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José K, torturato
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José K, torturato
E-book44 pagine29 minuti

José K, torturato

Valutazione: 3 su 5 stelle

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Info su questo ebook

"José K, torturato" di Javier Ortiz. A cura di Marta Graziani. Revisione di Stella Sacchini e Paola De Vergori. Illustrazioni di Rosanna Stefanelli

«C'è una bomba! Questo ha messo una bomba nella piazza per [...] fare una carneficina!»
Hanno catturato José K, il terrorista José K. E bisogna farlo parlare prima che sia troppo tardi, con ogni mezzo. Bisogna torturarlo.

Siamo disposti a rifiutare questa necessità e opporci alla tortura? La nostra è davvero una scelta senza conseguenze o è solo l’inizio di molte altre rinunce?

Traduzione premiata nel 2015 da EURODRAM - rete europea di traduzione teatrale.

Un ebook dei Dragomanni.

Javier Ortiz (1948-2009) è stato giornalista, critico, articolista e caporedattore per diverse testate spagnole, tra cui: El Mundo e Liberación. La sua carriera come giornalista inizia a diciotto anni, a San Sebastián, dove si occupa di varie pubblicazioni clandestine. Per il suo impegno antifranchista, viene arrestato e passa gli anni tra il 1974 e il 1975 in carcere, dove subisce la tortura da parte della polizia. Nel 1986 ottiene il Premio Internazionale della FAO per il suo lavoro sulla comunità di pescatori di El Palmar, nella Albufera di Valencia. Da marzo 2002 è stato direttore della collezione Foca per il gruppo editoriale Akal e collaboratore di Ràdio Quatre.
Ha pubblicato dieci libri di saggistica e un monologo teatrale, "José K, torturado", presentato a Madrid nel 2005.
Il suo blog è ancora attivo e si può visitare all’indirizzo www.javierortiz.net
LinguaItaliano
Data di uscita1 ott 2015
ISBN9788893156622
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    Anteprima del libro

    José K, torturato - Javier Ortiz (a Cura Di Marta Graziani)

    pubblico.

    [Buio completo. Delicate iniziano a sentirsi le note di A Vava Inu Va. La musica cresce a poco a poco. Nel grande schermo posto sul fondale del palcoscenico, con caratteri bianchi su fondo nero, si legge il testo della canzone:

    Fuori, la neve abita la notte.

    L’esilio del sole ha risvegliato le nostre paure

    e i nostri sogni.

    Dentro, una voce rotta,

    la stessa che da secoli,

    da millenni,

    la voce della madre delle nostre madri,

    crea per noi lo stesso mondo meraviglioso

    che cullò gli antenati

    dai tempi più lontani.

    Il tempo si è fermato.

    Il canto fuga la paura:

    dà calore agli uomini

    che cercano il calore del fuoco.

    Lo stesso ritmo tesse la lana per i nostri corpi

    e la favola per i nostri cuori.

    Così è stato da sempre.

    Ma le ultime serate, morendo,

    sembravano volersi portar via gli ultimi ritmi.

    Rimarremo orfani di quelle, di quelli?

    Schieriamoci al fianco di chi,

    abitante del ritmo immemore e di ora,

    dei versi fedeli e belli,

    tiene ancor viva per noi

    con i più moderni marchingegni

    la più antica meraviglia.

    Invano, fuori la neve abita la notte.

    Nuovo silenzio. Un riflettore illumina José K. Ha inizio il suo monologo.]

    Il mio nome è José. Il cognome non importa. Mi chiamano José K.

    Sono José K e mi hanno torturato.

    È arrivato un poliziotto idiota, grosso come un armadio, e mi ha detto: «Bastardo, te ne daremo talmente tante che non la potrai raccontare».

    Che stupidaggine. Ma se hanno già raccontato tutto.

    E tutti l’abbiamo sentito.

    Tutti ma non lui, a quanto pare.

    Magari si credeva che dopo così tanti anni non so i rischi che corro, e che non sono preparato ad affrontarli. Ho fatto decine di corsi per sapere esattamente come bisogna tenere testa agli interrogatori. So perché ti dicono e ti fanno ogni singola cosa che ti dicono e ogni singola cosa che ti fanno. È come una partita a scacchi: se loro scelgono un certo attacco, tu rispondi con una certa difesa. È tutto previsto. Finché procede la partita. Solo il finale non è previsto. Dipende da chi ragiona meglio. E da chi mantiene i nervi più saldi.

    Sapevo fin troppo bene che, se mi avessero catturato, sarebbero ricorsi alla tortura per farmi dire in che punto avevo piazzato la bomba. Sapevo

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