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Cos’è il Neo-Populismo
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E-book107 pagine1 ora

Cos’è il Neo-Populismo

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Info su questo ebook

In un periodo politico e sociale particolarmente complesso e a tratti nebuloso come quello che sta attraversando in questo momento l’Italia, il libro di Germano Pezzoni, Cos’è il Neo-Populismo, risulta essere estremamente chiaro ed utile per riuscire a comprendere efficacemente alcune importanti tematiche da cui dipendono gli aspetti economico-sociali (e non solo) del nostro Paese. Contestualizzando la situazione nazionale in un discorso più ampio di Politica storica, Germano Pezzoni centra perfettamente l’obiettivo di spiegare una realtà mutata e tuttora in costante mutamento, alla ricerca di una base di comprensione utile per una scelta ponderata e ragionata dell’agire individuale nel contesto di rappresentanza dell’elettorato.
 
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2018
ISBN9788856786002
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    Cos’è il Neo-Populismo - Germano Pezzoni

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2017 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-8600-2

    I edizione elettronica dicembre 2017

    A Paola, Andrea e Luciana

    «Non si fa politica con la morale ma nemmeno senza»

    (Andrè Malraux)

    Introduzione

    La crisi iniziata nel 2008 – prima come crisi finanziaria, poi come crisi economica ed infine diventata crisi politica – ha determinato un progressivo e profondo distacco tra le classi dirigenti e i loro elettorati e i loro mondi di riferimento.

    Nel corso degli anni Novanta del secolo scorso tutte le élite, indistintamente, hanno sposato il modello globalista e liberista battezzato da Ronald Reagan e da Margaret Thatcher e quindi proseguito da Clinton e Blair e dai loro cloni più prosaici sconvolgendo le normali regole della rappresentanza politica definite lungo un percorso secolare.

    Fino a che il ciclo economico, spinto dalla prima globalizzazione, ha funzionato, le classi dirigenti hanno potuto mantenere il loro consenso; dopo la crisi finanziaria partita appunto nel 2008, ciò non è più stato possibile ed hanno cominciato ad apparire sulla scena politica proto-movimenti che poi hanno costituito l’embrione di nuovi partiti politici che hanno portato al superamento della tradizionale diarchia destra-sinistra che ha contrassegnato nelle società occidentali il sistema politico durante tutto il corso del Novecento.

    In Italia questa istanza è stata incarnata dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e di Gianroberto Casaleggio. Infatti, alle elezioni politiche del 2013, il sistema politico italiano è passato dal classico bipolarismo destra-sinistra al tripolarismo. A questo punto sul versante di sinistra dello schieramento politico è cominciato a muoversi qualcosa. Dopo le elezioni europee del 2014, infatti, che sono state contraddistinte come è noto da un importante successo in termini di voti da parte di Renzi e del Partito Democratico, un politico ed intellettuale di lungo corso come è stato Alfredo Reichlin, con un articolo su L’Unità del 29.05.2014, ipotizza la necessità di dare vita ad un cosiddetto Partito della Nazione. Afferma Reichlin che

    «Renzi si è presentato come il segretario di quel partito della nazione di cui discutemmo a lungo e senza successo con Piero Scoppola al momento della nascita del Partito Democratico».

    Tale necessità, ancora Reichlin, la riconduce all’esigenza in primo luogo di contrastare la marea montante dell’anti-stato e dell’anti-politica ed in secondo luogo di costruire un partito e non solo una organizzazione elettorale. Reichlin parla addirittura di dare vita ad un partito-società, cioè un luogo dove si forma una nuova classe dirigente che possa prendere in mano le redini del paese con appunto un Partito della Nazione. Tale proposta, come era logico aspettarsi, ha provocato la nascita di un dibattito tra chi la riteneva una proposta sensata e chi la aborriva come il diavolo.

    In tale dibattito chi ha riassunto meglio le tesi dei contrari è stato Massimo Salvadori con un articolo sul quotidiano La Repubblica del 12.05.2015. Afferma Salvadori che in tutti i momenti di grave crisi dello Stato Unitario si è fatta avanti l’idea che spettasse ad un soggetto privilegiato assumere il compito di rigenerare il Paese appunto con un Partito della Nazione e l’esperienza storica, sempre a dire di Salvadori, insegna che questo non ha portato grandi risultati all’Italia. E il risultato referendario del 4 dicembre 2016 è li ad indicare l’acutezza della osservazione di Salvadori che ha visto uscire sconfitta l’ipotesi di populismo soft incarnata dalla leadership di Matteo Renzi che aveva la mission impossible di contrastare l’anti-politica incarnata dal movimento di Grillo e di Casaleggio.

    Contemporaneamente commentatori ed analisti politici hanno iniziato ad accostare il concetto di Partito della Nazione all’idea di partito che ha cominciato a prendere corpo nel momento in cui Matteo Renzi ha assunto la gestione della segreteria del Partito Democratico. Accostamenti per altro fatti non sempre in maniera coerente e spesso più espressione di un linguaggio politico appena abbozzato che frutto di una seria analisi.

    Occorre viceversa chiedersi se il concetto di Partito della Nazione può costituire una chiave efficace per interpretare quella fase politica costituita a partire dall’avvento alla guida del Partito Democratico di una nuova leadership politica.

    Nel primo capitolo del volume si analizzerà quella che è stata la forma principale di partito che ha caratterizzato tutto il corso del Novecento e cioè il partito di massa con le sue varianti più o meno sostanziali. Tale analisi è riferita al contesto italiano partendo dalle origini per arrivare di fatto al superamento di tale modello di organizzazione della partecipazione politica e prefigurando l’emergere di proto-movimenti che si caratterizzano per uno scontro frontale con il sistema politico esistente e che sono stati classificati all’interno della categoria della cosiddetta anti-politica.

    Quello che è avvenuto non è stato senza influenza nemmeno nei confronti dei partiti tradizionali ed in particolare per la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista Italiano, le cui culture politiche, per decenni fieramente contrapposte, si sono fuse nel Partito Democratico. Nel presente volume, infatti, verrà indagato quello che è diventato il Partito Democratico durante la Segreteria Renzi, i suoi programmi ed i suoi rapporti con il sistema politico. Verrà altresì analizzato il modo in cui il Governo Renzi si è posto nei confronti delle istituzioni e dell’opinione pubblica.

    A seguito di tale indagine si potrà inquadrare cosa è stato il fenomeno Renzi, e quindi il Partito Democratico ed il Governo a trazione renziana all’interno dei modelli strutturali e funzionali che correntemente la scienza politica definisce e studia. Dal punto di vista del metodo pertanto si partirà da una analisi fattuale del caso di studio cercando di inserirlo nei paradigmi di riferimento elaborati dalla scienza politica nei suoi profili storici, sociologici ed istituzionali. Si tratterà quindi di elaborare una ipotesi di lavoro e di verificarla successivamente attraverso una analisi sia sincronica (quindi comparata) sia diacronica (e quindi storica).

    Innanzitutto la prima fase della ricerca è dedicata all’indagine sulle origini del Partito Democratico che viene visto come l’atto finale di un lungo processo che ha caratterizzato il secondo dopoguerra italiano e che ha portato alla unificazione e quindi al superamento dei due maggiori partiti di massa che caratterizzarono quel periodo e cioè il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana.

    Successivamente si cercherà di verificare se è vero quanto affermato da politici e da opinionisti politici i quali affermano che è in corso una mutazione

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