PIRATENPARTEI. La crisi dei partiti tradizionali e la sfida della democrazia diretta
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Recensioni su PIRATENPARTEI. La crisi dei partiti tradizionali e la sfida della democrazia diretta
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Anteprima del libro
PIRATENPARTEI. La crisi dei partiti tradizionali e la sfida della democrazia diretta - Ubaldo Villani-Lubelli
© goWare 2013
2° edizione
ISBN 978-88-97324-54-6
Redazione: Stefano Cipriani, Francesco Guerri
Copertina: Lorenzo Puliti
Sviluppo ePub: Elisa Baglioni
goWare è una startup fiorentina specializzata in digital publishing
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Blogger e giornalisti possono richiedere una copia saggio a Maria Ranieri: mari@goware-apps.com
Made in Florence on a Mac
L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani riprodotti nel presente volume.
Musiche degli intermezzi (1 minuto):
Richard Wagner, L’olandese volante, Ouvertüre
The Hoboscopes, La ballata dei buffoni
Sigla del cartone animato Capitan Harlock
Julio Iglesias, Sono un pirata, sono un signore
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I Pirati all’arrembaggio del Bundestag
Noi gentiluomini di ventura scegliamo liberamente di associarci. Eleggiamo i nostri capitani. Ci mettiamo d’accordo. Se qualcuno la pensa diversamente, può chiedere di riunire il consiglio, secondo l’uso e la consuetudine. Abbiamo i nostri difetti e le nostre mancanze, ma quando siamo a bordo siamo a bordo, nella buona e nella cattiva sorte.
Björn Larsson, La vera storia del pirata Long John Silver
Sono su un aereo per Berlino e leggo diversi articoli sull’ascesa politica del Partito Pirata in Germania. Una signora di oltre sessant’anni seduta accanto mi dice con disprezzo «Lei legge solo brutti articoli!». Sul momento non capisco cosa voglia dire esattamente. Forse è una battuta di cui non riesco a cogliere l’ironia. Sarà il famoso senso dell’umorismo dei tedeschi. Poi capisco. La signora si sta riferendo ai teschi che compaiono nella rassegna stampa sul Partito Pirata che ho portato con me in viaggio. L’anziana signora, evidentemente, non è un’elettrice dei Pirati, né una loro simpatizzante.
Questo aneddoto, statisticamente irrilevante e insignificante, aiuta a comprendere, tuttavia, come vengano recepiti e visti i Pirati da un pubblico di non più giovanissimi. Non si tratta, infatti, di un caso isolato. Arrivato a Berlino, vado a cena con amici tedeschi e italiani da lungo tempo in Germania, tutti tra i quaranta e cinquant’anni, e provo a spiegare il mio interesse per questo nuovo fenomeno politico. Il confronto non dura a lungo. Il loro giudizio è senza appello: ignoranti, incapaci e ingenui; i Pirati rappresentano il peggio della Rete e fra due anni spariranno. A questo punto, due indizi non fanno una prova, ma indicano una tendenza. I Pirati, la principale novità della politica tedesca, o li si ama o li si disprezza. È difficile mantenere un atteggiamento di neutralità nei confronti di un movimento che sta sovvertendo tutte le tradizionali coordinate politiche nella Repubblica Federale Tedesca. Un partito nato appena sei anni fa, ma che sta cambiando la geografia dei partiti e il modo stesso di fare politica in Germania.
Il Partito Pirata tedesco nasce nel 2006 sul modello svedese, che a sua volta si affermò come movimento di protesta per la chiusura della piattaforma illegale di download The Pirate Bay – da cui il nome. Esiste anche un’Internazionale dei Pirati (Pirate Parties International) che si sta diffondendo e radicando in tutto il mondo e che coordina le diverse declinazioni del movimento, presente oramai in ben oltre sessanta nazioni e organizzato in un vero e proprio partito in quasi venti di queste.
Il Partito Pirata tedesco fa il suo esordio nella politica della Repubblica Federale nel 2009 quando ottiene appena lo 0,9 per cento alle elezioni europee. Un risultato mediocre ma che fece acquisire ai Pirati la consapevolezza che potevano crescere e dire la loro nella politica nazionale tedesca, come ricorda, in un’intervista, Carlo von LynX, uno dei Piraten berlinesi (di origine italiana).
Alle elezioni federali tedesche, sempre nel 2009, raddoppiano i voti e ottengono il 2 per cento. Un risultato che però non permette loro di entrare nel Bundestag, il parlamento tedesco, non avendo superato lo sbarramento del cinque per cento. La svolta non tarda ad arrivare. Alle elezioni comunali della città di Berlino del 18 settembre del 2011 i Pirati ottengono un clamoroso 8,9 per cento dei voti e quindici seggi nel parlamento della capitale [Figura 1 – Risultati elezioni comunali di Berlino del 18 settembre 2011]. Da partito fantasma
sono divenuti in quell’occasione una vera realtà politica. Fino ad allora nessuno li prendeva molto sul serio, erano trattati con superficialità ed esclusi dal dibattito politico. Le loro manifestazioni pubbliche nel territorio federale erano deserte e un sostanziale insuccesso. Ma il dato straordinario ottenuto a Berlino ha dimostrato che i Pirati, sfruttando anche un generale sentimento di sfiducia verso i partiti tradizionali, facevano sul serio e potevano trovare consenso.
Che quel risultato non fosse estemporaneo e casuale, lo si è potuto capire soltanto qualche mese dopo, alle elezioni regionali nel Saarland del marzo del 2012. Qui i Pirati si sono confermati con il 7,4 per cento e quattro seggi nel Parlamento regionale [Figura 2 – Risultati elezioni regionali nel Saarland del 25 marzo 2012]. Le successive votazioni di maggio nello Schleswig-Holstein (8,2 per cento dei voti e sei seggi) [Figura 3 – Risultati elezioni regionali nello Schleswig-Holstein del 6 maggio 2012] e nel Nordrhein Westfalen (7,8 per cento dei voti e ben venti seggi) [Figura 4 – Risultati elezioni regionali nella Renania Settentrionale-Vestfalia del 13 maggio 2012] hanno radicato ancora di più un partito che oggi può contare, oltre ai rappresentanti regionali, anche su 156 rappresentanti a livello locale e che numerosi sondaggi, nella scorsa primavera, hanno dato addirittura al 13-14 per cento a livello nazionale tanto da contendersi, con i Verdi, il terzo posto tra i partiti tedeschi. Oggi i Pirati sono dati in leggero calo, ma pur sempre sulle percentuali delle elezioni regionali dell’ultimo anno [Figura 5 – Risultato elettorale della Piratenpartei nelle elezioni più recenti (2009-2012)].
L’autorevole DeutschlandTrend della prima rete tedesca (ARD) dava i Pirati al 6 per cento a settembre e al 7 per cento a luglio, all’8 per cento ad agosto e al 6 per cento a settembre. Sarebbero così il quarto partito dopo i Verdi che otterrebbero il 13-14 per cento. Secondo il seguitissimo Politbarometer della ZDF, la seconda rete statale tedesca, nel mese di giugno i Pirati erano al 7 per cento e al 6 per cento ad agosto e a settembre. Secondo il sondaggio Forsa, erano dati al 10 per cento a giugno, al 9 per cento a luglio e al 7 per cento a settembre. Più in generale, riassumendo i dati dei tre principali sondaggi demoscopici tedeschi, il quadro al momento è il seguente: la CDU/CSU al 32-37 per cento, la SPD al 27-32 per cento,