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Nei labirinti della tecnologia
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E-book650 pagine9 ore

Nei labirinti della tecnologia

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SAGGIO (534 pagine) - TECNOLOGIA - Bibliografia ragionata tra nuove e vecchie forme di tecnofilia e tecnofobia!

Il labirinto è tutto tecnologico, reticolare, virtuale e reale al tempo stesso. Non è nato da solo, lo abbiamo costruito noi su misura, per divertimento e per soddisfare bisogni e necessità. Poi ci siamo persi al suo interno e abbiamo scoperto i numerosi Minotauri che cercano di dominarlo. Oggi lo abitiamo in modo incosciente e pieni di dubbi, correndo numerosi pericoli, dei quali non siamo sempre consapevoli, e sperimentandone anche le molteplici opportunità. Uscirne non è facile e forse neppure lo vogliamo. Una difficoltà nella scelta che nasce dalla scarsa conoscenza del labirinto, di chi lo sta costruendo e gestendo e dalla insufficiente fiducia in noi stessi di potercela fare.  Un aiuto può essere fornito da coloro che una scelta l'hanno fatta e che hanno trovato posto in questo e-book: tecnofobi, tecnofili, tecno-utopisti, tecnoapocalittici, tecnocritici, tecnocratici, tecnoscettici, tecnocinici, tecnoneutrali, tecno-ottimisti... Il libro è un viaggio fatto in compagnia di studiosi della tecnologia (Kevin kelly, Derrick de Kerchove, Eugeny Morozov, Douglas Rushkoff, ecc.), di filosofi e scienziati, di romanzieri, scrittori di fantascienza (Ray Bradbury, Arthur Clarke, Hugh Howey, Philip J. Farmer, ecc.)  e registi. È un viaggio ricco di paesaggi controversi, alcuni reali e bellissimi, altri futuristici e orribili (Elysium, Blade Runner, Avatar, ecc.), di misteri, di codici da decifrare, di numerose partenze e arrivi non sempre desiderati, di esperienze vissute e passioni sfrenate. A rendere eccitante e interessante il viaggio sono gli incontri con centinaia di persone più o meno sconosciute capaci di offrire, con i loro racconti e le loro narrazioni, spunti e conoscenze per una riflessione allargata e critica sul tema della tecnologia. Di questi viandanti e migranti tecnologici viene fornita un'ampia bibliografia, pensata per facilitare approfondimenti futuri. Completa l'e-book, una classificazione di tipi tecnologici che offre spunti per identificare l'identikit tecnologico del lettore.  

Dirigente d'azienda, filosofo e tecnologo, Carlo Mazzucchelli è il fondatore del progetto editoriale SoloTablet dedicato alle nuove tecnologie e ai loro effetti sulla vita individuale, sociale e professionale delle persone. Esperto di marketing, comunicazione e management, ha operato in ruoli manageriali e dirigenziali in aziende italiane e multinazionali. Focalizzato da sempre sull'innovazione ha implementato numerosi programmi finalizzati al cambiamento, ad incrementare l'efficacia dell'attività commerciale, il valore del capitale relazionale dell'azienda e la fidelizzazione della clientela attraverso l'utilizzo di tecnologie all'avanguardia e approcci innovativi. Giornalista e writer, communication manager e storyteller, autore di e-book, formatore e oratore in meeting, seminari e convegni. È esperto di Internet, social network e ambienti collaborativi in rete e di strumenti di analisi delle reti social, abile networker, costruttore e gestore di comunità professionali e tematiche online.
LinguaItaliano
Data di uscita25 nov 2014
ISBN9788867754052
Nei labirinti della tecnologia

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    Anteprima del libro

    Nei labirinti della tecnologia - Carlo Mazzucchelli

    9788867752621

    Presentazione

    di Luigi Pachì

    Cosa c’è nei viaggi avventura che ci fa sentire più umani? Tanto per cominciare un obiettivo chiaramente definito che dia significato, scopo e tensione alla nostra vita. […] in secondo luogo il pericolo che ci fa sentire vivi, ci dà una scarica di adrenalina, ci costringe a stare con le orecchie tese.

    High Tech e rapporti umani di John Naisbitt

    Viviamo tempi tecnologici che ci suggeriscono nuove ricerche, letture, riflessioni e saperi. Da una cultura umanistica meglio passare a una più scientifica e tecnologica attraverso la lettura e lo studio di autori, solitamente scienziati, ma anche semplici e abili divulgatori, che hanno capito quanto sia importante diffondere nuova conoscenza a un pubblico più ampio e di farlo cavalcando l’onda tecnologica in corso, con narrazioni capaci di interessare ed emozionare, perché nuove nel contenuto e nella forma. Come questo e-book!

    Nel suo nuovo lavoro, I labirinti della tecnologia, Carlo Mazzucchelli offre un percorso ragionato di letture, utile a tutti per decidere quali labirinti esplorare e quali viaggi tecnologici intraprendere, alla scoperta di nuove frontiere fatte di paesaggi immaginari e di nuove realtà concrete, percepite come digitali, virtuali e parallele. Le letture proposte offrono uno spaccato parziale ma efficace di un confronto dialettico che da anni sta interessando tecnologi e filosofi, psicologi e sociologi, fisici e matematici. Tutti impegnati a raccontare le grandi innovazioni tecnologiche e a sottolinearne le loro innumerevoli opportunità, i benefici e i vantaggi e/o effetti negativi.

    Il confronto che ne emerge non è semplicemente tra umanisti e scienziati: le due culture che essi rappresentano non sono più tra loro in contrapposizione, come avvenuto in passato, ma si esprimono in nuove e strane forme di alleanze a favore o contro la tecnologia e i cambiamenti che essa sta portando. Umanesimo e scienza devono fare i conti con l’evoluzione tecnologica e il suo paradosso dell’essere nostra amica, di stare sempre dalla nostra parte e al tempo stesso di lavorare per sostituirci.

    Non tutti condividono la stessa visione. Per questo motivo una riflessione critica è diventata sempre più necessaria e urgente (vedi gli e-book precedenti di Carlo Mazzucchelli Internet e nuove tecnologie: non tutto è quello che sembra e La solitudine del social networker). Riflessione che potrebbe servire a comprendere quali sono i cambiamenti indotti nei nostri processi mentali, in quelli di rappresentazione e percezione della realtà, nei rapporti sociali, nella percezione del sé e di costruzione della propria identità. Potrebbe diventare urgente per anticipare eventuali mosse mirate contro la nostra umanità perché compiute da un falso amico, che vive ormai in modo simbiotico e simbionte con tutti noi.

    Il labirinto tecnologico nel quale ci guida l’autore ci racconta, attraverso libri e autori, l’evoluzione tecnologica in corso (Internet, media sociali, dispositivi mobili e internet degli oggetti) e come essa stia modellando profondamente la nostra vita sociale, condizionando al tempo stesso i nostri processi cognitivi e la nostra capacità nel comprendere la realtà.

    Il percorso di lettura suggerito serve a far comprendere cosa sta accadendo e ad analizzare il crescente bisogno di informazioni e di nuova conoscenza che sperimentiamo.

    La rilevazione e assunzione di semplici dati non ci basta più. Abbiamo bisogno di trasformare queste attività in informazione e di elaborare nuove conoscenze. I dati sono diventati così numerosi da causare un vero e proprio surplus cognitivo dal quale non necessariamente nasce nuova conoscenza. Bisogna quindi elaborare ma anche saper scegliere e discernere per trarne adeguati giudizi e pratiche valutazioni.

    Affidandoci ciecamente alla tecnologia siamo sempre più intrappolati in meccanismi nei quali facciamo fatica a distinguere il vero dal falso, l’attualità del reale dall’illusorietà e finiamo per collegare cose false o sbagliate in una catena di errori. L’errore è reso ancor più facile e pericoloso dal nostro vivere online, partecipando a piattaforme di social networking che sembrano riproporre vecchi schemi e modelli di acquisizione della conoscenza, non privi di nuove forme di autoritarismo, demagogia, superficialità e illiberalità (cyber-populismo).

    La tecnologia ci viene in soccorso in molti ambiti quali la memorizzazione, l’organizzazione e l’archiviazione dei dati senza i condizionamenti soggettivi tipici degli esseri umani. La tecnologia aiuta nella diffusione di nuove forme di intelligenza: collettiva per Pierre Levy e Matt Ridley e connettiva per Derrick de Kerckove. Sono intelligenze legate alla logica dei sistemi complessi, delle teorie delle reti e del social networking online e che si realizzano fondamentalmente attraverso lo scambio, la condivisione, l’interazione, la partecipazione e la collaborazione. La tecnologia cambia i comportamenti umani, le abitudini, la percezione del sé e diventa oggetto di studio da parte di psicologi e studiosi delle scienze umane interessati a comprendere l’evoluzione umana nella sua ibridazione tecnologica attuale.

    L’ascesa della tecnologia viene però vista da molti anche come un pericolo incombente dalle conseguenze devastanti. A mettere in guardia dal rischio di vivere in una zona intossicata tecnologicamente (ZIT per distinguerla dalla T.A.Z. o zone temporaneamente autonome) ci sono in prima linea filosofi e psicologi. Non necessariamente tecnofobici o tecno-apocalittici ma solo persone coscienti dell’impatto che la tecnologia avrà sulla nostra vita, su quella dei nostri figli, sul lavoro, l’arte, la società e l’umanità intera.

    Le due correnti di pensiero, tecnofobi (come li definisce l’autore) e tecnofili, apocalittici e integrati, trovano nell’e-book di Carlo Mazzucchelli equa rappresentazione e pari dignità. L’autore, che in chiusura dell’e-book, si dichiara tecno-scettico e tecno-critico, non sposa nessuna delle due correnti ma propone una semplice guida ragionata delle stesse attraverso la lettura di alcuni degli autori che negli ultimi trent’anni hanno raccontato la storia della tecnologia e della sua evoluzione. Il viaggio è affascinante, perché lo è l’argomento e l’esperienza che della tecnologia ognuno di noi sta facendo. La scelta degli autori e dei loro libri, così come le riflessioni esposte, propone quesiti complessi e suggeriscono nuove azioni finalizzate alla ricerca di inedite bussole in grado di guidare il viaggio dei nuovi cittadini bionici del futuro verso mete sempre umane e capaci di riaffermare il potere degli uomini sul loro destino.

    Al termine della lettura, il lettore si troverà più preparato e attrezzato in modo consapevole ad affrontare i cambiamenti che stanno emergendo e che caratterizzeranno la sua vita attuale e quella futura.

    L’e-book Nei labirinti della tecnologia è dunque uno strumento ideale per comprendere quello che sta avvenendo e progettare un futuro nel quale i temi trattati si mostreranno ancora di più nella loro forma concreta, dirompente e drammatica.

    Premessa

    La speranza di rinascere come angeli bionici è una lettura terribilmente sbagliata del mito di Icaro, che affida il nostro futuro ad ali fatte di cera e di piume.

    Mark Dery

    Nel suo libro Perché la rete ci rende intelligenti Howard Rheingold suggerisce ai lettori di collegarsi in video via skype con la propria  figlia quando è lontana, ma di posare lo smartphone e guardarla negli occhi se è nella stessa stanza. Il suggerimento è diventato utile, necessario e praticabile da tutti. Il cambio di prospettiva e di pensiero è reso urgente dall’emergere di nuovi comportamenti che vedono il prevalere costante della tecnologia nella vita quotidiana di tutti e in particolar modo delle nuove generazioni di nativi digitali.

    Lo è in tutta la sua urgenza per quanti ritengono che la tecnologia abbia acquisito un potere eccessivo e autonomo (autonomia che secondo il sociologo Zygmunt Bauman deve essere intesa come possibilità del sistema di evolversi senza tenere conto del contesto esterno) una presenza invasiva nelle nostre vite individuali, forse lo è meno per chi vive con entusiasmo l’era tecnologica attuale, come ricca di nuove opportunità e cambiamenti e che vorrebbero vedere ancor più tecnologia nella nostra vita futura. Gli uni e gli altri sono chiamati a confrontarsi e a dialogare sugli effetti che la tecnologia sta avendo sulla società e sulla sua evoluzione futura.

    C’è spazio per la neutralità ma chi ha deciso di concedere un’opportunità alla tecnologia è chiamato a valutare bene i pro e i contro e a non essere cieco di fronte all'imprevedibilità e pericolosità della stessa. Alla tecnologia è assegnato un ruolo taumaturgico nel risolvere questioni di fondo della nostra società. Non tutti condividono questo punto di vista ma risulta sempre più impellente prestare attenzione alle implicazioni teoriche che questa posizione suscita, così come  agli interessi concreti che mobilita e ai comportamenti diffusi che favorisce. Immersi nel qui e ora della tecnologia non ci rendiamo conto della perdita di contatto con il mondo reale, con le persone, con il nostro corpo e con i vari contesti di esistenza nei quali ci relazioniamo agli altri e scopriamo noi stessi.

    La tecnologia sta guidando i processi di trasformazione del rapporto dell'uomo con il mondo e lo fa imponendo sempre più i suoi linguaggi, strumenti, scelte e stili di vita.  La metamorfosi tecnologica delle nostre vite è radicale e profonda, tende al superamento dell'umano con l'avvento delle macchine e non può non sollevare riflessioni approfondite sulla sua evoluzione e destinazione finale. È una metamorfosi che realizza visioni e sogni del passato ed è il risultato di anni di ricerca e sviluppo della tecnologia (tecnica) ma oggi è legittimo, oltre che necessario, interrogarsi se questa evoluzione sia deterministicamente obbligata (una palla da biliardo che una volta partita non può che seguire una certa traiettoria, per usare una analogia di Musil) o se non esistano al contrario percorsi alternativi, diversi, più umani (continui sbandamenti) e tali da garantire maggiori spazi di libertà, decisionale, cognitiva e di scelta. A molti (li chiamerò tecnofobi, tecnocatastrofisti e tecnoapocalittici) la situazione sembra già fuori controllo (citazione dal libro Out of control di Kevin Kelly), ad altri (li chiamerò tecnofili, tecnottimisti, tecnoeuforici ma anche tecnostupidi) appare come ricca di nuove opportunità e possibilità.

    L’avvento delle nuove tecnologie, e in particolare la diffusione di Internet e del Web, ha avuto una carica sovversiva e dirompente. Per comprendere il fenomeno, le categorie interpretative tipiche delle scienze sociali tradizionali non sono più sufficienti a spiegare una realtà caratterizzata da una comunicazione-informazione in tempo reale, dalla Rete delle reti, dal proliferare di spazi virtuali (cyberspazi, comunità online, social network, secondlife) e di nuove applicazioni mobili capaci di incidere realmente e radicalmente nelle vite delle persone, di suggerire nuovi interrogativi e di sollecitare nuove e più approfondite riflessioni filosofiche finalizzate a comprendere l’evoluzione della specie umana e il suo futuro.

    I temi che suggeriscono una riflessione non sono solo Internet (web e macchine collegate tra loro ma anche linguaggi, codici, macchine biologiche e semiotiche), i media sociali e l’impatto sui mezzi di comunicazione ma le trasformazioni strutturali e organizzative della tecnologia moderna attuale, la sua influenza nelle mutazioni cognitive e psichiche umane, l’insorgere di nuove patologie e forme di dipendenza, la ricerca e la scienza, la democrazia e la politica, il mondo del lavoro e le conseguenze sulla occupazione, il tempo libero, la scuola e la didattica, i mutamenti sociali e urbanistici, e molto altro.

    Il confronto su questi temi ha interessato da anni una folta schiera di pensatori, scrittori di fantascienza, studiosi, tecnologi e filosofi che hanno condiviso, tra loro e con il pubblico ampio dei loro lettori, idee controverse e spesso contrapposte sulla tecnologia, la sua ideologia e il suo utilizzo pratico. Queste idee hanno proliferato come memi ma sono così numerose e diverse da rappresentare un vero e proprio labirinto della conoscenza, per tutti coloro che hanno deciso di interrogarsi sulla perduta innocenza, sulla fine del sogno profetico alla base delle visioni tecnologiche del passato, sulla prevalenza del virtuale sul reale che unisce i confini tra ciò che è possibile e ciò che è immaginario eliminando ogni punto di osservazione soggettivo, e sulla crescente dipendenza dalle macchine tecnologiche che caratterizza l’epoca post-moderna.

    Come tutti i labirinti anche quello tecnologico presenta numerosi ostacoli il cui superamento può tradursi in un percorso di apprendimento e di crescita. Nel labirinto si può entrare come tecnofobi o tecno-apocalittici e uscirne integrati e tecnofili ma si può anche continuare a viverci da tecno-stupidi per l’incapacità a viverne simbolicamente il rito di una iniziazione che può portare a qualche forma di morte temporanea e di successiva rinascita. Il labirinto è reso complesso dalla sua artificialità e virtualità. Il suo paesaggio è altamente tecnologico ma anche inscritto nel nostro sistema nervoso. Abitiamo il labirinto della tecnologia alla ricerca costante di identità e di senso, navigando incerti all'interno di un flusso costante di informazioni che ci fa fluttuare tra situazioni stabili e instabili, ci obbliga alla ricerca continua di noi stessi e a ridefinire il tempo e lo spazio nel quale ci muoviamo. La ricerca è tanto più complicata quanto più grande è la schizofrenia di una esistenza fatta da identità molteplici al tempo stesso terrene e digitali.

    Quello tecnologico moderno è un labirinto complesso e rizomatico, dove ogni punto può connettersi a ogni altro in una successione di connessioni senza termine e che, per la sua esplorazione e conoscenza, richiede molto tempo a disposizione, grande disponibilità alla ricerca e allo studio, conoscenze sofisticate, e capacità interpretative. Il tutto per non perdere la percezione unitaria dell’oggetto studiato che con la sua sovrabbondanza di possibilità e opportunità è capace di confondere qualsiasi persona, anche la più acculturata e preparata, tanto più un semplice consumatore appassionato utilizzatore di tecnologie hardware e software.

    La tecnologia ha raggiunto un livello di complessità così elevato e le informazioni disponibili sono tanto sovrabbondanti da rendere complicata ogni tipo di analisi, di ricerca e di interpretazione. A questa difficoltà si aggiunge l’ignoranza (scarsa o nessuna conoscenza) crescente sulle tecnologie utilizzate e sui loro potenziali effetti che crea un vuoto culturale, nuove dipendenze e sudditanze.

    Il labirinto tecnologico non è dissimile dai molti labirinti descritti e sperimentati, anche simbolicamente, dall’uomo. È un paesaggio psichico e uno spazio mentale, onirico, mitologico, misterico, archetipo della ricerca di realtà perdute e sogno di realtà passate che si vorrebbe vedere rivivere nel presente. Nasce dal nostro inconscio e replica nella sua complessità quella del nostro cervello e delle sue sinapsi che creano miliardi di dedali e di caverne possibili e sempre nuove, oltre che entusiasmanti e ricche di nuova conoscenza. È un labirinto che, come quello costruito da Dedalo, è scuro e inestricabile come nessun altro, pieno di mostri e versioni tecnologiche evolute di nuovi Minotauri (Μινώταυρος) ma che non tarpa le ali e non impedisce di coltivare la speranza di uscirne. La stessa speranza che motivò Dedalo, imprigionato da Minosse nello stesso labirinto da lui costruito, a costruirsi delle ali di cera e di piume che gli serviranno per fuggire in compagnia del figlio Icaro (poi precipitato in mare per essersi troppo avvicinato al sole).

    Immergersi nel labirinto della tecnologia non significa soltanto fare i conti con i nuovi Minotauri, simbolici e digitali, che vi vivono dopo essere stati generati da accoppiamenti come quello che portò Parsifae, moglie di Minosse (Μίνως) e re di Creta, a farsi possedere dal toro bianco di cui si era invaghita. L’avventura del labirinto tecnologico è anche il simbolo della ricerca che caratterizza l’homo technologicus moderno per rimanere umano. È un viaggio, spesso simbolico e cognitivo che non vive di spazi labirintici reali, che comporta in alcuni casi la discesa all’inferno (tecnofobia, nomofobia, patologie varie legate alla tecnologia), l'incontro con mostri e incubi della mente, paure e timori per la propria salvezza o sopravvivenza,  e una discesa verso il basso che potrebbe anche precludere ogni via di ritorno. Le vie da percorrere sono molte e tra loro intrecciate, le porte possono essere finte, i corridoi paralleli o inestricabilmente interallacciati, l’uscita spesso nascosta e indistinguibile ad occhi inesperti e non ‘educati’ e impossibile da varcare. Trovarla significa però riemergere a nuova vita, uscire fuori dal buio e, come Teseo, diventare re e fondatore di città.

    L’uscita può dipendere da scelte e capacità individuali ma spesso è legata alla condivisione di una esperienza con altri e con il loro aiuto. Le Arianne attuali non sono più figlie di Minosse ma fanciulle e persone che si incontrano nei social network e con cui si interagisce negli spazi abitati della rete. Il fuso con il filo di Arianna si sono trasformati in mappe e matrici della rete caratterizzata da tanti fili quante sono le connessioni e interazioni attive possibili. Se il filo di Arianna è un cordone ombelicale che fa sentire protetti perché garantisce il prolungamento della vita, la mappa con le sue migliaia di collegamenti tecnologici suggerisce l’esistenza di infinite possibilità e vie di uscita. Il filo di Arianna poteva anche non servire per sfuggire da un labirinto monocursale e a forma di spirale nel quale l'entrata condivideva con l'uscita. Muoversi e salvarsi nei labirinti moderni è diventato più complicato e richiede l'intervento di Arianne tecnologiche e moderne.

    Grazie alle numerose Arianne con cui interagiamo quotidianamente possiamo superare paure e tecnofobie, essere artefici di noi stessi nel conquistare nuovi equilibri o nel costruirci intorno nuovi labirinti. L’angoscia di Teseo è alleviata dalla presenza di Arianna, quella dell’uomo tecnologico di oggi dalla folla che abita con lui lo stesso labirinto e dalla consapevolezza che il Minotauro (il cyborg tecnologico) non è sempre ‘cattivo’, come può esserlo qualsiasi essere vivente che non ha avuto modo di sperimentare la realtà esterna (come gli uomini della caverna di Platone o gli abitanti del centro commerciale e moderna Caverna di Saramago). Al labirinto e al suo gestore ci si può anche arrendere, compiacendosi di abitarlo e di subirne il fascino fino ad arrivare a giustificare l’oscurità in cui si è costretti a vivere o a far finta che il labirinto non esiste ma sia solo una invenzione cognitiva o di quanti lo vorrebbero distruggere.

    Grazie all’impiego delle moderne tecnologie il mondo è diventato globalizzato e interconnesso, la qualità della vita delle persone è migliorata, le economie nazionali hanno distribuito maggiore ricchezza e hanno prodotto sistemi sociali più efficienti. Il ruolo della tecnologia è cresciuto esponenzialmente con implicazioni sociali non sempre facilmente valutabili e misurabili. Alcuni ad esempio leggono la crisi economica attuale e la crescente disuguaglianza sociale e economica come una diretta conseguenza dello sviluppo tecnologico e del prevalere di un nuovo ceto sociale dominante composto da finanzieri e manager d'azienda ma anche dai principali azionisti di aziende tecnologiche come Google, Apple, Amazon, Alibaba, Microsoft, ecc. Come ha scritto anche Rampini nel suo ultimo libro Rete padrona (Feltrinelli, 2014), i giganti della tecnologia sono impegnati in una corsa alla supremazia nel tentativo di mappare tutte le informazioni del mondo, connettere tutte le persone, occupare il tempo libero di tutti e creare il negozio unico per tutto il mondo. Nel farlo costruiscono nuovi labirinti nei quali imprigionare consumatori e naviganti, mettendoli nelle mani di nuovi Minotauri a cui devono sottostare e con i quali devono interagire.

    Lo sviluppo della tecnologia che ha favorito quello economico globalizzato ci ha intrappolati tutti in un labirinto (ragnatela) tecnologico che si autoalimenta, che diventa sempre più complicato, intricato e complesso e dal quale è sempre più difficile uscire. Dentro questo moderno e multivariato (multicursale) labirinto (λαβύρινθος), ogni qualvolta crediamo di avere ritrovato il filo di Arianna che ci potrebbe guidare verso l’uscita, ne scopriamo rapidamente la sua illusorietà, inconsistenza e fragilità ("non ci sono scale da salire, né faticosi corridoi da percorrere, né muri che ti vietano il passo" – Borges). Una scoperta che facciamo solo dopo esserci ritrovati nell’ennesimo percorso cieco che avevamo intrapreso, come unica possibilità per trovare una salvezza o una semplice via di fuga.

    Molte vie di uscita sono precluse, non perché inesistenti o difficili da trovare,  ma semplicemente perché chi le cerca non ha alcuna intenzione o voglia di trovarle. Il labirinto tecnologico è ricco di insidie ma anche di benefici e vantaggi. Sa farsi amare e fa stare bene. Soddisfa bisogni reali e offre benessere oltre alla possibilità di sentirsi protagonisti della propria esistenza (il Minotauro sono io e divoro chi arriva a me). Per molti poi il labirinto non è neppure un labirinto perché la sua realtà viene interpretata con letture mirate, individualistiche e utilitaristiche della realtà.

    Il labirinto della tecnologia non è solo popolato da oggetti tecnologici, cyborg dotati di maggiore o minore intelligenza e dalle sembianze umane ma da normali e ignari consumatori e da studiosi e specialisti che hanno fatto della tecnologia l’oggetto e lo scopo ultimo del loro lavoro.

    Questi studiosi, come ognuno di noi, sono stati influenzati dalla tecnologia e dai suoi effetti sulla vita individuale e sociale, sulla società e sui numerosi mondi paralleli che frequentiamo. La nostra percezione, comprensione e consapevolezza di questa influenza sono limitate e usate per esprimere considerazioni positive o negative, entusiastiche o critiche che finiscono per condizionare il nostro modo di pensare e le nostre visioni degli scenari tecnologici e umani futuri. Il contesto tecnologico nel quale siamo immersi ci impedisce di elaborare ed esprimere giudizi neutrali. Siamo ormai immersi in un’ideologia tecnologica che ci condiziona cognitivamente, e ci suggerisce un determinismo evolutivo tecnologico che non permette di far emergere elementi nuovi utili alla riflessione.

    Nel labirinto rizomatico e reticolare della tecnologia siamo tutti uguali, perché tutti possiamo accedervi in qualsiasi momento e in qualsiasi punto, per seguire percorsi personalizzati e decisi all'istante e per ricercare possibili vie di uscita o di fuga. A differenza del labirinto di Cnosso, spiraliforme a raggomitolato su sé stesso, il nuovo labirinto tecnologico non ha confini né centro, si espande in continuazione ed è molto virtuale. Le vie di uscita dal labirinto sono molteplici e ogni persona che vi si trova intrappolata può mettersi a cercare la propria o semplicemente, come i protagonisti della caverna di Platone, rinunciare a farlo per non entrare in contatto con un mondo esterno che immaginano pieno di insidie e di mostri.  Trovare una via di fuga non è semplice. Il labirinto non è mai solo una realtà fisica bensì, al tempo stesso, uno spazio simbolico nel quale sperimentiamo sia lo spostamento fisico del nostro corpo che quello simbolico e immaginario, condizionato dalle nostre credenze filosofiche e mitologiche (il Minotauro, Arianna, Teseo, Minosse, Egeo, il filo, ecc.), dai livelli di coscienza che sperimentiamo e della consapevolezza alla quale ci affidiamo a ogni trasformazione.

    Il labirinto è una metafora perfetta alla quale mi sono affidato per raccontare il mondo della tecnologia, la sua aspirazione a dominare il mondo (il Minotauro come l’Inspector, il sorvegliante capace di osservare opticon – tutti – pan, del Panopticon o il Grande Fratello Google, ruoli non assegnabili a un’unica realtà ma giocati da tutti con l’obiettivo di manifestare un proprio potere di controllo), ma anche per raccontare l’eterna ricerca di vie di uscita e la lotta per la propria libertà (Teseo) da parte di chi vi si sente imprigionato. Il mito del Minotauro e del labirinto di Dedalo nel quale è confinato serve a raccontare visioni e storie diverse del mondo e a dare forma a comportamenti e reazioni diverse che si confrontano sul tema della tecnologia. Sono schiere rappresentate oggi da numerosi studiosi, opinion leader e ricercatori che si confrontano nel loro essere tecnofobi, tecnofili, tecnoneutrali, tecnoscettici, tecnocritici o semplicemente tecnocuriosi.

    La tecnologia di cui mi occupo nel libro è prevalentemente quella dell’informazione e delle nuove tecnologie legate ai media digitali. È una scelta utile a delimitare i confini e gli ambiti del libro che non vuole essere un trattato culturale o filosofico ma semplicemente un atlante per chi è interessato ad approfondire i temi della tecnologia attraverso i suoi attori protagonisti e i suoi divulgatori principali.

    L’e-book si colloca nel dibattito che coinvolge tecnofili e tecnofobi, apocalittici e integrati, gli uni contro gli altri armati e impegnati in un confronto dialogico dettato dall'eccezionalità della realtà tecnologica, digitale e virtuale che ha cambiato in modo radicale e rivoluzionario le nostre abitudini di interagire, comunicare ed esprimerci.

    È un dibattito che vede schierati su un fronte coloro che guardano alla tecnologia come lo strumento perfetto per realizzare gli ideali romantici di uguaglianza, di un linguaggio comune e di una soggettività unificata e trascendente. Sul fronte opposto sono schierati i tecnofobi che vedono nella tecnologia, nella realtà virtuale e nelle interpretazioni a loro date dai teorici sociali, la fonte di una crescente frammentazione e diversità, una condizione tipica della postmodernità. Due visioni a confronto e due modi diversi di pensare alla realtà presente e alla sua evoluzione futura. In mezzo ci sono mille varianti e posizioni che troveranno in questo e-book degna rappresentazione e narrazione (vedi in particolare le Appendici).

    La focalizzazione sulle tecnologie dell’informazione non è casuale.  Nasce dalla convinzione che senza la sua evoluzione attuale e la sua velocità di fuga, nessun’altra tecnologia avrebbe potuto affermarsi come ha fatto. La tecnologia andrebbe considerata e studiata come un insieme caratterizzato dalle sue numerose forme e organizzazioni materiali ma soprattutto da quelle immateriali fatte di informazioni e collegamenti, di reti e comunicazione e soprattutto di interazioni cognitive con la nostra mente.

    Per capire la tecnologia e il suo progresso costante attuale, è necessario comprendere l’evoluzione della nostra mente e di quella genetica. Così facendo si arriva a comprendere la realtà attuale fatta di menti e di corpi sempre più estesi perché dotati di strumenti tecnologici che ne potenziano le capacità creative e ne allargano gli ambiti di applicazione e le opportunità. Lo sviluppo dei media come la televisione, Internet e la posta elettronica, dei media sociali come Facebook e Twitter e ora delle tecnologie indossabili (Google Glass, Oculus Rift, ecc.)  ha allargato la sfera d'azione del presente, permettendo l'esperienza percettiva e la partecipazione ad eventi molteplici e in luoghi lontani.

    La tecnologia ha affinato e arricchito le nostre percezioni, allargandone l'orizzonte temporale e spaziale e facendoci vivere, in tempo reale, esistenze parallele e virtuali come se fossero attuali. Immersi in un presente continuo, coltiviamo relazioni anch'esse prive di ogni riferimento storico e spaziale perché vissute spesso attraverso la rappresentazione di personalità digitali o 'avatar' con i quali superiamo ogni barriera del tempo e dello spazio per vivere ogni esperienza nella simultaneità dell'atto e dell'evento. Viviamo in una specie di Riverworld (romanzo di Philip José Farmer) digitale, un mondo creato artificialmente e immaginario, costituito da una sola vallata nella quale scorre un fiume che torna sempre su sé stesso, un fiume labirintico lungo 32 milioni di chilometri con serpentine e anse continue, sponde alte e invalicabili, acque scure e profonde e rive sabbiose e impraticabili.  Il fiume è popolato dall'intera umanità (36 miliardi di persone) che ha vissuto sulla terra nelle varie epoche storiche che si sono susseguite nel tempo  e prima che gli alieni eliminassero la razza umana. Ciascuna persona ha un corpo da venticinquenne che non invecchia e capace di ricostituirsi dopo ogni danno subito, è senza difetti genetici o malanni acquisiti nel tempo.

    Così come in Riverworld, anche nei mondi tecnologici odierni gli individui sono corpi 'artificiali' sempre giovani (vedi le foto dei profili del Muro delle facce) creati e tenuti insieme dalla tecnologia che vivono relazioni senza spazio ma passando da una interazione che presuppone la presenza fisica a una che non la presuppone più. Il fiume è diventato rete ma ne mantiene tutte le caratteristiche negative e di opportunità. Vi si può perdere l'anima o acquisire nuova conoscenza. L'una o l'altra possibilità è determinata dalla nostra capacità nel dar vita a nuove forme di relazione, di dialogo, di vita sociale e di spazi e soprattutto nel saper gestire la rapidità con la quale la tecnologia evolve e la virtualità immanente del digitale.

    La velocità che caratterizza la tecnologia è cresciuta in modo esponenziale da quando ci siamo immersi in un mondo software onnipresente e sconcertante e in reti di oggetti tecnologici, caratterizzate dall'invisibilità e dalla complessità dei numerosi componenti elettronici miniaturizzati che le rendono possibili. La tecnologia, nella fase di evoluzione attuale, ha raggiunto una 'velocità di fuga' tale da riversare su di noi, in modo istantaneo e continuo, informazioni e messaggi capaci di confonderci e renderci ansiosi. È una velocità che ci fa sentire sopraffatti e agiti dagli strumenti tecnologici e dai media elettronici che utilizziamo. All’interno di mondi virtuali e paralleli che sentiamo nostri, viviamo le nostre vite immateriali attraverso l’interconnessione elettronica e macchine sempre più intelligenti e autonome capaci di scegliere e decidere per noi e che si preparano forse a sostituirci come esseri post-biologici e bionici ed esseri complessi quanto lo siamo noi.

    Questa 'velocità di fuga' tecnologica e gli scenari che essa sembra voler anticipare, generano reazioni contrastanti che trovano riscontro in numerose pubblicazioni che prefigurano mondi utopici (e-topici) completamente liberati dalla tecnologia di ogni vincolo e limite umano ma anche mondi dispotici nei quali a dominare è la tecnologia. Sono mondi quasi trascendentali e mitologici, rivestiti di tendenze millenaristiche e molto misticismo, che sembrano voler offrire la soluzione perfetta alla disgregazione spirituale e sociale che stiamo vivendo. Sono mondi che sono stati oggetto delle meditazioni e degli scritti di scienziati, scrittori di fantascienza, tecnologi e futurologi che hanno sviluppato e proposto negli ultimi venti anni visioni avveniristiche del futuro che oggi sembrano trovare realizzazione.

    Dando per scontato che la tecnologia sia ormai inestricabilmente intessuta nella trama delle nostre vite, non esiste un’unica cultura tecnologica ma posizioni tra loro molto discordanti e riconducibili ad approcci tecnofiliaci o tecnofobici che entrano spesso in cortocircuito. Alcune di queste posizioni vedono il computer e la tecnologia come uno strumento di liberazione, altre di repressione, alienazione e distruzione dell’essere umano. Tutte si occupano di tecnologia ma in realtà costruiscono narrazioni e storie capaci di illustrare le ideologie sottostanti, le culture emergenti e i nuovi comportamenti individuali e sociali.

    Degli autori che nelle loro opere parlano di tecnologia e delle loro visioni, il libro cercherà di fornire la riflessione ragionata e la recensione di una delle loro opere, quella da me letta. Lo farà a partire da un testo selezionato come essenziale per la comprensione del pensiero dell'autore e cercando di associare la visione in esso espressa a quella di altri pensatori con la stessa visione del mondo tecnologico e lo stesso sentiment sugli effetti della tecnologia e il suo ruolo attuale nella vita delle persone.

    Gli autori scelti saranno classificati all'interno di alcune categorie per meglio evidenziare analogie e punti di vista convergenti e spunti di riflessione condivisi. Gli autori presenti in ogni categoria sono una semplice selezione, condizionata anche da una focalizzazione e conoscenza del mondo editoriale prevalentemente anglosassone e italiana. Mancheranno all'appello molti autori francesi, spagnoli, olandesi o tedeschi che avrebbero avuto diritto di cittadinanza in questo e-book al pari degli autori citati. La loro assenza è dovuta ai limiti imposti dalla lingua (posso leggere il francese e comprendere lo spagnolo ma mai riuscirei a leggere un libro in tedesco o olandese) ma anche da un motore di ricerca di Google troppo orientato nazionalmente e forse troppo interessato a fornire informazioni commerciali invece che nuova conoscenza e maggiori conoscenze.

    L’associazione di ogni autore a una singola categoria sarà sempre frutto di una qualche forzatura derivante dalla percezione di chi scrive e dalla difficoltà a classificare in modo preciso il pensiero degli studiosi presi in considerazione. Nessuno studioso si dichiara, in teoria, assolutamente contrario alla tecnologia tanto da demonizzarla e ostracizzarla. Con alcune eccezioni, come quelle del filosofo francese Paul Virilio o del teologo Jacques Ellul, di cui parlerò, e che sembrano avere anticipato con il loro pensiero alcuni trend emergenti centrati su una riflessione sempre più critica sulla tecnologia e i suoi prodotti. Il trend emergente di riflessione critica sulla tecnologia è ben rappresentato dal numero crescente di libri pubblicati che esprimono preoccupazioni sul ruolo della tecnologia e da iniziative di editori come Feltrinelli che, nei suoi punti vendita, ha allestito spazi appositi dedicati al pensiero critico verso la tecnologia.

    Questo e-book non è neutrale ma neppure fideisticamente legato alla religione tecnologica del momento. È in parte tecnofobo e in parte tecnofilo, sicuramente tecnocritico e tecnoscettico, mai tecno-euforico o tecnocratico. Non propone certezze assolute da difendere, anzi le rifugge come pericolose, esattamente come lo sono le numerose ambivalenze e ignoranze che caratterizzano molte relazioni con la tecnologia. Si colloca all'interno del dibattito intellettuale crescente sulla tecnologia, espressione della ricerca senza fine di risposte e di senso che emergono dalla evoluzione senza fine della tecnologia e dalle trasformazioni da essa provocate. Una ricerca che riflette l'evoluzione del pensiero umano e il suo continuo misurarsi con nuove sfide tecnologiche, esperienziali, emotive e cognitive.

    Lo scopo ultimo di questo e-book è di contribuire in termini di conoscenza e informazione nel fare conoscere al lettore alcune opinioni e punti di vista  di autori non sempre noti al grande pubblico e spesso relegati sugli scaffali delle librerie di pochi studiosi o lettori curiosi.

    Ho voluto condividere alcune semplici riflessioni, in modo da renderne possibile la valutazione personale da parte del lettore, la sua lettura critica ed eventualmente la sua confutazione o falsificazione.

    Nessuno è chiamato ad identificarsi in una delle numerose categorie utilizzate per definire la sua relazione con la tecnologia. Tutti troveranno nuovi strumenti e argomentazioni per riflettere sul loro rapporto personale e gli effetti che ne derivano.

    Al termine della lettura molti potrebbero sentirsi appagati dal senso di appartenenza ad una o più delle categorie proposte (vedi appendice con l'elenco completo).

    Altri ne inventeranno di nuove o strettamente personalizzate!

    1. Il viaggio che ha portato a questo e-book

    I processi in corso nella sfera tecnologica, ecologica, economica non sono più governabili, se mai lo sono stati, da parte della razionalità politica, dell’azione umana libera, volontaria, organizzata.

    Franco Berardi, dalla prefazione a Out of Control di Kevin Kelly

    "Subiamo mutazioni e diventiamo un’altra specie – dall’Acquario al Terrario – e ora ci spostiamo verso Ciberia. Siamo creature che strisciano verso il centro del mondo cibernetico, Ma cibernetica è la materia di cui è fatto il mondo. La materia non è altro che informazioni congelate. Matter is simply frozen information… Chi critica l’Epoca dell’informazione vede tutto il negativo, come se la quantità delle informazioni potesse condurre alla perdita di significati.

    Dicevano così anche di Gutenberg. Mai in passato l’individuo ha ricevuto tanto potere. Ma nell’Epoca delle informazioni è necessario riuscire a fare uscire le informazioni. Popolarizzarle significa metterle a disposizione del pubblico. Oggi il ruolo del filosofo è di chi personalizza, popolarizza e umanizza le idee del computer in modo che la gente possa sentirsi a proprio agio con queste idee.. Il fatto è che qualcuno di noi ha visto cosa accadeva, e abbiamo strappato alla CIA il potere dell’LSD: ora togliamo alla IBM (ndr Apple) il potere dei computer, proprio come abbiamo strappato ai medici e agli analisti la psicologia. In ciascuna generazione ho fatto parte di un gruppo di persone che, come Prometeo, hanno lottato contro il potere per restituirlo all’individuo"

    Tymothy Leary – Pataphysics Magazine, 1990

    1984 – Rochester, Minnesota, USA, dove il viaggio ha avuto inizio

    Questo e-book nasce da un viaggio intellettuale e conoscitivo durato trent’anni e iniziato quando nel 1985 mi sono trovato a confrontarmi per la prima volta con un terminale collegato ad un sistema VAX 11 presso il College di Rochester nel Minnesota, negli Stati Uniti, dove ero arrivato nel 1984 (l’anno del celebrato libro di George Orwell e che per me è stato un anno fortunato). Fino ad allora, la mia unica conoscenza tecnologica era stata un Commodore 64 di un amico che prima di me aveva compreso la rivoluzione tecnologica che sarebbe arrivata. Il mio è stata una vera e propria traversata (non solo metaforica perché di mezzo c'è stato l'oceano atlantico attraversato più e più volte) un viaggio non programmato, lungo, avventuroso, mai noioso e sempre ricco di novità, di scoperte, tanta curiosità e soprattutto di tante sorprese e opportunità.

    È stato un viaggio tecnologico e professionale ma sempre anche intellettuale e filosofico, da viaggiatore curioso, come lo può essere chi fa del viaggio stesso uno scopo e non una semplice destinazione. La meta si è palesata in diversi momenti nelle sembianze più varie e dando forma a nuovi mondi nei quali mi sono perso e ritrovato più volte. La strada percorsa è stata spesso rettilinea ma mai senza baratri e burroni che hanno reso a volte complicato il procedere e difficile l'orientamento. Gli ostacoli e i labirinti incontrati sulla strada sono stati numerosi, molti in forma di spirale e ragnatela, e vissuti come senza via di uscita, ma mai hanno portato a una resa o a risposte riduttive per convincersi ad organizzare una fuga. Le loro problematicità e contraddittorietà sono state vissute fino in fondo con la consapevolezza dell’inesistenza di formule facili o di scorciatoie, dell’impossibilità di sottrarvisi e dell’importanza di assumere nuove responsabilità come conseguenze di una scelta.

    Il terminale stupido dalla luce verdognola e con la scritta 'Login' nell’angolo in alto a sinistra con cui ho iniziato la mia avventura tecnologica americana è stato oggi sostituito da un avveniristico e magnetico iPad di ultima generazione con display Retina a elevata risoluzione, da un iPhone ricco di APP e da un potente computer Mac Pro, ma soprattutto con una quantità di dati a disposizione, non disponibile e inimmaginabili negli anni 80’ e forse anche per molti anni a seguire.

    Pur avendo appreso le tecniche di programmazione e studiato le architetture dei sistemi operativi (soprattutto Unix e sistemi Open Source) il mio approccio con la tecnologia non è mai stato da tecnico o da sviluppatore ma sempre antropologico e filosofico, interessato alla logica sottostante, alle analogie con il cervello umano e la mente (La società della mente di Marvin Minsky), alla risoluzione di problemi, alla carica innovativa delle nuove tecnologie, alla sperimentazione e alle meta-narrazioni tecnologiche generabili così come alle conseguenze sociali e cognitive della tecnologia.

    La tecnologia mi ha incuriosito fin dal primo istante (Login, una specie di chiamata ad entrare e a perdersi) per la logica a essa sottostante, per la sua composizione algoritmica, per la sua capacità trasformativa, per il suo fascino nascosto e imprevedibile e per le opportunità che è capace di creare, per la sua utilità ma soprattutto per le sue implicazioni sulla vita delle persone e della società in cui si è sviluppata ed è stata applicata.

    1987 – Le opportunità di una vita professionale

    Le opportunità che ho potuto personalmente sperimentare sono state numerose e mi hanno offerto una vita professionale ricca e interessante nella quale ho avuto modo di applicare e sperimentare (hands on) nel tempo nuove tecnologie e di verificarne l’efficacia e l’utilità. Un’avventura esperienziale, durata professionalmente numerosi anni, e che dura ancora, sempre in campi innovativi, e spesso in anticipo sui tempi, grazie alla capacità di lasciarsi permeare da nuovi memi e conoscenze, di cimentarsi in sperimentazioni e progetti innovativi, di percepire i fenomeni emergenti e di contribuire alla loro affermazione.

    Le opportunità principali sono state Internet (ben prima che arrivassero i browser a semplificare la navigazione e l’accesso) e le reti sociali online (nella loro forma comunitaria e democratica originaria), i linguaggi e il codice software (Basic, Cobol, Assembler ma soprattutto Pascal e C), i sistemi operativi aperti (Unix e sempre Unix o sistemi Open Source) e le piattaforme transazionali su sistemi aperti (Tuxedo e TP Monitor di AT&T), la collaborazione senza confini resa possibile dalle comunità virtuali (The Well), dalle BBS e dai forum online, dalla posta elettronica, dai primi ambienti collaborativi e Intranet alla Lotus Notes, dalle reti di computer e poi dal Web 2.0, le reti sociali, i grandi computer, fino ad arrivare al cloud computing, alle tecnologie mobili, sociali e indossabili di oggi.

    La sperimentazione della tecnologia in tutti questi anni non è avvenuta solamente interagendo, giocando, navigando in rete e realizzando progetti con essa ma anche attraverso la ricerca continua di maggiore conoscenza, attraverso approfondimenti e la lettura di numerosi libri. Molti dei testi letti sono serviti a costruire e sedimentare nuovi concetti, a dare forma a nuove astrazioni capaci di guidare nelle scelte, nella comprensione e nell’apprendimento, ad anticipare i tempi ed a realizzare progetti innovativi (una comunità online mondiale negli anni 90’ con 10.000 persone attive al suo interno, programmi di data warehousing e data mining utili alla creazione delle prime carte fedeltà della grande distribuzione italiana, ambienti di elaborazione parallela e massivamente parallela, portali web con CMS avanzati, strumenti di analisi delle reti sociali applicate a sistemi umani complessi nei primi anni 2000, reti e tecnologie Mobile, ecc.).

    Lo scopo ultimo di queste letture e della costante ricognizione a esse sottostante è sempre stato lo stesso: l’acquisizione di nuove conoscenze ma soprattutto soddisfare il bisogno e la voglia di viaggiare dentro nuovi mondi e di sperimentare nuove esplorazioni. Obiettivo di questo viaggio è stato la ricerca di risposte ai vari dilemmi tecnologici emergenti, di maggiore conoscenza sui numerosi paradigmi che sostituivano quelli preesistenti, sulle innovazioni dirompenti introdotte dalle novità tecnologiche e sugli effetti da esse prodotti sul modo di pensare, sulla percezione del sé, sui comportamenti delle persone e sulla società.

    A soddisfare il bisogno di conoscenza, a rendere produttivo l’apprendimento e a coltivare un interesse speculativo che continua sono stati alcuni autori e studiosi che hanno fatto da fonte di ispirazione, punto di riferimento e compagni per l'intero viaggio. Autori come Howard Rheingold, Derrick de Kerckove, Kevin Kelly, Pierre Levy, Paul Virilio, Arthur Kroker, John Naisbitt, Mark Dery, Elias Canetti, Tymothy Leary, Tomàs Maldonado e Erik Davies ma anche gli italiani Carlo Formenti, Pier Luigi Capucci, Antonio Caronia e Berardi Bifo.

    Le prime letture

    I primi libri letti sono stati quelli di Neil Postman (Technopoly – la resa della cultura alla tecnologia,1992) e di Howard Rheingold (Parlare di scienza. I termini e i concetti che bisogna conoscere, edito da Editori Riuniti nel 1985, La realtà virtuale, edito da Baskerville nel 1991, Comunità virtuali. Parlare, incontrarsi, vivere nel ciberspazio, edito da  Sperling & Kupfer nel 1994), un autore che avrei poi sempre seguito nelle sue riflessioni tecnologiche pubblicate in libri di successo come Smart Mobs (2003) e Perché la rete ci rende intelligenti (2013).

    Stessa importanza ha assunto la scoperta di Kevin Kelly (al tempo direttore responsabile di Wired) e del suo primo libro pubblicato Out of Control – Nuova biologia delle macchine, dei sistemi sociali e dell’economia globale (Apogeo Editore) nel quale l’autore descriveva la sua idea sulla mente alveare e sulle macchine pensanti. Il libro è del 1994 (pubblicato in Italia nel 1996 e edito da Urra) e racconta la nascita di una nuova era in cui le macchine e i sistemi che governano il nostro mondo saranno così complessi, da essere indistinguibili dagli organismi viventi. Il libro rappresenta ancora oggi un contributo importante al tentativo, che vede impegnati numerosi studiosi, di comprendere i futuri possibili che verranno e che finiranno per determinare il cammino evolutivo del genere umano in compagnia della tecnologia e delle macchine.

    La visione biologica delle macchine di Kevin Kelly si è mantenuta coerente nel tempo fino al suo libro del 2011, Quello che vuole la tecnologia (Edizioni Codice) di cui parlerò più avanti. È una visione che parla di macchine sempre più assomiglianti a strutture biologiche e di organismi biologici sempre più condizionati e ingegnerizzati da varie forme di manipolazione. È una visione che nasce da approcci olistici e sistemici e che è mutuata dall’evoluzione stessa della tecnologia come sistema auto-organizzantesi e complesso. Kevin Kelly, attraverso i suoi libri Nuove regole per un mondo nuovo (TEA, 2002) e Quello che vuole la tecnologia e articoli vari pubblicati su Wired e sul suo portale online (kk.org) mi ha accompagnato fino ad oggi e continua a essere fonte generatrice di sempre nuove idee e di conoscenze capaci di dare loro forma e concretezza e di orientare nuovi progetti.

    Sempre del 1994 un altro libro importante è stato Il corpo tecnologico di Pier Luigi Capucci (edizioni Baskerville, 1995), una raccolta di testi di autori con visioni tra loro divergenti e di contributi di vari ambiti scientifici e discipline diverse ma tutti legati da un unico filo conduttore, quello del corpo che cambia ed evolve tecnologicamente. Il libro, che consiglierei per una lettura ancora oggi, contiene contributi teorici e artistici di autori come Paul Virilio (sul corpo profano e profanato), di Francesco Antinucci, di Derrick de Kerckove, dell’artista Stelarc (il primo a sperimentare e mostrare il corpo bionico), di Tomàs Maldonado e dello psicologo della complessità e dell’autopoiesi, Francisco Varela.

    La tecnologia ha fornito tecniche sofisticate di modellazione della realtà e ha dato origine a nuove prospettive e aspettative di prodigiosi sviluppi così come a nuovi interrogativi e opportunità che travalicano i confini della tecnologia. Opportunità e interrogativi sono stati

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