Gaza 2012: La Battaglia d’Israele
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Recensioni su Gaza 2012
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Anteprima del libro
Gaza 2012 - Stefano Casertano
Anno 2012
ISBN 978-88-97324-83-6
© goWare per l’edizione digitale
Redazione: Maria Rosa Brizzi, Valeria Filippi
Copertina: Lorenzo Puliti
Sviluppo ePub: Elisa Baglioni
goWare è una startup fiorentina
Fateci avere i vostri commenti a: info@goware-apps.it
Blogger e giornalisti possono richiedere una copia saggio a Maria Ranieri: mari@goware-apps.com.
Made in Florence on a Mac
Le immagini degli intramezzi, selezionate da Stefano Cipriani, sono dei fotogrammi tratti dai film Lebanon e Valzer con Bashir
L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani riprodotti nel presente volume.
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da Lebanon di Samuel Maoz (2009)
Portami il girasole ch’io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l’ansietà del suo volto giallino.
da Portami il girasole ch’io lo trapianti di Eugenio Montale
Dodicimila razzi in dieci anni
In dieci anni i palestinesi hanno lanciato su Israele oltre dodicimila razzi, uccidendo cinquantotto persone. Il 14 novembre del 2012 Israele ha deciso di reagire e ha ucciso un leader di Hamas, il partito che controlla la Striscia: Ahmed al-Jabari, che aveva condotto il programma di sviluppo della potenza di fuoco. Jabari curava i contatti con le potenze estere che rifornivano Hamas di razzi e a lui facevano capo tutte le unità responsabili dell’addestramento delle milizie che operavano sui missili. È stato colpito a sua volta da un razzo Israeliano, che ha dato inizio a un’operazione su ampia scala, denominata Pillar of Defense
.
Centinaia di obiettivi sono stati bombardati da Israele nei giorni successivi. Le forze di difesa del Paese ebraico hanno cercato di limitare le vittime civili. Dichiarano di seguire una procedura studiata apposta (che si può consultare su internet): prima di un attacco avvisano la popolazione palestinese per radio o con messaggi sul cellulare. Invitano i civili a tenersi a distanza dalle installazioni militari di Hamas e dai leader dell’organizzazione. Se devono colpire una casa, inviano un messaggio ai cellulari degli inquilini e a chi si trova nella zona circostante. Se l’obiettivo è un leader politico, come nel caso di Jabari, gli israeliani preferiscono non colpire se la persona si trova in compagnia di civili: vogliono evitare le vittime, a costo di perdere l’occasione militare. Aspettano che si trovi in macchina e che, possibilmente, la macchina raggiunga un luogo isolato. Il percorso dell’auto viene seguito via satellite o da aerei da ricognizione ad altissima quota. La precisione è impressionante, come dimostra il video di attacco a Jabari.
Eppure, in cinque giorni di Pillar of Defense
, gli attacchi israeliani avevano provocato cinquantasette vittime civili: soltanto una vittima in meno rispetto a tutte quelle dei razzi palestinesi nei dieci anni precedenti. Israele sostiene che la colpa sia di Hamas: impiegherebbe la popolazione civile come scudo umano. Piazzerebbe deliberatamente arsenali e centri di comando militare sotto scuole e ospedali. D’altra parte, chi critica Israele sostiene che colpire un territorio così affollato come la Striscia di Gaza, che è il quinto territorio al mondo per densità di abitanti, invariabilmente porta alla morte di civili.
Israele ha le sue ragioni. Hamas è un’organizzazione estremista, che ha come obiettivo dichiarato la cancellazione dello Stato d’Israele e l’uccisione degli ebrei. Si tratta di propositi contenuti nello statuto di fondazione del partito. Al settimo articolo si ricorda che l’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo
. All’articolo 28 si scrive che "ai Paesi arabi che confinano con Israele chiediamo di aprire i loro confini ai combattenti, ai figli dei popoli arabi e islamici, per permettere loro di svolgere il loro ruolo, e di unire i loro sforzi a quelli dei loro