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Il Mistero Del Lago
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E-book175 pagine5 ore

Il Mistero Del Lago

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Info su questo ebook

Addentrati nel misterioso mondo della natura umana, che ti farà mettere in discussione le origini della vita.
Un’escursione porterà la protagonista attraverso anguste montagne fino ad un gran altopiano occupato da un immenso lago dalle acque nere, ed ai margini di un piccolo e pittoresco paesino popolato da persone amabili.
Nulla fa sospettare ciò che quelle acque tranquille nascondono al loro interno, durante il giorno è un paesaggio bucolico, ma cosa succede durante la notte?
La curiosità della protagonista le farà cercare risposte che vanno oltre le spiegazioni scientifiche e le credenze popolari degli abitanti del luogo.
Scopri come agiscono le persone quando si trovano di fronte ad una delle maggiori sfide della razza umana; sopravvivere alla propria estinzione. Cosa avresti fatto al posto della protagonista?


Addentrati nel misterioso mondo della natura umana, che ti farà mettere in discussione le origini della vita.
Un’escursione porterà la protagonista attraverso anguste montagne fino ad un gran altopiano occupato da un immenso lago dalle acque nere, ed ai margini di un piccolo e pittoresco paesino popolato da persone amabili.
Nulla fa sospettare ciò che quelle acque tranquille nascondono al loro interno, durante il giorno è un paesaggio bucolico, ma cosa succede durante la notte?
La curiosità della protagonista le farà cercare risposte che vanno oltre le spiegazioni scientifiche e le credenze popolari degli abitanti del luogo.
Scopri come agiscono le persone quando si trovano di fronte ad una delle maggiori sfide della razza umana; sopravvivere alla propria estinzione. Cosa avresti fatto al posto della protagonista?
LinguaItaliano
EditoreTektime
Data di uscita30 apr 2019
ISBN9788893984249

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    Anteprima del libro

    Il Mistero Del Lago - Juan Moisés De La Serna

    CAPITOLO 1. UN NUOVO GIORNO

    Sono morta e sono rinata. Mi svegliai tardi nella mattinata, illuminata da un potente raggio di sole che attraversava obilquamente la stanza, proveniente da una piccola finestra situata sopra il comò di fronte al letto, anche se la notte precedente avevo chiuso bene le persiane e tirato la tenda.

    Dopo essermi stiracchiata un po’ con lenti movimenti delle braccia e della schiena, mi sentii enormemente riposata, tranquilla e rilassata, e questo mi serviva per recuperare energie dopo un viaggio stancante tra quelle ripide colline.

    Mi sedetti sul bordo del letto guardandomi tranquillamente intorno mentre con una mano cercavo di ripararmi da quel fastidioso raggio di sole che sembrava destinato a non lasciarmi più dormire, come un gallo che canta in campagna al sorgere del sole.

    Non impiegai molto ad ambientarmi in quel piccolo spazio in cui ci stava appena il letto dove ancora mi trovavo, con di fronte un comò dove il giorno precedente avevo riposto, come potevo, i miei vestiti insieme allo zaino, ai piedi del quale riposavano gli scarponi accanto ad una piccola sedia di corda.

    Anche se non somigliava per niente alla mia camera da letto ampia e decorata con lavori all’uncinetto, era un luogo gradevole e confortevole dove poter riposare per una notte, ma non so se mi sarei abituata ad un luogo così semplice e con comodità così umili.

    Inspirai intensamente e mentre lasciavo uscire l’aria lentamente, cercai di indovinare la vita movimentata che si svolgeva tra quelle quattro pareti, una confusione di cui cominciai a rendermi conto udendo suoni ancora sconosciuti. Ma non impiegai molto ad immaginare di cosa si trattava.

    Mi stiracchiai di nuovo mentre mi alzavo dirigendomi verso il comò per prendere i miei vestiti e prepararmi per uscire. Ero molto grata per essere stata accolta così bene, in verità non sapevo il motivo di quella gentilezza, poiché ero un’estranea in quel piccolo paese.

    Per qualche ragione occulta, che non riuscivo a capire, mi sentivo come se fossi arrivata alla fine del mio viaggio Al contrario di quello che avevo sperimentato nei miei viaggi precedenti, ora non avevo alcuna voglia di abbandonare velocemente quel luogo senza conoscerlo meglio. Era come se per un momento avessi perduto quell’impulso che mi aveva sempre fatto andare avanti e continuare, senza sapere bene verso dove.

    Sembrava che fossi riuscita a trovare quello a cui avevo sempre aspirato fin da piccola, un luogo dove sentirmi accolta e tranquilla, dove regnasse la pace ovunque, come avevo letto di altri viaggiatori, che dopo aver cercato quasi ossessivamente in varie località del mondo, avevano trovato il loro luogo.

    Per alcuni, questo luogo era dove opulenza ed ostentazione regnavano ovunque contagiando gli abitanti quasi ipnoticamente verso una vita superficiale, in cui la cosa più importante è l’apparenza. Per altri, si trattava della bellezza delle loro donne, e questo determinava il luogo preferito dove vivere o riposare nei loro ultimi anni di vita.

    C’era chi si sentiva speciale grazie all’antichità degli edifici, come se in questo modo potesse condividere la storia del luogo e farne parte. Fino a questo momento non avevo avuto questa sensazione, dato che nè la storia, nè la bellezza o l’ostentazione mi avevano attratto sufficentemente per farmi sentire piena, completa e tranquilla.

    Terminai di fare i miei esercizi di stretching per la schiena, braccia e gambe, che avevo imparato da uno scalatore professionista che aveva scalato due volte il monte Everest, la cima più alta del mondo. Una relazione intensa ma banale, poiché sapevo che era stanco della sua professione e non permetteva a niente e nessuno di intromettersi nei suoi obiettivi, e così mi lasciò per scalare il suo successivo otto mila nel suo intento di raggiungere le restanti tredici cime del mondo superiori a questa altitudine.

    Erano movimenti semplici simili a quelli dello yoga, con cui sciogliere i muscoli per evitare possibili lesioni sottoponendoli ad un esercizio continuato.

    Mi feci una doccia e mi misi gli stessi vestiti che avevo indossato il giorno precedente, compreso il mio pesante compagno, lo zaino, in cui portavo tutto il necessario per i tre giorni di viaggio che avevo previsto.

    Oltre all’indispensabile beauty case, portavo una stuoia che faceva le veci del materasso, una coperta plastificata in cui avvolgermi per dormire in caso di pioggia e ovviamente cibo disidratato e acqua per mantenermi in forma durante le mie lunghe camminate, e appesa fuori dallo zaino tutta l’attrezzatura da scalata che ero abituata ad usare nelle mie fughe in montagna.

    Poi uscii in una stanza contigua dove mi avevano già preparato una colazione scarsa ed austera, un pezzo di focaccia di pane raffermo, un po’di olio e un po’di latte, sentii la mancanza di un buon caffè forte, come mi piaceva berlo prima di andare in ufficio.

    Dopo aver mangiato tutto di malavoglia, ero una di quelle persone che mangiano con gli occhi, e questo cibo non aveva un aspetto molto appetitoso, andai a passeggio per il paese e i dintorni. Nonostante fossi arrivata il pomeriggio precedente, la quasi mancanza di luce mi aveva impedito di farmi un’idea più o meno esatta del luogo dove mi trovavo, necessaria se dovevo tornarci di nuovo.

    Inoltre, cercavo nel paesaggio elementi distintivi e caratteristici che fossero facilmente visibili a distanza, che mi permettessero di orientarmi meglio, poiché quando sei tra le colline alla fine ti sembrano tutte uguali ed è facile perdersi, soprattutto quando la bussola non funzioa sempre come dovrebbe a causa di rocce ricche di ferro.

    Di solito notavo qualche tipo di irregolarità, qualcosa di particolare, un albero grande isolato dal resto, una roccia evidente o una cavità tra due montagne, tutto ciò che mi permetteva di sapere verso dove dovevo dirigermi per arrivare alla mia destinazione.

    Anche se al principio, quando stavo iniziando con il trekking, non gli attribuivo troppa importanza, l’esperienza e aver dovuto affrontare difficoltà impreviste mi hanno fatto apprezzare questi piccoli trucchi da montanaro, utili quando non sai dove dirigerti o quando vuoi tornare al luogo di partenza.

    Probabilmente per questo avevo sviluppato il gusto di osservare la natura, un paesaggio così diverso da quello che ero abituata a contemplare dal mio appartamento in mezzo a quella città immensa, che a volte mi sembra così grigia, fredda e impersonale.

    Invece, quando sono nella natura tutto è diverso, come se fossero due mondi separati, quasi opposti, dove lo smog che avvolge la città lascia il posto all’aria pura; i toni grigi e neri caratteristici degli edifici antichi diventano i colori vivaci e vistosi delle piante e dei fiori; l’incessante rumore dei lavori stradali e dei fischi degli automobilisti disperati diventa il rumore delle foglie cullate dalla brezza leggera.

    Ciò che attirò la mia attenzione fu un grande lago situato davanti al paese collocato nel fondovalle formato da due alte colline, in quello che era il letto di un grande fiume ora prosciugato.

    Probabilmente le acque del lago non erano il prodotto di una sorgente sotterranea come in altri che conoscevo, ma provenivano dalle pioggie autunnali o dai disgeli della primavera sulle montagne intorno.

    E di tutta l’estensione di quel gran lago che occupava buona parte dell’orizzonte fino a dove arrivava lo sguardo, mi incuriosì un piccolo dettaglio, che forse qualcun altro non avrebbe notato, il colore delle sue acque, con un’intensità che mi ricordava quella del petrolio, un colore così scuro che faceva a gara con la tonalità delle montagne rocciose intorno.

    Ero abituata alla trasparenza delle acque cristalline di lagune e sorgenti, o ai toni azzurri di fiordi o laghi più profondi, e persino, al colore verdastro che indica la presenza di licheni o di alghe; ma quell’acqua completamente nera mi sembrava quanto meno sconcertante.

    Approfittando della presenza di uno degli abitanti del luogo, che stava passando vicino a dove mi trovavo, interrompendo il suo cammino tranquillo, gli chiesi:

    «Buongiorno, buon uomo, mi potrebbe dire se conosce il motivo per cui il lago ha questo colore così nerastro?»

    «Vedo che lei è una turista» notò facendo una smorfia con il viso mentre si fermava a darmi retta.

    «Sì, sono arrivata ieri sera» risposi compiaciuta per la sua diffidenza.

    «E resterà qui molto tempo?» chiese mentre si toglieva quella specie di cappello così tipico della zona e ne approfittava per scuoterlo un po’.

    «Non lo so, sono solo di passaggio» risposi, sorpresa dal suo interesse.

    «é un peccato! I turisti arrivano qui a stento, sarebbe bene che si fermassero per un po’» commentò mentre si metteva quella specie di cappello e si preparava a continuare la sua passeggiata.

    «Riguardo al fatto del lago …» gli dissi rapidamente ricordandogli il motivo della nostra conversazione.

    «Non saprei dirglielo, sarà per il colore interno delle rocce che formano queste montagne, l’unica cosa che so è che non è potabile» continuò mentre iniziava il suo lento camminare per le vie del paese.

    «Suppongo di sì!» esclamai un po’contrariata e affatto convinta, ma per quel che ne so, le acque provenienti sal sottosuolo come nel caso delle sorgenti e fonti termali, e che formano molti laghi, di solito si trovano in luoghi speciali e contengono alcune sostanze disciolte come minerali o sali che gli conferiscono certe proprietà terapeutiche.

    Gli stabilimenti termali si trovano proprio in questi posti, così raccomandati per le persone anziane o per superare certi dolori reumatici e anche forme d’asma, con l’obiettivo di approfittare di queste proprietà speciali dell’acqua, diventando così un punto di riferimento e una delle maggiori attrattive turistiche della zona.

    Così, la località vicina a un luogo del genere si può considerare benedetta dato che intorno a questi stabilimenti termali, luoghi pensati per recuperare la salute o semplicemente per riposare e rilassarsi, si installano ogni tipo di negozi per soddisfare qualunque necessità o capriccio abbia il cliente.

    Ma in questo caso, non c’era nessuna costruzione vicina al lago per poter approffittare delle sue acque, nemmeno un piccolo imbarcadero a cui normalmente i turisti si avvicinano per contemplare la sua estensione, e non c’erano nemmeno barche con cui andare a pesca o portare i turisti a fare un giro per il lago.

    Guardando ovunque, mi resi conto che quella piccola località con circa una ventina di abitanti, sembrava un po’trascurata e avrei detto persino abbandonata, con muri un po’ scrostati e tetti con evidenti segni di crolli imminenti, come non avessero interesse a dare al paese quella apparenza quasi idilliaca di altre cittadine che cercano di attrarre il turismo del fine settimana o, come nel mio caso, turisti appassionati di montagna.

    Come se non avessero fretta di raggiungere il tanto desiderato progresso e la prosperità economica. Un piccolo investimento per restaurare le facciate dagli edifici, lastricare meglio il viale principale, e in definitiva rendere il paese più attraente, che sarebbe stato ricompensato da un aumento di affluenza di visitatori e dopo di loro, commercianti, mercanti e ogni tipo di cercatori di fortuna disposti a comprare, affittare e investire per posizionare le loro bancarelle di souvenirs, hotel, bar e ristoranti.

    Ma quella gente non mostrava il minimo interesse al cambiamento, vivendo come i loro genitori, e i loro nonni, isolati dal mondo esterno e la cosa peggiore di tutte, senza un interesse apparente per ciò che accadeva all’esterno.

    Ebbi questa impressione vedendo che su nessuna delle cime limitrofe non si poteva individuare nemmeno uno di quei ripetitori di telefonia così discussi, anche se ancora non c’era un verdetto scientifico chiaro, sembrava che fossero causa dell’aumento di malattie importanti come il cancro, soprattutto tra la popolazione più indifesa, come i bambini, le donne incinte e gli anziani. Questo aveva portato vari paesi a promulgare leggi contro queste installazioni vicine a centri di studio e scuole per l’infanzia.

    Non vidi nemmeno una di quelle orrende antenne televisive sopra i tetti delle case, che sono del tutto antiestetiche e danneggiano enormemente il paesaggio. Bisogna far caso a certe città, in cui salendo sulle terrazze sui tetti si può contemplare tristemente come l’orizzonte sia stato letteralmente occupato da migliaia di questi artefatti metallici.

    E per mia sorpresa non c’erano nemmeno i necessari pali della luce che sono diventati una parte indispensabile del paesaggio in campagna e nelle città, necessari perché l’elettricità possa arrivare a qualunque casa e grazie ad essa vedere al buio, cucinare, lavare la biancheria … un’infinità di attività che sarebbero impossibili da realizzare in altro modo, almeno in un luogo civilizzato.

    Questo aspetto un po’trascurato del luogo e l’assenza di ogni indizio di modernità, contrastava con l’apparente buona salute della popolazione, che anche se di età avanzata appariva agile e senza acciacchi, dato che nessuno portava un bastone o una stampella, anche se il terreno era abbastanza scivoloso, pieno di ciottoli, che si usavano come selciato per le vie, e che garantivano una distorsione se non si camminava con

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