Tecnologia Solidale: Donne e uomini che cambiano in meglio il presente
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Info su questo ebook
Questo libro racconta chi fa del bene con le tecnologie, senza alcun buonismo ma offrendo soluzioni utili per ridurre situazioni di disagio e di svantaggio. Le storie e i dialoghi che sono qui presentate ci chiedono di rispondere a queste domande: che tipo di mondo vogliamo costruire? Che impatto ha il digitale sulla vita delle persone e delle comunità? Quali sono i limiti dell’innovazione? Che cosa possono fare le tecnologie per rendere questo mondo un posto migliore dove vivere?
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Anteprima del libro
Tecnologia Solidale - Antonio Palmieri
Antonio Palmieri
Tecnologia Solidale
Donne e uomini che cambiano in meglio il presente
UUID: 5d64ce66-0393-4d01-81e5-aa4297690048
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
https://writeapp.io
Indice dei contenuti
Perché questo libro
Prefazione
Carlo Acutis, l’influencer di Dio
La vera differenza è tra materiale e immateriale
Marco e la scommessa di Digitally Different
Andrea e Avanchair
L’accessibilità digitale è un problema di cultura
Sauro, Stefano e gli Accessibility Days
Per crescere un bambino ci vuole un villaggio
Il portale dei videogiochi
Lucrezia, Sema e Kukua
Adolescenti e digitale
Dentro il carcere, ma aperti al mondo
Ferdinando, il cavaliere che salta gli ostacoli
L’invecchiamento è la nostra opportunità di innovazione
Lorenzo e Pedius, il telefono per sordi
Gianluca e il suo Cuore Digitale
Sostenibilità digitale vo cercando…
Lisa, Enrico e Veasyt
Pamela e i suoi occhi per Bemyeyes
Pandemia, infodemia
Andrea e il robot amico di Lorf
Il digital wellbeing che migliora la nostra vita
Programma il Futuro
Alessandra, Giorgia, Antonio e IntendiMe
Le buone notizie non stancano Dialogo con Elisabetta Soglio
Al lavoro 4.0
Massimiliano e i corsi di Develhope
Terzo Settore e transizione digitale Dialogo con Davide Minelli
Scegliere cosa vedere: Orientaserie
Costruire e diffondere capitale culturale
Umano e digitale
Dialogo con don Philip Larrey
Roberto e Village for all
Ivo va a scuola
Il digitale crea più relazioni o solitudine? Dialogo con Antonio Preiti
Emanuel e il design thinking di Shifton
Eleonora e The road to Olympia
L’innovazione che crea eccellenza
Daniele e Jobmetoo
Come continuare a innovare Dialogo con Giorgio Metta
Francesca, Roberto, Mario e Fightthestroke
Francesco e g&Life
Parole o_stili
Giovanni e Writexp
Mary e Neuron Guard
Conoscere, mente aperta e continuare a confrontarsi
Postfazione
Ringraziamenti
Perché questo libro
La Tecnologia solidale è ciò che rende solido l’immateriale e che dà concretezza al desiderio di chi sceglie di mettersi in gioco a beneficio di tutti.
Di queste persone ho scritto dal febbraio 2015, nel blog ospitato su economyup.it. In queste pagine ho raccolto ventotto brevi storie di donne e uomini che cambiano in meglio il presente e diciassette dialoghi con persone che operano o riflettono sul modo migliore di vivere la tecnologia, sempre a vantaggio del bene comune. Le persone e le realtà che incontrerai leggendo il libro saranno una conoscenza buona e i generatori di un moto di riconoscenza e magari di imitazione.
Ogni paragrafo di questo libro è una storia a sé, quindi lo si può leggere senza seguire l’ordine delle pagine. Le storie sono volutamente brevi e schematiche, perché il loro scopo è di introdurci in una vicenda, non di esaurirla. I dialoghi sono più articolati e servono a esplorare riflessioni, proposte e punti di vista differenti ma complementari di quel caleidoscopio che è il mondo dell’innovazione digitale.
Questo libro è anche il primo atto consistente
della Fondazione Pensiero Solido, che tra i suoi ambiti di riflessione e di intervento ha proprio il buon uso della tecnologia per migliorare la vita di tutti. La nostra Fondazione è nata formalmente poche settimane fa, ma è antica per la solidità delle intenzioni e dell’esperienza di chi ne fa parte.
Buona lettura,
Antonio Palmieri
Prefazione
Le mie opinioni nei riguardi della tecnologia sono completamente ambigue. L'ambiguità mi sembra l'unico modo di rapportarsi a ciò che sta accadendo oggigiorno. Chi non ha più idee ambigue? Non si può essere luddisti, ma allo stesso tempo non si più sposare la tecnocrazia. Quando scrivo sulla tecnologia, scrivo come essa abbia già influenzato le nostre vite
. Parlava così nel 1988 William Gibson, esponente di quella letteratura cyberpunk che tanto ha anticipato del nostro presente. Io mi ritrovo in queste parole e forse dovremmo leggere (o rileggere) i suoi libri per capire dove stiamo andando ed evitare gli approdi peggiori.
La tecnologia non è né buona né cattiva, non ha mai avuto una sua indole: una forbice può salvare una vita umana ma può anche tranciarla. Essere ambigui
, come ci suggerisce lo scrittore che ha immaginato, quasi mezzo secolo fa, la vita nei mondi digitali simulati e lo strapotere delle multinazionali tecnologiche, significa non avere pregiudizi, paure o ansie di conservazione ma prestare attenzione agli usi che si fanno delle tecnologie, ai loro effetti sulle persone e, più in generale, sul mondo che ci è dato temporaneamente abitare.
Ho incontrato Tecnologia Solidale circa otto anni fa e la cosa che ho subito apprezzato, oltre al suo animatore, è stata la voglia di scoprire e valorizzare chi fa del bene con le tecnologie ma senza alcun buonismo, come si diceva qualche anno addietro; l’assenza di qualsiasi forma d’ideologia e di schematismo se non una visione direi cristiana e umano-centrica della società; l’attenzione verso tutte le forme di disagio e di svantaggio a cui le tecnologie possono offrire soluzione ma senza dimenticare la sostenibilità economica delle attività. La tecnologia solidale, per me ma credo anche per Antonio Palmieri che l’ha fatta diventare prima un evento e poi un progetto, non è mai stata beneficienza o compassione.
Se cerchiamo una definizione, l’ha già data nel 2018 il G20: inclusive business
. C’è una parte importante del mondo che vive in situazioni di svantaggio o disagio: 1 miliardo di persone con disabilità che vanno moltiplicate per tre, se si tiene conto di chi le accudisce quotidianamente. E poi i milioni di persone che possono contare su pochi dollari al giorno per sopravvivere.
Considerarli un mercato
non è cinismo, significa trasformare i bisogni sociali in opportunità economiche per tutti, per chi ha bisogno ma anche per le imprese e per i governi, soprattutto in una congiuntura economica in cui i costi del welfare pubblico sono diventati insostenibili. Se è possibile farlo, oggi meglio che nel passato, è grazie alle applicazioni delle tecnologie digitali che, se ben utilizzate, possono davvero migliore la vita delle persone e in particolare modo di quelle che si trovano in condizioni di svantaggio, fisico o sociale che sia. Quando la ricetta funziona, il profitto è doppio: per chi ha creato e portato sul mercato la soluzione e per chi la utilizza potendosi permettere di fare cose che prima gli erano precluse.
L’innovazione c’è sempre stata ma in alcuni momenti diventa più intensa, pervasiva e sconvolgente. Non a caso parliamo di quarta rivoluzione industriale e trasformazione digitale. Stiamo diventando qualcos’altro: persone, imprese, società, istituzioni sono sottoposte a uno stress che non può non avere conseguenze e generare reazioni che possono arrivare fino al rigetto. Per questo oggi serve alzare lo sguardo, andare oltre le tecnologie e lavorare sull’impatto sociale, culturale e umano dell’innovazione digitale. È questa la migliore declinazione possibile della sostenibilità in questo decennio di tensioni geofisiche e geopolitiche con inevitabili ricadute economiche.
È dovere di tutti noi, qualunque sia il ruolo e la posizione occupata, e in particolare dei leader politici e aziendali lavorare per evitare un rischio e un pericolo: che le tecnologie digitali creino nuova discriminazioni. C’è quindi un tema d’inclusione che, se non affrontato in maniera responsabile ed efficace, lascerà intere fasce sociali e aree geografiche fuori dalla grande trasformazione con inevitabili impatti economici e culturali. Ma c’è anche una grande questione etica, che si può sintetizzare in una sola domanda: che tipo di mondo vogliamo costruire? E ancora una volta la migliora risposta è: sostenibile. Qual è l’impatto del digitale sulle psicologie individuali e collettive? Qual è il limite dell’innovazione? E penso ovviamente alle intelligenze artificiali, agli umanoidi ma anche ai metaversi e alle biotecnologie. Che cosa possono fare le cosiddette tecnologie esponenziali per rendere questo mondo un posto migliore dove vivere? Rispondere con dati e storie, e non solo sul climate change, è uno dei prossimi grandi filoni nella narrazione dell’innovazione.
In questo libro trovate già molte risposte possibili, sia in termini di pensiero sia di azioni concrete che diventano associazioni, progetti, imprese. Quando ho conosciuto Tecnologia Solidale sembrava solo uno dei tanti sottoinsiemi di un mondo ben più vasto e, forse, importante. Dieci anni dopo è convinzione sempre più diffusa che non possa esistere buona innovazione, e quindi tecnologia, che non sia sostenibile e quindi solidale. Antonio Palmieri, con le sue battaglie sull’accessibilità del web, è stato lungimirante. E la tecnologia solidale oggi è nel mainstream. Chiudo con le parole, che mi porto dentro da anni, di un altro rappresentante della letteratura cyberpunk, Bruce Sterling: Il futuro è già qui, solo che non è ancora equamente distribuito
. E di questo si parla nel libro: un’equa distribuzione di tecnologia e innovazione per un futuro migliore per tutti.
Giovanni Iozzia,
direttore di Economyup.it
Carlo Acutis, l’influencer di Dio
● Assisi, sabato 10 ottobre 2020. Carlo Acutis viene proclamato beato. Carlo è un ragazzo milanese, morto di leucemia fulminante il 12 ottobre 2006, a soli 15 anni. Aveva un grandissimo