Brio e malinconia (Sbrìu e Malancunia)
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La parola nei linguaggi della poesia si autoesclude dalla materia. La parola non conosce la materialità. Conosce l’immaginario, la fantasia, la finzione della memoria. Una finzione che è un naufragare tra lo spazio e il tempo. Sottile. Specchiante. Riflesso. Spazio-tempo.
Ciò che “Brio e malinconia” emana. Il raccontare del linguaggio è comunque sempre una malinconia. Si pazienta. Si cerca l’oblio. Si giunge alla noia. Ci si abita nella parola. Chi usa la parola ha la necessità di usare il pensiero. Così nel viaggiare tra le percezioni e le emozioni.
La poesia di Gino Ragusa Di Romano ha il sublime.
L’estetica vive nella letteratura. Senza estetica l’arte non avrebbe senso. In questo camminare scorrendo il vocabolario del linguaggio poetico si corre il rischio di essere annientati dalla folgorazione. Il rischio? Annientati? Certo. Perché la Affabulazione ha il mistero della magia. Nulla accade per caso. Tutto ha la volontà o il volere della rappresentazione in cui il mito si legge come Potenza. La parola non è forse Potenza?
La malinconia che scaccia il rimpianto non è forse volontà? Ragusa Di Romano vi sottolinea ciò.
(Dalla nota critica di Pierfranco Bruni)
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Anteprima del libro
Brio e malinconia (Sbrìu e Malancunia) - Gino Ragusa Di Romano
GINO RAGUSA DI ROMANO
BRIO E MALINCONIA
(Sbìu e Malancunia)
Proprietà letteraria riservata
© by Pellegrini Editore – Cosenza – Italy
Stampato in Italia il 26/06/2019 per conto di Pellegrini Editore
Via Camposano, 41 (ex Via De Rada) – 87100 Cosenza
Tel. (0984) 795065 – Fax (0984) 792672
Sito internet: www.pellegrinieditore.com – www.pellegrinilibri.it
E-mail: info@pellegrinieditore.it
I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.
La malinconia non è una tristezza qualsiasi:
come scriveva Victor Hugo,
la malinconia è la felicità d’essere tristi
.
Prefazione
Con il termine prefazione, dal latino praefatio
, premettere, dire prima, solitamente, si anticipa il contenuto del libro stesso, aiutando il lettore ad una migliore comprensione del messaggio che desidera mandare l’autore.
Questa volta, poiché non ci saranno nuove opere che succederanno la medesima, non sarà una prefazione stricto sensu
, ma il contenuto che troverete nella stessa sarà anche relativo ad una maggiore conoscenza dell’autore, non solo per il suo profilo poetico, ma anche e soprattutto come uomo, padre, lavoratore ed amico.
Per questa ultima parte, mi avvarrò dei ricordi di due eccellenti persone, molto stimate da mio padre e da me, grandi amici e colleghi per moltissimi anni: il Dr. Calcedonio Ferrara e la Dr.ssa Maria Teresa Sparano.
L’opera
Brio e malinconia
è il titolo dell’ultima opera di Gino Ragusa Di Romano. Questo libro fu composto dall’autore negli ultimi anni della sua vita, probabilmente con la consapevolezza del suo precario stato di salute, che non lo avrebbe accompagnato a lungo.
Nell’opera, articolata in tre livelli, la cui composizione è facilmente individuabile grazie agli stacchi linguistici netti, nonché dai temi scelti, il brio
è l’elemento di equilibrio, di respiro, in un susseguirsi di emozioni intense, dove la malinconia è presente come comune denominatore.
La malinconia, nei vari componimenti, non è un sentimento statico e negativo che intralcia il naturale fluire di altri sentimenti ma, come una presenza inevitabilmente diventata amica, accompagna l’animo del poeta lungo il suo percorso introspettivo e di racconto della vita che lo circonda.
Un esempio lo troviamo nella poesia: L’amore genera luce
, nella quale il poeta denota uno stato di pienezza d’amore per la nascita delle sue due nipotine, mantenendo però un retrogusto malinconico rispetto alla sua stessa esistenza: La Vita mi distacca e lascia spazio a chi già, novello, mi si alterna. Di gioie e di affanni io sono sazio, il sole or cede il passo alla lanterna.
Altro esempio che vorrei citare é la poesia: Diamante mandarino
, nella quale nonostante il brio
ricevuto dalla visita inaspettata di un piccolo uccellino, il poeta cosi scrive: Quel dì io trassi lena dall’evento, obliando in parte il mio disagio, che il Fato impose al mio tramonto e pure all’alba volle un alto acconto.
Nella prima parte di Brio e malinconia
, il poeta é come se partisse dalla rappresentazione dell’uomo come maschio, descrivendone i bisogni carnali e gli istinti irrefrenabili. Questa parte è dedicata alla realtà quotidiana, alla descrizione delle reazioni dell’essere umano di fronte agli stimoli dell’altro sesso e, da ottimo osservatore della vita, Gino Ragusa Di Romano ci rimanda ciò che percepisce attraverso i sensi e attraverso le emozioni, senza tralasciare le pulsioni umane.
Il poeta si avvale della lingua siciliana per rendere un’idea fedele dei momenti raccontati, inoltre, l’uso della stessa in alcuni componimenti, li rende ancora più autentici;
Cito la poesia: Li curtigliara
, nella quale la capacità descrittiva, grazie all’uso del dialetto rende la stessa incredibilmente viva; la poesia dialettale ci accompagna per mano attraverso le varie scene narrate. Lo stesso accade in maniera alquanto potente nella poesia: Garrusi
.
La scelta della liberta assoluta, in Brio e Malinconia
e della non censura fa sì che il lettore abbia il privilegio di conoscere senza veli, attraverso le parole del poeta, la verità delle varie vicende di vita quotidiana e le sensazioni ed emozioni correlate presenti per natura nell’essere umano: il cambiamento del corpo con l’età, le relazioni con l’altro sesso, le sensazioni fisiche e la dura accettazione dell’arrivo della senilità, le malattie che affliggono il corpo e la mente, le riflessioni sull’omosessualità e molto altro.
La seconda parte, nella quale inizia una sorta di ascesa di status
, sia dal punto di vista culturale e morale dell’uomo, é segnata dall’introduzione della lingua italiana e da componimenti non più solo di tipo umoristico e faceto, bensì con alto contenuto moralistico ed etico. Cito la poesia: L’amore è vita
dove il poeta canta così: "A volte si ama una statua di neve, che repente si scioglie al primo sole e lascia solo l’amarezza del ricordo. Il giorno, così, lo senti tanto greve, mentre il cuore in silenzio si duole d’avere offerto amore a chi è sordo." In questa poesia si apprezza la capacità di sentire vibrare i propri sentimenti, essere in grado di riconoscerli e dargli un nome.
In questa fase l’uomo inizia ad addentrarsi nelle diverse sfere della vita, toccando temi politici e religiosi della società in cui si trova, riflette e ragiona molto di più che nella prima parte, usando la stessa come base necessaria per la sperimentazione.
La sublimazione della parte morale, introspettiva e critica di Brio e malinconia
avviene con l’inserimento dei racconti, le riflessioni e le lettere, dove il poeta ci regala l’esperienza maturata nei vari ambiti della vita, non solo propria, ma anche di persone collaterali, che ha potuto avere la possibilità di analizzare.
Gino Ragusa Di Romano, quindi, ci invita alla scoperta di noi stessi e all’autocritica; ci guida attraverso le riflessioni alla giusta scelta, al discernimento e all’ascolto dell’altro e di se stessi. Citazione tratta da Riflessioni
: "A volte, dialogando o scrivendo, si enunciano pensieri che non sono condivisi minimamente o poco da chi parla o da chi scrive; però ciò fa sì che l’attento interlocutore o il lettore venga sollecitato ad un contraddittorio