Flash di Alpinismo
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Anteprima del libro
Flash di Alpinismo - Massimo Bursi
Massimo Bursi
Flash di Alpinismo
Prima Edizione: Novembre 2015
Seconda Edizione: Gennaio 2016
Terza Edizione: Novembre 2016
Foto di copertina
Personaggi dall'alto a sinistra in senso orario: Enzo Cozzolino, Bruno Detassis, Jim Bridwell, Antonio Boscacci, Warren Harding, Patrick Edlinger, Luggi Rieser (Prem Darshano), Kurt Albert e Wolfgang Gullich, Giampiero Motti, Lorenzo Massarotto, Ivan Guerini, Fred Beckey.
Al centro: John Bachar, fantasma, in arrampicata a Tuolumme Meadows in California sulla via Fingertips nel 1986 (fotografia di Phil Bard).
ISBN: 9788898884278
UUID: 0bcea6f4-acce-11e5-bbd6-119a1b5d0361
Email: bursimassimo@gmail.com
Via Gran Sasso 10 37060 Buttapietra (VR)
UUID: 810d85be-9ec9-11e6-91da-0f7870795abd
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)
un prodotto di Simplicissimus Book Farm
INTRODUZIONE
Ogni vero scalatore si alza alla mattina, subito guarda il tempo che fa ed in base a questo decide dove allenarsi e cosa scalare. Al nostro
scalatore fanatico serve uno stimolo quotidiano, una miscela esplosiva al di fuori dalle regole codificate, che contenga una frase lanciata, alcune impressioni fuori dal coro
ed uno stimolo fotografico passato o presente. Lo scalatore fanatico, ma non solo lui – anche il sognatore impiegato bancario che aspetta il sabato pomeriggio per la sua amata arrampicatina - potrà trovare, in queste pagine, lo stimolo per partire di corsa e proseguire nella propria personale ricerca sulla via da seguire. Questa raccolta è molto legata al Nuovo Mattino quando si passava dagli scarponi alle prime scarpette EB, quando le falesie si chiamavano palestre e quando si annusava, fra i lunghi capelli, l’aria della rivoluzione.
Le frasi, citate, sono il pensiero di altre persone, un’idea che aiuta ad agire con la propria testa.
Le impressioni sono le idee buttate lì da un appassionato scalatore ancora indeciso fra il gioco dell’arrampicata e la visione utopica dell’alpinismo.
Le immagini proposte sono frammenti significativi che mi hanno trasmesso un messaggio stimolante. Ho privilegiato le fotografie aventi per soggetto gli uomini che scalano a discapito delle immagini con le montagne come soggetto.
Mettete un inquietante sottofondo di musica rock, leggete la frase del giorno ed aiutatevi con la fotografia ad entrare nel magico mondo dell’arrampicata.
L’autore sta cercando tutti i proprietari delle fotografie presentate per accordarsi sui diritti di autore.
PIETRE ROTOLANTI
Il massimo era arrampicare in solitaria sulla parete nord-ovest del Civetta con grandi amplificatori in grado di trasmettere la musica dei Rolling Stones.
Claudio Barbier
Negli anni 60, ai tempi di Claudio Barbier, l’iPod doveva ancora essere inventato, eppure l’idea di abbinare la trasgressiva musica rock all’arrampicata era già molto forte negli alpinisti più visionari.
Io stesso, quando sono in macchina e vado ad arrampicare, amo ascoltare la musica rock a tutto volume ed immaginare il mio stesso profilo che arrampica con il sottofondo della amata musica assordante.
Ma dai, sono passati almeno trent’anni, ascolto sempre la stessa musica ed evado sempre con l’arrampicata
mi dico fra me e me!
A pensarci bene sia l’arrampicata che la musica rock hanno un comune denominatore comune: trasgredire al massimo e spaccare con le regole stabilite.
Di una cosa sono sicuro: finchè ascolterò musica rock e finché mi godrò le mie arrampicate rimarrò giovane ed anticonformista.
L’arrampicata, come il rock, è trasgressione, è vedere il mondo da un angolo diverso, è manifestare la propria rabbia in maniera creativa: rappresenta la forza dirompente, senza calcoli, dei giovani che credono in un’utopia, in un sogno irraggiungibile.
Il rock scatenato si contrappone alla pacata musica classica. Chi sceglie la parete si contrappone a chi sceglie un sentiero senza rischi.
È la direzione che Claudio Barbier e Jim Morrison con la loro pazza esistenza hanno tracciato per noi. Sottofondo musicale consigliato Rolling Stones o i Doors.
Non smettere mai di credere nei tuoi sogni. Insegui i tuoi sogni anche se tutti ti danno contro. Ricorda che la vita è sempre rock.
Claudio Barbier mentre cerca l’appiglio del prossimo movimento in un’immagine molto distante dallo stile iconografico degli anni 60. La tormentata ed inquieta vita di Claudio Barbier anticipa la rivoluzione alpinistica del Nuovo Mattino.
TRIANGOLO
Ha la testa di un settantenne, il fisico di un venticinquenne e il comportamento di un undicenne.
Michele Radici a proposito di Jim Bridwell
Parlando di Jim Bridwell, il leggendario scalatore californiano, gli amici gli riconoscono approccio mentale, prestanza fisica e capacità di gettarsi oltre all’ostacolo.
Quanti nostri amici hanno forza ma non hanno l’esperienza o la capacità di rischiare per tentare qualche impresa fuori dal comune?
Quante volte ci sentiamo perfettamente allenati ma non siamo pronti per tentare quella via o quel diedro che tante volte abbiamo sognato?
Quando invece, con noncuranza, ci buttiamo su pareti impressionanti poiché psicologicamente le dominiamo nonostante la fatica, nonostante le braccia e le gambe non riescano a star dietro alla nostra voglia di scalare.
L’alpinista è testa, fisico e volontà estrema e costituisce un triangolo i cui vertici stanno tra loro in un fragile equilibrio, per cui, se uno dei tre vertici di questo funambolico triangolo viene meno, allora la figura geometrica svanisce e l’alpinista si svuota del suo essere tale.
Tanto più lontani sono i vertici, tanto più solido è l’alpinista che lo compone. Jim Bridwell è un triangolo miliare!
Cerca di espandere i tuoi tre vertici: testa, fisico e volontà, in ciascuna delle dimensioni possibili per esplorare i tuoi limiti inimmaginabili.
Jim Bridwell ritratto durante la prima ripetizione della via di Maestri sul Cerro Torre del 1975. Jim Bridwell ha dimostrato che un ottimo scalatore può raggiungere traguardi impensabili anche in alta montagna come fece sul Cerro Torre. In quegli anni i delegati svizzeri dell’UIAA guardando le sue fotografie si stracciavano le vesti dicendo che quel tizio nulla aveva da spartire con l’alpinismo, ma subito dopo arrivò la rivoluzione!
ARRAMPICATA LIBERATA
Il valore di un alpinista è inversamente proporzionale al peso della ferraglia che si porta dietro.
Reinhold Messner
Quando Reinhold Messner, l’alpinista-filosofo, uscì con questa affermazione, gli alpinisti, ubriacati dal mito dell’artificiale facevano pesante uso della ferraglia. Messner intuì che era possibile invertire la direzione e che bisognava cambiare strada per non diventare alpinisti-carpentieri.
In quegli anni Messner affermò il concetto dell’arrampicata super-libera come una scalata veloce, con pochi chiodi e con pochi ed essenziali mezzi. Alcune sue nuove vie come la Messner alla Seconda Torre del Sella rispecchiano proprio questa filosofia.
Queste idee diedero origine ad un filone di arrampicata che portò Mariacher, Rieser, Schiestl e Iovane ad aprire vie estreme in Marmolada in sette o otto ore con una manciata di chiodi, anche in periodi tradizionalmente sfavorevoli quali il mese di novembre.
Ciò diede origine ad un periodo particolarmente fecondo per l’arrampicata libera favorita dall’arrivo delle scarpette, nut, friend e pile che ci liberarono da pesanti scarponi, chiodi ed abbigliamenti ingombranti.
Cominciammo a pensare di liberarci anche dei bivacchi in parete.
Iniziò quello che fu anche chiamato il Nuovo Mattino.
A tutt’oggi penso che questo sia il modo più libero e piacevole di arrampicare. Questo è arrampicare.
Liberati dalla schiavitù del grado, dai tetti strapiombanti, dalle falesie alla moda, dalle palestre indoor di plastica, trova una placca, scegli la linea e segui il sole. Fregatene delle mode!
Patrick Berhault in posa plastica su una placca calcarea quasi impossibile. Negli anni 80 lui e Patrick Edlinger occuparono la scena mediatica proponendo scalate e modi di vita ancora sconosciuti. I pantaloni bianchi e la fascia rossa in testa erano lo status symbol ma questo non bastava per farci salire agili e leggeri dove salivano loro. Da allora l’arrampicata si è evoluta passando agli strapiombi ma non ci sono stati significativi progressi sulle placche verticali.
UMILTÀ
I xe superiori. Qui bisogna imparare di nuovo a rampegar.
Renato Casarotto durante uno stage di arrampicata in Gran Bretagna alla fine degli anni 70.
Quando Casarotto e gli altri italiani, tutti validi e fortissimi scalatori, si confrontarono con gli scanzonati climber inglesi, sulle lisce falesie britanniche, penso che abbiano vissuto un fortissimo shock.
Succede sempre così nei momenti di discontinuità: sul lavoro, in politica, nella vita e anche nell’alpinismo.
Tu pensi di essere un riferimento, pensi di essere fortissimo perché scrivono gli articoli su di te, ti chiamano in conferenze celebrative e ricevi tante patacche.
Fai parte di un mondo autoreferenziale che ti riconosce.
Il mondo va avanti ed un giorno ti confronterai con un gruppo di ragazzini in scarpette, molto allenati, molto motivati e molto coraggiosi e legandoti in cordata con loro vedrai che non riesci a salire dove loro salgono ridendo.
Loro non riescono bene a capirti. Tu sei l’accademico, tu sei quello con il ricco curriculum, tu conosci tutte le montagne del mondo, ma lì su quelle umide scogliere non sei nessuno.
Renato Casarotto, molto umilmente, capì che c’era molto da imparare da quegli scalatori superiori non certo per titoli accademici. Ed imparò velocemente e bene.
Non aver paura di imparare dal ragazzino. Abbi l’umiltà di vedere in lui il ragazzo che eri tu. I veri grandi si riconoscono anche per questo.
Peter Boardman in arrampicata su una falesia inglese durante lo stage italiano durante gli anni 70. Gianni Battimelli fotografa e racconta sbalordito le gesta di un giovane Peter Boardman che vuole portare ad arrampicare gli amici italiani sui passaggi più impegnativi attrezzati secondo la rigida etica inglese.
VERO VIAGGIO
L'unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell'avere nuovi occhi.
Marcel Proust
Mi è capitato di arrampicare in falesie che conosco da trent’anni e scoprire
appigli laddove trovavo sempre liscio. Certe giornate riesco a vedere nuove linee di salita in mezzo ad una selva di vie già esistenti. A volte vedo
un passaggio sulla roccia dove i miei amici pensano che non ci sia più nulla da esplorare.
La cosa incredibile è che lo stupore di queste scoperte avviene sulle rocce dietro casa. Non c’è bisogno di girare il mondo per trovare nuovi paesaggi. Non è necessario acquistare un biglietto aereo e cambiare continente.
È importante svegliarsi bambini e guardare il mondo con occhi diversi. Quello che ci oscura la mente e la vista è percepire la realtà sempre uguale a sé stessa. Ed è quello che ci succede quando viaggiamo e non riusciamo a vedere nulla se non il vuoto che abbiamo dentro.
Amico non snobbare le pareti dietro casa poiché la vera avventura non si trova fuori ma si trova dentro di te.
Wolfgang Gullich, fotografato da Heinz Zak, in arrampicata sullo spigolo di Edge Love in Gran Bretagna.
Gli inglesi ci hanno insegnato a valorizzare ogni più piccola asperità rocciosa. Costretti a convivere in un’isola senza grandi montagne, hanno scoperto ogni singola piccola falesia dove hanno praticato un’arrampicata estrema cercando di non rovinare la roccia con troppi chiodi o spit. Gli inglesi ci hanno insegnato a trovare l’avventura dietro casa.
NON SEGUITECI!
Domanda - Ha dovuto prepararsi psicologicamente per vie come quella della Dawn Wall su El Capitan?
Risposta - No, prepararmi psicologicamente no, bere meno si.
Warren Harding
Arrampicata e vino, uno strano rapporto. Onestamente ho trovato pochi scalatori che non amassero dividere un bicchiere di vino con me. Gli astemi, i sempre-a-dieta, i climber da prestazione sono pochissimi e molto tristi.
È vero l’alcol ingrassa e ti toglie lucidità. Con un po’ di vino riesci a socializzare più facilmente e puoi toglierti la tensione, scaricarti psicologicamente. Quando arrampichi ad alto livello non puoi essere sempre carico come una molla. Il vino e la birra possono servire per abbassare la tensione. È un piacere!
Alla fine della tua scalata assolata, con il tuo compagno di cordata desideri condividere una birra al vicino rifugio, una birra che suggelli la fine delle grandi difficoltà, la fine della discesa costituita da pericolose ed incognite corde doppie su un terreno un po’ infido.
Quando saremo fuori da questo viscido camino ci berremo una bella birra
mi disse un compagno in parete. Quanto è bello perdere un po’ di lucidità ed autocontrollo dopo una scalata.
Amici, non seguitemi mi sono perso, nell’abisso buio.
Manolo in arrampicata alla Spiaggia delle Lucertole sul lago di Garda sulla via non seguitemi mi sono perso
. Sebbene Manolo sia un mago su queste incredibili placche di bianco calcare non dobbiamo pensare che sia un guru pronto a dare risposte ad ogni nostra domanda di vita. Forse si è perso anche lui, forse si nasconde, forse non vuole essere seguito.
RUBARE IL MESTIERE
Caro ragazzo, se stai iniziando ad arrampicare, fallo con gente esperta e che sappia trasmettere la passione vera, stai dietro loro da secondo, ruba con l'occhio ogni loro minima azione, spingi te stesso a migliorare e buttati a studiare le guide con le relazioni delle vie. Soprattutto allenati alla grande in falesia e fatti scaltro come una faina con tutti i trucchetti del mestiere. Sempre se la tua passione è principalmente la montagna, sappi che il vero spit è nella tua testa.
Una Cassin al Badile oppure un diedro Philipp un giorno ti potrebbero capitare nella vita e potresti anche divertirti moltissimo.
Consigli spiccioli che qualcuno ha dato su internet ad un ragazzo che si stava appassionando alla nobile arte. Ho avuto il privilegio, la fortuna di avviare due figli all’arrampicata estrema e mi sono divertito tanto. Ho cercato di trasmettere molto, ma ho anche ricevuto tantissimo, sia io che il mio compagno, quest’ultimo in veste di tutor alpinistico dei due piccoli. Ora sono completamente svezzati anche se mi piace l’idea di poter insegnare loro ancora qualche trucchetto imparato negli anni.
L’arrampicata è un’arte che si impara con il tempo mescolando fatica, tecnica ed allenamento. Se qualcuno ti insegna, tu progredisci a vista d’occhio, anzi a vista
. È bello trovare un maestro a cui ispirarsi, è bello poter trasmettere il tuo bagaglio a qualche discepolo. È bello costruire un gruppo di amici cementato attorno alla grande comune passione.
Oggi poniti l’obiettivo di insegnare almeno un passaggio di boulder ad un giovane allievo che ti osserva silenzioso.