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Lacrime e Sorrisi: Miscellanea
Lacrime e Sorrisi: Miscellanea
Lacrime e Sorrisi: Miscellanea
E-book280 pagine2 ore

Lacrime e Sorrisi: Miscellanea

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Info su questo ebook

In questa miscellanea di scritti Gino Ragusa di Romano mette a nudo il viaggio dell’uomo sulla Terra ripercorrendo quella strada nella quale ogni ciottolo di pietra rappresenta un saggio insegnamento popolare che solo chi accetta ancora di ascoltare la natura riesce realmente a comprendere.

L’autore di questo moderno Zibaldone riesce a coordinare quel flusso di coscienza capace di fargli strutturare una vastità di immagini che si riduce in una sintesi filosofica e in un chiaro prospetto del proprio pensiero: una riflessione esistenziale che viene vissuta pienamente in una ricerca continua e spasmodica dell’essenza delle cose e nelle cose che condurrà a sentirsi “uno sconosciuto cittadino del mondo”.

Dalle poesie alle filastrocche fino ad ai detti siciliani è il sapore della terra, della tradizione che esplode con sapiente prepotenza in quello che più tra tutti è un candido ricordo di una pia fanciullezza di pascoliana memoria, ma vi è anche un profondo spiritualismo che allontana dalle stanze dei bottoni, dai gestori dell’emozionale facendo emergere all’interno dell’opera il valore più autentico di concetti abusati, ma non vissuti eticamente quali l’uguaglianza, l’amore e la fratellanza.
LinguaItaliano
Data di uscita23 mag 2014
ISBN9788868221935
Lacrime e Sorrisi: Miscellanea

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    Anteprima del libro

    Lacrime e Sorrisi - Gino Ragusa Di Romano

    Gino Ragusa Di Romano

    LACRIME E SORRISI

    Miscellanea

    DELLO STESSO AUTORE:

    Patema – Gabrieli Editore – Roma 1971

    Albatros Editrice – Roma 1976

    Ursini Editore – Catanzaro 1978

    Miele e fiele – Ursini Editore – Catanzaro 1993

    Selezione poetica – Gabrieli Editore – Roma 2001

    Accenti d’amore e di sdegno – Pellegrini Editore – Cosenza 2004

    Speranze e delusioni – Pellegrini Editore – Cosenza 2007

    Proprietà letteraria riservata

    © by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy

    ISBN: 978-88-6822-193-5

    Edizione eBook 2014

    Via Camposano, 41 - 87100 Cosenza

    Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672

    Siti internetwww.pellegrinieditore.com - www.pellegrinilibri.it

    E-mail: info@pellegrinieditore.it

    I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

    L’ape sugge il nettare e non scompone il fiore.

    Sii saggio, emula dell’insetto il suo valore.

    Prefazione

    La prefazione è la prima cosa che viene letta da chi apre un libro o comunque il primo scritto che appare agli occhi del lettore; pertanto, avendo letto il contenuto di Lacrime e sorrisi, ritengo che lo stesso cambierà la vostra forma di vedere le cose, proponendovele senza veli.

    Credo fermamente che migliorerà il modo di affrontare la vita, modificherà i rapporti interpersonali, riordinerà la relazione con voi stessi e con gli altri, educherà ad apprezzare ed a rispettare la natura che ci circonda, cercherà di far venir fuori il meglio di voi stessi, vi avvierà verso il bene comune e vi darà i giusti presupposti per affrontare quel male, che purtroppo spesso fingiamo di non vedere o decidiamo di pensare che quasi non esista, fermo restando però che è presente nella nostra vita e ne condiziona quotidianamente ogni azione verso noi stessi e verso il prossimo.

    Lacrime e sorrisi fa sorridere, entusiasmare, riflettere; fa viaggiare attraverso i ricordi della vita dell’autore, ma mai vi farà perdere di vista l’obiettivo: la verità.

    Verità a volte rivelata da un proverbio, altre volte espressa attraverso l’uso del dialetto siciliano, usato da noi siciliani proprio quando non vogliamo per nulla essere fraintesi, ma desideriamo che il messaggio arrivi forte e chiaro.

    Un esempio per eccellenza, lo troviamo nella poesia "Lu Conclavi", dove, con estrema forza, conferita anche dall’uso del nostro dialetto, si sottolinea la falsità e la corruzione della chiesa cattolica, descritta dal poeta come un’istituzione viziata, che ha assolutamente distorto il messaggio del sacrificio dell’Uomo sulla croce, utilizzando la Fede come uno strumento di marketing per aumentare le vendite ed i clienti.

    L’istituzione chiesa viene descritta non solo ricca di denaro e sfarzosamente disgustosa, ma soprattutto piena di: "surgiazzi ngrassati nni la fugna - portanu dannu a lu munnu interu; sunu lu culera, la pesti e la rugna, sangisuchi ca nun dicinu lu veru".

    Tutto ciò nell’animo di un credente, ancor più se praticante, effettivamente sconvolge e fa crollare definitivamente qualsiasi vicinanza e simbiosi tra l’idea di Chiesa e di Amore verso Dio; però, fa riflettere sui veri insegnamenti dateci dal Signore, lasciando la speranza che un giorno sia fatta veramente la Sua volontà.

    Credo che nell’epoca attuale sia oggettivamente palese parlare chiaramente e scindere la Fede dal business e dagli interessi personali.

    Il dialetto siciliano, utilizzato dall’autore anche in altre poesie, a mio avviso come mezzo rafforzativo del significato, mi ha particolarmente colpito nella poesia "Senza titulu", dove ogni frase, ogni singolo vocabolo, la rima alternata, rende il significato ancora più intenso, direi quasi violento, come dei colpi di pistola veri e propri che colpiscono perfettamente il cuore del bersaglio. Il poeta, però, come è giusto, invece della pistola usa sapientemente armi incruente e non violente: una penna e le lettere dell’alfabeto.

    Il messaggio della poesia arriva più forte che mai e la forma è incredibilmente fedele all’emozione, vissuta in quel momento nel suo animo.

    In questa miscellanea mi sento di paragonare l’autore ad un pittore impressionista, anche introspettivo, che ferma l’attimo e lo immortala su carta bianca per sempre.

    Un’opera d’arte impressionistica. Ecco cos’è in breve "Lacrime e sorrisi".

    Leggere questo libro è come ascoltare, ripeto, il suono melodioso di uno strumento musicale, la cui musica fa vibrare le corde del cuore, ogni vena del corpo, fa rilasciare dopamina al cervello, dà piacere e ricompensa come nel componimento intitolato Poesia, in cui Gino Ragusa Di Romano così inneggia: "…Tu fosti dei miei sogni lo scrigno, con te la realtà io non la vissi; alla mia vita togliesti il macigno ed io ti cantai e con te convissi."

    Posso dire, inoltre, che farà svegliare la vostra coscienza, solleciterà la vostra mente alla lotta per i diritti ed impregnerà l’anima di solidarietà e senso comune.

    Tutto questo il poeta riesce a trasmetterlo con la sua conoscenza tecnica e con incredibile semplicità, con le sue esperienze, così come, appunto, il musicista riesce a comunicarlo, suonando il suo strumento. Lo stesso poeta scrive, esaltando "La musica, la poesia e la pittura": - La musica fa vibrare le corde del cuore e fa sognare, ma la poesia dà voce ai sentimenti della sua germana, mentre la pittura con le sue luci ed ombre è la relazione ottica delle consorelle -.

    Il livello di maturità culturale, mentale e spirituale, consente a Gino Ragusa Di Romano di essere un’impressionista, di poter giocare con la cultura, una delle tecniche a mio avviso più difficili.

    Un esempio da citare è la poesia "La starna e i colombini" meravigliosamente impressionistica e sentimentalmente equilibrata; la lettura della stessa ci rimanda l’immagine della scena di questi colombini e della loro storia, ma ancor di più, dopo averla letta, ci resta la morale, che è sempre il fulcro in ogni scritto di Gino Ragusa Di Romano.

    Ogni suo componimento è da grande poeta, con padronanza di terminologia e di figure retoriche.

    Quando la cultura riesce a non farsi notare, ma fiorisce e produce questi frutti è veramente un piacere avvicinarsi alla lettura, a differenza di altri libri, dove si denota la cultura dello scrittore, ma la carenza del contenuto, la mancanza del filtro, del cervello.

    Esempio chiave umoristico di questo connubio sono le barzellette contenute nel libro, moltissime, divertentissime, ma sempre con un retrogusto riflessivo: Un giorno, mentre passeggiavano due amici, l’uno disse all’altro: È veramente curioso, amico mio, che i miei capelli sono rimasti tutti neri, invece la mia barba è divenuta tutta bianca. Tu sai darmi una risposta, una spiegazione?. L’altro, sorridendo, gli rispose: "Forse, amico mio, hai fatto lavorare di più le mascelle e poco la testa".

    L’opera Lacrime e sorrisi è un bouquet realizzato in piena regola; è equilibrata nel suo squilibrio artistico.

    Il poeta è attuale, non tralascia ciò che accade attorno a sè, come si nota, leggendo la poesia intitolata e dedicata a Rita Levi Montalcini o a Jorge Mario Bergoglio.

    Descriverei questo libro come un manuale di vita, da aprire ogni qual volta necessitiamo di una risposta, ogni qual volta ci sentiamo soli, anche se contornati da centinaia di persone.

    Sì, io lo vedo così! Come un amico immaginario al quale raccontare le proprie esperienze, al quale confidare i propri dolori, dal quale ricevere conforto, consigli, risposte, dal quale essere abbracciato quando ne sentiamo il bisogno e penso sia proprio questo quello che ha fatto il poeta e scrittore in questo suo libro; nello specifico tutto ciò viene palesato nella Lettera a Sofia, in qualche modo proseguimento del Dialogo tra me e Sofia, contenuto nel libro Accenti d’amore e di sdegno.

    Lo scrittore, nella Lettera a Sofia, fa proprio quello a cui si è fatto riferimento; si lascia andare e confida a questa amica tutti i sui dubbi, le sue debolezze, le sue speranze, i suoi aneliti, le sue paure, ma anche le sue delusioni: "Io abito, come sai, in questa parte della terra chiamata Italia, della quale uomini d’illustre pensiero hanno ben descritto tutte le bellezze naturali ed artistiche, che altri uomini di gran talento ci hanno nei secoli donato.

    Ma oggi, purtroppo, a parte una sparuta minoranza, non emergono più grandi geni in tutti i settori delle attività, ma, invece, prolifera già da molti anni il malcostume, l’idiozia, la depravazione in senso lato, la corruzione, la concussione, il latrocinio: il denaro innanzitutto, il denaro soprattutto; la micro e la macro delinquenza, l’ignoranza, la sopraffazione, la prostituzione fisica e mentale, il nepotismo, la schiavitù etc."

    Gino Ragusa Di Romano scarica ogni sua emozione, soprattutto una forte rabbia verso l’indifferenza e l’ignoranza del popolo di fronte ad una situazione, che ha già devastato gran parte delle nostre vite e che, ahimè, sarà l’eredità che verrà lasciata a quei figli, che non hanno nessuna colpa, se non di essere nati dove il popolo, ripeto, è completamente sottomesso, a parte una sparuta minoranza, al capitalismo clientelare, a coloro che io definisco criminalplutocrati e criminalierocrati, nepotisti, corrotti, concussi e collusi tra loro e con la mafia, che hanno accumulato ingenti ricchezze a discapito della collettività, impoverendola materialmente, moralmente, intellettualmente e socialmente, riducendola quindi psicologicamente alla schiavitù e spingendola alla distruttrice lotta civile.

    Questa splendida lettera, la definisco un inno all’onestà e al senso del buon vivere, un’utopia realistica e realizzabile del bene e del giusto, lato sensu. Quante cose cambierebbero in positivo se solo si mettesse in pratica il progetto che ci propone lo scrittore in questa lettera!

    Consiglio, a chi decide di proseguire la lettura di questo potpourri di verità, di sfogliarlo lentamente, di ritornare su alcune parti già lette, perché, come un rebus, alla fine ognuno di voi avrà la risposta che tanto aspettava.

    Se non vi sentite pronti a ricevere la verità, chiudete il libro, perché aprirà la vostra mente sulla realtà della nostra società, sui perché delle nostre sofferenze e sul perché si è deciso di scegliere la direzione dello sfacelo, dal mio punto di vista premeditata, ahimè, con il nostro consenso.

    Direi, per concludere, citando proprio una riflessione del poeta: "Un libro sa parlare bene al suo lettore, se lo stesso lettore vi si riconosce alla fine della lettura".

    Vega Irene Ragusa

    Nota critica

    Viviamo in un tempo garrotto ed assassino, in cui i carnefici e le vittime sono divisi da un filo sottile, quasi impercettibile. Il compito di un artista, ammesso che si voglia legittimarlo nell’averne uno, quale dovrebbe essere? Moralizzatore? Educatore? Semplice cantastorie? L’autore di questo moderno Zibaldone con i suoi scritti si pone al centro di una diatriba sociale che solo in un secondo tempo assume i connotati di un interrogativo esistenziale. La riflessione di Gino Ragusa di Romano è un viaggio nell’aspetto più puro, più intimo dell’uomo fino a sfociare in una critica sentita e vissuta pienamente, prima ancora che dalla penna, dalla mente e dagli occhi dell’autore. Questa miscellanea di scritti si muove in una posizione diametralmente opposta al processo evolutivo di una società che aborre l’individuo e massacra l’aspetto più sacro del vivere. Gino Ragusa di Romano ripercorre a piedi nudi il cammino dell’uomo, quella strada nella quale ogni ciottolo di pietra rappresenta un saggio insegnamento popolare che solo chi accetta ancora di ascoltare la natura riesce realmente a comprendere. A comprendere che "le ricchezze terrene non ci preservano dalla morte, né si possono portare all’altro mondo; perciò in terra possiamo accumulare altri tesori e poi depositarli nei cuori dei nostri simili".

    Inserire all’interno di quest’opera una serie di filastrocche e detti siciliani non è scelta di poco conto. Il sapore della terra, della tradizione esplode con sapiente prepotenza in quello che più tra tutti è un candido ricordo di una pia fanciullezza quasi pascoliana; è proprio negli indovinelli, in quelli che Gino Ragusa di Romano chiama "miniminagghi ca sapiva ma matri, che il lettore riesce a comprendere la necessità di costruire gli strumenti per curare la parte più primordiale e per tanto più genuina, del suo essere uomo. Ciò si può ben denotare, ad esempio, in una frase tanto breve quanto incisiva: Haiu un triangulu accussì beddu, duci terra a mezzu lu mari, pri putirla ’nduvinari la vulissi visitari = La Sicilia".

    Scrivere uno Zibaldone non è compito facile. Lo scrittore deve essere sapiente coordinatore di un flusso di coscienza, deve riuscire a calibrare la propria necessità comunicativa e farla al meglio legare al contenuto dei propri scritti. Gino Ragusa di Romano riesce a strutturare una vastità di immagini che si riduce in una sintesi filosofica e in un chiaro prospetto del proprio pensiero. C’è una realtà di frontiera che si può chiaramente respirare all’interno delle "Paisanate" o nel Racconto "Il mio amico Giuli". È prima ancora nel Racconto che si intravede quell’assurda quanto tragica consapevolezza dell’abbrutimento umano dettato dalla cupidigia e dell’egoismo di uomini figli di una società allo sbando, carnefici che niente sono di fronte a coloro che grazie ai propri valori morali e culturali riescono a non piegare la schiena a riprovevoli logiche di potere. "La vita per quanto arida e dolorosa sia, a mio parere, non è del tutto vano viverla, perché dà all’uomo la consolazione degli affetti e l’immaginazione".

    F. Bacon affermava che un poco di filosofia inclina la mente dell’uomo all’ateismo, ma la profondità in filosofia lo avvicina alla religione. Nel caso di Gino Ragusa di Romano vi è un profondo spiritualismo esistenziale che si distacca completamente dalla burocrazia dei reggi moccolo del potere. L’anticlericalismo è logica conseguenza di una realtà di insieme basata su valori pienamente interiorizzati dell’autore quali l’uguaglianza, l’amore e la fratellanza e di una metamorfosi concettuale che riesce a sostituire un’improbabile uguaglianza esistenziale con una rispettabile e necessaria equità sociale. Nelle Riflessioni sostiene infatti che: "Il racconto del sacrificio di Cristo sulla croce ci dà un precetto sublime, gli amministratori della sua chiesa, invece, per le loro falsità sono dei farisei; tali individui per me valgono quanto un fiammifero già acceso e consumato, ma, purtroppo, sono la zavorra, il danno più grande dell’intera umanità. Una struttura aristotelica d’impianto dell’opera, di continua e spasmodica ricerca dell’essenza delle cose e nelle cose, versatile la consapevolezza d’esser niente altro che uno sconosciuto cittadino del mondo".

    Alberto Conia

    Nota autobiografica

    Mon nom de plume est

    Gino Ragusa Di Romano

    Il mio nome anagrafico è

    Luigi Ragusa, nato a Pietraperzia (Enna) il 26 giugno 1943, e le rime sottostanti esprimono in maniera concisa il mio pensiero.

    UGUAGLIARSI

    (Luigi Ragusa)

    I miei genitori mi diedero un nome

    e, come d’uso, anche un cognome.

    Li anagrammai e ne fui tanto fiero,

    essendo il termine più giusto e vero.

    Il mio comportamento mirò al verbo:

    elargii sempre amore, senza riserbo.

    Contemplo la natura e biasimo l’uomo perché ogni giorno turba disastrosamente la sua naturale evoluzione.

    Ammiro la donna, perché partecipa quotidianamente alla mia idea di bellezza, che sento nella mia anima come un afflato di perfezione della bellezza interiore umana.

    Aborro gli amministratori della chiesa, cosiddetta cattolica, a causa dei quali la fede

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