Genitori tecnovigili per ragazzi tecnorapidi
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Anteprima del libro
Genitori tecnovigili per ragazzi tecnorapidi - Carlo Mazzucchelli
a cura di Luigi Pachì
Carlo Mazzucchelli
Genitori tecnovigili per ragazzi tecnorapidi
Saggio
Prima edizione aprile 2015
ISBN 9788867757626
© 2015 Carlo Mazzucchelli
Edizione ebook © 2015 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano
Versione: 1.0
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.
Informazioni sulla politica di Delos Books contro la pirateria
Indice
Il libro
L'autore
Genitori tecnovigili per ragazzi tecnorapidi
Prefazione
Premessa
Genitori Tecnovigili
Ragazzi Tecnorapidi
Cosa dicono le indagini di mercato
Quali sono i rischi reali
Cosa possono fare i genitori tecnovigili
Comunicare e mettere in guardia i ragazzi sull’uso delle loro risorse online.
Regole e buone pratiche per genitori tecnovigili
Quali risorse mettere in campo
Alcune considerazioni finali
Disclaimer
Glossario
Bibliografia
Delos Digital e il DRM
In questa collana
Tutti gli ebook Bus Stop
Il libro
Come mettere al sicuro i propri figli dai rischi della tecnologia moderna
Un prontuario di sopravvivenza attiva per genitori tecnovigili alle prese con ragazzi tecnorapidi perché nativi digitali. Uno strumento di conoscenza per comprendere le nuove generazioni, mutate tecnologicamente e in difficoltà a confrontarsi con gli schemi mentali, i comportamenti, le abitutini e i modi di pensare degli immigrati digitali. Una breve riflessione con numerosi spunti e suggerimenti su come interagire e confrontarsi con le nuove tecnnologie di cui è impossibile ignorare l’impatto e gli effetti sui ragazzi. Un richiamo ad una maggiore consapevolezza, all’apprendimento e alla diffusa conoscenza tecnologica per saper affrontare in modo adeguato le nuove sfide contemporanee. Un e-book pensato per genitori circondati dai gadget tecnologici e dalle applicazioni di cui i loro figli fanno uso e per condividere riflessioni, spunti, strumenti, idee e buone pratiche. I temi trattati toccano tutte le tecnologie in uso, videogame, smartphone, tablet, APP, social network, media sociali, e televisione ma soprattutto suggeriscono alcune buone pratiche da adottare per gestire in modo pragmatico e non ideologizzato il rapporto con ragazzi tecnorapidi che sembrano prediligere la realtà virtuale online e quella aumentata dei videogiochi a quella più banale ma molto più reale del confronto e del dialogo in casa. Le buone pratiche suggerite sono quelle della ricerca del dialogo paritetico ma formativo, della interazione e della comunicazione, della partecipazione e collaborazione. Buone pratiche che disegnano un contesto nel quale può ridursi lo stress genitoriale perché migliora la conoscenza dei comportamenti tecnologizzati dei tecnorapidi, perché migliora la capacità di conversare e ascoltare e soprattutto perché ne deriva una migliore capacità decisionale, utile anche per aiutare i ragazzi nelle loro scelte giornaliere, individuali, sociali e di vita.
L'autore
Dirigente d’azienda, filosofo e tecnologo, Carlo Mazzucchelli è il fondatore del progetto editoriale SoloTablet dedicato alle nuove tecnologie e ai loro effetti sulla vita individuale, sociale e professionale delle persone. Esperto di marketing, comunicazione e management, ha operato in ruoli manageriali e dirigenziali in aziende italiane e multinazionali. Focalizzato da sempre sull’innovazione ha implementato numerosi programmi finalizzati al cambiamento, ad incrementare l’efficacia dell’attività commerciale, il valore del capitale relazionale dell’azienda e la fidelizzazione della clientela attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia e approcci innovativi. Giornalista e writer, communication manager e storyteller, autore di ebook, formatore e oratore in meeting, seminari e convegni. È esperto di Internet, social network e ambienti collaborativi in rete e di strumenti di analisi delle reti social, abile networker, costruttore e gestore di comunità professionali e tematiche online.
Dello stesso autore
Carlo Mazzucchelli, Tablet: trasformazioni cognitive e socio-culturali TechnoVisions ISBN: 9788867750993 Carlo Mazzucchelli, Internet e nuove tecnologie: non tutto è quello che sembra TechnoVisions ISBN: 9788867751440 Carlo Mazzucchelli, Tablet a scuola: come cambia la didattica TechnoVisions ISBN: 9788867752188 Carlo Mazzucchelli, La solitudine del social networker TechnoVisions ISBN: 9788867752621 Carlo Mazzucchelli, Nei labirinti della tecnologia TechnoVisions ISBN: 9788867754052 Carlo Mazzucchelli, 80 identikit digitali TechnoVisions ISBN: 9788867756414 Carlo Mazzucchelli, App Marketing: lo sviluppo non è che l'inizio TechnoVisions ISBN: 9788867756827
Prefazione
di Luigi Pachì
Condividendo con l’autore l’amore per la tecnologia, sono contento di presentare il suo nuovo ebook su un tema scottante per attualità e rilevanza. Un tema mai trattato a sufficienza perché scarso è l’interesse che molti genitori prestano agli effetti della tecnologia sulla vita dei loro figli, forse perché scarsa è la consapevolezza di questi effetti sulle loro stesse vite di adulti.
Un numero crescente di persone fa uso di dispositivi elettronici, ogni giorno, più volte al giorno, come strumenti di interazione, di comunicazione, di intrattenimento e di gioco. A essere maggiormente coinvolti in queste nuove pratiche quotidiane sono in primo luogo ragazzi e ragazze nativi digitali che maturano in questo modo nuovi modi di pensare e di comportarsi, di interagire socialmente e con la realtà e di sviluppo personale. Con questi ragazzi gli adulti sono chiamati a confrontarsi, in primo luogo nei loro panni di insegnanti di genitori, di nonni, e di zii. Possono farlo continuando a negare le nuove realtà tecnologiche o studiando le nuove tecnologie e apprendendo i nuovi linguaggi giovanili allo scopo di intavolare un dialogo efficace con le nuove generazioni.
Il nuovo ebook di Carlo Mazzucchelli offre alcune utili indicazioni e numerosi spunti per una riflessione non banale sul tema del ruolo che i genitori possono giocare nell’educare i ragazzi all’utilizzo delle nuove tecnologie. I genitori che questo ruolo vogliono giocare sono definiti dall’autore come Tecnovigili, adulti che non hanno alcuna motivazione censoria nei confronti dei loro ragazzi Tecnorapidi ma vogliono esercitare consapevolmente un ruolo attivo basato sul dialogo, il coinvolgimento e lo scambio.
L’ebook guida il lettore ad acquisire nuove informazioni e a elaborare conoscenze necessarie a diventare Tecnovigili. La scrittura è semplice, il testo è comprensibile a tutti e i temi sono trattati per un loro uso pragmatico nella vita di tutti i giorni. La tecnologia non è demonizzata ma analizzata per i suoi effetti cognitivi, comportamentali e sociali e per le conseguenze che ne possono derivare, positive e negative.
Spesso questi effetti si presentano insieme. Per esempio, nella pratica del videogioco, da un punto di vista cognitivo, il Tecnorapido perde la nozione del tempo e della realtà ma aumenta la sua abilità di concentrarsi, esercita e migliora la capacità di focalizzarsi sulle cose che fa, migliora la sua capacità decisionale e di soluzione dei problemi, impara a pianificare e sviluppa nuove capacità di pensiero. Tutte abilità che servono nello sviluppo del ragazzo a migliorare la capacità a socializzare e a operare in gruppo e ad esercitare il proprio auto-controllo, per maturare e avere successo nella vita. Negative sono invece la propensione alla violenza, che può nascere da un eccessivo uso della tecnologia, la dipendenza, l’estraneazione dalla realtà sociale del mondo al di fuori del computer, e varie forme di autismo tecnologico.
L’ebook offre ai genitori Tecnovigili informazioni e conoscenze su cui sono già acculturati e buone pratiche a cui sono già preparati. A coloro che Tecnovigili non lo sono ancora, evidenzia alcuni elementi di criticità che possono suggerire una maggiore consapevolezza del rapporto stretto che lega i loro figli tecnorapidi con la tecnologia e degli effetti negativi che ne possono derivare. A loro l’autore suggerisce di diventare maggiormente Tecnovigili in modo da adottare nuove consuetudini e nuovi comportamenti finalizzati a fornire ai loro ragazzi un supporto intelligente, non autoritario ma collaborativo che nasce dal monitoraggio attento delle tecnologie usate con l’obiettivo di prevenire abusi o comportamenti inusuali e negativi.
Molti testi scritti sugli argomenti trattati nell’ebook di Carlo Mazzucchelli tendono a sottolineare la differenza esistente tra nativi e immigrati digitali. L’autore colloca la distinzione all’interno di ogni categoria generazionale e non ne fa un elemento di differenziazione tra adulti e giovani. Il fatto che molti ragazzi siano super-esperti di social networking non è indicativo di una loro conoscenza e competenza di tipo tecnologico. Il fatto che convivano perennemente con un dispositivo mobile sempre connesso alla rete non li trasforma automaticamente in esperti di Internet e dei molteplici mondi paralleli della Rete. Il fatto infine di usare sempre Google per le loro ricerche online non li trasforma in persone acculturate capaci di comprendere la manipolazione che stanno subendo con un motore di ricerca finalizzato a soddisfare bisogni commerciali prima ancora che bisogni e curiosità culturali e personali.
L’autore non nega le differenze tra adulti immigrati digitali e ragazzi nativi digitali ma preferisce evidenziare il ruolo positivo che i genitori, soprattutto se Tecnovigili, possono esercitare nell’influenzare i comportamenti tecnologici dei loro figli. È un ruolo che nasce dall’assunzione simbolica di una responsabilità che non si esercita solo in senso autoritario e censorio ma è motivata dalla necessità di contribuire alla crescita e maturazione dei ragazzi, anche in senso tecnologico.
È una responsabilità che si esprime nell’acquisto di nuovi gadget tecnologici, nell’introduzione di Internet in casa e nel definire le regole per un suo utilizzo domestico. Più che introdurre sistemi di sorveglianza, filtri software di spionaggio o controllare i file di ‘log’ e le cronologie di navigazione dei dispositivi dei figli, i genitori tecnovigili devono investire in conoscenza delle nuove tecnologie e in comunicazione e relazione con i loro ragazzi.
La letteratura sul tema è vasta e controversa. La rivoluzione tecnologica persistente induce cambiamenti continui nel modo di pensare e nei comportamenti delle persone. Ne deriva una incertezza diffusa, una crescente incapacità a comprendere i fenomeni emergenti, ad adottare comportamenti virtuosi conseguenti e una difficoltà a prendere coscienza di quanto la tecnologia ci stia plasmando come persone.
Chi ha deciso, da genitore Tecnovigile, di reagire proattivamente nell’affrontare queste difficoltà troverà in questo ebook numerosi suggerimenti e alcune risposte.
La tecnologia sta ridefinendo i confini tra genitori e figli ma i confini, sembra indicarci l’autore, non sono entità fisiche insuperabili. Sono semplici metafore, limiti artificiali o fantastici di cui si devono impossessare i soggetti che li sperimentano.
I genitori Tecnovigili che lo faranno, scopriranno quanto la contrapposizione con i loro ragazzi tecnorapidi sia fittizia ma anche una grande opportunità di dialogo e di crescita reciproca.
Premessa
I genitori di tutti i tempi si sono sempre dovuti confrontare con le difficoltà legate alla crescita felice, indolore e consapevole dei loro ragazzi. Chi ha avuto successo ha saputo in genere comunicare, ascoltare, accettare la diversità generazionale e nel farlo è riuscito a trasferire conoscenze, esperienze e aspettative in modo da contribuire positivamente allo sviluppo e alla trasformazione dei loro ragazzi in persone adulte.
I genitori dell’era tecnologica si devono confrontare con una difficoltà in più.
Mai come in passato la lingua, che adulti e ragazzi parlano, è stata così diversa e a rischio incomunicabilità. La differenza nasce dal fatto che i genitori sono degli immigrati digitali e i ragazzi dei nativi digitali cresciuti a latte e tecnologia. Nativi digitali che dispongono di una mente diversa da quella dei loro genitori perché mutata tecnologicamente e alimentata digitalmente e cognitivamente attraverso la frequentazione di mondi virtuali online e pratiche di comunicazione Mobile.
Il sano dialogo intergenerazionale è sparito da tempo per colpa della colonizzazione televisiva dello spazio domestico e del rumore di fondo da essa causato. Oggi il dialogo è reso praticamente impossibile dalla pervasività di gadget tecnologici, tablet, dispositivi Bluetooth, cuffie, social network, videogiochi, apparecchiature per la realtà virtuale e applicazioni.
La conversazione tra genitori e ragazzi è diventata una pratica obsoleta e quasi inesistente o, quando sperimentata, è spesso mediata tecnologicamente e praticabile tra persone che hanno adottato strumenti di interazione e comunicazione di tipo tecnologico. Una sfida impossibile per molti genitori immigrati digitali, per nulla pratici delle nuove tecnologie e poco consapevoli della loro importanza per stabilire un dialogo costruttivo con i loro ragazzi, creando nuove opportunità per entrambi. Una sfida alla portata di tutti se ci si dota delle conoscenze e delle lenti giuste per osservare la diversità dei comportamenti e del livello di coinvolgimento dei ragazzi nella loro interazione con la tecnologia. Modalità sempre mitizzate dai media ma che spesso non hanno nulla di spettacolare, di deterministico o di innato.
Il primo problema da affrontare è il tempo rubato.
Social networking, WhatsApp, Facebook, cinguettii e messaggini vari rubano attenzione, risorse, energie e occupano la maggior parte del tempo dei ragazzi impedendo altre forme di comunicazione. Il tempo rubato è quello che i genitori, anche a causa della situazione economica attuale, devono dedicare alle loro attività lavorative e per stare al passo con una società in costante movimento e sempre più complessa. Ne deriva una mancanza di opportunità di incontro e di dialogo e un corto circuito che coinvolge anche i genitori Tecnovigili più preparati e tecnologicamente consapevoli. È un corto circuito che nasce dal fatto che oggigiorno non è più sufficiente tenere d’occhio i siti web visitati dai ragazzi. Bisognerebbe sperimentare i loro videogiochi, frequentare gli spazi sociali online nei quali sembrano essersi insediati stabilmente, ascoltare la musica che hanno scaricato sui loro iPod o smartphone e mettersi in ascolto sui numerosi canali da essi usati per messaggiare e comunicare. La difficoltà è accresciuta dal fatto che molti problemi, nati come effetto dell’uso di prodotti tecnologici, sono spesso nuovi, difficilmente prevenibili e difficili da gestire senza le conoscenze e strategie genitoriali adeguate. Psicologi, psicoterapeuti e psicanalisti possono aiutare e fornire utili servizi ma non esistono esperti in grado di fornire suggerimenti o consigli definitivi. Non esistono comportamenti virtuosi o buone pratiche da adottare ma bisogna semplicemente fare esperienza in prima persona e elaborare strategie di supporto e di intervento ad hoc.
È a partire da queste difficoltà che ho deciso di provare a condensare in un breve scritto alcune personali riflessioni nate dalla lettura di molteplici libri sulla tecnologia e sui suoi effetti sui comportamenti delle persone, dalla conoscenza degli ambienti virtuali online e dei modi in cui sono partecipati e vissuti dalle nuove generazioni di nativi digitali.
Queste riflessioni non nascono da analisi di tipo psicologico (non sono uno psicologo) ma dalla pratica online fatta di frequentazioni sociali mediate tecnologicamente e dalla semplice osservazione di quanto siano importanti la formazione, la comunicazione e la partecipazione nel trasformare ogni esperienza tecnologica in qualcosa di sicuro, divertente, arricchente per l’interazione tra giovani e adulti, tra nativi e immigrai digitali, tra genitori e figli.
Le nuove tecnologie sono un nuovo linguaggio da apprendere che non richiede intermediazioni di specialisti psicologi o guru tecnologici. Sono un semplice e potente strumento che può aumentare la qualità della comunicazione e delle esperienze genitoriali, a patto che si mantenga un approccio empatico, mentalmente aperto, un’elevata disponibilità al confronto, al dialogo e alla contaminazione inter-generazionale.
Le tecnologie a cui faccio riferimento sono Internet e i videogiochi ma anche APP e dispositivi mobili, servizi online e altri gadget tecnologici. Il messaggio che voglio condividere è il ruolo e l’importanza della conoscenza tecnologica nel favorire una relazione genitori-figli fatta di buone pratiche, nuove conoscenze e utili decisioni, del ruolo attivo che i genitori possono giocare nell’educazione dei loro figli e sulla necessità di approcci pragmatici e non ideologici o troppo marcati in senso generazionale.
I ragazzi nativi digitali e soprattutto quelli Tecnorapidi dimostrano una grande dimestichezza con le tecnologie, usano Internet in modo spregiudicato ma principalmente per attività di socializzazione, mentre non sembrano propensi a farsi sedurre da altre opportunità offerte dal Web. La limitatezza nell’uso di Internet sfata il mito di ragazzi nativi digitali tecnologicamente super-esperti e consegna l’immagine di ragazzi impegnati più a cliccare e a navigare che a leggere e a riflettere, più predisposti a conversare e a giocare con compagni, amici e contatti che a relazionarsi e a costruire amicizie online, più ispirati a piratare e scaricare musiche e film piuttosto che ad acculturarsi. I giovani nativi digitali sembrano essere generalmente consapevoli dei rischi della Rete, di Internet e delle tecnologie in genere anche se molte indagini sottolineano la loro vulnerabilità a confrontarsi con ambiti tecnologici coinvolgenti e capaci di fornire loro vie di fuga virtuali facili da intraprendere e difficili da lasciare.
I genitori Tecnovigili o quelli aspiranti tali non devono soffrire di sensi di inferiorità nei confronti dei ragazzi. I ragazzi non sembrano avere paura delle tecnologie, ne fanno un uso costante e continuativo ma molti di loro, ritenuti dai grandi imbevuti di tecnologia e con DNA modificati tecnologicamente, fanno un uso passivo della tecnologia comportandosi più da consumatori che da utenti intelligenti. Nulla di diverso da quanto fanno molti genitori, sempre attenti a regalare l’ultima meraviglia della tecnologia ma poco capaci di guidare i loro ragazzi all’interno dei labirinti della tecnologia (sul tema consiglio la lettura del mio ebook Nei labirinti della tecnologia – Bibliografia ragionata tra nuove e vecchie forme di tecnofilia e tecnofobia!) dando loro una destinazione di scopo e utili consigli per sperimentare nuove opportunità di crescita e di esperienza.
Questa fotografia sembra fare a pugni con la letteratura e molta attività pubblicistica e giornalistica corrente che racconta la socialità dei media e il protagonismo dei nativi sociali. Nella realtà anche l’uso di spazi sociali come Facebook è limitato alla gestione ‘sociale’ della pagina personale. Pochi usano l’account di Twitter e ancora meno gestiscono un Blog, forse per la difficoltà di una scrittura che vada oltre i 140 caratteri di un cinguettio o delle brevi frase usate per gli aggiornamenti di stato sul muro delle facce. A differenza degli immigrati digitali, i nativi digitali non hanno alcuna ambivalenza nei confronti della tecnologia e ne fanno un uso pragmatico e a-ideologico, spesso di tipo utilitaristico e finalizzato a scopi perseguiti allo stesso modo di come lo sarebbero all’oratorio, in un cortile di condominio o per strada.
I primi a essere consapevoli dei potenziali rischi di un uso eccessivo della tecnologia sono i ragazzi stessi ma è una consapevolezza diversa da quella dei genitori ed è spesso costruita su valutazioni superficiali e un po’ spensierate perché prodotto di scarse o non approfondite conoscenze degli effetti collaterali (ad esempio due terzi dei ragazzi non hanno consapevolezza dei rischi associati la sexting e a certe forme di bullismo digitale). Anche se hanno imparato a stare attenti a divulgare informazioni personali e a manipolare il media stesso con false informazioni, non sembrano comprendere a fondo il tema della privacy e i rischi connessi alla memoria indelebile della rete e alle conseguenze legate a fenomeni di bullismo digitale.
A partire da questa percezione soggettiva della realtà tecnologica in cui sono immersi i ragazzi Tecnorapidi, ho provato a ipotizzare un approccio genitoriale pragmatico capace di costruire una relazione intergenerazionale fatta di dialogo aperto e reciproco rispetto, di apertura mentale e voglia di conoscersi, di attenzione costante alle novità tecnologiche e ai nuovi usi che ne fanno i ragazzi.
L’ebook è rivolto a genitori che ho definito Tecnovigili.
Genitori con conoscenze e abilità tecnologiche paragonabili o superiori a quelle dei loro figli ma che trovano difficoltà a relazionarsi con ragazzi nativi digitali e a comprendere le loro nuove forme di relazione e socializzazione online, a stare al passo in termini di tempo disponibile e nuove conoscenze nel mondo variabile e mutante della Rete, a comprendere il significato di profili digitali e vite virtuali vissute dai ragazzi come completamente complementari e parallele alle loro vite reali. Il risultato di queste difficoltà è un gap conoscitivo, cognitivo e tecnologico che può creare una sconnessione tra genitori e figli e provocare nel tempo una vera e propria frattura generazionale.
Dopo una descrizione del profilo che caratterizza i genitori Tecnovigili e i ragazzi Tecnorapidi, ho deciso di condividere con il lettore i dati di alcune delle numerose indagini sociali sull’uso delle tecnologie da parte dei nativi digitali. Il capitolo dovrebbe servire a fornire una fotografia precisa, pur nella sua contraddittorietà, sui comportamenti, le preferenze e le pratiche tecnologiche delle nuove generazioni. I dati che emergono sono concordi nell’evidenziare la diversità delle nuove generazioni di nativi digitali ma servono anche a sfatare alcuni miti e leggende del mondo digitale per come è rappresentato e raccontato dai media e sulla Rete stessa.
Il capitolo successivo è focalizzato sulla illustrazione di quelli che io considero i rischi reali e gli effetti collaterali della relazione tra nuove generazioni di ragazzi Tecnorapidi e tecnologia. Il messaggio che cerco di comunicare è l’inutilità di un approccio basato sul controllo e che si preoccupa soltanto del tempo passato online dai ragazzi. L’attenzione non può essere rivolta solo al ragazzo ma anche alle comunità, ai gruppi e alle reti sociali che frequenta. I rischi veri nascono dai comportamenti dei ragazzi e da ciò che fanno con la tecnologia. I genitori devono essere partecipi in modo attivo per comprendere le esperienze tecnologiche dei loro figli vivendole con loro. Dovrebbero prestare particolare attenzione a come il tempo tecnologico viene usato, ai comportamenti di bullismo, al tipo di frequentazioni sociali online, alle varie forme di rappresentazione del sé usate, alla condivisione di foto e molto altro ancora.
La presenza genitoriale può cambiare i comportamenti dei ragazzi ma deve essere esercitata con la convinzione che, nella vita virtuale, i contenuti digitali possono essere assolutamente sicuri, piacevoli, istruttivi e ricchi di opportunità. I rischi e i pericoli sono sempre presenti, come lo sono molte situazioni e ambienti del mondo reale. L’elenco dei rischi elencati vanno dal bullismo digitale, allo stalking digitale, dal furto di identità, ai suicidi e al sexting, dalla dipendenza da videogiochi, alla solitudine e alla depressione da social network, dalle difficoltà cognitive alla difficoltà a mantenere elevata attenzione e concentrazione.
I tre capitoli che seguono provano a fornire alcune idee su cosa possano fare i genitori Tecnovigili per prevenire i problemi causati dalla tecnologia, sulle regole da osservare e gli strumenti da utilizzare.
Nella realtà tecnologica che ci vede tutti coinvolti non ci sono regole così come non ci possono essere comandamenti da praticare. Come ha scritto Sherry Turkle nel suo libro Insieme ma soli, la tecnologia ci ha resi tutti connessi gli uni agli altri ma, dopo che ci siamo allacciati, abbiamo scoperto che a tenerci occupati non siamo noi ma i nostri computer e dispositivi. Sopraffatti dal ritmo della tecnologia perdiamo di vista le persone e per passare più tempo con la tecnologia. Proprio ciò che non dovrebbe fare un genitore Tecnovigile negli anni di crescita dei suoi ragazzi.
La tecnologia va sperimentata e conosciuta ma non può rubare l’attenzione e il tempo che andrebbero dedicati ai ragazzi e alla loro scoperta del mondo che oggi avviene sempre più spesso attraverso strumenti tecnologici. Per non essere sostituiti da avatar e robot tecnologici nei sentimenti, negli affetti ma anche nei sogni dei ragazzi ai genitori Tecnovigili non rimane che investire sul calore della vicinanza, del dialogo, della voce, delle esperienze e delle emozioni condivise.
Se l’investimento non dovesse funzionare il rischio è che ad accudire i Tecnovigili diventati anziani non siano i figli nativi digitali ma macchine amorevoli, robot intelligenti e di compagnia.
Un futuro per il momento solo possibile che possiamo tutti contribuire a cambiare, genitori Tecnovigili e ragazzi Tecnorapidi insieme!
Genitori Tecnovigili
Tecnovigili sono genitori e adulti consapevoli dell'inutilità dei metodi autoritari nell'educazione dei loro figli e del ruolo che la tecnologia ha nella vita e nello sviluppo personale dei ragazzi Tecnorapidi. Sono adulti interessati ad accrescere conoscenza tecnologica e consapevolezza cognitiva per relazionarsi meglio ai ragazzi assumendo nuove responsabilità.
Sono Tecnovigili nati o diventati tali per poter continuare a capire e dialogare con i loro ragazzi Tecnorapidi, sempre connessi e impegnati in qualche forma di interazione tecnologica. Sono alla ricerca della fiducia dei loro ragazzi, per poter mantenere aperto un dialogo e una comunicazione costante, di tipo bidirezionale. Per diventare interlocutori credibili ed efficaci hanno bisogno di parlare sempre in modo franco e aperto, di essere sempre aggiornati sulle novità tecnologiche e sui relativi effetti positivi e negativi, e