?, se lo puoi dire, perchè proprio io, proprio a me, questo grande privilegio?

    Non tanto tu, senza offesa, mi piace il posto, temperato, nè caldo nè freddo, quelle belle rose, il loro profumo, mi ci trovo bene. Sei il primo a saperlo, ma, molto presto, quì sorgerà un luogo di culto.

    Ti dirò, dice, lo avevo immaginato.

    Bene, hai immaginazione.

    Vuo’ vede’, no?, ho pensato, dice, che la vigna mia diventa un luogo di culto?

    Sei intelligente, non sembrava.

    Tanto mondo, dice, proprio quà, no? Il privilegio. Non ho parole.

    Capisco l’imbarazzo, ti fa onore.

    Un luogo di culto, proprio alla vigna mia. E’ sicuro, no?, perchè, non vorrei, sa’, dice, uno dice ‘na cosa, poi ci ripensa.

    Tranquillo, non accadrà.

    Sì, sì, volevo dire, no?, dice, quà comincerà a veni’ ‘nu sacco ‘e gente, dal casertano, dal salernitano, dall’Italia. Pe’ ‘stu mutivo, ‘n’aggia parlato. Quà non ci vengo mica per l’orto, du’ foglie ‘e ‘nsalata, pomidori, milanzane. Ci vengo per stare in pace, per trovare un po’ di silenzio. A vote, dice, sono i silenzi a parlare di più, perchè ti vengono a trovare i ricordi. Quì hanno coltivato i miei avi, i nonni, mio padre, mia madre. A vote, me pare ancora ‘e senti’ la voce di mamma che mi chiama: Massimooo...

    Però, che belle parole, quanto sentimento.

    Il silenzio, dice, ha il volto delle cose che hai perduto.

    Meravigliose parole, meritavi veramente che apparissi quì.

    " Sono di una canzone: La voce del silenzio. ‘Nn’’o ‘ssapivi, eh? "

    Devo sapere tutto?

    No, no, dice, si dice: ‘a Madonna...

    Non lo sa!, lo vede!, e la vedono!

    Sì, sì. Ti faccio una domanda, così, dice, tanto per dire: se io ero cattivo, no?, metti che parlavo malamente dei genitori, dicevo brutte parole, non tenevo buoni sentimenti, tu saresti andata a premiare qualche altro?

    E no!, dove appaio appaio, e sto là.

    Ecco, dice, dove appari...

    Appaio!, dice, e là sto!

    No, perchè quà vicino, ciento metri, ci sta la vigna di uno così, ‘nu certo Lello, uno, che ti dico, Madonna, cattivo ma cattivo, ma di un cattivo...

    Cattivo, ho capito, e allora?

    Faccio una ipotesi, ‘na cosa che m’è venuta: se tu appari là, no?, dice, potrebbe diventare buono anche lui.

    Questo è certo, con le buone o con le cattive.

    Brava, hai capito, accussì ne tieni uno in più con i buoni sentimenti, tanto io so’ sicuro, dice, acquisito diciamo.

    Se sta vicino, lo facciamo venire quì.

    Pure lui?

    Vengano a me le pecorelle smarrite!

    Alla vigna mia.

    Vigna del Signore, ormai.

    Sì, no? Perchè, avevo pensato, quante ne penso, eh? Tante, ne penso, ma tante.

    Pensi molto, ho capito.

    "

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