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Le mie lettere al mondo: dalla terra ...all'infinito
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E-book200 pagine2 ore

Le mie lettere al mondo: dalla terra ...all'infinito

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Info su questo ebook

Caro lettore! L'ispirazione mi ha portato a scriverti delle lettere, con l'intento di comunicarti la profondità della vita (fisica, emozionale, mentale, spirituale e... Divina).
Temi d'attualità e divertenti fumetti ti accompagneranno in uno straordinario viaggio interiore, che culminerà nell'ultimo capitolo attraverso importantissime (se pur teoriche) rivelazioni: alla scoperta di CHI SIAMO e del perché! Dalla terra ...all'infinito!
LinguaItaliano
Data di uscita27 nov 2013
ISBN9788868850722
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    Anteprima del libro

    Le mie lettere al mondo - Massimo Maffei

    CAPITOLO 1

    (Scelta del libro)

    23 aprile 2010

    Buondì!

    Uoooooh, sìì!

    In questo momento mi trovo fuori casa, nella periferia di Torino. Sto osservando il panorama attorno a me. In tal limpida giornata di primavera scorgo distante il monte Gran Paradiso, che si erge maestoso insieme al meraviglioso arco alpino del Piemonte.

    A proposito di Paradiso, questo spettacolo della natura mi fa tornare in mente la scintilla di cui ho parlato nella lettera d’introduzione.

    Ti racconto cosa mi è capitato circa due settimane fa.

    Stavo camminando nel parco del Valentino, com’è mia abitudine fare al rientro dal lavoro.

    Da un po’ di tempo balenava dentro di me l’idea di scrivere un libro, ossia di raccontarmi al mondo; non per manie di protagonismo intendiamoci, ma semplicemente perché sentivo e sento tuttora in me come una spinta a doverlo fare.

    Il motivo preciso non lo so, però quel giorno al Valentino ho sentito questo impulso più forte del solito.

    Non avevo la più pallida idea del tipo di volume da scrivere. Raccontare di me al mondo sì, ma in che modo? Romanzato? Narrato? O in un’altra forma?

    ), la spina dorsale e tutto il mio corpo. Contemporaneamente ho immagazzinato luminosa e meravigliosa Energia Universale dal cielo Divino; dalla sommità della mia testa è scesa lungo la colonna vertebrale fino a riempirmi tutto di luce.

    Son rimasto per qualche minuto centrato in quella condizione, mentre chiedevo dentro di me: Amore Universale illumina oltre al mio corpo anche la mia mente; dimmi, cosa devo scrivere nel mio libro? Che tipo di testo deve essere? T’imploro, dammi un segnale!.

    Ritengo che il mondo sottile (ultraterreno) utilizzi quello fisico per comunicare con le menti delle creature mortali.

    Infatti, appena posta la domanda, mi è accaduto un episodio particolare: accanto a me son passati due podisti, come tanti che corrono tutte le sere nei parchi. Parlavano tra di loro mentre correvano e una frase chiara, pronunciata a voce alta da colui che mi ha lambito, ha riempito improvvisamente tutto il mio Essere. Scrivi delle lettere! Ma scrivile tu!, ha detto.

    È stata una vera illuminazione, anche se devo ancora comprendere pienamente la seconda parte della frase: Ma scrivile tu!; parole che potrebbero sottolineare di realizzarle con un’apertura interiore totale, senza condizionamenti altrui.

    Comunque sia, in quel momento ho capito finalmente che struttura dare al mio libro. Testo epistolare! Scrivere cioè delle lettere al mondo! Magnifico!, ho pensato.

    Oh già! È proprio vero, quando riesci a centrarti bene nel tuo profondo, e a zittire anche per pochi istanti la mente, ecco che il Divino inizia a manifestarsi in te (ancor più di quanto già accade normalmente).

    Ebbene, caro lettore, posso dirti con estrema sincerità, per questa e per molte altre esperienze di connessione di questo tipo avute nel mio passato, che cercar di prendere contatto con la parte più sottile ed elevata di se stessi e del mondo è un ottimo punto di partenza per evolvere sul serio e raggiungere, di conseguenza, la vera felicità, ripulendo sempre di più la propria mente dal fitto branco di scimmie urlatrici che solitamente la popolano…

    …Uh-uh-uh-uh! Uah! Uah! Uah!!!

    CAPITOLO 2

    (Clima)

    26 aprile 2010

    Ciao.

    È sera, in questo momento. Sono in casa e sto guardando fuori dalla finestra del mio studio. Il cielo è grigio, gonfio di nuvole. Pioggia e fulmini si abbattono su Torino da questa mattina.

    Insomma …pessimo clima!

    O quantomeno questo è ciò che sosterrebbero in molti, pessimo clima!.

    Le condizioni atmosferiche di oggi mi han dato l’ispirazione per scrivere questa lettera, riguardante quindi …il mal tempo!

    Beh, forse però l’argomento tanto triste non è.

    In effetti, mi stavo chiedendo: il cosiddetto mal tempo è davvero così deprimente?

    Se il cielo non è sgombro da nubi, si usa dire che c’è mal tempo, o cattivo tempo, o brutto tempo (giusto per citare i termini più moderati, utilizzati oltretutto dagli stessi metereologi in tv o in radio). Al contrario se c’è assenza, o quasi, di nuvole allora vuol dire che fa bello, che il cielo è sereno.

    Mmm… ho detto sereno? Ovvero… felice? Contento? Ciò significa per esempio che in caso di pioggia la volta celeste diverrebbe triste? Abbacchiata?…

    Mah… non sarà forse che proiettiamo sul meteo le nostre discutibili convinzioni?

    Io penso proprio di sì. In realtà le cose non stanno esattamente nel modo in cui crede la maggior parte delle persone.

    Per esempio: può la natura aver voglia di affliggerci con tutti i suoi climi a noi poco gradevoli?

    Io dico di no. Sappiamo tutti che il cattivo tempo è necessario tanto quanto il bel tempo. Se così è, allora la situazione è positiva in entrambi i casi. Perciò come potremmo parlarne negativamente? Forse perché non ci piace il cielo a volte poco luminoso? O perché non amiamo bagnarci sotto la pioggia? Oppure non vogliamo abbassamenti delle temperature se non quando c’è caldo insopportabile?

    Faccio un esempio pratico. Torino, la città in cui vivo, risente di un clima continentale (per cui, detto in parole povere, si schiatta di caldo d’estate e si gela d’inverno), ed è situata nella regione più piovosa d’Italia. Insomma, non sembrerebbe essere proprio il posto più piacevole del mondo. L’abbondanza di piogge dipende dal fatto che, circondato dai monti, il Piemonte è poco esposto ai venti e quindi succede sovente che le nuvole, anziché transitare, sostino a lungo. Tuttavia le Alpi riparano parzialmente dal freddo invernale proveniente dal nord, ma è anche vero che, insieme agli Appennini, non permettono l’ingresso del clima mite mediterraneo dalla Liguria. Il poco vento, inoltre, fa sì che storicamente a Torino l’inquinamento dell’aria permanga più che in tutto il resto d’Italia (un triste primato per cui ho sempre creduto che in Piemonte, data la sua conformazione territoriale, non sarebbe dovuta mai sorgere una città così industriale e di conseguenza così abitata …ma questo è un altro discorso). Pertanto l’unico rimedio, sia pur momentaneo, a tale avvelenamento sono proprio le piogge insistenti, che, come manna dal cielo, lavano via le polveri nocive presenti nell’atmosfera.

    Quando piove si respira meglio, non c’è alcun dubbio, e di conseguenza otteniamo un miglioramento fisico e psicologico. Come sappiamo, l’ossigenazione è la prima cosa che ci tiene in vita. L’aria pulita agevola la nostra forma fisica, ci allontana dalle malattie, ci rende più lucidi mentalmente, ci fa star meglio di spirito.

    E i vantaggi legati alla pioggia non finiscono certo qui. L’acqua, si sa, è la principale fonte di sopravvivenza, da lei nascono e si sviluppano la vita animale e vegetale. Per esempio, grazie al suo clima il Piemonte è una regione verdissima e fertile. Invece, là dove nel mondo c’è quasi sempre bel tempo l’ambiente tende a… desertificarsi.

    In più, contrariamente al pensiero comune, reputo che le precipitazioni atmosferiche siano positive addirittura per la viabilità dei mezzi di trasporto. Il conseguente rallentamento del traffico, dovuto al rischio maggiore di incidenti, non è un problema effettivo ma anzi è un aspetto migliorativo.

    ).

    So bene anche che l’inquinamento stesso aumenta in presenza di intenso traffico, però mai a compensare la pulizia dovuta alle piogge.

    Ritengo che correre in macchina sia estremamente negativo. Osservare questi pericolosissimi oggetti di metallo sfrecciare (soprattutto quando le condizioni climatiche lo permettono) di continuo su e giù per le strade mi lascia spesso un senso profondo di tristezza: l’amarezza di un mondo inconsapevole, che anziché vivere il suo tempo (cronologico), lo uccide.

    Voler sempre accelerare, cercar sempre di far prima possibile significa in realtà essere inghiottiti dal tempo stesso, ossia mangiati dalla sua illusione. Esso non è un nemico da combattere, ma piuttosto un dono da vivere e assaporare.

    Correre continuamente non porta da nessuna parte, se non, come a volte accade, verso la morte. Gli incidenti stradali sono oggigiorno una delle prime cause di danni fisici permanenti alle persone, nonché, purtroppo, di decesso; e come potrebbe essere altrimenti? Stiamo parlando infatti di veicoli pesantissimi che viaggiano impazziti sfiorando i fragili e leggeri esseri umani (chiusi dentro gli abitacoli, o in cammino lungo i marciapiedi e le strade stesse).

    La continua velocità genera energia pesante che danneggia il proprio stato psicofisico, e questa degenerazione di se stessi, e quindi dell’ambiente generale, non può che favorire il rischio di gravi incidenti automobilistici.

    Perciò, ben venga sulle strade un po’ di pioggia, la quale può essere causa sì di mini tamponamenti (che, devo dire, è naturale che accadano giacché il mondo è invaso dalle auto, sebbene questi piccoli eventi rappresentino delle immani tragedie personali per la maggior parte della gente) ma, come dicevo, fa aumentare l’attenzione al volante e soprattutto riduce la velocità.

    Aggiungo anche che in presenza di piogge circolano molte meno motociclette, non me ne vogliano gli appassionati ma ridurre il numero di questi mezzi a due ruote sarebbe a mio avviso un’ottima cosa. Vero è che le moto contribuiscono a ridurre le code, ma disturbano notevolmente a livello acustico, oltre ad essere più pericolose e indisciplinate delle auto.

    Con mio sincero dispiacere, tutte le precipitazioni atmosferiche vengono di solito viste negativamente, perfino la neve. Quest’altra meraviglia della natura è diventata per molti un vero e proprio incubo, in relazione anch’essa agli spostamenti delle persone.

    La bellezza diventa negatività a causa dell’uomo stesso.

    La neve incanta l’Anima degli esseri viventi, pulisce l’aria, rende candida la terra, ovatta il mondo e ci trasporta quasi in una dimensione più celestiale della vita. La neve, però, ostacola il progetto economico dell’uomo. Oh sì! Rende difficoltosi, se non a volte impossibili, i trasporti a danno del sistema che ci permette di vivere! Ma non possiamo certo permettere che ciò accada e quindi ci complichiamo l’esistenza, ci stressiamo nel tentativo di riuscire comunque a spostarci con i mezzi. …O potrebbe essere che la neve sia talmente Divina che guarda caso tarperebbe le ali proprio al nostro malsano stile di vita? Non dovrebbe essere Madre Natura a regolare i nostri ritmi? O ci siamo forse distaccati talmente da essa da non renderci neanche conto di come stiamo vivendo?

    Ti starai forse chiedendo: Sì ma… che dire delle intemperie che causano gravi danni all’ambiente?.

    È il caso quindi delle abbondanti piogge, delle forti grandinate, delle incessanti nevicate, delle bufere, dei grandi cicloni e quant’altro, con conseguenze purtroppo quali alluvioni, smottamenti del terreno, crolli delle strutture, isolamenti territoriali (a livello di vie di comunicazione e di beni di consumo energetico, come corrente elettrica, gas, ecc…), vere e proprie calamità che coinvolgono tutto e tutti, fino a causare tragiche perdite di vite umane.

    In queste circostanze credo si debba riflettere su fattori più …elevati.

    Quando accadono catastrofi (di qualsiasi tipo, non solo quelle dovute al clima) abbiamo la chiara opportunità di osservare cosa non ha funzionato, cosa non sta quadrando nella nostra società. Così facendo possiamo capire come migliorare tutto questo e soprattutto cosa è meglio evitare di fare, dove per esempio è meglio non costruire, o come intervenire per ridurre l’inquinamento in tutte le sue forme onde evitare di alterare la natura. Certo, per renderci conto di tutto questo non dovremmo aver bisogno di avvenimenti di simile portata, ma evidentemente se continuano ad accadere (e sempre di più oltretutto) significa che non stiamo ancora correggendo i nostri gravi sbagli, ma anzi li stiamo accentuando, a tal punto che sono necessarie vittime umane (e in quantità sempre maggiore) per risvegliare

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